Laici Libertari Anticlericali Forum

Don Marco Dessì condannato a 6 anni in Cassazione per violenze su bimbi in missione, Il pedofilo beneficia di sconto per prescrizione. Ecco che vanno a fare certi "missionari"

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/1/2007, 10:32
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.sardegnaogginews.it/notizie.php?notizia=8194

mercoledì, 03 gennaio 2007

Resta in carcere il missionario sardo accusato di abusi su minori


Il Tribunale del Riesame di Bologna avrebbe respinto le istanze di scarcerazione presentate dalla difesa del missionario sardo M. D., 59 anni, per molti anni in Centro America, attualmente detenuto a Parma con l'accusa violenza sessuale su minori plurima, aggravata e continuata. La difesa aveva chiesto la scarcerazione per motivi di salute e lo spostamento del processo a Cagliari; entrambe le richieste sarebbero state rigettate, secondo quanto sostiene l'associazione Rock no war, che in settembre aveva sollevato il caso presentando alla magistratura parmigiana un esposto assieme al Comune di Correggio (Reggio Emilia), alla onlus sarda Solidando e ad altri cittadini.


BOLOGNA - Gli abusi sarebbero stati commessi non solo in Nicaragua, dove il religioso viveva, ma anche in altri Paesi dove andava ad esibirsi il coro “I bambini del Getsemani”, fondato nella sua missione dallo stesso missionario. Il procedimento continuerà ora al Tribunale di Parma; le motivazioni del Riesame saranno depositate tra una settimana. Secondo “Rock no war”, che ha aiutato a lungo le attività del missionario in Centro America raccogliendo anche l'adesione di personaggi famosi come il complesso dei Pooh, il Tribunale del Riesame avrebbe giudicato non gravi le condizioni di salute di sacerdote.

In Nicaragua intanto, indipendentemente dall'esposto presentato in Italia, si sarebbe costituito, come riferisce l'associazione emiliana, un comitato di ex bambini del coro e del centro di Chinandega, fondato dal padre sardo, che sostengono di aver subito abusi dal sacerdote. Nel frattempo sei giovani del Nicaragua, che da alcuni mesi si trovano sotto protezione in Italia, dopo la recente deposizione in aula dove hanno confermato le accuse, sono ora seguiti da uno psicologo.

Inoltre, sostiene “Rock no war”, “le autorità del Vaticano, da sempre a fianco dei sei ragazzi e degli estensori dell'esposto e che stanno sostenendo le spese per le terapie dei minori, si sarebbero dette disponibili a fare tutto quanto è in loro potere per fare rientrare in sicurezza i giovani nel loro Paese,
e per questo avrebbero già preso contatti con i vertici della Chiesa di Managua affinchè sia garantito loro un rientro sicuro in famiglia”.



Ultimo aggiornamento: 03-01-2007 10:28:08
 
Web  Top
view post Posted on 20/2/2007, 22:08
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.telereggio.it/notizie/31905.html

martedì 20 febbraio 2007, ore 20.22
Don Dessì, 1.400 foto sul pc
Aveva circa 1.400 fotografie pedopornografiche sul suo personal computer, don Marco Dessì, il sacerdote finito in carcere a Parma con l'accusa di abusi sessuali su minori ospiti della sua missione in Nicaragua. All'imputazione di violenza sessuale si aggiunge, dunque, quella di detenzione di queste immagini scaricate da Internet. Il religioso aveva tentato di cancellarle, ma gli esperti informatici della Procura sono riusciti a recuperarle.
Si aggrava, dunque, la posizione di don Dessì, che era stato arrestato il 4 dicembre scorso a Cagliari, mentre stava per ripartire per il Nicaragua. La denuncia era stata presentata dall'associazione Rock No War, dal Comune di Correggio e dall'associazione cagliaritana Solidando, entrati in contatto con sei giovani che avevano subito le violenze e che sono stati ospitati nella nostra provincia sotto protezione. L'incarico è stato affidato all'avvocato Marco Scarpati.
Oggi ha consegnato la sua relazione il consulente Lino Rossi, criminologo reggiano nominato dalla procura parmense. A questo punto le indagini della procura, affidate alla dottoressa Lucia Russo, sono chiuse. L'indagato avrà una ventina di giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere eventuali supplementi di istruttoria, dopo di che il gip dovrà decidere sul rinvio a giudizio. L'udienza preliminare potrebbe essere fissata già ad aprile.
Don Dessì ha nominato suo difensore l'avvocato reggiano Romano Corsi, che si affianca al legale sardo Pier Luigi Concas. I giovani nicaraguensi sentiti dai magistrati di Parma hanno descritto un quadro agghiacciante delle violenze subite, iniziate negli anni Ottanta-Novanta e che si sono protratte per vari anni.
 
