Laici Libertari Anticlericali Forum

Udine, istituto Bearzi: "Violentato per 6 anni dai salesiani". Archiviazione

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view post Posted on 10/9/2008, 12:15
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http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticol...8-9-10&Pagina=5

Continua l’indagine sulle accuse al salesiano. Intanto ieri sera chiesa gremita al Bearzi per la veglia di preghiera
L'ex allievo: «Molestato un altro minore»
Il giovane ha raccontato ai carabinieri un ulteriore episodio che avrebbe coinvolto un ragazzino

Le sue accuse contro il sacerdote del Bearzi, ieri, ai carabinieri le ha confermate. Punto per punto. Ma dal racconto del ragazzo di origini eritree, ospite fra il '95 e il '99 della casa famiglia dell'Istituto salesiano, emerge ora un fatto nuovo: stando a quanto si è appreso, il giovane, che compirà 27 anni fra pochi giorni, avrebbe riferito ai militari che ci sarebbe stato un altro episodio di molestie (non di abusi, quindi) sempre nel periodo compreso fra il '95 e il '99. Presunta vittima, un altro ragazzino: non un ospite della casa famiglia, a quanto dichiara l'accusatore del salesiano, ma - parrebbe - un minorenne che frequentava l'Estate ragazzi.
Ai carabinieri del Nucleo investigativo coordinato dal tenente Fabio Pasquariello, il ventisettenne, ascoltato ieri per tre ore e mezza, ha confermato tutto quello che aveva già denunciato: ha ripetuto che - stando alle sue accuse - avrebbe subìto abusi sessuali fra il 1995 e il 1999, quando era ospite del Bearzi ed era minorenne, ha ripetuto che - sempre stando alle sue dichiarazioni - si sarebbe «venduto» anche da maggiorenne. Il ragazzo l'aveva dichiarato anche nella nostra intervista: «Una volta uscito dal Bearzi ho continuato ad avere questi rapporti con lui perché ero senza soldi». Le tre ore e mezzo di racconto di ieri hanno offerto spunti agli investigatori per sentire altre persone.

Intanto ieri sera al Bearzi c'è stata l'annunciata veglia di preghiera. «Siamo vicini ai salesiani», ha detto monsignor Giulio Gherbezza, vicario generale della Diocesi di Udine davanti a più di 500 fedeli nella chiesa di San Giovanni Bosco. Ma non c'è stato alcun accenno diretto alla vicenda durante la celebrazione. Il direttore del Bearzi, don Dino Marcon, nel suo lungo e accorato intervento ha ricordato la sua recente visita ai luoghi sacri di Colle Don Bosco, in Piemonte: «È stato un momento di raccoglimento intimo. Ho pregato per tutti i giovani e ho portato pure le preghiere della gente addolorata, commossa, che ha dimostrato con gran fede tanto attaccamento ai sacerdoti del nostro istituto, anche in questo momento». Poi, nelle letture, nei canti, nel vangelo e nella preghiera litanica continui riferimenti ai martiri, ai fedeli perseguitati per causa di Dio che troveranno la pace nel Signore. Don Dino si sofferma sulle beatitudini, sul significativo ed emblematico sogno di San Giovanni Bosco, quello delle Due colonne. Un'esperienza onirica in cui figura una nave sballottata nel mare in tempesta, attaccata da alte navi nemiche, ma che poi supera le difficoltà e raggiunge attracchi sicuri: la Vergine e l'Eucarestia. Non è difficile leggere, traslata, la realtà che sta attraversando il Bearzi. Ma monsignor Gherbezza e don Marcon non si esprimono direttamente sulla vicenda. A rito concluso, incalzato, il direttore dell'istituto chiede silenzio: «Il processo non si fa in chiesa. Da oggi vogliamo solo pregare. A tempo debito, quando tutto sarò concluso, ne parleremo». Per molti fedeli non è il caso di continuare a portare la vicenda sulle pagine dei giornali, perché comunque, sia o non sia vera, fa scandalo e indurrebbe a giudicare senza conoscere i contorni della questione.

