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L'estinzione dei sacrestani: "Basta lavorare a nero"., Lo stipendio sarebbe 22.000 € l'anno, ma quasi nessuno è a contratto.

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view post Posted on 15/9/2008, 09:05
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Lo stipendio sarebbe 22.000 € l'anno, ma quasi nessuno è a contratto.


il-sacrestano-Torino-20091

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-lo...lontari/2036815



Consulta il giornale onlineE le campane? Ci pensano sistemi elettronici
Sagrestano, costi troppo. Ora alle chiese pensano i volontari
Gabriele De Stefani
Che cosa accomuna il sagrestano al ciabattino, all’ombrellaio, all’arrotino con carretto o all’aggiustapiatti? La pratica di una professione pressoché scomparsa. Perché i sagrestani hanno iniziato a diminuire una trentina di anni fa e il trend non si è mai invertito. Ora ne restano pochissimi, concentrati nelle Chiese più grandi e dunque più bisognose di cure quotidiane. A Mantova i superstiti sono solo due, impiegati in Duomo e Sant’Andrea.

Tutte le altre parrocchie devono arrangiarsi per sbrigare i lavori che un tempo erano affidati al sagrestano: custodire, pulire e riordinare la Chiesa, suonare le campane e allestire i paramenti sacri per le celebrazioni. Ma perché si è rinunciato alla figura del sagrestano? Il motivo principale è di carattere economico. Si tratta a tutti gli effetti di un professionista, al quale bisogna corrispondere quattordici mensilità con annessi contributi previdenziali: l’esborso complessivo si aggira attorno ai ventimila euro annui. Tanti. O meglio: troppi, se non per le parrocchie più grandi. Così si sceglie la via del volontariato.

I sacerdoti si affidano ai loro parrocchiani disposti a prestare servizio gratuitamente per la loro Chiesa. Con qualche signora per le pulizie e qualche pensionato per i lavori di manutenzione e per la custodia il problema è in buona parte risolto.

Forse ad essere più difficilmente sostituibile è la funzione di trait d’union dei sagrestani di una volta: quasi tutti i problemi, per arrivare dalla gente al sacerdote, passavano prima attraverso la figura del sagrestano. Un punto di riferimento sempre presente e in grado di filtrare le richieste della comunità, tenendo per sé quello che era profano e facendo arrivare al parroco quel che riguardava le alte sfere.

Non è un caso che la Conferenza episcopale italiana indichi nella capacità relazionale e nella versatilità le due qualità da privilegiare nella scelta del sagrestano. E alcuni preti ci dicono che è molto difficile trovare persone adatte al ruolo, perché servono particolari doti di disponibilità, onestà, educazione e delicatezza. Ora che il sagrestano è quasi del tutto scomparso, il sacerdote può trovarsi in un certo senso più solo e diventa ancor di più l’unico ‘padrone’ della Chiesa. Per questo finisce inevitabilmente per scegliere di sostituire al sagrestano un gruppo di volontari.

«Le parrocchie sono molto cambiate negli anni ed aver sostituito i sagrestani con dei volontari ne è il segno: si cerca di coinvolgere la comunità nella gestione degli spazi parrocchiali», spiega don Giovanni Gobbi, ex parroco di Santa Maria della Carità e attualmente decano di Ognissanti. Insomma si fa di necessità virtù: in assenza del denaro per permettersi il sagrestano, si coinvolgono i fedeli. Si cementa la comunità lavorando insieme, in una Chiesa di popolo alimentata dal basso. Magari si potrebbe estendere il modello anche ad altri settori della vita della Chiesa.

Esplicita il concetto don Franco Bianchi, parroco di San Giuseppe: «E’ meglio faticare per riuscire a svolgere tutti i lavori ma avere a che fare con persone ricche di fede, motivazioni e dedizione piuttosto che affidarsi ad un dipendente meramente stipendiato». Don Bianchi forse esagera un po’, ma vuole aggiungere che «questi parrocchiani servono la Chiesa di Gesù meglio di noi sacerdoti». C’è poi chi è riuscito a spingersi oltre.

