Laici Libertari Anticlericali Forum

Scuola e discriminazione: una lettera aperta a Famiglia Cristiana

« Older   Newer »
  Share  
Felipe-bis
view post Posted on 24/10/2008, 13:07




http://www.uaar.it/news/2008/10/23/scuola-...glia-cristiana/

Scuola: una lettera aperta a Famiglia Cristiana

Spett.le Famiglia Cristiana
Non sono un vostro lettore, ma vostre recenti prese di posizione, riportate su vari mezzi di informazione, hanno attirato la mia attenzione.
In particolare la vostra dura critica all’ipotesi di classi differenziali nella scuola.
Così mi sono letto l’articolo Si dice “classi ponte” leggasi “classi ghetto” sul vostro sito internet.
Non entro nel merito, su diversi punti sono d’accordo con ciò che dite.
Quello che mi interessa farvi osservare é che mentre tuonate contro future “classi ghetto” e rischio “apartheid” (*), queste cose già ci sono, e da tempo, nella scuola italiana.
Capita ogni settimana.
Gli alunni, dai tre anni di età, per due ore la settimana (che si riducono ad una sola a partire dalla scuola media) vengono divisi in base alle scelte spirituali dei loro genitori.
Da una parte i figli di genitori cattolici o, più delle volte, di genitori che seguono la maggioranza per disinteresse o nel timore di ciò che altrimenti può capitare ai propri figli. A questi alunni viene garantita un’aula, un insegnante pagato dallo stato ma scelto dal vescovo, un programma didattico elaborato dalla CEI.
Dall’altra parte i figli di genitori atei e agnostici, di altra religione, o semplicemente genitori che ritengono fuori luogo sottoporre i propri figli (ripeto, dai tre anni di età) all’insegnamento di una religione per due ore la settimana dentro le mura scolastiche. Genitori che ritengono cioè la scuola un luogo per pensare, non per credere.
Da genitore di due bimbi delle elementari che frequentano la cosiddetta “ora alternativa” e non l’insegnamento della religione cattolica, conosco le difficoltà che si incontrano per ottenere questo insegnamento, che e’ un diritto per genitori ed alunni e un dovere per la scuola.
Da attivista dell’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ho contribuito a realizzare il progetto “ora alternativa” (www.oraalternativa.it), all’interno del quale riceviamo continue segnalazioni di discriminazioni ai danni degli alunni i cui genitori hanno chiesto attività didattica e formativa al posto della religione cattolica. Raramente la scuola la propone e la garantisce: spesso i bimbi sono accorpati in classi dove si svolge la normale lezione o messi nel corridoio, e sui genitori viene fatta pressione per spingerli ad accettare le ore di religione cattolica. Il nostro sostegno, morale e legale, ha in diversi casi risolto positivamente una situazione di palese discriminazione.
Non é solo l’UAAR a chiedere la cancellazione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. Sono anche confessioni religiose diverse dalla cattolica, e pure movimenti cattolici come Noisiamochiesa. L’UNICEF, in un rapporto del 2003, ha espresso preoccupazione per la possibile emarginazione dei bambini che si astengono dall’insegnamento religioso [1].
La religione, o meglio le religioni e le concezioni del mondo non confessionali, potrebbero benissimo essere trattate all’interno dei programmi di storia, filosofia, italiano, geografia. E naturalmente, essendo a scuola, da un punto di vista oggettivo e critico, al pari di ogni altro oggetto di studio.
Avrete la coerenza di tuonare anche contro questa discriminazione non razziale ma su base religiosa?
E’ in atto da parecchi anni, sapete, e con la riforma Gelmini la situazione rischia di peggiorare.

Roberto Grendene
Genitore di due bimbi felicissimi di seguire l’ora alternativa
Membro di Consiglio di Istituto a Casalecchio di Reno (BO)
Membro del Comitato di Coordinamento dell’UAAR, Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro Nazionale presso il Min. Solidarietà Sociale

[1] Il Comitato sui diritti dell’infazia UNICEF, nelle Osservazioni conclusive 2003 rivolte all’Italia rileva:
(Diritti civili e politici – Libertà di pensiero)
«Il Comitato esprime preoccupazione relativamente al fatto che, come indicato nel rapporto dello Stato parte, i bambini, soprattutto nelle scuole elementari, possano essere emarginati se si astengono dall’insegnamento religioso, incentrato essenzialmente sulla confessione cattolica. Inoltre, il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che i genitori, in particolar modo quelli di origine straniera, non sempre sono al corrente della non obbligatorietà dell’educazione religiosa.[…] II Comitato raccomanda che lo Stato parte assicuri che i genitori, in particolare quelli di origine straniera, quando compilano i relativi moduli, siano a conoscenza della non obbligatorietà dell’educazione religiosa cattolica.»
---------------------------------------------------

(*) ecco il testo del pezzo di famiglia cristiana:
CITAZIONE
RISPOSTE SBAGLIATE A PROBLEMI REALI DI INSERIMENTO DEGLI STRANIERI

SI DICE "CLASSI PONTE"
LEGGASI "CLASSI GHETTO"

Per il ministro Gelmini le "classi di inserimento" per bambini immigrati «non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico». Per Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, sono «un provvedimento di stampo razzista».



La Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La "fantasia padana" non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri. Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione.

Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. L’onorevole Casini ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». E il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: "Scordatevi l’apartheid".

La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe.

La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?

Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: «I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti». Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra.

Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto".

Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una "classe differenziale" perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora ci pensa il novarese Cota?
http://www.sanpaolo.org/fc/0843fc/0843fc03.htm

 
Top
Ragionatore
view post Posted on 8/11/2008, 15:13




Mi piacerebbe sapere se c'è stata una risposta a questa lettera e, se sì, di che tenore...
 
Top
1 replies since 24/10/2008, 13:07   131 views
  Share