 
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view post Posted on 12/9/2008, 00:10
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http://ricerca.quotidianiespresso.it/messa...UD_04_UDD1.html

Il direttore del Bearzi: il sacerdote resterà al suo posto
Messaggero Veneto — 11 settembre 2008 pagina 04 sezione: UDINE

Il sacerdote dell’istituto salesiano Bearzi indagato per violenza sessuale ai danni di un minorenne resterà al suo posto. Lo ha riferito ieri il direttore della comunità, don Dino Marcon: «Svolgerà le funzioni di sempre. Per il resto, aspetteremo serenamente che la giustizia faccia il suo corso. E non parleremo più di questa vicenda». In via Don Bosco, dove martedì circa 2mila persone hanno testimoniato la loro solidarietà ai religiosi partecipando a un momento di preghiera, cala il silenzio. «Appena si è diffusa la notizia – ha spiegato don Marcon – abbiamo prontamente fornito informazioni e chiarimenti a tutti. Abbiamo anche voluto dare un segno concreto di solidarietà con la veglia di martedì, alla quale hanno partecipato tantissime persone. A tutte loro, già l’altra sera, è andato il nostro ringraziamento. Ma adesso basta, sono passati diversi giorni e non vogliamo più dire nulla. Lo faremo solo quando la vicenda sarà definitivamente conclusa. Solo allora potremo riparlarne». Insomma, tra le mura dell’istituto salesiano c’è tanta voglia di tornare alla normalità. Ora che il nuovo anno scolastico è alle porte, infatti, c’è molto da fare per i circa venti salesiani impegnati nell’insegnamento e anche per il resto del personale. Chi lavora in via Don Bosco, però, ammette che ancora si sentono gli effetti di quanto è emerso la scorsa settimana, quando i carabinieri su ordine della Procura hanno perquisito gli uffici degli educatori e l’alloggio del sacerdote di circa sessant’anni. L’attività degli investigatori, coordinati dai pm Matteo Tripani e Lorenzo Del Giudice, è cominciata a marzo, quando un ragazzo di 27 anni ha denunciato episodi di abuso che, a suo dire, sarebbero avvenuti tra il 1995 (quando aveva 14 anni) e il 1999. In quegli anni il giovane è stato ospite della Casa-famiglia del Bearzi, struttura di accoglienza alla quale vengono affidati, anche dai tribunali, minorenni che per qualche motivo non possono essere seguiti dalle loro famiglie. I militari del Nucleo investigativo hanno ascoltato il ragazzo in più occasioni. Durante la perquisizione di giovedì scorso non hanno sequestrato nulla, ma hanno ritenuto ugualmente positivo il sopralluogo. Dalle rivelazioni del giovane, inoltre, è nato anche un altro filone di indagine, del tutto indipendente, che riguarda il mondo della prostituzione giovanile minorile in Friuli. In questo contesto sono indagate due persone. Sul caso del Bearzi, il portavoce dell’ispettore nazionale dei salesiani si limitano a dire: «La magistratura deve fare il suo lavoro, non possiamo far altro che confermare quanto già dichiarato dal direttore, don Marcon».


http://ricerca.quotidianiespresso.it/messa...D_04_UDD16.html

«Piena solidarietà e stima all'istituto»
Messaggero Veneto — 11 settembre 2008 pagina 04 sezione: UDINE

«La più completa solidarietà con l’istituzione salesiana e una radicata e inesauribile stima nei confronti dei religiosi». Così, con una lettera aperta, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc) ha ritenuto di far conoscere la propria posizione riguardo alle accuse di presunta pedofilia che hanno coinvolto un religioso dell’istituto Bearzi. Il direttivo regionale dell’Agesc, presieduto da Elena Rossi, si è riunito proprio per discutere su questo fatto, dopo aver sentito al riguardo numerosi genitori di alunni iscritti a scuole non statali e cattoliche. Al sodalizio, che oltre a fare da interlocutore tra le varie scuole cattoliche e le forze politiche e istituzionali, organizza corsi di formazione e incontri-dibattito aperti a tutti, fanno riferimento circa 500 iscritti tra le province di Udine e di Pordenone. Da oltre un decennio è presente anche all’interno dell’istituto Bearzi, con il quale collabora in varie forme. «Abbiamo voluto incontrarci non appena appreso dagli organi di stampa dell’accusa formulata nei confronti del salesiano – spiega la presidente Rossi –. Abbiamo riflettuto sulla vicenda in sè e sui riflessi e potrà avere sull’istituzione salesiana e sul Bearzi in particolare». I genitori dell’Agesc non esprimono condanna, nè solidarietà al religioso coinvolto. «Non sta a noi entrare nel merito della vicenda e non intendiamo interferire in alcun modo con la magistratura – precisano i genitori –. Ovviamente confidiamo che l’accusa venga smontata e che tutto sia trattato con il dovuto rispetto. Ma quello che ci dispiace è il coinvolgimento di una realtà come il Bearzi e la conseguente ricaduta che finirà per gravare sugli stessi ragazzi che vi fanno riferimento, sia per le varie scuole, sia per la casa-famiglia, sia per le molteplici altre iniziative realizzate dall’istituto diocesano, non ultimo il centro estivo». «Sappiamo di ragazzi in forte difficoltà e disagio – aggiunge Elena Rossi – che sono riusciti a recuperare grazie a un grande lavoro effettuato all’interno del Bearzi. E tutti noi genitori che hanno figli che frequentano l’istituto, li lasciano nella più totale fiducia, anzi gratitudine nei confronti di chi li segue con grande abnegazione e dedizione». «L’Agesc – si legge nella lettera aperta – formula l’auspicio che la vicenda venga definita in tempi rapidi, restituendo piena serenità all’opera educativa e alle persone coinvolte; auspica altresì che alle notizie attinenti accuse non dimostrate, specialmente se concernenti istituzioni di grande carattere meritorio, venga attribuita una proporzionale rilevanza, senza distorsive e dannose esagerazioni».