E’ il caso di don Walter Mariani, ruspante parroco di San Leonardo: «Sono qui da trentadue anni e non ho mai avuto il sagrestano - racconta -. E dico che è stata una fortuna: ho risparmiato soldi e ho trovato un sano impegno per i ragazzi della nostra comunità». Attigua alla parrocchia di San Leonardo si trova infatti l’omonima comunità terapeutica per il recupero dalla tossicodipendenza. Don Walter ne fa lavorare gli ospiti in Chiesa. Sono loro ad occuparsi di pulizia e manutenzione. Insomma qui si va ben oltre il coinvolgimento dei fedeli nella gestione della parrocchia. Si sfrutta la mancanza del dipendente per ampliare l’intervento in favore dei bisognosi: da due (ben diverse) povertà si ricava una ricchezza.

In generale le varie parrocchie della città riescono a dotarsi di una sorta di staff di volontari più o meno fissi. Si crea una vera e propria gestione collegiale degli spazi della Chiesa e dell’oratorio. In ognuna di esse si trovano almeno una o due persone che prestano servizio regolarmente da oltre dieci anni. Qualche esempio? Don Luigi Grossi è il parroco di San Barnaba da 25 anni e ci racconta che Rina Manfredini è la vera responsabile della gestione della Chiesa già da prima del suo arrivo: «Sono almeno trent’anni che Rina si occupa di San Barnaba e a 90 anni compiuti è ancora decisa a proseguire nel suo lavoro». In San Giuseppe c’è un nucleo di una quindicina di volontari: da anni hanno nel venerdì mattina il momento del ritrovo settimanale per le pulizie della Chiesa, sotto la guida di Maria Grazia Rosi e Giuliana Boccaletti. In Ognissanti il fulcro è in una coppia di signore. Anche queste ad alta fedeltà: una è attiva da oltre dieci anni, l’altra dice di esserlo da sempre.

Incuriosisce che la netta maggioranza dei volontari delle Chiese sia di sesso femminile. Tutte perpetue vecchio stampo? Altroché: nient’affatto preoccupate di lavare e stirare gli abiti del sacerdote, le signore con cui abbiamo parlato svolgono tutti i compiti che una volta erano del sagrestano. Il contributo maschile sembra necessario solamente per i piccoli lavori di riparazione, quando è meglio rivolgersi ad un gratuito volontario piuttosto che ad un artigiano magari non a buon mercato.

Poi un tempo bisognava suonare le campane e chi abbia provato a cimentarvisi conosce la gravosità dell’impegno. Ora nemmeno per questo serve la forza bruta e le donne possono fare da sole: ormai tutte le Chiese hanno meccanismi elettronici che si attivano automaticamente o che al massimo richiedono che si prema un pulsante. Addirittura in San Pio X le campane sono state tolte. Insomma il mestiere del sagrestano è quasi completamente scomparso. Ma al riguardo resta in vita - per chi continuerà a svolgere la professione - un profilo giuridico davvero curioso. E’ il Contratto collettivo nazionale di lavoro dei sacristi. Viene firmato dalla Federazione nazionale del clero italiano e dalla Federazione italiana unioni diocesane degli addetti al culto e sacristi (Fiudacs, con sede a Bergamo).

In esso sono contenute tutte le disposizioni sul rapporto di lavoro tra parrocchia e sagrestano: orari, retribuzione, funzioni, ferie, licenziamento. Per usare un eufemismo, potremmo dire che le trattative per il rinnovo annuale sono molto più agevoli rispetto alle altre categorie di professionisti. Ecco infatti come recita in proposito il contratto: «Esso si intenderà tacitamente rinnovato di anno in anno, salvo disdetta di una delle parti contraenti inviata mediante raccomandata con avviso di ricevimento almeno tre mesi prima della scadenza».

