intervista tv a un cattolico gay

'Sta cosa mi fa un effetto strano; tra l'altro ho frequentato il Guado, quando stavo a Milano, anche se il tipo intervistato non lo conosco. Molti di quelli che frequentano questi gruppi o sono anziani oppure hanno problemi di accettazione, verso se stessi e da parte degli altri, o tutte e due le cose, si capisce quindi che preferiscano l'anonimato.
Non lo so, frequentare questi guppi mi ha aiutato in tanti modi, tranne che in quello che dovrebbe essere il loro scopo: fede cristiana (cattolica) e omosessualità x me restano inconciliabili, massimo rispetto x chi prova a mettere insieme le due cose, ma alla fine si deve per forza rinunciare a un pezzetto -almeno- dell'una o dell'altra.
Infine, resta una pia illusione che le gerarchie li ascoltino, escludendo qualche vescovo isolato che accetta anche di incontrarli ma che nulla può fare per loro. Quello che ci incontrava, qui a Roma, ci pregava sempre di non farlo sapere in giro. A che serviva allora?
Tristezza...

Se per "cattolico"si intende uno che rinuncia a pensare adottando acriticamente le opinioni della chiesa, bè, ovviamente solo un gay masochista potrebbe essere "cattolico". Se per "cattolico" si intende uno che si adatta alle convenienze, facendosi poi privatamente gli affari propri, allora è un'altra faccenda. Di "cattolici" così, prevalentemente etero, omo o bisessuali che siano, è piena l'Italia. Ma ci sono altri cattolici onestamente dissenzienti dai diktat ecclesiastici, che rifiutano condanne assurde e immotivate.

in effetti,sembrava più di mentalità"protestante"

C'é poco da fare: se sei cattolico e gay ti devi 'astenere' dal sesso, perché l'omosessualità è una 'prova' (secondo alcuni proprio una 'croce') che iddio t'ha dato per metterti alla prova. Questo dice la chiesa cattolica, quindi i cattolici di cui parli o non sono cattolici o fanno ... gli indiani!