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Prato. Esposta la Cintola della Madonna, data a S. Tommaso mentre volava (viva) in Paradiso, La truffa delle reliquie: tra i tanti feticci mai rinvenuti mutande e reggiseni

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view post Posted on 4/7/2007, 23:04
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La truffa delle reliquie. Prato. Ostensione della cintura della Madonna, prima che volasse in cielo

Non sanno più che imbrogli inventarsi con le false reliquie

Ostensione_della_sacra_cintola



la cintola


www.pratoartestoria.it/cavalieri/id68.htm

Prato da molti secoli ha la fortuna di ospitare, in una splendida cappella affrescata da Agnolo Gaddi e situata all'interno della Basilica Cattedrale di Santo Stefano, il SACRO CINGOLO mariano, o Sacra Cintola, come la chiamano affettuosamente i pratesi.


La storia e la leggenda
Come narra un antichissimo testo apocrifo risalente al V-VI secolo, dopo la morte della Madonna, San Tommaso contemplò la Vergine mentre veniva assunta in cielo ed ebbe da lei in dono la Cintola. La Cintola fu poi consegnata ad un sacerdote e conservata per secoli dai suoi discendenti. Dopo la prima crociata un mercante e pellegrino pratese, Michele, a Gerusalemme si innamorò di una ragazza, Maria, figlia di un sacerdote orientale e la sposò in segreto contro il volere del padre di lei. Michele ricevette in dote la Cintola. Tornato a Prato intorno al 1141, Michele non parlò a nessuno della Cintola e solo in punto di morte, circa trenta anni dopo, la donò al preposto della Pieve di Santo Stefano. La Sacra Cintola, dopo il verificarsi di numerosi prodigi, divenne oggetto di culto e meta di pellegrinaggi. Oltre a grandi folle di fedeli, la Cintola fu venerata da molti illustri personaggi: fra questi si annoverano San Francesco (nel 1212), Alessandro V e il Re Luigi d'Angiò (nel 1409), San Bernardino (nel 1424), il Papa Eugenio IV e l'Imperatore bizantino Giovanni Paleologo (nel 1439), Giovanna d'Austria (nel 1565 e Maria de' Medici (nel 1600), il Papa Pio VII (nel 1804 e nel 1815), il Papa Pio IX (nel 1857). Infine, venendo ai giorni nostri, come non ricordare la memorabile visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1986.


L'Ostensione
Riconosciuta dal Vaticano(è la seconda reliquia più importante al mondo, dopo la Sacra Sindone), la Cintola viene mostrata ai fedeli cinque volte l'anno (8 settembre, Natale, Pasqua, primo maggio, 15 agosto) dal Pulpito di Donatello appositamente costruito sull'angolo destro della facciata della Cattedrale.


La Cappella della Sacra Cintola
Il Sacro Cingolo divenne uno dei tesori più preziosi tesori della città, tanto che la sua Ostensione venne regolata dagli statuti del Comune, al quale spetta ancora oggi la custodia di due delle tre chiavi necessarie per estrarre la Cintola dall'altare. Dal 1395 la reliquia è collocata nella Cappella a sinistra dell'ingresso principale della Basilica Cattedrale di Santo Stefano affrescata con Storie della Vergine e della Cintola(1392-95), opera di Agnolo Gaddi con sopraffina tecnica e luminosi colori. La Cappella fu poi racchiusa da una splendida cancellata rinascimentale in bronzo, opera di Maso di Bartolomeo. Sull'altare è posta una preziosa statua della Madonna col Bambino, capolavoro del primo Trecento di Giovanni Pisano.


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Edited by pincopallino1 - 9/3/2023, 21:00
 
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Arammigu
view post Posted on 5/7/2007, 08:37




CITAZIONE (GalileoGalilei @ 5/7/2007, 00:04)
(IMG:http://www.pratoartestoria.it/cavalieri/1c110800.jpg)


http://www.pratoartestoria.it/cavalieri/id68.htm


La Cintola fu poi consegnata ad un sacerdote e conservata per secoli dai suoi discendenti. Dopo la prima crociata un mercante e pellegrino pratese, Michele, a Gerusalemme si innamorò di una ragazza, Maria, figlia di un sacerdote orientale e la sposò in segreto contro il volere del padre di lei. Michele ricevette in dote la Cintola.

che stronzata,ma se il custode era il padre della ragazza,ed era contrario al matrimonio,poi perchè gliela avrebbe dovuta dare in dote?..le storielle andrebbero raccontate meglio! ^_^
 
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Scarpia
view post Posted on 31/7/2007, 20:14




ma la madonna non e' morta!
E' stata assunta in cielo (Co.Co.Co.?) in carne e spirito dopo essersi addormentata.
 
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*Illius*
view post Posted on 27/7/2008, 09:29




Peccato che la leggenda sia in parte sbagliata.

Michele Dagomari non la sposò un segreto, la sposò con il consenso del padre, dato che il mercante faceva affari da anni con la famiglia. E fu il padre a dare in dote alla figlia la cintola della Madonna, che poi riportò a Prato.

