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Sahaja Yoga: peggio della Chiesa Cattolica

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Qara.
icon8  view post Posted on 1/10/2008, 09:38 by: Qara.




Sahaja Yoga: testimonianze personali di ex-membri


Come si viene intrappolati
Sahaja Yoga si presenta come un metodo per capire i modi in cui funzionano la tua mente e i tuoi sentimenti personali.

Generalmente si viene portati via dai pensieri, e si può addirittura rimanere vittima dei sentimenti. La meditazione Sahaja Yoga, come altre tecniche simili, ci permette di prendere le necessarie distanze da noi stessi, per vedere che cosa succede. Cioè quello che la pubblicità di Sahaja Yoga dice essere “conosci te stesso”.

Per il nuovo arrivato l’intera faccenda appare molto interessante, come lo è stato per me, ma avevo 21 anni e non ero un lettore di libri di psicologia. Oggi credo che chiunque con un minimo di senso critico scoprirebbe, in questi corsi di meditazione apparentemente innocenti, l’inizio di un lungo processo manipolativo.

Ho seguito Sahaja Yoga come si suppone debba essere seguito, lo consideravo un dono di Shri Mataji. Ero trascinato dall’entusiasmo collettivo, ed ero molto sensibile al sostegno caloroso dei Sahaja Yogi, non sospettando nemmeno per una volta che la loro apparente sincerità fosse in realtà un’attenta e ben allenata selezione di parole e argomenti attraenti.

Durante i mesi iniziali della pratica di Sahaja Yoga va tutto bene, ma ci si fa maggiormente coinvolgere quando riconosci logicamente Shri Mataji come una incarnazione divina: la sua fotografia sempre presente è lo strumento inevitabile per persuadere i nuovi arrivati che i benefici e l’esperienza della meditazione arrivano da lei, e che la sua natura divina risiede dentro di te sotto forma di quell’energia spirituale fonte della tua recentemente acquisita saggezza. Affermando quella appartenenza, ella diviene la tua guru personale interiore. Da qui l’importanza della meditazione davanti alla sua fotografia.

Dovete vedere la reazione tesa dei Sahaja Yogi quando un nuovo arrivato dice che preferisce meditare senza foto. La fotografia è la goccia iniziale di un processo lento ma regolare di avvelenamento/ intossicazione, la solida pietra su cui è costruito il castello di sabbia delle credenze dei Sahaja Yogi.

In questo stadio i Sahaja Yogi ti rassicureranno ancora più caldamente insistendo che «sei il maestro di te stesso», che sei il solo ad operare le tue scelte. Nella realtà inizi molto gradualmente ad essere controllato. Quello che all’inizio era un metodo per osservare il tuo funzionamento interiore diventa un metodo di manipolazione.

Come avviene? Nella vita quotidiana inizi ad analizzare le tue azioni, pensieri ed emozioni pensando «quel che faccio, penso, sento è Sahaj?» oppure «quel che faccio, penso, sento farà piacere a Shri Mataji?». La pratica regolare di questo controllo personale diviene così automatico che dopo pochi anni ti ritrovi a fare soltanto ciò che fa piacere a Shri Mataji. Sei così adattato al suo modello di comportamento ideale che addirittura ne godi, e ne sei felice, il che in realtà peggiora le cose: Shri Mataji diviene la fonte della tua felicità. I Sahaja Yogi continuano a ripetere «Jay Shri Mataji», oppure «Grazie a Shri Mataji».

Attraverso la venerazione quotidiana di Shri Mataji come Dio sulla terra, sei alla mercè di tutti i suoi desideri, preferenze, e idee sempre più fanatiche. Non c’è nulla che un Sahaja Yogi non farebbe per lei: le persone si sposano, divorziano, mandano via i loro figli e mandano giù tutte le loro sofferenze (si tratta soltanto di insignificanti accessori umani) semplicemente perché lei dice di fare così.