Insomma non servono riunioni fiume tra le controparti né scioperi selvaggi per arrivare all’accordo. Ma nulla è lasciato al caso. Si prevede una retribuzione di 1050 euro netti al mese per quattordici mensilità; le giornate di ferie sono indicate con estrema precisione (e curiosamente alcune di esse coincidono con festività religiose, come l’Epifania); l’orario di lavoro prevede 45 ore settimanali spalmate su sei giorni. Inoltre, per prassi, ai sagrestani con famiglia viene concesso di stabilirsi gratuitamente in locali di proprietà della parrocchia (il contratto viene stipulato appunto con la parrocchia e non con la Diocesi). C’è anche la possibilità di assentarsi dal lavoro per dieci giorni all’anno per partecipare a ritiri spirituali o corsi di aggiornamento liturgico o professionale.

E sembra tutt’altro che un dettaglio la norma che prevede il licenziamento per giusta causa del sagrestano che sia responsabile della «violazione della riservatezza legata all’attività pastorale e al ministero sacro svolto nella chiesa mediante la diffusione di notizie conosciute in ragione del servizio»: è un vero proprio obbligo al segreto professionale.(11 agosto 2008)

Edited by pincopallino2 - 8/2/2019, 18:06
 
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exsegretarionazionale
view post Posted on 26/10/2008, 00:11




belli mio vorrei rispondere un po a tutti i curiosi e impiccioni visto che purtroppo un po di questa materia me ne occupo.

ad un certo don che dice qualche intervento piu sopra che il sagrestano ... puro lavoro stipendiato e di contro partita....... voi preti i soldi non li prendete?
 
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view post Posted on 26/10/2008, 07:51
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Benvenuto! Se vuoi parlaci di te nella sezione Presentzioni.

Non ho capito. Sei un sagrestano? Se lo sei parlaci un pò del tuo lavoro e dei tuoi rapporti con l'organizzazione ecclesiastica.
 
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procolino
view post Posted on 5/11/2009, 17:05




il signore che ha fatto l'articolo è meglio che si informi sul contratto e su altre cose che ha scritto perche parecchie cose non risponde a verità.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 5/11/2009, 17:38




Ok, allora dicci tu come stanno le cose. grazie.
 
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view post Posted on 5/11/2009, 17:38
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Ogni tanto compare qualcuno che non è daccordo sull'articolo.

Ma perché non esponete le vostre ragioni? Lo spazio è aperto a tutti.
 
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view post Posted on 6/8/2011, 07:14
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Sacrestano brucia casa parroco
L'uomo allontanato dalla parrocchia avrebbe agito per ripicca
05 agosto, 20:20


Sacrestano brucia casa parroco (ANSA) - BERGAMO, 5 AGO - I carabinieri hanno individuato l'uomo che avrebbe imbrattato la chiesa di Endenna di Zogno, nel Bergamasco, con scritte ingiuriose all'indirizzo del parroco e che avrebbe dato fuoco all'abitazione del sacerdote. Si tratta dell'ex sacrestano della parrocchia, un pensionato di 69 anni.

L'uomo e' stato denunciato per incendio aggravato, deturpazione di cose altrui e violazione di domicilio. Secondo i carabinieri, l'uomo avrebbe agito per ripicca, dopo essere stato allontanato dalla parrocchia.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cr..._758246924.html

Zogno, fiamme in casa del parroco Denunciato l'ex sacrestano

Il 2 agosto l'uomo avrebbe appiccato un incendio e deturpato le pareti della chiesa con frasi ingiuriose solo per ripicca dopo essere stato allontanato dalla parrocchia
Mobili della casa incendiata ad Endenna (De Pascale)

Zogno, 5 agosto 2011 - I carabinieri hanno individuato l’uomo che il 2 agosto scorso avrebbe imbrattato la chiesa di Endenna di Zogno con scritte ingiuriose all’ indirizzo del parroco e dato fuoco all’abitazione del sacerdote, provocando ingenti danni alla palazzina. Si tratta dell’ex sacrestano della parrocchia, un pensionato di 69 anni residente in paese. L’uomo è stato denunciato per incendio aggravato, deturpazione di cose altrui e violazione di domicilio.