Inoltre, la Madonna non è morta, è stata assunta in cielo (difatti da lì il nome Maria Assunta in Cielo), ed è impossibile che sia stato scritto da un testo apocrifo, dato che è scritto nel vangelo che la madonna, prima di salire in cielo, diede la propria cintola a Tommaso, che da lì, andò in Oriente a predicare il Vangelo di Gesù Cristo e, in punto di morte, la consegnò ad un sacerdote suo amico, che si passarono la cintura per generazioni, finchè, appunto, non arrivò Michele Dagomari

E te lo dico perchè son pratese, e questa storia la so da quando sono in culla
 
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20Style.
view post Posted on 28/7/2008, 02:18




se vi interessa Giovanni di ser Landetto da Pistoia, chierico secolare ribattezzato Musciattino, tentò di sottrarre ai pratesi la Cintola il 28 Luglio del 1312...
antiche cronache narrano come egli divenisse cieco mentre tentava di uscire dalla chiesa e come, girando intorno al Duomo, ma credendo di essere alle mura di Pistoia, gridasse «Aprite Pistoiesi, ecco la cintola de' Pratesi!».
Ciò che sappiamo per certo è che fu acciuffato quasi subito dai canonici del Capitolo e giustiziato in modo terribile ed esemplare, dopo un processo «lampo».
Gli furono tagliate le mani, fu legato alla coda di un asino, condotto sul Bisenzio e qui bruciato. Sullo stipite di una delle porte laterali del Duomo (quella presso l'angolo formato dal campanile) restava, ad estrema testimonianza, l'impronta della sua mano sacrilega «tirata, dopo l'esecuzione, or qua, or là dal popolo per dispregio».
Tra storia e leggenda, la vicenda di Musciattino è rimasta viva nei secoli a ricordare il significato emblematico che la reliquia del S. Cingolo ha avuto e ha per la comunità pratese.

Se Poi Non Ci volete credere sono problemi vostri... queste sono credenze di una città che vivono da secoli....
 
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view post Posted on 14/8/2008, 12:51
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http://lanazione.ilsole24ore.com/prato/200...a_cintola.shtml

FERRAGOSTO
Ultima ostensione in Cattedrale per la sacra Cintola
A settembre la vecchia teca esposta al Museo dell'Opera
Il 15 agosto i fedeli, radunati in Duomo assisteranno per l'ultima volta all'Ostensione solenne effettuata dal Vescovo. Dall' 8 settembre infatti la Cintola verrà spostata dalla vecchia alla nuova teca commissionata al famoso orafo Giacomo Babetto. Dopo il restauro la vecchia teca sarà esposta nel Museo dell'Opera del Duomo
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prec succ
Prato, 14 agosto 2008 - Sarà un’Ostensione storica quella in programma, secondo antica tradizione, a Ferragosto per celebrare l’Assunzione di Maria. Il vescovo Simoni si affaccerà dal pulpito di Donatello mostrando per l’ultima volta l’antico reliquiario seicentesco. L’8 settembre si cambia: avverrà la traslazione della Cintola dalla vecchia alla nuova teca, commissionata al padovano Giacomo Babetto, uno dei più grandi artisti orafi italiani. Proprio in questi giorni Babetto, nel suo studio di Arqua Petrarca, sta ultimando il reliquiario, commissionatogli congiuntamente dal Comune di Prato e dal Capitolo della Cattedrale, comproprietari da secoli della reliquia simbolo religioso e civile di Prato.



L'opera d’arte seicentesca si stava deteriorando in modo preoccupante, tanto da costringere la proprietà, acquisito il parere della Soprintendenza e dell’Opificio delle Pietre Dure, a prendere la decisione di sostituirla. Da settembre la vecchia teca, insieme alla 'scatola' d’argento che la contiene, sarà in restauro; successivamente sarà esposta nel Museo dell’Opera del Duomo. L’Ostensione di Santa Maria, come viene chiamata tradizionalmente la ricorrenza del 15, è la terza dell’anno. Pur nella città semideserta, il duomo si riempie ogni anno di fedeli per venerare la Sacra Cintola in quella che è la festa mariana più importante dell’anno.




L’appuntamento con il rito solenne è per le 17: in cattedrale viene recitato il rosario, a cui segue il canto solenne dei vespri; alle 18 il vescovo si recherà nella Cappella per estrarre la reliquia - secondo la secolare tradizione - dal cofano dell’altare che la conserva gelosamente; poi, dopo averla incensata, la mostrerà per tre volte prima all’interno della cattedrale dalla loggia del Ghirlandaio e, successivamente, dal pulpito di Donatello ai fedeli in piazza. Sarà presente, come tradizione, una rappresentanza ufficiale dell’amministrazione Comunale. Al termine dell’Ostensione, il vescovo celebrerà in duomo la messa solenne.
L’Ostensione dell’Assunta è una delle cinque «canoniche» che si tengono durante l’anno.



Tra il Sacro Cingolo e l’Assunzione di Maria esiste un legame particolare: venerata come «icona» dell’incarnazione e della verginità di Maria, la reliquia fu donata (così tramanda la tradizione orientale) a San Tommaso dalla Madonna stessa, proprio mentre saliva al cielo.Secondo lo scritto apocrifo dello Pseudo-Giuseppe d’Arimatea, era il ricordo che l’Assunta donò all’unico apostolo che mancava al momento della sua glorificazione. E proprio la reliquia pratese ha lasciato un’impronta inconfondibile nella storia dell’arte: per tre secoli, dal Trecento fino al Rinascimento più maturo, l’iconografia dell’Assunzione di Maria ha sempre previsto il dono della Cintura a San Tommaso.

Edited by GalileoGalilei - 3/9/2008, 11:29
 
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view post Posted on 3/9/2008, 10:29
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http://www.toscanaoggi.it/news.php?IDNews=...2&IDCategoria=1