Web  Top
view post Posted on 21/2/2007, 10:33
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.sabaudiain.it/notizia.php?id=1172044801

Violenza sessuale Chiuse le indagini sul missionario Film porno inchiodano don Dessì

21/02/2007 - Parma - Nel suo computer sarebbe stata trovata una galleria degli orrori PARMA. Il pubblico ministero di Parma, Lucia Russo, depositerà stamane l’atto di conclusione delle indagini per abusi sessuali a carico di don Marco Dessì, 59 anni, il missionario di Villamassargia - per molti anni in Centro America - arrestato il 4 dicembre scorso a Cagliari. Le accuse mosse al sacerdote sono di violenza sessuale su minori plurima, aggravata e continuata. La posizione di don Dessì si sarebbe ulteriormente aggravata con nuovi scabrosi particolari, sarebbero stati infatti ritrovati alcuni filmati inequivocabili. L’udienza preliminare potrebbe essere fissata ad aprile.
Il caso del sacerdote, attualmente detenuto a Parma dopo che ai primi di gennaio era stata bocciata la richiesta di scarcerazione, era stato sollevato in settembre dall’associazione modenese ’Rock no war’.
L’associazione, dopo un viaggio in Nicaragua di alcuni dirigenti, aveva presentato un esposto alla magistratura parmigiana assieme al Comune di Correggio (Reggio Emilia), alla onlus sarda ’Solidando’ e ad altri cittadini.
Gli abusi - di cui‘Rock no war’ aveva raccolto testimonianze direttamente dalle presunte vittime - sarebbero stati commessi e protratti per anni non solo in Nicaragua, dove il religioso viveva e dove stava per ritornare quando fu arrestato con grande scalpore in Sardegna ma anche in altri Paesi dove andava ad esibirsi il coro ‘I bambini del Getsemani’, fondato nella sua missione di Chinandega proprio da don Dessì.
Sei giovani nicaraguensi - di età tra i 7 e i 15 anni - che hanno parlato con gli inquirenti delle violenze subite, sono stati ospitati sotto protezione nel Reggiano. I ragazzi vorrebbero tornare nel loro paese, ma ci sarebbero problemi di sicurezza. Le violenze sessuali sarebbero andate avanti da 1983 sino a tempi recenti. Le hanno raccontate in aula a fine dicembre durante un incidente probatorio gli stessi ragazzi. Una drammatica deposizione che i piccoli hanno fatto nascosti da un separè e sotto l’assistenza di psicologi.
Durante le indagini si è scoperto che il sacerdote aveva circa 1.400 foto pedopornografiche sul suo personal computer. Don Dessì, a quanto si è appreso, aveva anche tentato di cancellarle, ma gli esperti informatici della Procura sono riusciti a recuperarle. E ora si parla di filmini pedopornografici, tantissimi, al vaglio degli inquirenti. Tutte prove che domani saranno rese pubbliche con la chiusura delle indagini. Il religioso si difende sostenendo si essere vittima di una montatura per screditare lui e la chiesa cattolica in Nicaragua.
Le organizzazioni che hanno denunciato il sacerdote, invece, sostengono che il Vaticano si è schierato a fianco dei ragazzini che sarebbero stati abusati e che la stessa chiesa nicaraguegna si sta attivando per aiutare le vittime della violenza. (repubblica)


image
 
Web  Top
view post Posted on 20/3/2007, 13:50
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.ildialogo.org/Ratzinger/pedofiliachiese.htm#

Preti pedofili
«Don Marco può vendicarsi»

Il Vaticano: i giovani violentati sono in pericolo



di LUCIO SALIS

I Il Vaticano teme per la vita dei testimoni che hanno accusato don Marco Dessì, prete di Villamassargia, di averli stuprati nella missione in Nicaragua. Comunicato ufficiale della Curia di Roma.