Nella sua abitazione, i militari hanno rinvenuto una bomboletta spray, probabilmente la stessa utilizzata per le scritte nella chiesa. Secondo i carabinieri, l’uomo avrebbe agito per ripicca, dopo essere stato allontanato dalla parrocchia.

http://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/201...a_parroco.shtml
 
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view post Posted on 8/10/2011, 16:33
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il_sagrestano_spegne_le_candele_sull_altare_-_interno_chiesa_di_segonzano_con_il_dipinto_di_maria_au_imagelarge


Caserta, il sagrista: un mestiere scomparso
Venerdì 07 Ottobre 2011 12:57 | Scritto da Sal Arcidiacono | PDF | Stampa | E-mail
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CASERTA - Il sagrista di memoria manzoniana, non c'è più. Quel signore che chiude e apre la Chiesa, che accende le luci, che copre il suo ruolo in rigidi orari, ormai non è la creatura del tempo antico che suonava le campane, che girava per la chiesa a farsi pagare la sedia dai fedeli, non è più quello che veniva considerato come l'uomo di fiducia del curato.



E' un mestiere quello del sagrista, senza però le incombenze tradizionali adeguate ad altro tempo, ormai anche le campane vengono suonate elettronicamente, con impianti che fanno rabbrividire i patiti di elettronica.



I soldi per le sedie non può farseli dare dai fedeli, perché ormai non ci sono più. Il loro posto è stato preso da comode panche fisse, su cui talvolta è scritto il nome del donatore. Il vecchio sagrista aveva uno stile tutto suo per girare in chiesa senza disturbare il corso della funzione religiosa. Era attento a che i soldini per la sedia fossero rigorosamente pagati, e spesso con generoso scambio di cortesie tra fedeli amici. Chi occupava una sedia collocata nella fila precedente a quella dell'amico, con discreto cenno comunicava la sua donazione al sagrista e riceveva dall'amico beneficiato un appagante risolino di grata riconoscenza.



Le Chiese zeppe di sedie davano al sacerdote la possibilità di contare i fedeli presenti al sacro rito, aggiungendo al numero delle sedie disponibili, quello approssimativo di quanti restavano in piedi. Per le funzioni liturgiche, dei periodi memorabili quale il Natale e la Pasqua, non erano pochi i fedeli che portavano la sedia da casa. Il sagrista era quasi un confidente del sacerdote, dalla cui bocca però spesso sfuggivano espressioni allusive sulla privacy del ministro di Dio.



Ho vago ricordo di un sagrista che contava i bicchieri di vino che il Sacerdote beveva al pasto principale. Se il sagrista della modernità, lavoratore pagato secondo tariffe ben stabilite esiste ancora, invece è scomparsa la perpetua. Una donna a servizio completo del sacerdote, non è compatibile con le consuete maldicenze popolari. Se ne resero conto i sacerdoti che preferiscono alla figura femminile un collaboratore di sesso maschile.



Gli scandali dei sacerdoti fanno notizia. I media ci guazzano a meraviglia. In sottordine, le schiere di sacerdoti illibati, spesso apostoli in terre lontane a servizio di un gregge che di pastori ne vorrebbe a centinaia. Loro, i missionari, non hanno e non vogliono trombe di rumorosa esaltazione. Agiscono in silenzio, ispirati a fede sincera e granitica. Il mondo preferisce le accuse, spesso gratuite, a carico di veri o presunti peccatori. La pagliuzza nell'occhio del vicino è sempre più ingombrante della nostra trave!