02/09/2008 - 18:19 - PRATO, RICOGNIZIONE DEL SACRO CINGOLO DOPO 370 ANNI; DALL'8 SETTEMBRE UNA NUOVA TECA


Dopo 370 anni il reliquiario della Sacra Cintola è stato aperto per la prima volta dal Vescovo di Prato mons. Gastone Simoni. Questa mattina, intorno alle 11, nella cappella della cattedrale di Santo Stefano - dove si conserva la reliquia simbolo ecclesiale e civile della città laniera - il Capitolo dei Canonici ne ha effettuato la «ricognizione» in vista della sua traslazione nella nuova teca che avverrà durante la festa dell’8 settembre. L’esame ravvicinato ha confermato il buon stato di conservazione della reliquia che un’antichissima tradizione vuole sia appartenuta alla Madonna; la Vergine l’avrebbe consegnata in dono all’Apostolo Tommaso durante la sua Assunzione al cielo. Per aprire il cofano dell’altare dove viene conservato il reliquiario sono state necessarie le tre chiavi, una di proprietà del Capitolo della Cattedrale, le altre due del Comune di Prato, portate in duomo dal cerimoniere del Comune Giancarlo Calamai. È stato il cerimoniere vescovile, can. Luca Rosati, ad estrarre il reliquiario e ad aprirlo su un piccolo altare in legno, posto davanti alla cancellata. Ad assistere, oltre a tutti i canonici e a diversi sacerdoti, anche un piccolo gruppi di fedeli e di turisti; presiedeva il rito il Vescovo Simoni, assistito dal Vicario generale mons. Eligio Francioni. Don Rosati prima ha tolto con un cacciavite due viti, poi con una piccola chiave ha aperto il reliquiario. Simoni e Francioni sono stati i primi a poter toccare e vedere la Cintola da vicino, seguiti poi dai canonici.
La Cintola è una sottile striscia (lunga 87 centimetri) di lana finissima di capra, di color verdolino, broccata in filo d'oro. Ad occhio nudo colpisce particolarmente il disegno a motivi intrecciati in broccato d’oro; gli estremi sono nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato opposto (tenute da un nastrino in taffetas verde smeraldo). Dal suo inserimento nel reliquiario, avvenuto nel 1638, la reliquia non era mai stata vista direttamente. Sul buon stato di conservazione non c’erano particolari timori, ma la ricognizione ha permesso di fugare ogni dubbio in vista della traslazione. Durante il rito sono intervenuti brevemente il Vicario e il Vescovo; mons. Simoni ha sottolineato come la Cintola, dopo quasi novecento anni di presenza in città, «è fedele alla sua funzione di legare i pratesi a Maria e, tramite Lei, a Gesù».
Conclusa la ricognizione, il reliquiario è stato riposto all’interno dell’altare, dove verrà conservato fino a domenica 7 settembre. Nel pomeriggio della vigilia della festa, infatti, secondo tradizione, il Sacro Cingolo sarà esposto alla venerazione dei fedeli sull’altare della Cappella, per poi essere di nuovo messo in mostra per l’intera giornata di lunedì.
Alla sera dell’8 settembre, festa della Natività di Maria (la «Madonna della Fiera» come la chiamano i pratesi) dopo il Corteggio storico, intorno alle 22,30 circa, il Vescovo Simoni procederà alla traslazione della reliquia dall’antico al nuovo reliquiario, realizzato dal maestro padovano Giampaolo Babetto, uno dei più grandi artisti orafi italiani. La teca seicentesca, infatti, si sta deteriorando in modo preoccupante, tanto da costringere la proprietà, acquisito il parere della Soprintendenza competente e dell’Opificio delle Pietre Dure, a prendere la decisione di sostituirla. Nelle prossime settimane la vecchia teca, insieme alla «scatola» d’argento che la contiene, sarà in restauro; successivamente i due pregevoli manufatti saranno esposti nel Museo dell’Opera del Duomo. Il nuovo reliquiario è stato mostrato in anteprima ai canonici, che hanno espresso il loro compiacimento.
 
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view post Posted on 1/5/2017, 16:42
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http://www.linealibera.info/1-maggio-a-pra...-sacro-cingolo/

1° maggio a prato. IN CATTEDRALE OSTENSIONE DEL SACRO CINGOLO
Data: 30 aprile 2017 di Edoardo Bianchini
La cerimonia sarà officiata dal Vescovo Franco Agostinelli

L’ostensione del sacro cingolo
PRATO. Anche quest’anno il primo maggio si rinnova la tradizione. Nel pomeriggio, dopo il canto dei vespri in programma alle ore 17, il vescovo di Prato Franco Agostinelli officerà l’ostensione del Sacro Cingolo, la preziosa reliquia mariana custodita da secoli nella cattedrale di Santo Stefano.

Come vuole il cerimoniale, monsignor Agostinelli mostrerà la Sacra Cintola della Madonna per tre volte all’interno del duomo, dal pulpito del Ghirlandaio, e all’esterno, dal pergamo di Donatello.

Nel giorno che dà inizio al mese dedicato alla Madonna, nel quale si celebra la festa dei lavoratori, la consuetudine vuole che i testimoni dell’ostensione, siano due Maestri del Lavoro decorati con la Stella al merito.

Quest’anno sono stati scelti Maurizio Breschi, per anni dipendente alla Rifinizione Nuove Fibre di Montemurlo, e Laura Branchetti, ex dipendente di Poste Italiane. I due testimoni avranno l’onore di partecipare al solenne cerimoniale, accompagnando il Vescovo durante l’ostensione della reliquia ai fedeli, e di apporre le loro firme nel registro contenente lo storico delle celebrazioni.

Nel corso dell’anno le ostensioni canoniche del Sacro Cingolo sono cinque. La prossima si terrà il 15 agosto, festa dell’Assunzione di Maria. Le altre sono l’8 settembre, il giorno di Natale, Pasqua e il primo maggio.

[diocesi prato]

https://it.wikipedia.org/wiki/Sacra_Cintola

La Sacra Cintola, chiamata anche Sacro Cingolo, è considerata la cintura della Madonna ed è la reliquia più preziosa di Prato, fulcro della religiosità cittadina. È custodita nell'omonima cappella del Duomo.

La Sacra Cintola è una sottile striscia (lunga 87 centimetri) di lana finissima di capra, di color verdolino, broccata in filo d'oro, gli estremi sono nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato opposto (tenute da un nastrino in taffetà verde smeraldo).

