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Paolo VI aveva un amante, l'attore Paolo Carlini, Ricatti e connivenze politiche intorno al segreto di Pulcinella

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view post Posted on 30/11/2009, 20:05
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Ricatti e connivenze politiche intorno al segreto di Pulcinella

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www.voceditalia.it/articolo.asp?id=...a%20un%20amante

La relazione, intrecciata quando Montini era arcivescovo di Milano, prosegui' anche quando divenne Papa
Paolo VI aveva un amante
Era l'attore Paolo Carlini

Milano - Quando era arcivescovo di Milano, Giovanni Montini ebbe un'"affettuosa" relazione con un attore. E' una delle storie "nascoste" di Peccati scarlatti (Edizioni libreria Croce, Roma), l'ultimo romanzo dello scrittore sardo Biagio Arixi. Il futuro Paolo VI (Montini salì al soglio di Pietro il 21 luglio 1963) ebbe un'appassionata e sincera relazione con Paolo Carlini, intrecciata a Milano a metà degli anni '60, quando Pio XII nominò Montini arcivescovo di Milano al posto dello scomparso Alfredo Ildefonso Schuster. Il rapporto proseguì anche quando, alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l'anziano patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto da elevarlo alla porpora cardinalizia. L'attore romagnolo, secondo quanto ha ricordato alla Voce Arixi, gli avrebbe confessato di due tentativi di assassinarlo da parte dei servizi segreti italiani (il Presidente della Repubbica Giuseppe Saragat sarebbe stato a conoscenza della relazione clandestina).

Carlini cominciò la sua carriera d'attore nel cinema, a 18 anni, con una parte secondaria nel film Addio giovinezza! (1940) al quale seguirono una quarantina di pellicole, sempre in parti di non grande rilievo, tra le quali Vacanze romane (1953), La baia di Napoli (1960) e Don Camillo e i giovani d'oggi (1972). Quindi negli anni cinquanta passò al teatro, dove ottenne buone affermazioni. Ma la grande popolarità per Carlini arrivò nel 1957 con la televisione, grazie allo sceneggiato Il romanzo di un giovane povero, tratto dall'omonimo romanzo di Octave Feuillet e diretto da Silverio Blasi. Per quella sua interpretazione ottenne il "Microfono d’argento". Da allora prese parte a numerosi sceneggiati televisivi di successo, anche se in parti non sempre di primo piano.

La relazione segreta tra Paolo VI (nella foto) e Carlini è stata narrata dallo stesso attore - deceduto per le conseguenze di una trombosi il 3 novembre 1979, poco dopo la morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto dell'anno precedente - ad Arixi, che ha voluto così rendere omaggio all'amico scomparso nel suo ultimo libro, presentato sabato alla libreria milanese Pier Pour Hom di Milano. Il romanzo è la fortunata prosecuzione di Figlio di vescovo, il libro-scandalo, giunto alla sesta edizione, che ha portato l'autore di Villasor alla ribalta negli anni '90, con 30 mila copie vendute sino ad oggi. Relazioni omosessuali tra alti prelati, sodomia, pedofilia, ma anche amore e passione sono alcune delle storie narrate nell'ultima opera dello scrittore sardo, che mimetizza la realtà tra le righe del romanzo. Ai lettori più accorti scorgervi i protagonisti degli scandali mai emersi della Curia romana.

Marco Marsili

Edited by pincopallino2 - 23/10/2020, 16:38
 
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ulisse62
view post Posted on 1/12/2009, 17:43




Che Paolo IV fosse omosessuale è un po' un segreto di pulcinella.
 
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view post Posted on 23/10/2020, 15:30

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https://web.archive.org/web/20121211181240...060127066.shtml