http://www.ecodicaserta.it/index.php?optio...erale&Itemid=63
 
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view post Posted on 29/3/2012, 08:09
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http://www.giornalettismo.com/archives/226...o-nella-chiesa/

il-Sacrestano-a27415857-770x487

Chi lavora in nero nella Chiesa
29/03/2012 - La rivolta dei sacrestani: "Fateci il contratto"
di Dario Ferri


E’ la rivolta che non t’aspetti. Jenner Meletti su Repubblica la racconta con un po’ di ironia, visto il soggetto. Ovvero, i sacrestani. Che chiedono alle chiese di assumerli regolarmente e di smetterla di pagarli in nero, visto il servizio che offrono. E lo stipendio che vogliono, se hanno un contratto:

«E invece noi sacristi regolarmente assunti, siamo pochi, troppo pochi. La nostra associazione, la Fiudacs — dice Maurizio Bozzolan, presidente nazionale — è nata già nel 1970 ma gli iscritti sono 850 in tutto. A Milano, dove io lavoro, su mille parrocchie ci sono 85 sacristi regolari, e metà di loro sono pensionati ». In Italia ci sono 25.800 parrocchie, e in quasi tutte c’è un sagrestano che un tempo aveva un ruolo preciso nella gerarchia: era al terzo posto, dopo il parroco e il cappellano. Adesso è una nebulosa, in un mondo dove ci sono i volontari veri e quelli che risultano tali solo perché non hanno nessuna busta paga.

Leggi anche:
“Sei prete? Non puoi votare”
Il pucci pucci tra Formigoni e Don Verzé
Il prete che vuole i matrimoni gay

Non sarebbe male, un posto da sagrestano. L’ultimo contratto, firmato pochi mesi fa, prevede 1.260 euro al mese e da quest’anno, per la prima volta, ci sarà anche la quattordicesima. Un mese di ferie e altri 10 giorni di congedo per “esercizi spirituali e aggiornamento liturgico professionale”. Nel nuovo contratto, anche l’obbligo di controllare e pulire il sagrato.

«Con la crisi che c’è — dice il presidente della Fiudacs (Federazione italiana unioni diocesane addetti al culto sacristi) — le domande di assunzione non mancano. Solo io ricevo almeno due o tre telefonate al giorno. Ieri mi ha chiamato un camionista che aveva perso il lavoro. Certo, prima di metterci alla ricerca, ci informiamo. A chi è stato a Messa l’ultima volta dieci anni fa, diciamo che quello del sagrestano non è il mestiere giusto». E precisa: «Nel contratto c’è scritto che il sacrista deve avere un “ottimo comportamento morale, religioso e civile”. Il nostro è un lavoro delicato. C’è il licenziamento per giusta causa “per diffusione di notizie riservate, conosciute in ragione di servizio, riguardanti l’attività pastorale e il ministero sacro svolto nella chiesa”.

Ma la cosa più difficile è trovare nuovi posti di lavoro, anche perché certi preti, che hanno il sagrestano non in regola, da questa campana proprio non ci sentono:

Devo dire però che fra i parroci, più che volontà di fare lavorare in nero, ci sono approssimazione e superficialità. Certo, il confine fra volontariato e lavoro nero è molto sottile. Quando un sagrestano chiede di essere assunto, noi dobbiamo dimostrare che già esiste un rapporto di subalternità e di continuità. Se ci sono queste condizioni e il parroco non accetta il contratto, ci rivolgiamo al vescovo, che spesso interviene e ci dà ragione

Daje raga. Lotta dura senza fattura.
 