http://ricerca.quotidianiespresso.it/messa...12/PN_17_F.html

Stupiti e increduli per quelle accuse
Messaggero Veneto — 12 settembre 2008 pagina 17 sezione: PORDENONE

L’Associazione dei genitori delle scuole cattoliche “Agesc” dell’Istituto Bearzi di Udine è rimasta profondamente dispiaciuta per la notizia riportata dagli organi di comunicazione in merito alle accuse formulate verso un sacerdote dell’Istituto. Conoscendo la realtà dell’Istituto dove siamo presenti da molti anni e nel quale viviamo un rapporto di stretta collaborazione con i sacerdoti e gli educatori rimaniamo stupiti e increduli per le accuse formulate nei loro confronti. Riteniamo che alcuni organi di stampa abbiano attribuito troppa enfasi a una notizia riferita a fatti che devono ancora essere verificati e che ha già denigrato pesantemente il lavoro svolto dall’Istituto. L’opera educativa del Bearzi si rivolge ai giovani: generazioni di ragazzi hanno trovato e continuano a trovare un riferimento e un modello valido e sicuro per la propria crescita. La grande stima e l’affetto che ci legano all’Istituto ci porta a confidare nell’esito positivo del percorso d’indagine avviato, nella speranza che in alcun modo questa triste vicenda possa nuocere all’Opera salesiana della nostra città presente da oltre 60 anni e insostituibile nel suo ruolo nel mondo giovanile. Renato Zoratti a nome dell’Agesc il Presidente del Comitato d’istituto

Edited by GalileoGalilei - 13/9/2008, 18:50
 
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view post Posted on 17/9/2008, 12:37
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http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3

L’INCHIESTA
L'ex direttore: «La casa famiglia del Bearzi ha pareti di vetro»


«La casa famiglia del Bearzi è una "casa di vetro". Le sue pareti è come se fossero trasparenti, viste tutte le persone che frequentano quella struttura: volontari, obiettori, le mamme della casa famiglia che si occupano di pranzi e cene... È una casa talmente aperta e trasparente che se mai fosse successo qualcosa, si sarebbe saputo subito». Dice così don Roberto Dissegna, che ha diretto l'Istituto Bearzi dal 2000 al 2005 e che oggi opera a San Donà di Piave, dove dirige una scuola salesiana, il centro Cnos-Fap.Don Dissegna è venuto a Udine ieri per parlare con i carabinieri del Rono in qualità di ex direttore dell'Istituto di via don Bosco. L'incontro testimoniale è avvenuto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Udine, partita dalla denuncia di un ragazzo di 27 anni, ospite della casa famiglia del Bearzi dal '95 al '99: il giovane, di origini eritree ma cittadino italiano ha raccontato ai militari del nucleo investigativo che, mentre era ospite della casa famiglia, avrebbe subìto dei presunti abusi da parte di un sacerdote, che oggi ha 62 anni, vive tuttora a Udine ed opera ancora al Bearzi.
«I carabinieri - dice don Dissegna - mi hanno chiesto se ero al Bearzi dal 1995 al 1999. E ho risposto "assolutamente no", visto che il mio incarico è partito nel 2000 e si è concluso nel 2005. Prima del 2000 c'era un altro direttore, che è morto nel 2003. I militari mi hanno anche chiesto se avevo ricevuto qualche segnalazione da parte dei ragazzi. Ho risposto "assolutamente no" anche in questo caso». E d'altronde l'attuale direttore del Bearzi, don Dino Marcon (che dovrebbe essere ascoltato dai carabinieri entro la fine della settimana) è stato il primo a dire che se mai ci fosse stato anche il minimo sospetto, l'Istituto salesiano sarebbe stato il primo a prendere provvedimenti. Al Bearzi tutti fanno quadrato intorno al salesiano di 62 anni indagato, «un sacerdote vecchio stampo, integerrimo, che viene infangato ora da accuse infamanti», come disse tempo fa don Marcon.