Riprendiamo questo articolo da L’UNIONE SARDA Cronaca Regionale - VILLAMASSARGIA di domenica 4 marzo 2007



L’INCHIESTA-PEDOFILIA
L’ALLARME DEL VATICANO
Un messaggio ufficiale in Nicaragua per proteggere i testi del processo

NEGATA LA LIBERTÀ
«Un prete privo di scrupoli e di valori» ha detto il gip negando la scarcerazione

Coperture e silenzi della Chiesa locale
Le intercettazioni: "Avranno vita corta"



“Proteggete chi ha testimoniato contro padre Marco Dessì”. L’appello arriva in Nicaragua direttamente dal Vaticano. E conferma i peggiori sospetti: al rientro nel loro Paese, i sei giovani che hanno denunciato di essere stati violentati sarebbero in pericolo di vita. Lo aveva scritto il Gip di Parma, Pietro Rogato, nell’ordinanza di custodia cautelare per il sacerdote di Villamassargia e ripetuto il Tribunale del riesame di Bologna, nel negargli la scarcerazione. Ora lo conferma la Curia di Roma, Congregazione per la dottrina delle fede, con un comunicato inviato, mercoledì 28 febbraio, al nunzio apostolico in Nicaragua monsignor Jean Paul Gobel, che lo ha diffuso attraverso la stampa. I giornali che seguono la vicenda, El Nuevo Diario e La Prensa, di Managua, gli hanno dato enorme risalto. «La Santa Sede - dice la nota romana - chiede alla comunità ecclesiale e alla società civile che siano tutelati il buon nome e l’incolumità fisica dei giovani che hanno chiesto giustizia alle autorità competenti».
Nell’occasione, si apprende che la Congregazione per la dottrina della fede ha sospeso a divinis don Marco, che pur restando sacerdote, non potrà confessare, celebrare matrimoni, dare la comunione, impartire l’estrema unzione e battezzare bambini.
È la prima volta che le autorità ecclesiastiche abbandonano la strategia del silenzio, adottata da quando è esploso il caso del prete sardo accusato di pedofilia dagli ex componenti del Coro Getsemani. Una linea scrupolosamente osservata in Nicaragua e in Italia. Solo per iniziativa delle associazioni di volontari di Cagliari e Modena la magistratura italiana ha infatti aperto un’inchiesta. La Chiesa centroamericana e quella romana, per anni, non hanno fatto niente, neppure per verificare se quanto si mormorava sul comportamento di don Marco nelle missioni di Chinandega avesse qualche fondamento. Perché, già dal ’91 i volontari avevano sollecitato l’intervento del Vaticano. Silenzio.
E silenzio assoluto continua a opporre la Congregazione per la dottrina della fede (che stavolta si è mossa di concerto con la magistratura italiana) a chi chiede notizie su una vicenda che sta provocando danni enormi a tutte le onlus che operano, correttamente, in Nicaragua.
Illuminante, per capire la posizione della Chiesa di Managua, l’atteggiamento tenuto, ancora mercoledì scorso, da monsignor Gobel. Nel corso di una conferenza stampa (servizio di Melvin Martinez, di El Nuevo Diario), legge, tre mesi dopo l’arresto di don Marco e clamorose manifestazioni di piazza, la nota vaticana: «La Congregazione per la dottrina della fede, avendo ricevuto serie denunce sul caso, ha completato le indagini preliminari sulla base delle Normae de graviori-