Naturalmente affermano in modo molto serio che fanno queste cose di loro spontanea volontà. È perfettamente vero: la volontà di Shri Mataji È la loro volontà. Sono suoi strumenti (questa è una citazione SY, non mia). Shri Mataji può fare qualsiasi cosa, mentire, rubare, imbrogliare. Non ha neppure bisogno di spiegare il suo comportamento, ogni Sahaja Yogi farà individualmente il lavoro per conto suo. L’imbroglio supremo è che quando non riescono a trovare alcuna interpretazione cosmica per il comportamento di SM, affermeranno che lei è Maha Maya (cioè la grande illusione, le cui azioni non possono essere spiegate dal cervello umano visto che il cervello è una sua creazione, anche questa è una citazione CY, non mia), e che lei si comporta in questo modo per mettere alla prova la devozione/credenza. Passare questi “test” diventa fonte di riconoscimento e rispetto.



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Ciò che mi ha aperto gli occhi
Quando M. divenne leader, era chiaro tra i genitori svizzeri che eravamo abbastanza avanti per decidere quando avremmo voluto mandare i nostri figli a Roma. Eravamo riusciti, in modo diplomatico, a far tornare i bambini da Roma per le vacanze estive (1991) e in settembre G. (il leader italiano) divenne sempre più insistente sul fatto che i bambini dovessero tornare a Roma.

All’epoca A. (una Sahaja Yogini italiana, grossa donatrice sul piano finanziario) mi disse che G. aveva bisogno di denaro per vivere, e quella era la ragione principale per cui i bambini svizzeri dovevano tornare. Parlai con M. (il nuovo leader svizzero) della faccenda, e suggerii che avremmo potuto continuare a mandare soldi ogni mese come solito, ma che noi, e non le necessità finanziarie di G., avremmo deciso se rimandare i nostri figli a Roma o no.

M. fu d’accordo, e al successivo Puja di Cabella avrebbe sollevato la faccenda con G. All’epoca solo pochi genitori conoscevano questa delicata informazione, e volevamo mantenerla confidenziale in modo che G. non si sentisse ferito. Eravamo tutti d'accordo sul fatto che, considerando il lavoro che i romani facevano per i nostri figli, era naturale compensarli con qualche tipo di aiuto finanziario. Avevo tenuta mia moglie completamente all’oscuro della cosa, per evitarle problemi. Mandare via i bambini per tanti mesi, per lei, era particolarmente doloroso.

Sebbene mia moglie fosse ancora nel mirino di Mataji, sapevo che se fosse venuta a conoscenza della vera causa per cui doveva separarsi dai bambini avrebbe reagito.

A questo punto faccio una digressione, perché dovete sapere che mia moglie era già passata per la traumatica esperienza della punizione diretta di Shri Mataji. Il leader che aveva preceduto M. era un fanatico che abusava del potere, e che godeva del sostegno al 100% di Shri Mataji.

Mia moglie ed io avemmo il primo figlio nel febbraio del 1987. Lei era davvero giovane, 19 anni, ed io ero un vecchio idiota di 24. Shri Mataji aveva combinato il nostro matrimonio nel giro di 48 ore, l’anno prima in India. Già due giorni dopo la nascita del bambino venni biasimato per aver lasciato perdere le priorità Sahaja Yoga, perché andavo a trovare mia moglie all’ospedale invece di partecipare alla meditazione collettiva: un errore che ci attrasse l’onnipotente attenzione del leader.

Vivevamo in un piccolo ashram con altre coppie e qualche ragazzo non sposato. Il leader ci faceva pressioni, auto-invitandosi ufficialmente con breve preavviso a pranzo o a meditare nel nostro ahram, in realtà al solo scopo di controllarci. Io ero nell’esercito, e tornavo a casa solo per il fine settimana, quando una volta mi invito a fare qualche havanna in mezzo alla natura, Dio solo sa dove. Gli risposi che avevo altri progetti e lui naturalmente si arrabbiò parecchio. Mia moglie mi prese la cornetta dalle mani, e fondamentalmente gli disse, in modo educato, di farsi gli affari suoi e di smetterla di mettersi tra di noi per cosiddette ragioni Sahaja Yoga.

Era caduta nella sua trappola: una ragazza indiana aveva avuto il coraggio di reagire ad un leader senior. Qualche mese dopo la faccenda venne riportata a Shri Mataji, nel corso della sua visita annuale in Svizzera. Mia moglie venne mandata a Roma per 9 mesi, e aveva un bambino che non le era permesso avvicinare.