LE VOCI SU UNA PRESUNTA RELAZIONE OMOSESSUALE. PER IL SETTIMANALE, SARAGAT SAREBBE STATO PRONTO AD USARE LE INFORMAZIONI
Dossier su un tentato ricatto a Paolo VI
L' «Espresso» rilegge le carte del generale Manes. Jannuzzi: solo pettegolezzi
ROMA - Le carte segrete del generale Giorgio Manes, due valigie zeppe di buste ingiallite, riportano a galla vecchie notizie scandalistiche che nel 1967 descrissero il tentativo di ricattare Paolo VI per una sua presunta relazione omosessuale, come scrisse allora il francese Roger Peyrefitte, con l' attore Paolo Carlini: «Il Papa preme su Moro (allora presidente del Consiglio, ndr)...La Dc vorrebbe salvarlo ma S. è deciso», scriveva nella sua agenda il vicecomandante generale dei Carabinieri Manes citando la fonte «Ururi», che poi era il paese di nascita del ministro socialdemocratico Mario Tanassi. Adesso, quei vecchi fascicoli, già scandagliati dal pm Felice Casson ai tempi delle inchieste su Gladio e dalla commissione Stragi, sono stati individuati dall' Espresso che oggi pubblica un ampio articolo di Riccardo Bocca e ipotizza un mandante eccellente per quell' operazione di intelligence: «E' ipotizzabile che dietro quella "S." ci fosse il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che di Tanassi era compagno di partito». MONSIGNOR MACCHI - Correva l' anno 1967, tre anni dopo il presunto tentativo di colpo di stato attribuito al generale Giovanni De Lorenzo. Il generale Manes, scrive il settimanale, confidò ai suoi familiari un altro aspetto dell' «incubo di Montini». Riferisce Renato Manes, il figlio dell' alto ufficiale morto nel ' 69: «Accennò a una relazione di Montini con una suorina conosciuta in Africa, una vicenda di cui pochissimi erano al corrente e che precedeva la sua nomina a Pontefice». Erano, quelli, tempi difficili per le istituzioni repubblicane, si respirava ovunque un «atmosfera da Sifar». E ancora oggi è difficile trovare conferme a quell' intrigo spionistico che avrebbe messo in seria difficoltà il capo della Chiesa. Non parla monsignor Pasquale Macchi che fu accanto a Montini fin dal 1954 e poi lo seguì in Vaticano fino all' anno della sua morte, il ' 78. «Monsignor Macchi non si è mai soffermato su queste notizie», dice il suo suo assistente, Luciano Vaccaro, che tuttavia riferisce una frase spesso pronunciata dall' ex segretario di Paolo VI davanti alla circolazione di certe illazioni: «Qui bisognerebbe passare giornate intere a smentire...». IL PIANO SOLO - Sempre nel 1967, Manes fu incaricato dal comandante generale Carlo Ciglieri di indagare sulla fuga di notizie all' interno dell' Arma che permise all' Espresso lo scoop sul Piano Solo e sul presunto tentativo di golpe del ' 64. Uno degli autori di quel colpo giornalistico è Lino Jannuzzi che nel ' 69, una volta eletto deputato insieme al direttore Eugenio Scalfari, ebbe la ventura di vedere morire tra le sue braccia il generale Manes: «Eravamo alla Camera e lui se ne andò così, su un divano del Transatlantico, prima di poter riferire alla commissione Alessi. Fu una morte assolutamente naturale, non aveva nulla da aggiungere al rapporto scritto che arrivò al pm Occorsio ma che non fu mai letto dal tribunale che ci condannò». Racconta Jannuzzi: «L' inchiesta di Manes riguardava i verbali degli interrogatori dei colonnelli e dei generali che avevano ammesso di essere stati convocati da De Lorenzo per una serie di riunioni segrete». E le notizie su Paolo VI? Per Jannuzzi, quella storia «era marginale nel rapporto Manes: erano pettegolezzi. La tesi di Peyrefitte era che Carlini fosse l' amico del Papa ma non mi risulta che Manes avesse indagato su questo. Anzi, non c' era alcuna prova a conferma di quelle voci». Dino Martirano GIORGIO MANES Vicecomandante dell' Arma, nel 1967 raccolse indiscrezioni sulla presunta omosessualità di Paolo VI Morì nel 1969 PAOLO VI E SARAGAT E' il 21 marzo 1966: Paolo VI si complimenta con il presidente Saragat, al Quirinale, dopo che questi ha pronunciato il suo discorso di saluto. Nei rapporti fra i due ci furono momenti di tensione. A Nixon, nel ' 69, Saragat dirà che il Papa è inaffidabile perché ha aperto ai comunisti GIOVANNI DE LORENZO Capo del Sifar per 7 anni, comandante dell' Arma, nel ' 64 ideò il «piano Solo». Scoppia lo scandalo, lui è destituito