bus delictis e del Codice di Diritto canonico». Poi si affretta a precisare che «aldilà del testo ufficiale, non ho idea di quali possano essere i futuri sviluppi della vicenda». Azzarda quindi che «sta per iniziare un processo canonico penale ma sui tempi di svolgimento non ho notizie. Sul caso non so niente di nuovo, oltre a quanto riportato nelle cronache di El Nuevo Diario».
Cade dalle nuvole, il monsignore, davanti alle domande dei giornalisti e preferisce rifugiarsi nel comunicato giunto da Roma: «Considerato l’intervento delle autorità italiane, che hanno fatto arrestare il reverendo Dessì, la Congregazione per la dottrina della fede adotterà le decisioni definitive sul caso solo quando dette autorità avranno completato la loro inchiesta giudiziaria».
Attendono la sentenza di Parma, i giudici della Santa Sede. Nel frattempo, hanno sospeso a divinis don Marco, dopo avergli già minacciato la scomunica se non si fosse ritirato in preghiera presso una comunità del Lazio.
Orazioni a parte, il prete di Villamassargia si è reso protagonista di un vorticoso giro di telefonate con i suoi collaboratori di Chinandega. Tutte regolarmente intercettate dai carabinieri. Ed è proprio da questi messaggi che emergono le minacce di morte nei confronti dei testimoni che hanno suscitato il preoccupato intervento del Vaticano. Perché dopo aver deposto a Parma, per evitare che altri bambini della missione vivessero le loro esperienze, i sei giovani non vedono l’ora di rientrare in patria. Dove, però, sanno bene che qualcuno li aspetta. Come emerge da una telefonata, dell’11 novembre 2006, fra don Marco e il collaboratore Ludwig Vanegas.
Don Marco: «Eh...ricordati che se potessi morire riscattato mi farebbe molto piacere e farebbe piacere anche alla mia famiglia. E quindi c’è ancora molto da fare, perché questa gente rientrerà pure in Nicaragua».
Ludwig: «No, no, non ti preoccupare che io praticamente adesso, quella gente ha la vita corta, te lo giuro.... rientrerà, farà, vivrà un po’, ricordati comunque che....». La minaccia, chiosano i giudici di Bologna, non provoca alcuna reazione in don Marco «che, per tutta risposta, consiglia a Ludwig di smettere di fumare per il bene della sua salute, lasciando intendere che quello che aveva detto all’inizio della conversazione “questa gente rientrerà pure in Nicaragua” era veramente che venisse fatto del male ai denuncianti».
Niente arresti domiciliari, quindi, per un prete che «ha dimostrato di essere totalmente privo di freni inibitori e ha calpestato qualsiasi valore». Si riferiscono, i giudici, alle sue intenzioni di corrompere i testimoni, «se necessario, dare soldi, usa soldi....spara sino a 30 mila dollari Ludwig», accusarli di bigamia, ricattarli «Solo con il ricatto, va benissimo quello della bigamia», farli passare per pazzi, minacciarli, farli arrestare dalla polizia con false accuse, sino a quel terrificante «quella gente ha la vita corta, te lo giuro» del fidato Ludwig.
Una promessa che i sei giovani di Chinandega non dimenticano. Uno stress che si aggiunge alla rievocazione in tribunale delle violenze subìte. Per questo alcuni di loro sono sotto trattamento psicologico. Devono recuperare lucidità. E vincere la paura.