Indice [nascondi]
1 Storia
1.1 La storia
1.2 La Madonna della Cintola
2 Patronati della Madonna della Cintola
3 Il furto della reliquia
3.1 La rivolta del 1787
3.2 L'ostensione
4 Il Sacro Cingolo nel mondo
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Si tratta di una cintura di lana di color verde, ricamata con alcuni fili d'oro, che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a San Tommaso come prova della sua Assunzione in cielo.
 
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view post Posted on 8/7/2017, 14:06

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Stranamente tra i tanti feticci mai rinvenuti mutande e reggiseni

cintola1
La cintola

Prato. Esposta in museo la Cintola della Madonna, data a S. Tommaso mentre volava (viva) in Paradiso

www.nove.firenze.it/legati-da-una-c...i-una-citta.htm

Legati da una Cintola: l'Assunta di Bernardo Daddi e l'identità di una Città
venerdì 07 luglio 2017 ore 22:19 | Mostre

A Prato, nel Museo di Palazzo Pretorio dal 7 settembre

Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro della nuova esposizione del Museo di Palazzo Pretorio. La mostra, Legati da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città, è organizzata dal Comune di Prato, in collaborazione con la Diocesi di Prato ed è curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli. Sarà inaugurata il 7 settembre al Museo di Palazzo Pretorio, negli spazi espositivi recuperati dell’ex Monte dei Pegni. Un tema, quello della reliquia pratese, che consente di accendere un fascio di luce intenso su un’età di grande prosperità per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico. La mostra prende spunto da quel prezioso simbolo dall’innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile al di fuori dei confini locali.

Leggenda, arte e tradizione

L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.

La tavola di Bernardo Daddi

Una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso è la pala di Bernardo Daddi commissionata nel 1337-1338. L’opera nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento del Pretorio consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani), e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (conservata al Metropolitan Museum di New York).

Percorso espositivo

La mostra si apre con una delle prime attestazioni in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola, con il rilievo eponimo del Maestro di Cabestany, scultore romanico attivo nel Roussillon e in Toscana che lavorò pure a Prato, nei capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano (Sezione 1 – Da Cabestany a Prato: genesi di un tema). Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala dell’Assunta di Bernardo Daddi (Sezione 2 – La pala pratese di Bernardo Daddi restituita), per meglio contestualizzare l'operato del Daddi saranno esposte altre opere del pittore giottesco appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena narrativa (Sezione 3 – Bernardo Daddi narratore).Un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto nell'elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio (Sezione 4 – La Sacra Cintola, le cinte profane e Giovanni da Milano). Seguirà una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni dell'iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell'arte toscana del Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permetterà di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo (Sezione 5 – L’Assunta e la Cintola: varianti nel Trecento toscano). Il percorso espositivo proseguirà presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo San Tommaso, con la selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito (Sezione 6 – L’Assunta e la Cintola: la tradizione seguente).Saranno infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l'ostensione: le preziose custodie, le suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici aiuteranno a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le testimonianze librarie e archivistiche. Si presenteranno anche testimonianze del culto della Cintola nel Duomo di Pisa. Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi (Sezione 7 – Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e in Toscana).

La tradizione della Cintola mariana, il Pulpito di Donatello e il Duomo di Prato

È intorno alla Cintola mariana che si muove l'identità spirituale e civica di Prato, la reliquia che la tradizione pratese ritiene legata all’assunzione di Maria al cielo e che giunse da Gerusalemme nel XII secolo portata da Michele Dagomari. È difficile dire quanto realmente la cintura possa essere ricondotta storicamente a Maria, ma quel che è sicuro è che rappresenta uno straordinario simbolo per i pratesi. Perfino l'architettura della città è legata alla sua presenza. Fu infatti per permettere ai tantissimi pellegrini di partecipare all'Ostensione che si pensò l’originale collocazione del pulpito nel Duomo di Prato. Il pulpito è una creazione unica, realizzato tra il 1428e il 1438 da Donatello e Michelozzo, non è uno spazio nato per la predicazione, ma è esclusivamente legato all’ostensione. Un capolavoro rinascimentale che ricollega con un dinamico effetto rotatorio la facciata tardogotica e il fianco romanico della Cattedrale; grazie alla sua posizione angolare si ricongiungono anche le due piazze intorno alla chiesa – la più piccola, antichissima, sul fianco, e quella grande, davanti alla facciata, creata tra fine Duecento e 1336. Il recente restauro del pulpito lo riconsegna alla città nel pieno della sua bellezza d’insieme, un fascino generato dal perfetto, equilibrato rapporto fra le parti: il ricco basamento retto dal capitello bronzeo, il parapetto coi putti danzanti, fino all’elegante baldacchino che lo protegge, ricollegandolo al coronamento della facciata. Per quasi sei secoli fedeli, pellegrini e curiosi, giunti da ogni parte del mondo si sono concentrati sul “grande nido”, come lo definì Gabriele Dannunzio. È invece nella cappella del Gaddi, prezioso scrigno all'interno della Cattedrale di Santo Stefano, che si conserva la cintura. Gli affreschi di Agnolo Gaddi e la delicata statua della Madonna con il bambino di Giovanni Pisano che la adorna ne sono il centro e il cuore, il punto di riferimento storico e spirituale. Il ciclo di affreschi di Agnolo Gaddi si compone delle storie della Vergine e di quelle della Cintola nelle opposte pareti, un racconto per immagini che si fonde insieme nell'affresco frontale (in parte perduto) dell'Assunzione della Madonna, con il dono di quella Cintura a San Tommaso apostolo. Ma il Duomo di Prato custodisce anche il grandioso ciclo Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista, una delle più alte espressioni della produzione di Filippo Lippi per qualità e complessità della pittura. La ‘sonorità luminosa’ degli affreschi e della vetrata nella Cappella Maggiore della Cattedrale, nel corso dei secoli, ha fatto da sfondo ai grandi eventi della vita ecclesiale e civile della comunità pratese. Il lavoro, eseguito dal 1452 al 1465, fu caratterizzato da lunghe pause legate agli altri impegni della bottega e alle umanissime vicende sentimentali dell’artista. È infatti intorno al 1456 il “rapimento”, dal vicino convento di Santa Margherita, della monaca Lucrezia Buti, dalla cui unione nacque Filippino, il più grande dei pittori pratesi. Lucrezia sarebbe da identificare nella Santa Margherita raffigurata ne La Madonna della Cintola, la pala d’altare dipinta da Filippo Lippi per il Convento di santa Margherita (1456-1465) e ora conservata nel Museo di Palazzo Pretorio. L'Ostensione pubblica del Cingolo dal pulpito si ha solo cinque volte durante l’anno: Pasqua, primo maggio, Assunzione di Maria (15 agosto), Natività di Maria (8 settembre) e Natale. Rare le occasioni di un uso diverso, sempre legate alla presenza di personaggi di eccezionale importanza, tra cui Giovanni Paolo II 19 aprile 1986 e Francesco il 10 novembre 2015.