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view post Posted on 29/3/2012, 08:34
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La rivolta dei sagrestani "Basta …

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IL CASO
La rivolta dei sagrestani
"Basta lavorare in nero"
Ce ne è uno quasi in ogni parrocchia: il loro sindacato, la Fiudacs, vuole metterli in regola. Ma per ora ci sono pochi assunti (con un contratto da 1.260 euro) e migliaia di volontari. Così, nelle pause del ritiro spirituale dei sacristi, si parla di diritti, straordinari, ferie e riposi di JENNER MELETTI

La rivolta dei sagrestani "Basta lavorare in nero"
ALBINO (BERGAMO) - I sacerdoti ringraziano il Signore per il cibo portato in tavola: risotto primavera, pollo e verdure. I sagrestani pregano prima e dopo il pasto. Non sembra proprio di essere a una riunione della Fiom. Eppure, nelle pause di questo "ritiro spirituale dei sacristi" dove si medita su "la famiglia, il lavoro, la festa", il mondo normale non è tagliato fuori.

Si parla infatti di contratti, di straordinari, ferie e riposi. E soprattutto di un mestiere, quello del sagrestano, che potrebbe dare uno stipendio a migliaia di persone. "E invece noi sacristi regolarmente assunti, siamo pochi, troppo pochi. La nostra associazione, la Fiudacs - dice Maurizio Bozzolan, presidente nazionale - è nata già nel 1970 ma gli iscritti sono 850 in tutto. A Milano, dove io lavoro, su mille parrocchie ci sono 85 sacristi regolari, e metà di loro sono pensionati".

In Italia ci sono 25.800 parrocchie, e in quasi tutte c'è un sagrestano che un tempo aveva un ruolo preciso nella gerarchia: era al terzo posto, dopo il parroco e il cappellano. Adesso è una nebulosa, in un mondo dove ci sono i volontari veri e quelli che risultano tali solo perché non hanno nessuna busta paga.

Non sarebbe male, un posto da sagrestano. L'ultimo contratto, firmato pochi mesi fa, prevede 1.260 euro al mese e da quest'anno, per la prima volta, ci sarà anche la quattordicesima. Un mese di ferie e altri 10 giorni di congedo per "esercizi spirituali e aggiornamento liturgico
professionale". Nel nuovo contratto, anche l'obbligo di controllare e pulire il sagrato.

"Con la crisi che c'è - dice il presidente della Fiudacs (Federazione italiana unioni diocesane addetti al culto sacristi) - le domande di assunzione non mancano. Solo io ricevo almeno due o tre telefonate al giorno. Ieri mi ha chiamato un camionista che aveva perso il lavoro. Certo, prima di metterci alla ricerca, ci informiamo. A chi è stato a Messa l'ultima volta dieci anni fa, diciamo che quello del sagrestano non è il mestiere giusto".

E precisa: "Nel contratto c'è scritto che il sacrista deve avere un 'ottimo comportamento morale, religioso e civile'. Il nostro è un lavoro delicato. C'è il licenziamento per giusta causa 'per diffusione di notizie riservate, conosciute in ragione di servizio, riguardanti l'attività pastorale e il ministero sacro svolto nella chiesa'. Ma la cosa più difficile è trovare nuovi posti di lavoro, anche perché certi preti, che hanno il sagrestano non in regola, da questa campana proprio non ci sentono. La nostra Confindustria si chiama Faci - Federazione tra le associazioni del clero in Italia - e ci dice sempre che le parrocchie non possono spendere tanto. Ci sono però anche le parrocchie ricche, con più di 10.000 fedeli, e anche quelle non ci ascoltano. Abbiamo chiesto alla Faci di fare un censimento dei sagrestani, per poter mettere sotto contratto chi già lavora magari da anni. Non ci hanno nemmeno risposto".

Maurizio Bozzolan lavora - dalle 7,30 alle 12 e dalle 15,30 alle 19,30 - nella chiesa di Sant'Agostino di Milano. "Ricordo il sagrestano del mio paese, a Fratta Polesine, nei primi anni '60. Affittava a 20 lire le seggiole in chiesa, portava nelle case le candele della Candelora e l'ulivo. Riceveva un po' di soldi, salami, uova e vino. Non aveva stipendio ma riusciva a vivere con le offerte e lavorando nei campi del parroco".

