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Don Giuseppe Diana e le sue donne. Quella che testimoniò di essere stata sua amante, "I preti non vanno con le donne". Parola di vescovo

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GalileoGalilei
view post Posted on 26/2/2017, 07:44 by: GalileoGalilei
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www.farodiroma.it/2017/02/25/viroch...iani-insorgono/

Viroche come don Diana. Di nuovo lo infangano con una presunta relazione. Ma i fedeli insorgono

25 Feb 2017Don Diana, Viroche by redazione

Impressiona come la vicenda di padre Viroche risulti sovrapponibile a quella di don Peppe Diana (come nella foto qui sopra), del quale a 21 anni dal delitto, la diocesi di Aversa ha chiesto nel 2015 alla Santa Sede di poter aprire il processo per la beatificazione. Un prete coraggioso come padre Juan e che in segno di disprezzo fu ucciso proprio il giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994. “Parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobile esempio dei piu’ alti ideali di giustizia e di solidarieta’ umana”, recita la motivazione della medaglia d’oro al valor civile concessa alla memoria di don Diana dalla Repubblica Italiana il 19 ottobre 1994. E all’Angelus del 20 marzo, il giorno dopo l’omicidio, San Giovanni Paolo II aveva detto: “Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa. Nel deplorare questo nuovo efferato crimine, vi invito a unirvi a me nella preghiera di suffragio per l’anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far si’ che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarieta’ e di pace”. Parole che purtroppo non bastarono a mettere a tacere le calunnie su don Diana, alle quali prestò evidentemente ascolto anche la Chiesa (come sta accadendo a Tucuman dove il vescovo Zecca si rifiuta di sostenere i fedeli di La Florida nella ricerca della verità), tanto che sono serviti due decenni perchè si iniziasse l’iter della beatificazione.
Gli assassini non si erano accontentati infatti di freddare don Peppe, vollero pure scempiarne il corpo con ulteriori colpi di pistola al basso ventre per indicare falsamente un movente sessuale e cosi’ tentare di impedire che divenisse il simbolo del riscatto di un popolo vessato dalla criminalita’ organizzata. Con la sua testimonianza e le sue omelie, senza timore per la propria vita, don Peppino proclamava che si può non essere schiavi della camorra. L’esempio del parroco di San Nicola rischiava di diventare contagioso: per questo – e non solo per sviare le indagini – fu calunniato poi anche dopo la morte con una ben orchestrata campagna di stampa e una difesa processuale che provo’ a distruggere ulteriormente l’immagine del sacerdote. Ma il vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei, Spinillo, oggi ha coraggiosamente sgretolato lo schermo che per due decenni e’ riuscito a nascondere la verita’ sull’eroismo di don Diana: nella messa celebrata con tutti i sacerdoti della diocesi nella chiesa di Casal di Principe dove il sacerdote fu trucidato, il presule ha fatto sua infatti la petizione – presentata insieme all’Agesci e al “Comitato Don Diana” da decine di associazioni di volontariato e impegno civile locali e nazionali – che chiede a Papa Francesco di riconoscere che l’omicidio fu commesso “in odio alla fede”. “E’ morto da martire. Era un sacerdote che ha sempre testimoniato la sua coerenza nella fede e nell’uomo e ha pagato con la vita l’amore per il suo popolo”, ha detto il vescovo emerito di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro, che di don Peppino era il padre spirituale. In questa veste, monsignor Nogaro fu interrogato nel processo per l’omicidio e da uno dei difensori, l’avvocato e allora parlamentare Gaetano Pecorella, si sentì chiedere espressamente se conosceva le donne di don Diana. “‘I preti non vanno con le donne’, gli risposi. Poi mi chiese delle armi. E allora scattai in piedi accusando di viltà gli organi di Stato che mettevano in giro voci del genere. Mi sentii umiliato. Scattai in piedi per ben due volte. Mi trattava come se fossi il complice di un criminale”, ha raccontato il presule, esprimendo sofferenza per “le umiliazioni e le offese infinite che hanno dovuto subire i genitori e i fratelli di don Diana”. Come è noto un quotidiano locale titolò in prima pagina “Don Diana era un camorrista” e dopo pochi giorni “Don Diana a letto con due donne”, descrivendolo quindi non come vittima della camorra bensì come appartenente ai clan.
 
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10 replies since 2/8/2009, 08:33   4171 views
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