Mercoledì, 07 marzo 2007
 
Web  Top
view post Posted on 29/3/2007, 22:08
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews....F9-CE7783888D6F}

29 mar 21:05
Parma: prete a processo il 3 maggio per pedofilia
PARMA - Don Dessi', il sacerdote accusato di pedofilia, verra' processato a Parma il prossimo 3 maggio. Il reato e' violenza sessuale nei confronti di numerosi bambini nicaraguensi, ospiti della sua missione in Nicaragua e membri del coro del Getsemani, iniziativa grazie a cui aveva raccolto milioni di euro in giro per il mondo. Le accuse del pm Lucia Russo nei confronti del missionario, inchiodato dalle testimonianze delle sue stesse vittime, sono molto pesanti, ma il prete, detenuto nel carcere di Parma, ha sempre professato la sua innocenza. (Agr)

A questo link tutta la storia di Don Dessì: https://laici.forumcommunity.net/?t=4875620

Edited by GalileoGalilei - 29/3/2007, 23:30
 
Web  Top
view post Posted on 3/5/2007, 22:44
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.emilianet.it/Sezione.jsp?titolo...&idSezioneRif=5



Il sacerdote cattolico è accusato di decine di violenze sessuali contro bimbi nicaraguensi. Ha chiesto il rito abbreviato. Il tribunale gli nega la scarcerazione: a suo carico intercettazioni telefoniche e 1400 video pornografici trovati nel computer
Don Marco Dessì, aperto il processo al prete accusato di pedofilia
PARMA (3 mag. 2007) - E' cominciata questa mattina a Parma l'udienza preliminare del processo a don Marco Dessì, il sacerdote accusato di aver violentato decine di bambini in Nicaragua. Tramite i suoi legali ha chiesto il rito abbreviato.
L'udienza è stata aggiornata al 22 maggio. Don Dessì, 59 anni, originario della provincia di Cagliari, era stato arrestato il 4 dicembre dell'anno scorso dopo una denuncia presentata dal Comune di Correggio e dall'associazione Rock No War, che avevano ospitato giovani della sua comunità in Nicaragua e raccolto le loro drammatiche testimonianze sulle violenze subite. Questa mattina si è aperta l'udienza preliminare davanti al giudice Roberto Spanò.
Don Dessì è ancora detenuto, perché il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza di scarcerazione. a suo carico ci sono anche intercettazioni telefoniche e circa 1.400 filmati pedopornografici ritrovati sul suo personal computer. Alcuni suoi sostenitori erano oggi davanti all'aula e hanno parlato di calunnie e di complotto ai suoi danni. Gli avvocati difensori hanno chiesto al giudice di ascoltare la deposizione di una testimone, una ragazza modenese. Al caso ha lavorato anche il criminologo reggiano Lino Rossi, consulente della Procura di Parma, che ha ritenuto attendibili le testimonianze dei 6 giovani che accusano don Dessì.
 
Web  Top
view post Posted on 4/5/2007, 08:19
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,323

Status:


quindi se ha chiesto il rito abbreviato, non è tanto innocente!!! dando per scontato, che sia una manovra per ottenere una pena lieve, questo lurido, ha di fatto accettato le accuse, o no?????
 
Top
Arammigu
view post Posted on 4/5/2007, 09:04




CITAZIONE (raspi @ 4/5/2007, 09:19)
quindi se ha chiesto il rito abbreviato, non è tanto innocente!!! dando per scontato, che sia una manovra per ottenere una pena lieve, questo lurido, ha di fatto accettato le accuse, o no?????

si,ma cmq stanno già parlando di complotto...berlusconi ha fatto scuola!


Don Dessì, il Gup concede il rito abbreviato al missionario Denuncia dei collaboratori: "Nei suoi confronti solo calunnie"


I difensori del missionario, l'avvocato cagliaritano Pierluigi Concas e il reggiano Romano Corsi hanno richiesto il rito abbreviato subordinato all'ammissione di "nuove fonti di prova". Padre Marco Dessì, 59 anni, deve rispondere del reato di abusi sessuali ai danni di bambini (oggi tutti maggiorenni) del "coro del GetsemanI", creato dallo stesso Dessì allo scopo di raccogliere fondi per la missione da lui fondata a Chinandega, La difesa conta molto sulle dichiarazioni di una testimone che sarà ascoltata in aula il 22 maggio. Una donna che, a detta del legale cagliaritano, potrebbe "introdurre molti elementi nuovi" che permetteranno di valutare la posizione dell'imputato sotto una nuova luce.

Don Marco Dessì sarà giudicato con rito abbreviato. Lo ha deciso il Giudice per l'udienza preliminare di Parma che ha così accolto la richiesta dei legali del missionario sardo accusato di abusi sessuali nei confronti di tre bambini nicaraguensi. La richiesta è stata presentata questa mattina al Gup del Tribunale di Parma Roberto Spanò, di fronte al quale si è tenuta l'udienza preliminare del processo che vede il sacerdote di Villamassargia (Cagliari) imputato di pedofilia e detenzione di materiale pedopornografico. La difesa del missionario sardo, rappresentata dall'avvocato cagliaritano Pierluigi Concas e dal reggiano Romano Corsi (assente in aula), ha subordinato la richiesta di giudizio abbreviato all'ammissione di "nuove fonti di prova". Si tratta di "dichiarazioni testimoniali, lettere di licenziamento ed estratti di stampa" raccolte in Nicaragua da un collaboratore dell'avvocato Concas. Il Gup Spanò ha accolto l'istanza e ha aggiornato il processo al 22 maggio alle ore 15. Padre Marco Dessì, 59 anni, attualmente detenuto nel carcere parmigiano, deve rispondere di molteplici episodi di abusi sessuali ai danni di bambini (oggi tutti maggiorenni) del "coro del GetsemanI", creato dallo stesso Dessì allo scopo di raccogliere fondi da utilizzare per il sostentamento della missione da lui fondata a Chinandega, in una delle regioni più povere del Nicaragua. Il sacerdote era stato arrestato il 4 dicembre in Sardegna, dopo che sei giovani nicaraguensi (tutti del coro fondato da Dessì) avevano deciso di denunciare gli abusi avvalendosi del sostegno di alcune associazioni di volontariato italiane.