Martirano Dino

Pagina 20
(27 gennaio 2006) - Corriere della Sera



www.laregione.ch/estero/estero/132...i-di-essere-gay

12.10.2018 - 17:43 | letto 7'181
Quando Paolo VI smentì di essere gay
Il papa sarà proclamato 'santo' domenica prossima in San Pietro. Si difese dalle accuse di essere omosessuale durante un Angelus sulla stessa piazza nel 1976
di Ansa
Le polemiche sulle "lobby gay" in Vaticano o gli scandali sull'omosessualità nella Chiesa erano ancora di là da venire. Ma ci fu anche un Papa che dovette difendersi dall'accusa di essere omosessuale. E non un Papa qualsiasi, ma un Papa "santo", come il beato Paolo VI sarà proclamato domenica prossima in Piazza San Pietro.

Il pontificato di Giovanni Battista Montini, nei complessi passaggi epocali della conclusione e del post-Concilio, del '68, degli "anni di piombo", della secolarizzata Italia che votava per il divorzio e per l'aborto, non fu certo esente da attacchi, critiche, polemiche, paradossalmente dall'uno e dall'altro fronte, sia da quello progressista che da quello più conservatore. Ma a etichettare il Papa come omosessuale fu lo scrittore e diplomatico francese Roger Peyrefitte (1907-2000), quasi un antesignano dei movimenti Lgbt e comunque degli autori che manifestano senza maschere la propria omosessualità.

Fu nel 1976 - Paolo VI sarebbe morto due anni dopo - che Peyrefitte, con una dichiarazione che fece subito il giro del mondo, parlò per primo dell'omosessualità di Montini, facendo nome e cognome di colui che ne sarebbe stato l'amante quando il futuro Papa era arcivescovo di Milano, e forse anche dopo: l'attore Paolo Carlini, poi scomparso a soli 57 anni nel 1979, che all'epoca d'oro della televisione fu un celebre interprete, protagonista di sceneggiati oggi ritenuti storici come 'Il romanzo di un giovane povero' o 'L'ultimo dei Baskerville', accanto a Nando Gazzolo (Sherlock Holmes). Peyrefitte arrivò a sostenere che, proprio in onore dell'amato, il Papa aveva scelto di salire al soglio pontificio col nome di Paolo.

La storia fu poi arricchita di particolari, anche in libri successivi di altri autori, ma c'è stato chi l'ha smentita come una colossale bugia, spiegata in particolare dal forte disappunto provato da Peyrefitte rispetto al magistero di papa Montini, che in un documento confermò le posizioni della Chiesa in materia di omosessualità. Naturalmente le chiacchiere e le voci andarono avanti, tanto che, sentendosi attaccato pubblicamente, Paolo VI decise di intervenire di persona: così durante l'Angelus della Domenica delle Palme del 1976, il 4 aprile, dichiarò clamorosamente al mondo la sua verità.

"Noi sappiamo che il nostro Cardinale Vicario e poi la Conferenza Episcopale Italiana vi hanno invitati a pregare per la nostra umile persona, fatta oggetto di scherno e di orribili e calunniose insinuazioni di certa stampa, irriguardosa dell'onestà e della verità - esordì il Papa -. Noi ringraziamo voi tutti di codeste dimostrazioni di filiale pietà e di morale sensibilità. Così siamo riconoscenti a quanti hanno corrisposto a queste esortazioni di spirituale solidarietà. Grazie, grazie di cuore". Anzi, proseguì, "siccome questo e altri deplorevoli episodi hanno avuto pretestuosa origine da una recente dichiarazione della nostra Congregazione per la Dottrina della Fede circa alcune questioni di etica sessuale, noi vi esortiamo a dare a questo documento e al complesso di insegnamenti, di cui esso fa parte, un'attenta considerazione ed una virtuosa osservanza, tali da tonificare in voi uno spirito di purezza e di amore, che faccia argine al licenzioso edonismo diffuso nel costume del mondo odierno, e che alimenti nei vostri animi la padronanza delle umane passioni accrescendo il senso forte e gioioso della dignità e della bellezza della vita cristiana".

Una smentita che allora non bastò a fermare le voci, seguite nell'ultimo scorcio del papato di Montini, e anche dopo, quando né il Pontefice né il suo presunto amante - che peraltro mai ne fece parola - potevano dire più nulla sull'argomento.
 
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