Alla fine dei nove mesi, Shri Mataji mi diene istruzioni di mandare mia moglie in India, con un biglietto di sola andata, se avesse litigato di nuovo con il leader. Fino a quel momento mia moglie aveva fatto parte di quella folla silenziosa di donne represse, che possono facilmente essere identificate perché durante i puja siedono in ultima fila, terrorizzate che il bambino che tengono tra le braccia possa piangere in pubblico; mantengono un sorriso fasullo in modo da non poter essere incolpate di avere una faccia triste, evitano ogni situazione in cui la loro presenza possa venire notata; in poche parole, una vita di paura che molte Sahaja Yogini conoscono come il pane quotidiano.

G. prese il fatto molto male, e rispose sulla difensiva che si trattava solamente della volontà di Shri Mataji, non della sua, che i bambini dovessero essere mandati a Roma. Espose la materia a Shri Mataji. La sua reazione fu assolutamente spoporzionata. Convocò tutti i genitori svizzeri, urlò come non l’avevo mai sentita urlare prima accusandoci di essere, come sempre, così miserabili (ciononostante non parlò mai di denaro, e noi eravamo conosciuti per la nostra dannata generosità).

Urlò come una pazza contro una Sahaja Yogini, la ragazza era inchinata fino al pavimento, si teneva le mani sulle orecchie, e lei continuava a insultarla «stupida donna, creatura inutile», gridando così forte che per la prima volta sentii dentro di me che qualcosa non andava. Cacciai immediatamente quel pensiero malvagio dalla mia mente.

Alla fine dell’esplosione chiese a tutti di andarsene, e mi chiese di rimanere solo con lei. Voleva privacy assoluta, e mi chiese di seguirla nella sua stanza. Alcuni possono forse conoscere quella sensazione, sai che stai per entrare in un grosso guaio ma allo stesso tempo stai assolutamente godendo del privilegio di essere solo con lei.

Ricordo ancora le sue parole «voglio che mi dici chi ha dato il via a queste chiacchiere». Le dissi che era stata A. (la grossa donatrice). Shri Mataji mi disse immediatamente, con un’occhiata dritta negli occhi, «no, non è stata lei, non nominare mai più il suo nome» e disse che avrebbe controllato l’intera storia. Il giorno seguente mi chiamò solo davanti al puja e mi disse che aveva scoperto la verità: la colpevole era mia moglie. Era completamente eretica, e doveva essere mandata in Austria, e i bambini immediatamente a Roma.

Per la prima volta nella mia vita contestai «Shri Mataji, è impossibile, mia moglie, ancora adesso, non sa nulla della cosa». Lei si arrabbiò molto e mi disse «come puoi pensare che qualcuno possa tenermi nascosto qualcosa». Ero a pezzi, per la prima volta pensai: esco da questa merda. Il pensiero non durò abbastanza a lungo.

Di ritorno a casa, quella sera stessa dissi a mia moglie che cos’era successo, tutto quel che riuscii a dirle fu di considerare l’intera cosa come una prova. 3 giorni dopo lei era a Vienna, e la settimana seguente accompagnai in auto i miei bambini (di 1 e 4 anni) a Roma. Il fine settimana successivo incontrai A. (la grande donatrice romana) a Cabella, sulla strada di ritorno da Roma. Mi disse che Srhi Mataji le aveva parlato, e le aveva chiesto di non dare informazioni ai genitori svizzeri. Mataji sapeva che Alessandra era colei che aveva dato il via alle chiacchiere, ma aveva preferito una decisione politica migliore e se l’era presa con un obiettivo più facile: mia moglie.

Questo accadeva nel settembre del 1991. La mia famiglia passò un vero inferno, considerata eretica e divisa per tutta Europa. G. ebbe addirittura il coraggio di dire a mia moglie che l’avrebbe schiaffeggiata se avesse cercato di telefonare o mettersi in contatto con i suoi bambini. Settembre, ottobre, novembre, dicembre. Chiesi, attraverso il leader, di avere qualche notizia sul nostro futuro, Shri Mataji diceva sempre che era troppo presto per rimandare in Svizzera mia moglie. Speravo che dopo il giro in India avremmo avuto notizie, ma nulla.

Mia moglie chiese a W. e H. (i leader austriaci) di scoprire qualcosa. Nulla. Gennaio, Febbraio. Persi la pazienza, non potevamo sopportare oltre, non avevamo futuro in Sahaja Yoga: a Roma era stato progettato che mio figlio maggiore sarebbe andato in India un anno prima del previsto, e che il piccolo, come tutti i figli di genitori divorziati, sarebbe stato a Roma per sempre.