IL LEGALE. "Abbiamo fatto una scelta precisa - ha spiegato l'avvocato Concas al termine dell'udienza - condizionando il rito all'ammissione degli elementi da noi raccolti in Nicaragua con attività d'indagine della difesa". in particolare, la difesa del missionario conta molto sulle dichiarazioni di una testimone che sarà ascoltata in aula il 22 maggio. Una donna che, a detta del legale cagliaritano, potrebbe "introdurre molti elementi nuovi" che permetteranno di valutare la posizione dell'imputato sotto una nuova luce. "Le accuse sono state confermate nel corso dell'incidente probatorio celebrato negli scorsi mesi - ha detto l'avvocato Marco Scarpati che assiste alcuni degli ex bambini del coro di don Dessì - adesso alcuni dei ragazzi che hanno denunciato don Dessì si sono costituti parti civili". Nel corso delle indagini, coordinate dalla Pm Lucia Russo, gli inquirenti hanno trovato sul computer portatile del missionario circa 1400 fotografie e filmati pedopornografici.

I COLLABORATORI. Tutte le accuse a don Marco Dessì, il sacerdote sardo imputato di abusi sessuali nei confronti di tre minori nicaraguensi, sarebbero "calunnie che hanno lo scopo di rovinare un uomo di fede molto amato in Nicaragua". Lo sostengono alcune persone vicine a don Marco Dessì, che questa mattina erano presenti all'udienza preliminare del processo che si è tenuta a Parma. "Padre Marco prega per i suoi accusatori", ha detto Cecilia Ferrari, che si è definita 'sorella spiritualè del sacerdote. La donna era accompagnata da Paolo Mazzacani, un medico che sostiene di aver aiutato don Dessì a creare un centro dialisi nella missione di Chinandega, in Nicaragua. "Perchè i suoi accusatori hanno deciso di svegliarsi tutti assieme e denunciare don Marco dopo così tanti anni?", ha chiesto Mazzacani ai cronisti presenti. L'ipotesi dei sostenitori di Dessì è che possa trattarsi di una sorta di complotto ai danni del missionario. Una tesi che pare essere sostenuta anche dalla difesa del sacerdote, che avrebbe chiesto l'ammissione agli atti di una denuncia presentata dallo stesso Dessì contro uno dei suoi attuali accusatori. Secondo il sacerdote il ragazzo avrebbe tentato di convincere altri ex bambini del coro del Getsemani a denunciare il missionario. Secondo la Procura di Parma, invece, il quadro accusatorio appare "solido" e Dessì ha sempre goduto in Nicaragua di protezione nelle più alte sfere.


03/05/2007 17:42
http://www.unionesarda.it/DettaglioSardegna/?contentId=7102
 
Top
view post Posted on 4/5/2007, 09:28
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,323

Status:


...aspetteremo con "ansia" la deposizione di questa donna che farà "luce" sulla vicenda, ho l'impressione che finirà a tarallucci e vino!!!! bah!
 
Top
view post Posted on 23/5/2007, 08:43
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:



http://espresso.repubblica.it/dettaglio-lo...-anni/1619830/6


«Don Marco è colpevole» L’accusa chiede 16 anni
dall'inviato Mauro Lissia

Un gruppo di giovani dal Nicaragua per stare vicini al sacerdote sardo Stamattina la sentenza PARMA. Prove schiaccianti, don Marco Dessì è colpevole di una serie impressionante di violenze sessuali su minori e dev'essere condannato a sedici anni di carcere. Nell'austero tribunale di Parma le parole del pubblico ministero Lucia Russo hanno attraversato le spesse pareti di pietra della piccola aula delle udienze preliminari.
L'aula è chiusa ai lavori ma le parole del pm arrivano fino alle orecchie dei cronisti e del capannello di fedeli che pregava per il missionario di Villamassargia.