Insomma, i precari non sono un'invenzione moderna. "Una strada ci sarebbe - dice Aldo Doliana, sagrestano a Tesero e vicepresidente nazionale della Fiudacs - per trovare nuovi posti di lavoro. Basterebbe destinare parte dell'8 per mille a corsi di formazione per sagrestani e per dare loro uno stipendio vero, pagando ad esempio i contributi. Si potrebbero creare subito 5.000-10.000 posti, sarebbe un aiuto anche all'economia. Qui nel Trentino invece solo 6 sacristi hanno la busta paga. Gli altri risultano volontari, come del resto sono io, che però ho 63 anni, ho fatto l'imprenditore e me lo posso permettere. Agli altri il parroco allunga i soldi per una pizza e magari qualche centinaio di euro a Natale, ma nessuno di loro riesce a mantenere una famiglia".

C'è anche un consulente del lavoro, per la Fiudacs. "Il sagrestano costa - dice il dottor Carlo Balzarini - il volontario no. Devo dire però che fra i parroci, più che volontà di fare lavorare in nero, ci sono approssimazione e superficialità. Certo, il confine fra volontariato e lavoro nero è molto sottile. Quando un sagrestano chiede di essere assunto, noi dobbiamo dimostrare che già esiste un rapporto di subalternità e di continuità. Se ci sono queste condizioni e il parroco non accetta il contratto, ci rivolgiamo al vescovo, che spesso interviene e ci dà ragione".

Monsignor Luciano Vindrola fino a ieri ha guidato la Faci, la Confindustria dei sacerdoti ed è ancora parroco a Beaulard in Val Susa. "Un tempo c'erano i preti ricchi che gozzovigliavano e quelli poveri che tiravano la cinghia. Ora tutti ricevono fra gli 800 e i 900 euro al mese. Chi può permettersi di pagare 1.200 euro a un sagrestano?".

"Anche mio padre Primo - racconta monsignor Ernesto Vecchi, vescovo emerito a Bologna - era sagrestano a Decima di Persiceto. Le sue entrate? Come si usava allora, raccoglieva le "primizie" dai contadini. Grano, canapa, uva che poi vendeva. Ma per mantenere noi figli doveva fare anche il calzolaio. È stato il Concilio Vaticano II a cambiare tutto, quando ha stabilito che la parrocchia non è del prete ma della comunità, e i fedeli sono chiamati a farsi carico delle pulizie, dell'assistenza alla liturgia, del catechismo...".

Il cammino della Fiudacs, l'associazione che vorrebbe diventare una timida Fiom dei sagrestani, sembra davvero in salita.

(29 marzo 2012)
 
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alucard 89
view post Posted on 29/3/2012, 09:49




è giusto che siano messi in regola, è un lavoro anche quello no? quindi devono essere equiparati per doveri e diritti
 
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view post Posted on 30/3/2012, 15:45
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Avidi come sono i preti fanno la cresta anhe sul volontariato in parrocchia
 
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view post Posted on 10/6/2012, 21:27
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http://www.net1news.org/cagliari-ex-sacres...a-continua.html