L'inchiesta, intanto, procede. Dagli inquirenti alla fine della scorsa settimana si è presentato spontaneamente anche un altro ragazzo, che oggi ha 24 anni: il 24enne ha riferito ai militari che, in un periodo in cui partecipava alle iniziative estive dell'Istituto, avrebbe subìto - a suo dire - degli espliciti approcci da parte del sacerdote indagato. Di un terzo ragazzo che sarebbe stato molestato aveva parlato anche il giovane di origini eritree: anche questa terza persona, che nel periodo fra il '95 e il '99 pare frequentasse l'Estate ragazzi del Bearzi, sarebbe stata sentita dagli inquirenti

 
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Dal Gazzettino del 16 settembre 2008 apprendiamo che anche un altro ex allievo accusa il prete

http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticol...Hilights=bearzi

Ex allievo del Bearzi ha riferito di proposte particolari da parte del religioso già sotto indagine
Nuove accuse al sacerdote
Un altro minorenne ha raccontato ai carabinieri di aver subìto avances

Udine
Un altro minorenne sarebbe stato oggetto delle attenzioni particolari del sacerdote dell'istituto salesiano Bearzi che è stato denunciato per abusi sessuali da un ex allievo. Il giovane si è presentato spontaneamente, alla fine della settimana scorsa, per esporre l'esperienza che sostiene di aver vissuto ai carabinieri del Rono, guidati da Fabio Pasquariello, ai quali sono affidate le delicate indagini coordinate dai due sostituti procuratore Del Giudice e Tripani. Dopo essere venuto a conoscenza dell'inchiesta, ha ritenuto fosse importante farsi avanti.

A pagina IV

http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticol...8-9-16&Pagina=4

Nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura per i presunti abusi, ascoltato il racconto di una ventina di persone
«Dal prete avances anche a me»
Un altro giovane parla ai carabinieri di proposte particolari dal religioso del Bearzi che aveva respinto

Un altro minorenne sarebbe stato oggetto delle attenzioni particolari del sacerdote dell'istituto salesiano Bearzi che è stato denunciato per abusi sessuali da un ex allievo. Il giovane si è presentato spontaneamente, alla fine della settimana scorsa, per esporre l'esperienza che sostiene di aver vissuto ai carabinieri del Rono, guidati da Fabio Pasquariello, ai quali sono affidate le delicate indagini coordinate dai due sostituti procuratore della Repubblica di Udine Lorenzo Del Giudice e Matteo Tripani.
Dopo essere venuto a conoscenza dell'inchiesta, che ha suscitato notevole clamore, ha ritenuto fosse importante farsi avanti per raccontare fatti a suo dire avvenuti sempre negli stessi anni di quelli per i quali si cerca di far luce, alla fine del decennio Novanta. Nel suo caso però le molestie avrebbero avuto una gravità inferiore essendo limitate a proposte, esplicite nei gesti e nelle parole e ripetute, ma che il ragazzo allora non maggiorenne aveva trovato la forza di respingere. È una testimonianza che sembrerebbe quindi confermare le affermazioni dell'autore della denuncia iniziale e che non cita altri frequentatori del Bearzi che potrebbero essere stati oggetto delle avances: la persona che si è presentata in caserma e che è stata a lungo ascoltata ha detto di non sapere di altri.

Gli uomini dell'Arma stanno comunque proseguendo i loro accertamenti raccogliendo le dichiarazioni di diversi ex allievi: ormai ne sono stati sentiti oltre una ventina e si va avanti.

Il giovane che ha denunciato gli abusi aveva riferito ai carabinieri di un altro episodio di molestie, e non di abusi, sempre nel periodo tra il '95 e il '99 e sarebbe era stato rivolto a un minorenne che frequentava l'Estate ragazzi e non la casa famiglia.

Intanto l'istituzione del Bearzi continua a essere circondata dalla solidarietà dei fedeli: sono stati oltre 500 coloro che hanno gremito la chiesta di San Giovanni Bosco in occasione della veglia di preghiera.




 
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view post Posted on 21/9/2008, 19:22
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_23_LET1.html

Dalla parte delle vittime
Messaggero Veneto — 20 settembre 2008 pagina 23 sezione: UDINE