Redazione Nove da Firenze

www.artemagazine.it/dal-territorio/...ta-di-una-citta
Giovedì, 06 Luglio 2017 16:31
Prato. Legati da una cintola. L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città
Scritto da Redazione
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La Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo di Prato, di cui per secoli è stata il tesoro più prezioso, sarà al centro della nuova esposizione del Museo di Palazzo Pretorio

Bernardo Daddi, L'Assunzione della Vergine, 1337-39, New York, Metropolitan Museum of Art
Bernardo Daddi, L'Assunzione della Vergine, 1337-39, New York, Metropolitan Museum of Art
PRATO - La mostra è stata presentata il 6 luglio nella sede dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze da:

- Nedo Mannucci Vicario della Diocesi Prato

- Matteo Biffoni, Sindaco di Prato

- Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato

- Marco Ciatti, Soprintendente Opificio delle Pietre Dure

- Cristina Gnoni Mavarelli, Curatrice della Mostra

"Legati da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città" è questo il titolo della mostra, a cura di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, che verrà inaugurata il 7 settembre negli spazi espositivi recuperati dell’ex Monte dei Pegni.

La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla.

L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.

Una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso è la pala di Bernardo Daddi commissionata nel 1337-1338. L’opera nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento del Pretorio consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani), e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (conservata al Metropolitan Museum di New York).

È intorno alla Cintola mariana che si muove l'identità spirituale e civica di Prato, la reliquia che la tradizione pratese ritiene legata all’assunzione di Maria al cielo e che giunse da Gerusalemme nel XII secolo portata da Michele Dagomari. È difficile dire quanto realmente la cintura possa essere ricondotta storicamente a Maria, ma quel che è sicuro è che rappresenta uno straordinario simbolo per i pratesi. Perfino l'architettura della città è legata alla sua presenza. Fu infatti per permettere ai tantissimi pellegrini di partecipare all'Ostensione che si pensò l’originale collocazione del pulpito nel Duomo di Prato.

Il pulpito è una creazione unica, realizzato tra il 1428e il 1438 da Donatello e Michelozzo, non è uno spazio nato per la predicazione, ma è esclusivamente legato all’ostensione. Un capolavoro rinascimentale che ricollega con un dinamico effetto rotatorio la facciata tardogotica e il fianco romanico della Cattedrale; grazie alla sua posizione angolare si ricongiungono anche le due piazze intorno alla chiesa – la più piccola, antichissima, sul fianco, e quella grande, davanti alla facciata, creata tra fine Duecento e 1336. Il recente restauro del pulpito lo riconsegna alla città nel pieno della sua bellezza d’insieme, un fascino generato dal perfetto, equilibrato rapporto fra le parti: il ricco basamento retto dal capitello bronzeo, il parapetto coi putti danzanti, fino all’elegante baldacchino che lo protegge, ricollegandolo al coronamento della facciata. Per quasi sei secoli fedeli, pellegrini e curiosi, giunti da ogni parte del mondo si sono concentrati sul “grande nido”, come lo definì Gabriele Dannunzio.

È invece nella cappella del Gaddi, prezioso scrigno all'interno della Cattedrale di Santo Stefano, che si conserva la cintura. Gli affreschi di Agnolo Gaddi e la delicata statua della Madonna con il bambino di Giovanni Pisano che la adorna ne sono il centro e il cuore, il punto di riferimento storico e spirituale.

Ma il Duomo di Prato custodisce anche il grandioso ciclo Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista, una delle più alte espressioni della produzione di Filippo Lippi per qualità e complessità della pittura.

L'Ostensione pubblica del Cingolo dal pulpito si ha solo cinque volte durante l’anno: Pasqua, primo maggio, Assunzione di Maria (15 agosto), Natività di Maria (8 settembre) e Natale. Rare le occasioni di un uso diverso, sempre legate alla presenza di personaggi di eccezionale importanza, tra cui Giovanni Paolo II 19 aprile 1986 e Francesco il 10 novembre 2015.

Matteo Biffoni, Sindaco di Prato, ha dichiarato: “Decidere di dedicare una mostra al Sacro Cingolo vuol dire decidere di raccontare con perizia come gli elementi devozionali e legati al culto siano inscindibilmente connessi alla storia della committenza artistica della città e questa a sua volta sia non distinguibile dal governo della città stessa. Arte, Governo, Culto: un percorso di straordinaria intensità che con particolare acutezza a far data dal Trecento arriva ai giorni nostri”.

Edited by pincopallino2 - 12/4/2019, 18:23
 
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Spezzapreti
view post Posted on 12/7/2017, 18:23




La FEDE, la Devozione popolare dei relidioti, era forte e lo è ancora oggi, perché la gente era ignorante e intimorita davanti a tanto spleldore, dalla magnificenza del Regno del Signor nell'aldilà, che metteva paura di andare ad arrostire o bollire in eterno nell'Inferno se non si era bravi, impeccabili, impuri credenti! Fanculo a chi ci crede ancora oggi a sti cazzate da ciarlatani da baraccone nelle piazze del mercato settimanale.
 