Pensavo ancora che si trattasse di una prova, sforzandomi di non mettere in dubbio la divinità di Shri Mataji. All’inizio di febbraio presi la macchina, raccolsi mia moglie a Zurigo – durante la notte aveva lasciato Melichargasse – ed andammo a Roma per prendere i bambini. Eravamo fisicamente fuori Sahaja Yoga, ma non mentalmente, e mi sentivo ancora così parte di essa interiormente che alla mattina vomitai. Ero pieno di paura di aver fatto una cosa sbagliata, di aver voltato le spalle a Dio per il mio attaccamento alla famiglia.

Solo un anno più tardi riuscii a far sì che la mia mente analizzasse l’intera storia, e si rendesse conto del vero essere di Shri Mataji.



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Dolore insopportabile
La mia storia non è insolita nel tipo di cose che succedono in Sahaja Yoga: per prima cosa Mataji mi sposò ad un ragazzo indiano che però non era tutto giusto nella testa. Durò sei settimane, poi mi disse che avrei fatto meglio a divorziare.

Il secondo uomo a cui mi sposò si dimostrò essere verbalmente, emotivamente e, infine, finanziariamente abusivo. Dopo circa 3 anni Mataji mi disse che avrei fatto meglio a divorziare.

A quel punto mi sposò a G., «ma solo se prometti che non avrai bambini». Accettai. G. in precedenza era stato sposato da Mataji. Poco dopo la nascita del loro terzo figlio, Mataji ordinò a lui e alla moglie di divorziare, perché la moglie era «posseduta, mentalmente malata». La moglie di G. fu mandata via, e le fu proibito avere contatti con i suoi bambini.

I bambini vennero mandati alla scuola di Roma. Avevano circa 1,3 e 4 anni. Nel frattempo G. visse in vari ashram, li vedeva occasionalmente, di solito a qualche funzione Sahaja Yoga internazionale, dove c’erano centinaia di altri seguaci raccolti per venerare Mataji. Quando ci sposammo sperai che potessimo prendere con noi i bambini (ora avevano 2,4 e 5 anni) e dar loro una casa stabile, con due genitori. Tuttavia ciò non accadde.

I bambini rimasero alla scuola di Roma per gran parte dell’anno, mentre noi vivevamo negli Stati Uniti. Mataji disse: «I bambini sono stati viziati da troppe attenzioni, sono molto difficili, e devono essere raddrizzati a Roma. Devono essere lasciati lì per almeno 2 anni. Lasciate che G. (il leader di Roma, non mio marito) insegni loro la disciplina e li raddrizzi».

Accidenti, erano piccolissimi...

«Non preoccupatevi, e non prestate loro attenzione» aggiunse, «sono i miei bambini».

Inoltre Mataji accusò G. di avere un ego troppo grande (un ritornello costante, nonostante all’epoca fosse assolutamente devastato) e lo intimidiva costantemente per aver “dato troppa attenzione” alla sua famiglia, “a sua madre, a sua sorella che sono diaboliche”.

A me venne ordinato di preoccuparmi soltanto della diffusione di Sahaja Yoga in America, e di svolgere i compiti di una “leader”. Cercammo di obbedire, di arrenderci, di “lasciar fare alla Madre”. Ma senza risultato. Dopo tre anni e mezzo Mataji ci ordinò di divorziare, e ordinò a G. di risposare la sua prima moglie.

Pensavo che sarei morta dal dolore, proprio come deve essersi sentita la sua prima moglie, quando divorziarono. I bambini vennero rispediti in Europa. Adesso i due più piccoli sono in una scuola Sahaja Yoga in India.

Perché tutto questo? La spiegazione ufficiale è che è tutto per la nostra “evoluzione spirituale”, per “mettere alla prova la nostra arrendevolezza alla Madre”, che noi “non dovremmo pensare”. Ma quando ci pensi, e permetti a te stesso di provare dolore (che in Sahaja Yoga ti viene insegnato a negare, reprimere, e razionalizzare) ti appare semplicemente come un altro metodo di Mataji per esercitare il totale controllo sulla tua vita.

Ecco che cosa può succedere in Sahaja Yoga.