Mi sono a lungo interrogata sull’opportunità di intervenire all’interno di questa rubrica in merito al caso Bearzi, che da giorni ormai imperversa sulle pagine di questo giornale. Premetto che il mio intervento non vuol essere in alcun modo accusatorio, ritenendo che ogni persona debba essere considerata innocente sino a che un Tribunale non emetta un verdetto di colpevolezza. Tuttavia, a seguito delle numerose lettere di solidarietà verso l’Istituto salesiano e la persona indagata apparse su questa rubrica, mi chiedo come mai nessuno abbia espresso sensibilità verso i due ragazzi che hanno denunciato i fatti. La risposta è molto semplice e spiega perché questo genere di abusi non vede quasi mai la punizione dei colpevoli: non si viene creduti. Sono la paura di non essere creduti e il grande disagio che si prova nel raccontare questo genere di cose che spingono molti al silenzio. Questa mia lettera non vuole puntare un dito accusatorio verso l’Istituto salesiano o la Chiesa, all’interno dei quali operano persone che hanno fatto e fanno del bene, bensì innescare una riflessione circa la reazione diffusa dell’opinione pubblica allorché fatti di cronaca così gravi colpiscono la “Nobile Istituzione”. In una delle recenti lettere qui pubblicate si legge testualmente: «…Si infanga un prete, educatore, con una notizia di parte che anche agli occhi di un profano appare caratterizzarsi come inattendibile». Mi chiedo: se non risulta opportuno dar notizia di un fatto di cronaca così grave che coinvolge un prelato (come chiunque altra persona, a mio avviso) dovendo, come riportato nella stessa lettera, «verificare se questi fatti siano veritieri o privi di fondamento», perché si parte dal presupposto che tale notizia sia inattendibile? Forse perché a essere coinvolto non è il Signor Pinco, ma piuttosto un rappresentante della Chiesa? La storia e la cronaca, anche estere, ci insegnano che così non è. Il mio non è un affronto all’istituzione, per cui provo profonda stima e rispetto, ma una considerazione sulla negazione di tutto ciò che è riprovevole e perciò non associabile a coloro che rappresentano l’istituzione cattolica. Sia chiaro che è mia personale convinzione il non fare di tutta l’erba un fascio; sono certa che all’interno di tale istituzione la maggioranza dei preti ha fatto della missione evangelica la ragione della propria vita; tuttavia ritengo che l’esimersi dal condannare i colpevoli, accertati dalla giustizia, di fatti di tale gravità non sia un atteggiamento che avvicinerà i giovani al mondo cattolico. Monsignor Milingo è stato allontanato dalla Chiesa, come molti altri, allorché decise di sposarsi; i preti denunciati e colpevoli di abusi su minori sono stati semplicemente destinati ad altro incarico. In merito al caso Bearzi, mi auguro che le accuse, dopo i dovuti accertamenti da parte della giustizia, risultino infondate; d’altronde, se così non fosse, è ancora maggiore l’augurio che tale persona venga allontanata, perché solo così si protegge l’operato «…di chi ha fatto della buona educazione una ragion di vita». Erika Nan Udine


http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticol...Hilights=bearzi

L’avvocato rappresenterà il ragazzo che accusa un sacerdote di violenza sessuale
«Abusi», Claut tutela la parte civile


«Il giovane di 27 anni che accusa il prete dell'Istituto Bearzi di violenza sessuale si è costituito parte civile dando mandato e delega al Codacons per la difesa e tutela dei suoi diritti». Lo dichiara, con una nota, il Codacons Fvg, che fa sapere che anche «altri giovani si costituiranno parte civile e hanno dato mandato all'avvocato Vitto Claut, che è anche presidente del Codacons Fvg, di tutelare i loro interessi». Claut mantiene il massimo riserbo sul numero di ragazzi che si sono rivolti a lui, visto che la vicenda è ancora in fase istruttoria. Il Codacons ricapitola anche la vicenda che ha portato all'inchiesta avviata dalla Procura di Udine e seguita dai pm Tripani e Del Giudice: tutto è cominciato dalla denuncia del giovane fatta a marzo scorso ai carabinieri del Nucleo investigativo coordinato dal tenente Fabio Pasquariello. Il ragazzo, oggi 27enne, che già prima si era confidato con un amico, ha raccontato ai militari che avrebbe subìto abusi quando era minorenne, fra il '95 e il '99, ed era ospite della casa famiglia del Bearzi .


Edizione del 29/9 : XII

Edited by GalileoGalilei - 10/10/2008, 13:35
 
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Vi ricordo la prima inchiesta sul prete salesiano 60entenne dell'Istituto Bearzi: https://laici.forumcommunity.net/?t=19440742

Dal Messaggero Veneto di oggi 10 ottobre 2008, sezione Udine, pagina 3

http://ricerca.quotidianiespresso.it/messa...UD_03_UDC2.html

Accuse a un altro prete: «Molestava mio figlio»

