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"Mi tradisce con don Vito Isacchi". Marito ottiene risarcimento, ma cita CEI e diocesi, Non desiderare la donna d'altri. CEI e vescovo lo perdonano ma scordano gli insegnamenti della loro Bibbia

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view post Posted on 1/8/2017, 11:51
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Non desiderare la donna d'altri. CEI, diocesi di Roma e L'Aquila praticano l'omertà, non gli insegnamenti della loro Bibbia



Don Isacchi

www.ilcentro.it/pescara/mi-tradisci...mento-1.1673133

«Mi tradisci con don Vito» 15.000 euro di risarcimento
La love story del parroco aquilano al centro di un processo civile per danni L’avvocato di parte offesa chiede ora sanzioni canoniche contro il sacerdote

di Giampiero Giancarli 31 luglio 2017
PRETI CHIESA CELIBATO DIVORZI RISARCIMENTI
L’AQUILA. Due avvocati del Foro di Roma hanno chiesto alle autorità religiose la ragione per la quale non è stato adottato alcun provvedimento di censura a carico di un sacerdote, da anni nella Diocesi aquilana, che ha avuto una relazione con una donna sposata, comprovata da una sentenza dal tribunale di Roma. Richieste sono state avanzate in passato anche alla Diocesi della Capitale e alla Cei ma non ci sono state risposte. Ora, i legali del marito della donna, Giuseppe Di Nardo e Daniele Di Nunzio, si accingono a inoltrare la medesima richiesta alla Curia aquilana nella speranza di una risposta .
La vicenda, di cui Il Centro è venuto a conoscenza visionando la relativa documentazione, riguarda un autorevole e qualificato sacerdote della Curia aquilana, don Vito Isacchi, parroco ad Assergi. E rilancia temi di notevole interesse sociale e dottrinario, facendo anche tornare d’attualità un problema assai dibattuto e mai risolto: il celibato dei preti.
LA STORIA. È nel 2008 che il marito inizia a sospettare di una possibile relazione sentimentale tra sua moglie, con cui si era sposato nel 1995, e il vice parroco della chiesa di San Giustino, nel quartiere di Roma dove viveva la coppia che ha due figli. I sospetti si tramutarono ben presto in certezze, tanto che l’uomo tradito decise a un certo punto di citare in giudizio in tribunale sia la moglie che il religioso. Obiettivo: ottenere un risarcimento dei danni alla salute psico-fisica, all’onore e all’immagine che tale relazione extraconiugale ha determinato sulla sua persona, anche in considerazione del rapporto di cordialità e di fiducia che vi era tra la coppia e il parroco.
LA SENTENZA. Al termine del giudizio, durato oltre 5 anni, il Tribunale di Roma ha condannato la moglie al pagamento di 15mila euro in favore del marito, ma ha respinto la domanda risarcitoria che questi aveva proposto anche nei confronti del sacerdote condannando, anzi, lo stesso marito a pagare a don Vito oltre 3mila euro. Il parroco, attraverso il suo legale, ha già formulato, a detta della controparte, una richiesta di pagamento delle spese legali nei confronti del coniuge tradito cui potrebbe seguire, addirittura, un pignoramento da parte dello stesso sacerdote.
LETTERA ALLA CEI. Gli avvocati del ricorrente, visto il «discutibile» comportamento del religioso, avevano anche inviato un paio di anni fa, mentre la causa era ancora in corso, una nota alla Conferenza episcopale italiana confidando almeno in una nota di biasimo, ma non è successo nulla.
LE MOTIVAZIONI. «L’adulterio è stato accertato», scrive il giudice del Tribunale di Roma, «dalla stessa sentenza di separazione, ed è indubbio che la relazione, per il suo protrarsi per un lungo arco di tempo e per le sue caratteristiche, aveva assunto notorietà tra i conoscenti della coppia. L’adulterio si è svolto in forma pubblica». Una testimone ha raccontato in udienza: «Ancora oggi della relazione ne parla tutto il quartiere»: ecco perché amare un prete costa 15mila euro.
Ma veniamo alla ragione per la quale il giudice ha ritenuto che il religioso non debba pagare nulla mentre la sua amante è stata sanzionata. «La domanda dell’attore», si legge nella motivazione della sentenza depositata un anno fa, e da alcuni mesi passata in giudicato, «va accolta nei confronti della donna e rigettata nei confronti del convenuto Isacchi, atteso che la responsabilità risarcitoria invocata dall’attore presuppone la violazione dell’obbligo di fedeltà in costanza di matrimonio, obbligo al quale il terzo (Isacchi) è del tutto estraneo». Sempre secondo il giudice, ai fini della quantificazione del danno, «il tradimento è avvenuto in modo plateale essendosi verificato in un contesto parrocchiale in cui una intera comunità conosceva i resistenti in giudizio».
DEPRESSIONE. Secondo uno dei consulenti di parte, i disturbi psicosomatici del marito sono da porre in relazione con il rapporto extraconiugale della donna con il parroco e tale rapporto ne è la causa scatenante. «A mio parere», ha detto il medico in un’udienza, «l’ansia si è trasformata in qualcosa di più complesso e ha sfiorato la depressione». L’uomo aveva avuto una perdita di peso e «parlava di meno, piangeva e si rinchiudeva in se stesso». Una situazione che gli avrebbe creato anche dei problemi sul posto di lavoro.