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Prova di stupidità
Ho fatto parte di Sahaja Yoga per sette anni, in Portogallo. L’anno scorso, dopo una situazione familiare difficile, ho deciso di prendermi qualche settimana lontano dalla comunità per rimettermi insieme. È stato allora che ho iniziato a vederci chiaro.

Mi sono accorto che da anni non vedevo i miei amici, che avevo terribilmente ferito la mia famiglia con i miei commenti religiosi, che avevo praticamente interrotto ogni tipo di lettura, come consigliato da Mataji, che avevo vissuto nella paura di punizioni della divinità perché pensavo di non meditare a sufficienza, e che avevo cento volte più l’idea del peccato di quanto Mataji accusi la Chiesa Cattolica.

Mi resi anche conto chiaramente del grande numero di contraddizioni nel sistema di Mataji. Ripercorsi i vari testi pubblicati all’interno di Sahaja Yoga e vidi un sistema fondamentale di credenze superficiale e povero. Il maggiore strumento del gioco è: non pensare, smetti di pensare.

L’offerta di una esistenza di questo tipo apre le porte ai giochi mentali più sconclusionati che si possano immaginare. Ciò che non riesci a capire deriva dalla tua mancanza di metidazione, semplice. Ma semplicemente non ci pensi, così va tutto bene. Devo dire comunque che io stesso mi sono tenuto dentro il mio io, perché in qualche modo mi sentivo a mio agio con la meditazione, e le promesse di evoluzione erano più che tentatrici.

Un’altra cosa di cui mi resi conto fu che, con il mio consenso e collaborazione, ero stato derubato di circa 4.500 dollari.

Avevo anticipato questo denaro come secondo pagamento per un ordine di ceramiche che Mataji aveva fatto quando era venuta per essere venerata per il Diwali del 1996. Avevo anticipato il denaro per risolvere un ritardo nell’ordine di bonifico, ma quando l’avevo chiesto indietro il Sig. AMN, all’epoca leader della Francia, mi rispose che già me l’avevano restituito. Mi spiegò (Mataji non si prende certo la briga di spiegare) che alcuni anni prima Mataji e suo marito avevano anticipato la stessa cifra ad alcuni giovani portoghesi che stavano aprendo una comunità, e che in qualche modo il denaro era stato sprecato. Così il Portogallo aveva questo debito carmico alla Dea, e ora era stato pagato. Fortunati noi!

Dopo questo incidente rimasi ancora impegnato per organizzare un secondo Diwali puja (venerazione) nel 1997. Immaginavo che si trattasse di una prova di fede, e che alla fine sarebbe andato tutto bene.

Fu una prova, sì, della mia stupidità.



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Terapia costosa
Nota del Webmaster: Questa lettera proviene dal Sig. E a cui si riferisce Shri Mataji nella sua “Lettre Subtile”. Questa lettera ci è pervenuta il 15 dicembre 1999, tre mesi dopo che era stata scritta la “Lettre Subtile”

Cari Amici ex-Sahaja Yogi,

Mio fratello mi sta tampinando perché vi dia la mia testimonianza, e i dettagli abbastanza imbarazzanti su come Shri Mataji Nirmala Devi – la guru e autoproclamata Dea del Sahaja Yoga – mi abbia portato via una grossa somma di denaro.

All’inizio di luglio 1991 Mathias (il leader svizzero di Sahaja Yoga) informò Shri Mataji che possedevo una somma di denaro che poteva essere usata per la scuola Sahaja Yoga di Dharamsala, in India. Mio figlio maggiore ed altri bambini del collettivo svizzero di Sahaja Yoga dovevano recarsi a quella scuola, così volevo che avesse le migliori condizioni possibili. Come rivelato dalla stampa francese all’epoca dell’”Affare Yohann” [*], i bambini della scuola vivevano nello squallore, per esempio con i ratti che rosicchiavano i materassi.