Una mamma friulana si è presentata dai carabinieri per segnalare presunte attenzioni a sfondo sessuale cui sarebbe stato sottoposto suo figlio mentre si trovava all'istituto salesiano Bearzi. Il religioso cui ha fatto riferimento questa madre non è lo stesso coinvolto nell'inchiesta partita in marzo e sfociata, i primi di settembre, nella perquisizione di un sacerdote sessantenne attualmente in servizio nella struttura. Si tratterebbe, invece, di un altro prete che, negli anni scorsi, ha lavorato anche in via Don Bosco. Il ragazzo nel periodo in cui sarebbero avvenuti i fatti denunciati da sua madre aveva 11-12 anni e gli anni scolastici su cui ora si indaga sono quelli compresi tra il 2005 e il 2007. Le dichiarazioni della donna giungono dopo quelle di un ventisettenne che, in primavera, aveva fornito agli investigatori elementi che, al termine di una prima fase di indagine, hanno indotto la Procura della Repubblica a disporre una perquisizione al Bearzi. Il destinatario è stato un prete nei confronti del quale è stato ipotizzato il reato di violenza sessuale su minorenne. La testimonianza della signora è stata raccolta dagli uomini del Nucleo investigativo, il reparto che già da marzo sta svolgendo accertamenti sulla prima denuncia. Il secondo esposto, come detto, è arrivato da pochi giorni, ma sembra aver fornito agli investigatori elementi rilevanti su cui lavorare. Il contenuto delle dichiarazioni della donna, al momento, è coperto dal riserbo, perché l'indagine è in pieno svolgimento. Da quanto si è potuto apprendere dalla stessa madre, che ha contattato il nostro giornale, la vicenda è emersa quando suo figlio le ha detto di non voler più vedere quel religioso che, fino a poco tempo prima, era stato per lui un importante punto di riferimento. A quel punto il ragazzo è stato tolto dalla scuola. Intanto, continua il lavoro della Procura di Udine sulla segnalazione di marzo, quando un giovane di 27 anni ha riferito che tra il 1995 e il 1999 (ossia dai suoi 14 anni ai 18) sarebbe stato vittima di atti di carattere sessuale. Il ragazzo era stato affidato alla sezione dell'istituto che si occupa di bambini che, per qualche motivo, non possono essere seguiti dalla famiglia. Le attività di verifica dei carabinieri sono culminate il 4 settembre scorso nella perquisizione dell'alloggio e dello studio del religioso, un sessantenne che da tempo fa parte della comunità salesiana. I militari dell'Arma, coordinati dal tenente Fabio Pasquariello, hanno esaminato anche il computer personale del religioso e tutti i suoi cd. Il sacerdote era presente al momento dei controlli ed è stato assistito dal direttore dell'istituto, don Dino Marcon, indicato come persona di fiducia. Gli esiti della perquisizione non si conoscono, ma i responsabili dell'istituto salesiano hanno voluto precisare che gli inquirenti non hanno trovato nulla di quanto stavano cercando. Il sopralluogo è stato comunque ritenuto interessante dagli investigatori che sono coordinati dai pm Matteo Tripani e Lorenzo Del Giudice.

Edited by GalileoGalilei - 14/10/2008, 15:27
 
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Questa vicenda potrebbe finire nel dimenticatoio se non si fa qualcosa per diffonderla in rete.
 
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Una nota al titolo, che è sbagliato.

Il PM non può archiviare, ma può farlo solo il GUP. Il PM può fare la richiesta di archiviazione, che può essere anche respinta dal GUP che può decidere per ordinare al PM un supplemento di indagine o di formulare l'azione penale.

A quanto pare per il PM gli indizi non sarebbero sufficienti per l'esercizio dell'azione penale.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_03_UDC1.html

Prete accusato di abusi, il pm archivia Soddisfazione al Bearzi: prevale la verità