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tanaca
view post Posted on 14/7/2017, 06:22




Ma questi ci credono davvero??? e sono amministratori di un comune????
forse è per questo che l'italia sta andando a remengo... hanno sempre governato baggiani di questo tipo.
 
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view post Posted on 14/7/2017, 07:35

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Forse loro non ci credono, ma centinaia di migliaia di toscani credo di si.
 
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view post Posted on 4/9/2017, 22:21

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http://www.basilicasantagostino.it/2013/01...tica-devozione/

Madonna della Cintura, storia di un’antica devozione
18 - 01 - 2013 - CATEGORIE: BASILICA SANT'AGOSTINO

Maria nel pensiero di Agostino
La devozione alla Madonna della cintura nasce e si sviluppa all’interno dell’ambiente agostiniano. Per questo prima di addentrarci a scoprire l’origine e il significato storico e spirituale di questa devozione è interessante analizzare, pur per sommi capi il pensiero che il grande agostino ha sulla Vergine Maria. Dobbiamo innanzitutto dire che Agostino non ha mai composto alcuna opera sul temOLYMPUS DIGITAL CAMERAa di Maria. Ma possiamo trarre un suo pensiero, mettendo insieme gli elementi disseminati in alcune delle sue grandi opere. Ci accorgiamo allora come di volta in volta affiora la figura di Maria. In questo incontro non potendo analizzare le varie e profonde riflessioni che il grande Agostino dedica alla vita e alla figura di Maria, ne approfondiremo solo due, per la loro bellezza e la vicinanza alle feste natalizie ormai vicine. Tratteremo dunque della maternità divina di Maria e della sua verginità perpetua.
Il primo accenno di Agostino su Maria si trova nel “De Genesi contra manicheos” e costituisce un’autentica perla della tradizione ecclesiale. Agostino commenta Genesi 2,6: “Una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo”. Il Santo dottore vede in questa sorgente che zampilla, lo Spirito Santo e nella faccia della terra che viene irrigata la Vergine Madre del Signore. Tale è Maria nell’interpretazione agostiniana: la dignità della terra, cioè la nobiltà e la bellezza della natura umana, sottratta a qualsiasi inquinamento mediante una concezione e un parto verginale.
In un’altra opera di Agostino, dedicata al Vangelo di Giovanni, il Santo tratta della Maternità della Vergine. Per Agostino la Maternità di Maria sta alla base di tutta l’economia salvifica. È una prospettiva di grande interesse perché valorizza i corpi di Gesù e di Maria nella loro concretezza biologica. Gesù ha avuto una Madre, senza la quale neppure la sua opera redentrice di lui avrebbe consistenza. La maternità di Maria è indicativa della vera incarnazione del Figlio. Agostino insiste sull’importanza di Maria come madre biologica del Signore. Mettere in forse tale ruolo, dichiarando falsa, cioè inesistente la madre sarebbe svuotare il mistero pasquale di ogni forza salvifica. Infatti dice Agostino: “Se la madre fosse fittizia, sarebbe fittizia anche la carne e fittizia anche la morte, fittizie le ferite della passione, fittizie le cicatrici della risurrezione, e quindi non sarebbe la verità a liberare quelli che credono in lui, ma la falsità”. Ma, Agostino riconosce anche che la grandezza di Maria non è legata solo alla sua maternità fisica, ma al suo essere discepola del Signore. “S. Maria fece la volontà del Padre e la fece interamente; e perciò vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre di Cristo”.
Agostino chiama Maria madre della debolezza di Cristo. Maria infatti non è madre della divinità di Cristo, ma madre di lui, secondo la natura umana da lei generata. Maria dunque non è la genitrice della gloria di Cristo ma della sua condizione umana di debolezza e mortalità che però si cambierà in potenza salvifica nell’ora della croce. Agostino con questa affermazione unisce l’incarnazione e il mistero pasquale.
Maria dunque era madre della carne di lui, madre della sua umanità, madre della debolezza che assunse per noi. Ora il miracolo che egli stava per compiere era opera della sua divinità, non della sua debolezza: egli operava in quanto era Dio, non in quanto era nato debole. Ma la debolezza di Dio è più forte degli uomini. Commentando la frase evangelica nelle nozze di Cana: “Non è ancora giunta la mia ora” Agostino dice che l’intento del Signore era quello di far capire alla Madre che quello che compie il miracolo, cioè Dio, non è stato da lei generato, ma siccome lei ha generato la sua debolezza, allora Cristo la riconoscerà quando penderà dalla croce. La croce è dunque il luogo di un appuntamento per Maria quando il Figlio la riconoscerà come Madre. Sulla croce Cristo riconobbe la Madre, lui che da sempre la conosceva. La riconobbe nell’ora in cui stava morendo ciò che ella aveva partorito. Non moriva infatti quel verbo attraverso il quale Maria era stata creata, ma la carne che Maria aveva plasmato. Non moriva Dio che è eterno, ma la carne che è debole. La Maternità di Maria ci fa allora comprendere il mistero dell’incarnazione che è saldato al mistero della redenzione. Maria madre di Cristo uomo – Dio dona al mondo colui che nella sua spogliazione ci ha salvato dal male e dalla morte. È un cammino che da Betlemme ci porta al calvario e al Sepolcro vuoto.
Maria è dunque Madre del Signore, oggi diciamo Madre di Dio, titolo a lei attribuito dal Concilio di Efeso nel 431, Concilio al quale Agostino non può partecipare perché morì un anno prima. La riflessione di Agostino presenta un’altra importante novità per la Chiesa occidentale. Egli infatti è il primo autore latino, a parlare del voto di verginità di Maria prima ancora dell’annunciazione. Nella sua opera “De Sancta Virginitate”, Agostino presenta Maria quale modello delle vergini cristiane e della Chiesa intera. Egli mostra che la verginità di Maria non fu per lei un’imposizione, ma una libera scelta. Cosi Agostino interpreta le parole che Maria dice all’angelo nel momento dell’Annunciazione: “Come è possibile se io non conosco uomo?” certamente, non si sarebbe espressa in questo modo se non avesse fatto scelta di rimanere vergine per consacrarsi totalmente al servizio di Dio. Come spiegare allora il suo fidanzamento con Giuseppe? Anche a questo Agostino cerca di dare una risposta. Maria infatti si scelse, come ci è raccontato un uomo giusto. Torniamo all’obbiezione di Maria. Nella lingua greca, il termine “Non conosco uomo” formulato al presente indicativo, indica un azione continuata, non momentanea o episodica. Questo è possibile solo se pensiamo che i due abbiano deciso insieme, dopo il loro matrimonio, di vivere ambedue in verginità. Ovviamente Giuseppe doveva essere d’accordo con lei, altrimenti il matrimonio diveniva assurdo. Proprio questi sentimenti di totale consacrazione a Dio, ispirati a Maria e a Giuseppe, guideranno le scelte di Gesù e degli apostoli e apriranno i tempi nuovi della verginità consacrata all’interno della Chiesa. Maria dunque diventa madre e modello della Chiesa che è sposa e vergine e Madre nello stesso tempo. Per Agostino la vergine Maria ha preceduto come figura la Chiesa. Come Maria ha partorito Cristo nella Verginità cosi anche la Chiesa è chiamata a partorire Cristo rimanendo vergine. La verginità della Chiesa consiste nella santità integrale, nella purezza e nella totale consacrazione al mistero di Cristo al quale essa per vocazione è chiamata. Questo è vero anche per noi. Ciascuno di noi, anche se sposato, è comunque chiamato a vivere la santità e la sua totale consacrazione a Cristo. In questa immagine si colloca la figura di Maria, Madonna della Cintura e di coloro che sono stato chiamati “i Cinturati”, legati cioè a lei nell’esempio di una vita fatta dono attraverso la preghiera e la penitenza.
