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Il rapimento di Emanuela Orlandi. Intrecci tra Vaticano e banda De Pedis, De Pedis voleva rientrare da un prestito alla IOR di Marcinkus?

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GalileoGalilei
view post Posted on 23/11/2009, 17:09 by: GalileoGalilei
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"Emanuela Orlandi è morta"
Dopo 26 anni c'è un indagato
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Dillo a un amico Testo piccolo Testo medio Testo grande | 19/11/2009 |
"Emanuela Orlandi è morta". A ribadirlo di fronte al pm, ieri, è stata Sabrina Minardi La donna, ex compagna di Renatino De Pedis, ha ripetuto ai magistrati che la Orlandi fu uccisa qualche mese dopo il sequestro e che il cadavere, messo in un sacco, fu gettato assieme a un altro in una betonier a Torvajanica. Con De Pedis c'era un altro uomo, probabilmente quello che era divenuto noto come il telefonista Mario. Oggi Sabrina Minardi sembrerebbe aver riconosciuto l'identità di quest'uomo, lo stesso che nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emanuela Orlandi telefonò ripetutatamente alla famiglia.

Tuttavia, già il 20 febbraio 2006, Antonio Mancini, un pentito della banda della Magliana, disse di aver riconosciuto in uno dei killer di fiducia di Renatino quel "Mario" che telefonò alla famiglia di Emanuela Orlandi per depistare le indagini. Dalle sue dichiarazioni nacque un'inchiesta nel corso della quale una consulenza fonetica escluse che il killer della Banda della Magliana indicato dal pentito Mancini potesse essere stato il «telefonista»

La vicenda- Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparve in circostanze misteriose il 22 giugno 1983 all'età di 15 anni. Quella che all'inizio poteva sembrare la "normale" sparizione di un'adolescente, divenne presto uno dei casi più oscuri della storia italiana che coinvolse Vaticano, Istituto per le Opere di Religione (IOR), Banda della Magliana, Banco Ambrosiano e servizi segreti di diversi Stati.

Domenica 3 luglio 1983 il Papa, durante l'Angelus, rivolge un appello ai responsabili della scomparsa di Emanuela Orlandi, ufficializzando per la prima volta l'ipotesi del sequestro. l 5 luglio, giunse una chiamata alla sala stampa vaticana. All'altro capo del telefono un uomo, che parlava con uno spiccato accento straniero (ribattezzato dalla stampa "l'Amerikano"), afferma di tenere in ostaggio Emanuela Orlandi, sostenendo che molti altri elementi erano già stati forniti da altri componenti della sua organizzazione, Pierluigi e Mario, e richiese l'attivazione di una linea telefonica diretta con il Vaticano.
Chiamava in causa Mehmet Ali Ağca, l'uomo che aveva sparato al Papa in Piazza San Pietro un paio di anni prima, chiedendo un intervento del pontefice, Giovanni Paolo II affinché venisse liberato entro il 20 luglio.

In totale, le telefonate dell'"Amerikano" furono 16, tutte da cabine telefoniche. Nonostante le richieste di vario tipo, e le presunte prove, l'uomo (mai rintracciato) non aprì nessuna reale pista da battere.
La "pista turca" dei Lupi grigi, tuttavia, è stata sconfessata dall'ex ufficiale della Stasi Günter Bohnsack, il quale ha dichiarato che i servizi segreti della Germania Est sfruttarono il caso di Emanuela Orlandi scrivendo finte lettere a Roma per consolidare la tesi che metteva in relazione Ağca con i Lupi Grigi, al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse durante le indagini per l'attentato a Papa Giovanni Paolo II. L'estraneità dei Lupi grigi fu confermata da un pentito della Banda della Magliana Antonio Mancini, che nel 2007 ha dichiarato "Si diceva che la ragazza era robba nostra, l'aveva presa uno dei nostri".

La pista dello IOR- Secondo alcuni giornali e pubblicazioni, l'identikit dell'Amerikano, stilato dall'allora vicecapo del SISDE Vincenzo Parisi in una nota rimasta riservata fino al 1995, corrisponderebbe a Monsignor Paul Marcinkus, che all'epoca era presidente dello IOR, la "banca" vaticana.

La Banda della Magliana- Nel luglio del 2005, alla redazione del programma Chi l'ha visto?, in onda su Rai Tre, arrivò una telefonata anonima in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant'Apollinare e controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti». Si scoprì così che "l'illustre" defunto altri non era che il capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis.
L'inviata Raffaella Notariale era riuscita a ottenere le foto della tomba e i documenti originali relativi alla sepoltura del boss in territorio vaticano, voluta dal cardinale Ugo Poletti, allora presidente della Cei. Il 20 febbraio 2006, come accennato prima, il pentito Antonio Mancini sostenne di aver riconosciuto nella voce di Mario quella di un killer al servizio di De Pedis, tale "Rufetto"-

Le dichiarazioni della Minardi- Il 23 giugno del 2008 la stampa italiana riporta le dichiarazioni agli organi giudiziari di Sabrina Minardi, una donna che tra la primavera del 1982 ed il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis. Secondo quanto detto dalla Minardi, Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa ed il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, sarebbe stato gettato in una betoniera a Torvaianica.
Stando a quanto riferito da Sabrina Minardi, il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe stato effettuato materialmente da Enrico De Pedis, su ordine del monsignor Paul Marcinkus.

Le dichiarazioni della Minardi, riconosciute dagli inquirenti come incoerenti (anche a causa dell'uso di droga da parte della donna in passato), acquistano più credibilità nell'agosto 2008, con ill ritrovamento della BMW che la stessa Minardi ha raccontato di aver utilizzato per il trasporto di Emanuela Orlandi e che risulta appartenuta prima a Flavio Carboni, imprenditore indagato e poi assolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi, e successivamente ad uno dei componenti della Banda della Magliana.

La pubblicazione dei verbali resi alla magistratura dalla Minardi ha suscitato le proteste del Vaticano, che, per bocca di padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato che oltre alla "mancanza di umanità e rispetto per la famiglia Orlandi, che ne ravviva il dolore", ha poi definito come "infamanti le accuse rivolte a Mons. Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi".
 
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