Messaggero Veneto — 27 dicembre 2009 pagina 03 sezione: UDINE
Era stato investito da un’accusa pesantissima per chiunque, tanto più per un prete: violenza sessuale su un minorenne. E quell’ipotesi aveva gettato un’ombra lunga anche sull’istituto “Bearzi”, dove il sacerdote salesiano lavora come educatore. Dopo 15 mesi di indagini, lunedì la Procura della Repubblica ha inviato in tribunale la richiesta di archiviazione del caso. E nella struttura di via Don Bosco è stata finalmente festa. «La fine di una sofferenza – ha affermato il direttore, don Dino Marcon – e il miglior regalo per Natale». «Indizi non sufficienti»: questa, in estrema sintesi, la motivazione con la quale i pubblici ministeri Lorenzo Del Giudice e Matteo Tripani, titolari dell’inchiesta, hanno ritenuto di mettere la parola fine alla vicenda. Una storia di presunta pedofilia, partita a seguito della denuncia che un giovane di 27 anni aveva spontaneamente presentato, nel marzo dell’anno scorso, per rivelare una serie di presunti abusi subìti tra il 1995 e il 1999, quando era ospite del Bearzi. Ora, toccherà al Giudice per le indagini preliminari esprimersi e decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione e non dare così corso ad alcuna azione penale nei confronti del religioso, un sessantenne da tempo appartenente alla comunità salesiana. La notizia, intanto, ha già riportato il sereno sopra e dentro l’istituto salesiano. Prova ne sia il tono di soddisfazione con il quale il direttore del Bearzi, don Dino Marcon, ha commentato le conclusioni della Procura. «Un epilogo annunciato, non poteva che finire così – ha affermato il salesiano –. Naturalmente, attendiamo di leggere le carte e di conoscere le decisioni del Gip, ma la richiesta ci ha già permesso di vivere il Natale con più tranquillità. Certo, la sofferenza che questa vicenda ci ha procurato non si cancella ed è un dolore che non augurerei al mio peggior nemico. Ma noi abbiamo sempre saputo che il bene avrebbe prevalso e che la verità, alla fine, sarebbe venuta a galla». A gioire non sono stati soltanto il sacerdote finito sotto indagine e il resto della famiglia salesiana. «In due giorni – continua don Dino Marcon – abbiamo ricevuto una marea di attestazioni di solidarietà, tra telefonate, email e visite. Il giorno della Vigilia, non appena appresa la notizia, una coppia di genitori è venuta a iscrivere la figlia alla scuola media, esprimendo piena fiducia ai principi di Don Bosco. E c’è stato anche chi si è presentato con panettone e spumante per brindare». Una solidarietà che non ha abbandonato il Bearzi neanche subito dopo l’apertura dell’inchiesta. «Dal 2008 a quest’anno – afferma il direttore –, i ragazzi iscritti alla “Casa famiglia” (la struttura dedicata ai minorenni nella quale era stato accolto anche il ragazzo che ha denunciato la presunta pedofilia, ndr) sono passati da 13 a 21. Segno che i servizi sociali e i carabinieri che ce li mandano hanno piena fiducia nella nostra istituzione». Quello che don Dino non riesce ancora a capire è il perchè quel giovane abbia voluto colpire in questo modo il Bearzi. «Questa inchiesta è stata costruita sulle bugie di un ragazzo – ha affermato – che abbiamo aiutato in ogni modo, dal momento in cui aveva bisogno di un posto dove dormire ed essere educato, a quando si è trattato di trovargli un lavoro. Forse, a spingerlo a farci del male, è stata l’invidia, oppure la voglia di denaro facile, o qualche cattiva frequentazione. E non gli è bastato farlo per conto suo: ha coinvolto anche un altro giovane, convincendolo, in cambio della promessa di una compensa, a denunciare episodi analoghi. Accuse che quest’ultimo ha poi ritrattato, inviandoci una lettera di scuse». L’ultimo pensiero è per gli inquirenti, dai quali don Dino si sarebbe aspettato più discrezione. «É giusto che ognuno faccia la sua parte – ha detto – ma senza per questo mettere la gente alla gogna, prima di avere prove certe sulla colpevolezza di una persona. Ci avrebbero risparmiato molte sofferenze».

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_03_UDC2.html

Dopo la perquisizione 15 mesi di indagini

Messaggero Veneto — 27 dicembre 2009 pagina 03 sezione: UDINE
L’inchiesta I carabinieri gli avevano perquisito l’ufficio, la camera da letto e l’automobile. E lui, il prete indagato, aveva assistito all’operazione, affiancato dal direttore del Bearzi, don Dino Marcon, allora indicato come sua persona di fiducia e successivamente sostituito dall’avvocato difensore Ezio Franz. Ma l’esito della perquisizione, che aveva visto passare al setaccio anche memoria e file del computer, era stato negativo. Eppure, l’ipotesi d’accusa formulata nei suoi confronti non era mutata: violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minorenne. I fatti contestati dal giovane, un cittadino italiano (oggi 28enne) nato all’estero, infatti, si riferivano al periodo compreso tra il 1995 e il 1999, quando, ancora minorenne, era ospite della “Casa famiglia” del Bearzi. Era l’inizio del mese di settembre dell’anno scorso. Da allora, nonostante le indagini a suo carico e le preoccupazioni che la vicenda gli aveva procurato, il prete aveva continuato a svolgere il proprio lavoro nell’istituto. «Addolorato nell’animo – ha precisato don Marcon –, ma circondato dall’affetto e dall’apprezzamento di noi tutti. E dimostrando sempre l’equilibrio e la maturità che lo contraddistinguono». Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo su delega dei sostituti procuratori Del Giudice e Tripani, erano proseguite sentendo diverse persone, una quindicina in tutto, tra cui anche i giovani che avevano frequentato il Bearzi negli stessi anni del denunciante. In via Don Bosco, intanto, il caso aveva mobilitato religiosi e non nella preghiera. «Siamo addolorati per l’infondata accusa mossa nei confronti di un nostro confratello», aveva detto ai fedeli don Dino, rivolgendosi ai fedeli nelle tre messe salesiani della domenica con una nota ufficiale. Poi, due giorni dopo, nella stessa chiesa dell’istituto, si era tenuta una veglia di preghiera alla quale avevano partecipato circa 2 mila persone, tra genitori, insegnanti, parrocchiani, giovani, suore e religiosi.