Edited by pincopallino2 - 2/8/2017, 12:33
 
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view post Posted on 1/8/2017, 16:59

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www.ilcentro.it/l-aquila/l-aquila-d...-vito-1.1673182
L'Aquila, denunce e tradimenti: il vescovo indaga su don Vito
Il cerimoniere rischia la sospensione dopo la sentenza che certifica la relazione con una donna sposata

di Giampiero Giancarli 01 agosto 2017
CHIESA TRADIMENTI SACERDOTI
L’AQUILA. Un dossier sul prete che ha rovinato un matrimonio. «Sto valutando la situazione con attenzione e prudenza e dopo comunicherò quello che si riterrà opportuno dire sulla questione». Questo il pensiero dell’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi, che attraverso il suo portavoce don Claudio Tracanna fa sapere che lo spinoso caso di don Vito è sul suo tavolo. Nel dossier è vagliata la posizione del sacerdote bergamasco fin dal suo arrivo da Roma, portato dall’ex ausiliare Giovanni D’Ercole, ora vescovo di Ascoli. Don Vito Isacchi, il parroco nel ciclone, non ha poi seguito D’Ercole nel suo nuovo incarico. E la motivazione non si conosce. Sta di fatto che i fedeli, che nulla sapevano di questa storia, sono rimasti interdetti.
IL PRECEDENTE. Qualcosa di simile è avvenuto in provincia di Messina un paio di anni fa quando c’è stata una love story tra un prete veneziano e una parrocchiana. Il sacerdote fu convocato dall’arcivescovo messinese che decise di trasferire altrove il religioso per motivi di opportunità. E, per analogia, la stessa sorte potrebbe capitare al sacerdote della diocesi aquilana.

IL MARITO TRADITO. Del resto sono gli stessi legali del marito, la cui moglie ha avuto la relazione extraconiugale, a chiedere provvedimenti a carico del presbitero. Infatti gli avvocati Daniele Di Nunzio e Giuseppe Di Nardo hanno manifestato l’intenzione di inviare una lettera alla Curia aquilana dopo averla mandata anche a quella romana e alla Conferenza episcopale italiana senza avere alcuna risposta. Essi manifestano il loro disappunto per il fatto che il prete, a loro dire, pur nel rispetto della legge, ha chiesto al marito tradito il pagamento delle spese legali, comportamento che stride con il ruolo di pastore di anime. Inoltre si tratta di un uomo che nella diocesi aquilana riveste un ruolo importante, ma ora ha causato un forte imbarazzo negli ambienti curiali. Va ricordato che nella causa civile intentata dal marito tradito, don Vito è uscito indenne mentre la donna, che aveva l’obbligo di fedeltà in quanto sposata, è stata condannata a pagare 15mila euro di danni. Il giudice, comunque, ha fatto anche una precisazione sostenendo che non solo è stato violato l’obbligo di fedeltà, ma «la condotta è anche idonea a ledere l’onore e il decoro del marito consapevole che nell’ambiente sociale si parlava del tradimento della moglie». La causa, visto che nessuno ha fatto ricorso, è passata in giudicato.
INVESTIGATORI. Non era facile provare in un giudizio in tribunale l’effettiva e non saltuaria relazione tra don Vito e la sua ex parrocchiana. Per fare questo il marito si è avvalso anche del lavoro di investigatori privati che hanno “tanato” la coppia scattando delle fotografie che hanno fatto sì che i sospetti si tramutassero in certezze. Poi, sempre nell’ambito del procedimento civile che ha portato alla separazione, ci sono state molte testimonianze che hanno confermato come questo rapporto fosse noto e oggetto di commenti, anche sarcastici, non solo all’interno del gruppo parrocchiale di San Giustino a Roma, ma pure nel quartiere dove la famiglia viveva.
LA JENCA. Don Vito, tra i suoi incarichi, ha anche quello di rettore del santuario dedicato a Giovanni Paolo II, a San Pietro della Jenca. Al riguardo il presidente dell’associazione San Pietro della Jenca, Pasquale Corriere, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla love story, ma ha mostrato disappunto per la sua scarsa presenza in quel luogo di culto.
BOCCA CUCITA. Vani i tentativi di sentire la versione dei fatti dallo stesso don Vito. Il sacerdote non ha risposto alle telefonate inoltrate al suo cellulare. E, visto come stanno le cose, forse ha ragione: mai come adesso per lui il “silenzio è d’oro”.
 