La storia della devozione alla Madonna della Cintura.
Riguardo la devozione alla Madonna SS. della Cintura vi sono due diverse tradizioni. La prima racconta che l’apostolo Tommaso, giunto troppo tardi a Gerusalemme per assistere alla morte della Madonna, fece aprire il sepolcro per contemplare le spoglie della Madre di Dio; di Maria però trovò solo la cintura che divenne oggetto di speciale venerazione nella cristianità.
La seconda tradizione, invece, riconduce l’origine del culto a Santa Monica, madre di Sant’Agostino desiderosa di imitare Maria anche nel modo di vestire. Questa tradizione, la riprendiamo dal Manuale di Filotea di G. Riva. «La madre di S. Agostino. S. Monica. Fatta vedova del suo consorte Patrizio, e risoluta di imitare Maria SS. ma anche nell’abito, la pregò di farle conoscere come avesse vestito nei giorni della sua vedovanza, specialmente dopo l’Ascensione di Cristo al cielo. La B. Vergine non tardò a compiacerla. Le apparve poco dopo coperta di un’ampia veste che dal collo le andava ai piedi. ma di stoffa così dozzinale, di taglio così semplice, di colore oscuro che non saprebbe immaginare abito più dimesso e penitenziale. Ai lombi era stretta da una rozza cintura di pelle che scendeva fin quasi a terra, al lato sinistro della fibia che la rinfrancava. Indi slacciandosi di propria mano la cintura, la porse a S. Monica, raccomandandole di portarla costantemente, e di insinuare tale pratica a tutti i fedeli bramosi del suo speciale patrocinio. Il primo ad approfittarne fu Il figlio S. Agostino e da lui venne in seguito a diffondersi in ogni ceto di fedeli, specialmente per opera del benemerito Ordine Agostiniano, la cui regola, con poche modificazioni divenne comune a tutti gli ordini religiosi della vita attiva che furono più tardi istituiti. Ora siccome i Papi accordarono ai cinturati la partecipazione ai beni spirituali che sono propri dell’Ordine Agostiniano non che degli altri Ordini che dalla regola di S. Agostino presero la norma dei vivere religioso, è facile comprendere che non v’ ha sacro consorzio in cui possano godersi vantaggi maggiori di quelli che si godono dai devoti della Madonna della Cintura, tanto che a Pietro re d’Aragona supplicante Clemente X di qualche speciale indulgenza, non altro rispose che queste memorabili parole: Prendete la Cintura di S. Agostino ed avrete tutto quello che bramate.
Partecipare alla confraternita ed entrare in questo pio patrocinio, garantisce una particolare protezione da parte della Vergine. Numerosi sono i miracoli di guarigioni d’ogni morbo, di preservazione d’ogni offesa, e di conseguimento d’ogni genere di favori ottenuti con tale devozione . gli iscritti alla confraternita, mediante la fedele pratica di tutto quello che suggerito, sono chiamati a vivere una vita di penitenza di cui è simbolo la cintura, indicando con essa il disprezzo del mondo e di tutto ciò che allontana da Dio. I Cinturati sono inoltre invitati a festeggiare con solennità questa speciale devozione nella domenica successiva al giorno di S. Agostino, che è al 28 di agosto. Per partecipare a tanti vantaggi si richiedono tre cose:
1) Farsi iscrivere regolarmente da chi ne ha la facoltà.
2) Portare costantemente la cintura, benedetta all’atto della iscrizione.
3) Recitare ogni giorno la corona di 13 Pater, il Credo, e una Salve Regina».
Di notevole interesse è quest’altra tradizione, che lega la cintura alla città di Prato dove il simulacro è molto venerato. Si partirebbe da una leggenda: verso la metà del IV secolo la Cintura trovata dall’apostolo Tommaso, si sarebbe trovata a Costantinopoli, ed i Greci celebravano la «festa della cintura della Madre di Dio» il 31 agosto. Nel 1205 da Costantinopoli passò in Francia, a Soissons, dove ben presto le venne tributato un grande culto. La si trova però anche a Monteserrat, a Notre-Dame di Parigi, a Chartres, ad Assisi ed a Prato. I Pratesi le sono particolarmente devoti per le grazie attribuitele e perché è sempre sfuggita alle mani dei «ladri e monaci» che tentavano di rubarla. Nel retro della pagellina di una «Scuola della B.V. della Cintura» troviamo segnalati, oltre all’iscrizione, i seguenti obblighi: «Recitare ogni giorno la corona, od almeno 13 Pater, 13 Ave e 1 Gloria (omessi nella Filotea), ed 1 Salve Regina». Nella corona vengono considerati i 12 articoli dei Credo, e nel 13′ la Cintura quale simbolo dell’umanità di Cristo Redentore. Ciascuno conclude con una invocazione alla Vergine. La devozione si colloca sulla linea degli scapolari e della Medaglia miracolosa.
Anche la Cintura venne ridotta a dimensioni simboliche. Valgono per questa devozione le osservazioni fatte alle sunnominate. La forza sta nel segno e nella preghiera ripetuta e perseverante. Esiste pure una affinità con il Rosario in quanto la preghiera è legata alla considerazione dei misteri cristiani. Degno di nota il richiamo alla penitenza, e più precisamente alla rinuncia delle vanità nel vestire, e conseguentemente a tutte le altre. Titoli quanto mai validi per il nostro tempo e non più oggetto di predicazione.
La cintura nel mondo romano ed in questo contesto in particolare, aveva un valore simbolico ed indicava un legame di sottomissione che comportava una protezione da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. La coroncina da recitarsi quotidianamente dai “cinturati” viene interpretata come l’umanità di Cristo che si è sacrificato per gli uomini. Nella iconografia classica questo episodio è abitualmente espresso da una scena che ritrae la Vergine, in alto, tra santa Monica e Agostino in atto di donare la propria cintura: la Madonna appare con il Bambino in braccio.
Spesso l’iconografia è molto simile a quella della Vergine del Rosario e la stessa Cintura si può confondere con il rosario. Come nel caso della Madonna di Pompei, anche la Vergine della Cintura viene sovente raffigurata fra due santi uno di sesso maschile e l’altro femminile. In alcune raffigurazioni l’appellativo di Madonna della Cintura compare assieme a quello di Vergine della Consolazione.
Auguro a tutti i membri della confraternita di intraprendere questo cammino nella totale fiducia a Maria, affinché a lei “stretti” possiamo accogliere il Signore nostro Gesù Cristo.
Don Marco Tarquini
 