Edited by GalileoGalilei - 28/12/2009, 11:40
 
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view post Posted on 26/2/2010, 09:00
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Presunti abusi sessuali: udienza anti-archiviazione

Messaggero Veneto — 25 febbraio 2010 pagina 05 sezione: UDINE
Il giovane che accusava il sacerdote del Bearzi di abusi sessuali si è opposto alla richiesta di archiviazione e quindi il giudice ha fissato un’udienza per discutere e poi decidere. Parliamo del caso del salesiano che era stato indagato per violenza sessuale su un minorenne. Dopo la richiesta di archiviazione della procura motivata con l’insufficienza degli indizi, il giovane (che quest’anno compirà 28 anni, ma che denunciava episodi avvenuti tra il 1995 e il 1999, quand’era ospite del Bearzi) si è rivolto all’avvocato Vitto Claut e ha presentato l’opposizione all’archiviazione. Davanti al Gip del tribunale di Udine Paolo Lauteri nelle prossime settimane si terrà l’udienza in cui le parti esporranno le proprie deduzioni. Secondo quanto si è appreso, il difensore della persona offesa è orientato addirittura a chiedere una perizia psichiatrica sul proprio cliente. Come controparte, l’avvocato Ezio Franz assisterà il sacerdote. I carabinieri gli avevano perquisito ufficio, camera da letto e automobile. E lui, il prete indagato, aveva assistito all’operazione, affiancato dal direttore del Bearzi, don Dino Marcon, allora indicato come sua persona di fiducia e poi sostituito dall’avvocato Franz. L’esito della perquisizione, che aveva visto passare al setaccio anche memoria e file del computer, era stato negativo.
 
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Messaggero Veneto

11/05/2010
Presunti abusi al Bearzi: caso archiviato

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine Paolo Lautieri ha posto la parola fine su una storia di presunta pedofilia, partita a seguito della denuncia che un giovane di 28 anni, un cittadino italiano nato all' estero, aveva presentato, nel marzo del 2008, per rivelare una serie di presunti abusi subìti tra il 1995 e il 1999 da parte di un sacerdote sessantenne, quando era ospite del Bearzi. Nella vicenda era stato coinvolto anche un altro giovane che dapprima aveva denunciato episodi analoghi, poi però aveva ritrattato inviando ai salesiani una lettera di scuse. Già nel dicembre scorso i pm Lorenzo Del Giudice e Matteo Tripani aveva chiesto l' archiviazione del caso, ritenendo che non ci fossero indizi sufficienti a sostenere l' accusa. Ma il giovane che ha accusato il sacerdote di abusi sessuali, assistito dall' avvocato Vitto Claut, si era opposto. Così l' ultima parola è spettata al dottor Lautieri davanti al quale, ai primi di aprile, l' avvocato Vitto Claut ha contestato la tesi dei pm, mentre l' avvocato Ezio Franz, difensore del sacerdote - al quale i carabinieri avevano perquisito l' ufficio, la camera da letto e l' auto, passando al setaccio anche memoria e file del computer, con esito negativo - ha perorato l' effettuazione di alcuni ulteriori accertamenti e poi l' accoglimento della richiesta dei due pm. Il gip infine ha accolto la richiesta di archiviazione del caso senza predisporre gli accertamenti chiesti dal difensore ritenendo, presumibilmente, evidente l' insufficienza di riscontri oggettivi e prendendo atto inoltre che nel frattempo è intervenuta anche la prescrizione. Dopo circa 15 mesi di indagini la vicenda è quindi chiusa definitivamente con grande soddisfazione dell' attuale direttore del Bearzi don Dino Marcon e di quanti hanno creduto nell' innocenza del sacerdote accusato. «Per ringraziare il Signore per averci dato la forza di sostenere questa dura prova - ha annunciato don Marcon - giovedì sera, alle 20.30, terremo nella chiesa del Bearzi una veglia di preghiera». La vicenda, caduta in un momento particolamenre difficile per tutta la chiesa trovatasi sotto il tiro dei media non soltanto americani, aveva suscitato polemiche e prese di posizione. In particolare con il giovane, presunta vittima degli abusi, si era schierato il Codacons, mentre a sostegno del prete del Bearzi si erano espressi i sacerdoti - con in testa il vescovo Brollo, l' arcivescovo emerito monsignor Battisti, i vertici dei salesiani - e altri religiosi, associazioni di genitori, insegnanti e parrocchiani.
 
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