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view post Posted on 2/8/2017, 11:32

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http://www.ilmessaggero.it/abruzzo/love_st...te-2596469.html

L'Aquila, love story con una donna:
il parroco si dimette
Il vescovo: «Misericordia»

L'AQUILA - Don Vito Isacchi, il sacerdote finito nella bufera per una storia d'amore con una donna sposata, scoperta e denunciata dal marito tradito, per la Chiesa è un sacerdote «recuperato», quindi riabilitato a tutti gli effetti. La stessa Diocesi ieri ha diffuso una lunga nota per spiegare i contorni della vicenda. «Don Vito Isacchi è un sacerdote incardinato nella Diocesi di Bergamo e dipende a tutti gli effetti dal Vescovo di quella Chiesa recita una nota - La vicenda, a cui si fa riferimento, è accaduta circa dieci anni fa. Dalle informazioni raccolte, risulta che a suo tempo la questione fu esaminata attentamente dall'Ordinario della Diocesi di Bergamo. Fu richiesto a don Vito di impegnarsi in un itinerario ascetico e spirituale, da compiersi in un specifico contesto di accompagnamento personale e comunitario. Tale percorso è stato regolarmente concluso, secondo i tempi previsti e le forme stabilite. Nel 2010 don Vito giunse a L'Aquila, come membro di una Delegazione-Caritas, inviata dalla Diocesi di Bergamo, per portare conforto fraterno e aiuti materiali alla popolazione terremotata. Nel quadro di questa missione, incontrò mons. D'Ercole, che poi lo affiancò nel cammino spirituale e lo scelse come suo collaboratore. Nel gennaio 2015 è stata sottoscritta una convenzione tra mons. Beschi, Vescovo di Bergamo, e mons. Petrocchi, Arcivescovo di L'Aquila, in forza della quale, per un triennio, è stato concesso a don Vito Isacchi di esercitare il ministero pastorale a servizio della Comunità ecclesiale aquilana. Negli anni trascorsi a L'Aquila, don Vito ha dato prova di fattiva dedizione nel suo ministero e di efficace competenza nello svolgimento dei compiti che gli sono stati assegnati. Nelle parrocchie dove ha operato, si è guadagnata la stima e l'affetto della gente che ha incontrato. Mai si sono registrati problemi di ordine morale». Il primo agosto scorso, dopo le notizie di stampa, «don Vito ha scritto una lettera all'Arcivescovo, mons. Petrocchi, nella quale, per evitare disagi alla Diocesi, si e dimesso da tutti gli incarichi che gli sono stati affidati. In questa lettera, don Vito riconosce la sua responsabilità morale e chiede scusa per il turbamento e le sofferenze provocate alla Comunità ecclesiale e sociale. In particolare, precisa che intende rinunciare al risarcimento, previsto dal dettato della sentenza. L'Arcivescovo, per ragioni di opportunità pastorale, ha deciso di sostituire don Vito Isacchi negli incarichi che rivestiva a livello diocesano; mentre lo invita a mantenere, per il momento, le attività nelle Comunità parrocchiali, al fine di assicurare continuità ministeriale. L'Arcivescovo esprime profondo rammarico per l'accaduto e ricorda che la Chiesa esorta alla fedeltà, ma anche proclama la misericordia».
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Mercoledì 2 Agosto 2017 - Ultimo aggiornamento: 10:43
 
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