Inviato da Michele Canziani il 10-06-2012 20:16

Cagliari, ex sacrestano 73enne si suicida e la messa continua

Si è suicidato l'ex sacrestano mentre si celebravano le cresime. Arcivescovo e parroco hanno continuato la funzione.
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SESTU (CAGLIARI) - Domenica scorsa l’ex sacrestano 73 enne della chiesa di San Giorgio a Sestu (Cagliari) si è gettato dal campanile mentre l’arcivescovo stava celebrando la messa. Pietro Zanda era malato da tempo e il 3 giugno ha percorso per l’ennesima volta le scale che conducono alle campane, ha forzato la porta di un abbaino, è salito sul tetto e da lassù si è gettato finendo sul sagrato e morendo all’istante. Erano da poco passate le 19, l'arcivescovo Arrigo Miglio aveva appena iniziato la funzione religiosa per le cresime. La chiesa era gremita e la gente seguiva la celebrazione anche dal sagrato: tutti sono rimasti scioccati dal vedere il tragico volo del 73enne e sono rimasti impietriti nel notare che la funzione continuava come se non fosse accaduto niente, mentre attorno al cadavere il sagrato si bagnava di sangue. L’arcivescovo e il parroco, don Onofrio Serra, han proseguito la cerimonia sino alle 21. Nel frattempo gli agenti della polizia hanno transennato una porzione del sagrato, interrogato i testimoni e poi portato via il corpo di Pietro Zanda. L’arcivescovo alla fine della funzione religiosa ha rivolto delle parole all’ex sacrestano, ha spiegato il mistero di un gesto estremo ai ragazzini lì presente, ha confortato l’anima dei fedeli dimostrando il senso della fratellanza e della comunità… lascio che siano le sue stesse parole a farsi sentire in tutto il suo calore, così ha detto: "Davanti a queste cose possiamo solo pregare".
 
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view post Posted on 16/3/2014, 07:06
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http://www.ilgazzettino.it/PAY/UDINE_PAY/s...ie/553551.shtml

«Sacrestani, è crisi di vocazioni»
«Anche per i sacrestani c'è carenza di vocazioni, come per i sacerdoti». A lanciare il grido d'allarme per un "mestiere" che, in Friuli, sembra in via di estinzione, è Maurizio Liani, il presidente dell'Unione diocesana sacristi, che ieri all'assemblea annuale dell'associazione ha addirittura proposto lo scioglimento del sodalizio. «Sì, ho proposto di sciogliere l'associazione - conferma -, ma alla fine mi hanno invitato a continuare. Perché a sciogliere si sta poco, mentre rimettere in piedi una realtà è più difficile». L'assemblea (una quarantina i sacrestani presenti) lo ha sollecitato a proseguire, magari riducendo gli impegni. «Ci troveremo una volta all'anno per l'assemblea, la messa e un momento conviviale, per non interrompere l'attività completamente, ma sostenendo un impegno meno gravoso». Da tre anni l'associazione non riesce più a fare il ritiro spirituale per mancanza di iscrizioni e alla gita annuale nel 2013 le adesioni non sono state una folla. «Il pellegrinaggio si continuerà a fare», assicura il presidente. Il problema, dice Liani, è che «non c'è ricambio nell'associazione. Gli iscritti sono 66, mentre i parroci dell'Arcidiocesi sono circa 370. Ci sono molti sacrestani che non vogliono far parte dell'Unione, come quelli stipendiati, che sono pochi», anche se, rimarca Liani, sarebbe nel loro interesse perché il sodalizio è quasi il loro "sindacato" di categoria per il rinnovo dei contratti. I giovani? «Forse - argomenta Liani - sarebbero anche interessati, ma vorrebbero uno stipendio. Qualche parrocchia dà qualcosa, ma altre non hanno le possibilità economiche. Un sacrestano da contratto viene a costare quasi 22mila euro all'anno e molte parrocchie non possono far fronte a questo impegno. Si cercano volontari, ma nessuno si offre, perché è un impegno e la domenica tutti vogliono essere liberi. Lo dico sempre: quando finiamo noi, quei vecchi che ci sono, si chiuderà». Il problema è ben noto al Carmine (che ha ospitato l'assemblea), alle prese con la non facile ricerca di un successore dello storico sacrestano Sergio, scomparso a maggio scorso.
Martedì 4 Marzo 2014
 
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OttonediB.
view post Posted on 21/3/2014, 21:18




Anche i sacrestani in crisi definitiva. Ho letto la notizia sopra del 10/6/2012 c'è da rimanere allibiti, il sacrestano si suicida e the show must go on, questi si che sono veri valori.
 
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19 replies since 15/9/2008, 09:05   1844 views
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