La settimana dell’8 luglio ricevetti una telefonata da Alganesh (segretario personale e accompagnatore di Shri Mataji) che era in Italia e mi diceva che Shri Mataji voleva prendere a prestito quel denaro per contribuire all’acquisto di Palazzo Doria a Cabella Ligure. Sebbene avessi deciso che di quel denaro dovevano beneficiarne i bambini, piuttosto che finanziare una residenza di Shri Mataji, mi arresi alla sua volontà come ci si aspetta da un Sahaja Yogi. Shri Mataji diede istruzioni per farmi andare il prima possibile in Italia con 200 milioni di lire. Visto che la lira italiana non era ancora stata svalutata [ricordo che la grande svalutazione della lira, con una perdita di oltre il 30% sulle valute forti, risale alla fine del 1992 con l’uscita dallo SME-ndt], occorrevano ulteriori 30.000 franchi svizzeri per raggiungere la cifra tonda di 200 milioni di lire. Arneau de Kalbermatten, il precedente leader svizzero, offrì quella somma. All’epoca lavorava per la banca privata Hentsch di Ginevra, dove cambiò in lire i franchi svizzeri. Questa transazione può essere confermata perché ancora posseggo la contabile bancaria datata 11 luglio 1991 che indica il cambio di 234.500 franchi in 200 milioni di lire.

Il giorno seguente presi il treno da Ginevra a Milano. Nel pomeriggio raggiunsi l’appartamento del leader di Milano in via Boccaccio 29, dove Shri Mataji era alloggiata. Erano presenti, oltre a Shri Mataji e al leader, anche Javier Valderrama e Alganesh. Shri Mataji era estremamente grata per il prestito, grazie al quale riuscì ad acquistare Palazzo Doria di Cabella. Qualche mese dopo, prima di uno dei primi Puja tenuti nella nuova proprietà di Shri Mataji a Cabella, mi ringraziò di nuovo, alla presenza di mio fratello Mathias, per il prestito. Disse che suo marito, Sir C.P. Srivastava, insisteva che il denaro mi fosse restituito velocemente.

Un anno e mezzo dopo, nella primavera del 1993, lasciai Sahaja Yoga. Per farla breve, mi ero innamorato di una Sahaja Yogini che viveva nello stesso ashram (e che oggi è mia moglie). Shri Mataji mi diede la possibilità di rinunciare a questa relazione adulterina, oppure di lasciare Sahaja Yoga. Sapevo che Shri Mataji era estremamente ostile alla nostra relazione, visto che aveva definito la mia futura moglie come prostituta e cameriera (i due epiteti erano ugualmente derisori dalla prospettiva socialmente elitaria di Shri Mataji). Scelsi di lasciare l’organizzazione – mentre la relazione con la mia futura moglie si stava dimostrando magica e significativa, il Sahaja Yoga si stava rivelando falso e orientato al denaro. Avevo familiarità con altri aspetti delle finanze di Sahaja Yoga perché, in certe occasioni, ero stato il tesoriere di Shri Mataji, per esempio anticipando denaro per i regali dei puja che lei stessa si sceglieva, e recuperandolo poi dai centri Sahaja Yoga di tutto il mondo. Inoltre non riuscivo a non essere perplesso per il fatto che Shri Mataji aveva avuto un beneficio personale a spese dei bambini di Dharamsala.

I mesi passarono e all’inizio di ottobre 1993 scrissi a Arneau de Kalbermatten (che era stato di nuovo designato come leader svizzero dopo la morte prematura di Mathias) per dirgli che avevo bisogno del suo aiuto per recuperare il denaro che avevamo prestato a Shri Mataji. Fu riluttante, addirittura ostile all'idea, ma accettò di portare la faccenda davanti a Shri Mataji. Arneau mi telefonò qualche giorno dopo, suggerendo un incontro per pranzo. Mi accolse con un sorriso radioso e mi disse di avere notizie meravigliose per me – Shri Mataji aveva accettato di riaccogliermi nel Sahaja Yoga insieme alla mia fidanzata. Mi disse addirittura che c’era la possibilità che la nostra unione fosse benedetta personalmente da Shri Mataji in India, al matrimonio collettivo della fine dell’anno. La mia richiesta relativa al denaro sembrava coincidere con un ammorbidimento improvviso della posizione morale di Shri Mataji. Chiesi ad Arneau: «E a proposito del denaro?». E lui mi disse: «Prima devi ritornare in Sahaja Yoga, poi troveremo una soluzione al problema dei soldi». Dopo quell’incontro, il 7 ottobre 1993 scrissi ad Arneau ringraziandolo per la proposta inaspettata, ma insistendo educatamente per avere qualche notizia sui soldi, prima di prendere in considerazione qualsiasi altra cosa.