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view post Posted on 14/9/2018, 11:10

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http://www.vaticano.com/la-sacra-cintola-f...osita-di-prato/

La Sacra Cintola, fulcro della religiosità di Prato
13 settembre 2018 di Lorenzo Laviola Pubblicato in Approfondimenti




La Sacra Cintola, chiamata anche Sacro Cingolo, è considerata la cintura della Madonna lasciata da lei stessa per confortare la sua fede, conservata nell’omonima cappella nella Cattedrale di Santo Stefano di Prato.

Si tratta di una sottile striscia lunga 87 centimetri di lana finissima di capra con trame discontinue in filo d’oro.

Papa Clemente IV sancì nel 1348 che la reliquia di Maria doveva appartenere sia al Comune che alla Diocesi: per aprire la custodia sotto l’altare ci vogliono tre chiavi, di cui due sono in possesso al Comune e la terza, la più importante, alla Diocesi.

Secondo la tradizione San Tommaso, incredulo dell’Assunzione in cielo di Maria, decise di aprire il sepolcro trovando solo la cintura del suo abito.

Questo episodio è stato rappresentato in numerose pale d’altare dedicati a San Tommaso, raffigurante la Madonna andante verso il cielo con la cintura che pende verso di lui, simbolo del legame fra l’uomo e la Vergine Maria.

Dopo la donazione della reliquia ad un sacerdote da parte di Tommaso, iniziò nel corso dei secoli una serie di vari passaggi di mano fino a quando giunse in possesso di un mercante di Prato che si trovava a Gerusalemme al seguito della prima crociata.

Quando quest’uomo tornò in patria, mise la reliquia in una cassapanca per tenere nascosto il tesoro.

Su punto di morte, il mercante rivelò l’importanza della preziosa cintura nascosta, donandola al magistrato civile, il quale decise di portarla all’altare maggiore del Duomo attraverso una processione cittadina.

Dopo un iniziale periodo di scetticismo, la reliquia venne mostrata al culto dei fedeli fino a diventare l’oggetto più prezioso dell’intera cittadinanza.

L’enorme devozione per questo tesoro si dimostrò nella rivolta del 1787 quando i cittadini assalirono il palazzo vescovile per “difendere” la cintura dalla decisione della curia episcopale di contrastare il culto delle reliquie.

La cintola divenne ben presto un oggetto di venerazione internazionale, oltrepassando le mura cittadine attirando fedeli e pellegrini da terre lontane come San Francesco, il Re Luigi d’Angiò, San Bernardino e alcuni Pontefici tra cui il più recente Papa Giovanni Paolo II.

La teca che contiene la reliquia è stata modificata nel corso dei secoli per migliorarla e per permette di vedere l’oggetto di culto senza toccarlo.

La versione attuale è stata realizzata dall’artista orafo a livello internazionale Paolo Babetto in oro bianco e argento dorato con pareti di cristallo.
 
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view post Posted on 12/4/2019, 17:25

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Stranamente tra i tanti feticci mai rinvenuti mutande e reggiseni

cintola1
La cintola
 
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