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Il rapimento di Emanuela Orlandi. Intrecci tra Vaticano e banda De Pedis, De Pedis voleva rientrare da un prestito alla IOR di Marcinkus?

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GalileoGalilei
view post Posted on 14/1/2010, 12:08 by: GalileoGalilei
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www.corrieredellumbria.it/news.asp?id=29

Il monsignore e il boss della Magliana.

E’ un sacerdote umbro ad aver consentito la tumulazione in Sant’Apollinare a Roma di De Pedis. Il principio del “parce sepulto” e una donazione di 500 milioni.
PERUGIA13.01.2010
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Foto di vita Insieme a Papa Benedetto e durante una funzione religiosa

“Parce sepulto”. Ha richiamato questo antico precetto morale latino (ante-cristianesimo, insomma) monsignor Piero Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare a Roma, per spiegare agli inquirenti della procura della capitale, perché aveva permesso alla famiglia di un boss della Magliana, Enrico “Renatino” De Pedis (il Dandy di Romanzo Criminale), di poter tumulare la salma del loro congiunto nella importante chiesa, appartenente alla giurisdizione della città del Vaticano. Monsignor Piero Vergari è originario di Sigillo, dove è nato nel 1936. E a Sigillo è stato ordinato sacerdote. Qui, sulle balze dell’appennino umbro marchigiano, possiede ancora una casa dove viene a ritirarsi, appena può, per sfuggire al frastuono, al rumore, alla confusione della capitale. Un mese fa circa il sacerdote è stato sentito, come testimone, dagli inquirenti romani (il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo) insieme all’attuale rettore di Sant’Apollinare monsignor Pedro Huidobro e alla vedova di De Pedis, Carla Di Giovanni. Come può un boss, sanguinario, temuto e conosciuto nella capitale, finire sepolto in una delle chiese più importanti del mondo, accanto a pie donne, beati e santi e comunque alle alte sfere del clero e alle famiglie del patriziato romano? E’ questa la domanda che si sono posti in procura. Monsignor Vergari, anche sul suo sito, ha fornito sempre una spiegazione univoca: non conosceva il passato e lo spessore criminale del De Pedis che, invece, aveva fatto molta beneficenza e diverse donazioni alla Chiesa. “De Pedis veniva spesso in chiesa. E conoscevo i suoi familiari. Mi ha aiutato molto per preparare le mense per i poveri”, ha spiegato. Quando seppe della sua morte, in via del Pellegrino, ne restò meravigliato e dispiaciuto. Poi, qualche tempo dopo, i familiari gli chiesero, per ritrovare un po’ di serenità, poiché la stampa aveva parlato del caso e Renatino da vivo aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di Sant’Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i necessari permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e De Pedis vi fu deposto. “Anche in questa circostanza doveva essere valido come sempre - ha spiegato - il solenne principio dei Romani “Parce sepulto”: perdona se c’è da perdonare chi è morto e sepolto”. D’accordo con i familiari fu stabilito che la visita alla cappella funeraria era riservata ai congiunti. Aspetto che fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui Vergari fu rettore (fino al 1991). E’ emerso che la famiglia avesse fatto una donazione al rettorato di 500 milioni di lire. Della vicenda si è occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto”, ma il monsignore con il giornalista della trasmissione non ha voluto parlare

Elio Clero Bertoldi
 
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