Poco più di una settimana dopo Arneau mi disse che Shri Mataji non aveva mai ricevuto denaro da me, e non aveva altro da dirmi. Gli dissi che lui più di chiunque altro sapeva che quel denaro era stato dato a Shri Mataji, visto che la somma comprendeva anche 30.000 franchi svizzeri suoi. Insistette seccamente che non aveva nient’altro da dirmi. Se volevo saperne di più dovevo parlare con Shri Mataji in persona.

Nei giorni seguenti chiamai ripetutamente Cabella, dove Shri Mataji soggiornava circa due volte la settimana. Ogni volta ricevevo le stesse risposte: Shri Mataji sta dormendo, Shri Mataji è uscita a fare spese ecc. Una volta parlai con Alganesh, un’altra con Javier, e tutti mi ripetevano la stessa storia: Shri Mataji non aveva mai ricevuto soldi che non fossero donazioni. Insistetti che volevo incontrare Shri Mataji, o parlarle al telefono, come lei stessa aveva richiesto. Allora mi fu dato il verdetto «Shri Mataji non vuole parlare con te». Arneau non avrebbe mai fatto ricorso alle ostilità, se non su istruzioni dirette di Shri Mataji. Con il senno di poi capisco che Shri Mataji aveva suggerito l’incontro come bluff – aveva dato erroneamente per scontato che non avrei mai osato chiedere indietro i miei soldi. Il 10 novembre 1993 scrissi una lettera a Shri Mataji spiegando la situazione. Non ebbi mai risposta. Il 14 settembre 1994 scrissi una lettera a Sir C.P. Srivastava, il marito di Shri Mataji. Non ebbi mai risposta. Ma potete ben immaginare che ormai avevo capito con che gente avevo a che fare. La terapia per uscire da Sahaja Yoga è stata costosa, ma molto efficace.

José E

[*] Nota del Webmaster: sarà di aiuto al lettore collegare questa lettera al seguente contesto storico:

Primavera 1991: L’affare Yohann esce sui media. I nonni avevano denunciato la loro figlia, in Francia, per fare uscire il nipote dalla scuola di Sahaja Yoga a Dharamsala, India.

Luglio 1991: Il denaro che il Sig. E aveva in mente per migliorare le condizioni della scuola di Dharamsala viene “prestato” a Shri Mataji, e deviato per contribuire all’acquisto di Palazzo Doria a Cabella Ligure, Italia.

Ottobre 1991: Yohann è ancora alla scuola Dharamsala. Elise Hager torna da una visita alla scuola indiana, lascia Sahaja Yoga e testimonia ai media le condizioni della scuola «È sporca, disgustosa. Non c’è riscaldamento, i materassi sono rosicchiati da topi e ratti, e ci sono pidocchi dappertutto. I bambini sono diventati aggressivi, perché vengono picchiati con un bastone “per scacciare il male che hanno dentro”. Durante il giorno si picchiano, e alla notte tornano bambini spersi che piangono di nostalgia per mamma e papà. In classe, ad ogni risposta sbagliata vengono schiaffeggiati sulla faccia con un righello. Non ci sono giocattoli, matite colorate, carta e neppure valigetta del pronto soccorso. Ho visto una bimbetta con un dente infetto e la bocca piena di pus. Ho proposto di portarla all’ospedale, ma era vietato perché ogni cosa deve essere curata con le vibrazioni dell’immagine di Shri Mataji».

Dicembre 1991: Yohann viene rimandato in Francia

Marzo 1992: Il tribunale francese decide in favore dei nonni di Yohann

Nel corso del 1991 e dei primi mesi del 1992, le sordide condizioni delle due scuole di Roma e Dharamsala erano note tra i Sahaja Yogi. C’erano dormitori sovraffollati, “ziette” oberate da troppi bambini, e niente riscaldamento centrale. Cibo, condizioni sanitarie ed igieniche erano sotto gli standard, e rappresentavano un rischio per la salute dei bambini. Queste condizioni erano accettate con molte difficoltà dai genitori che potevano giustificare questo trattamento anormale solamente come «lezione per staccarsi dal benessere dei loro bambini». È stato solo per gli sforzi diplomatici ancora in corso dei genitori Sahaja Yoga che Shri Mataji si è convinta a migliorare gradualmente le condizioni delle scuole di Roma e Dharamsala.

continua qui http://alessiaguidi.provocation.net/sahaja/saha_test.htm
 
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