Sedici anni malgrado lo sconto di pena legato al giudizio abbreviato, quindi il magistrato dell'accusa è partito dal massimo edittale: ventiquattr'anni. Soprattutto non ha concesso all'imputato alcuna delle attenuanti previste dal codice penale, neppure quella generica riferita all'incensuratezza. Al contrario, nel calcolo del pubblico ministero, c'è la somma spietata di tutte le aggravanti. Finita l'udienza, don Dessì è stato riportato in carcere. All'uscita del palazzo di giustizia ha trovato alcuni familiari e una decina di ragazzi, alcuni arrivati apposta dal Nicaragua a spese dell'ambasciata sudameticana. Solo il tempo di gridargli "sta tranquillo" e di sventolare un piccolo striscione con la scritta "semos con tigo".

La requisitoria è durata un'ora e mezzo esatta. Subito dopo ha parlato il difensore Pierluigi Concas, che ha chiesto l'assoluzione per l'insussistenza delle prove e in subordine il minimo della pena con le attenuanti generiche. Per la sentenza bisognerà attendere questa mattina: il giudice andrà in camera di consiglio dopo le arringhe delle parti civili, l'udienza si apre alle nove e mezzo. Ma una cosa è certa fin d'ora: le conclusioni dell'accusa non promettono nulla di buono per il sacerdote accusato di una serie imprecisata di violenze sessuali compiute nell'arco di quasi trent'anni sui piccoli ospiti della comunità di Betania a Chinandega, in Nicaragua. Nel procedimento di Parma sono entrati solo i casi dal 1999 ad oggi, gli altri risultano prescritti. Ma agli atti del processo - a giudizio del pubblico ministero - c'è quanto basta a infliggere una di quelle pene che di norma si definiscono esemplari. Che arriverebbe - se il verdetto sarà in linea con le richieste dell'accusa - in una fase storica piuttosto critica per la Chiesa, attaccata da dossier su fenomeni di pedofilia in cui i protagonisti invariabili sarebbero sacerdoti. Per il pm Russo il quadro delle prove, le testimonianze raccolte fra i giovani ospiti della comunità nicaraguense non lasciano alcuno spazio ai dubbi sulla colpevolezza di don Dessì. Al contrario: «Si tratta - ha detto con enfasi il magistrato - di prove schiaccianti». Perchè i racconti coincidono, i dettagli delle violenze sono straordinariamente compatibili, ricorrono persino le frasi che il sacerdote di Vllamassargia amava pronunciare nei momenti in cui - per l'accusa - manifestava la parte peggiore di se stesso. Ecco quindi il missionario piu osannato del sudamerica che si presenta indossando un accappatoio rosso, sempre quello. Come se dovesse officiare un rito: i testimoni, ragazzi orfani, indigenti, abbandonati dalle famiglie in una situazione sociale subumana, dicono che don Marco li toccava, faceva cose che possono esere descritte solo in atti giudiziari. Loro provavano a ribellarsi, lui li redarguiva severamente: «Sono io che vi ho creato, voi non siete nulla e dovete fare quello che dico io, sono io che comando». E loro facevano, subivano, poi si confidavano tra di loro in un passaparola drammatico che verrà fuori completamente all'incidente probatorio chiesto dal pubblico ministero: «In una situazione di apertura massima al contradditorio fra le parti - ha detto l'accusa - i ragazzi hanno riferito situazioni al limite del drammatico, quello che hanno subito in quegli incontri e dopo, quando alcuni di loro hanno perso il posto di lavoro. Del clima intimidatorio in cui hanno dovuto vivere sulla scia di quei fatti terribili. E sono racconti che trovano puntuali riscontri quando si va a incrociare le testimonianze». Nella ricostruzione dell'accusa compaiono videocassette dal contenuto compromettente, i 1442 file contenuti nel computer del sacerdote, immagini pedopornografiche scaricate da chissà dove: «Sono tutte immagini di maschi - ha insistito il pubblico ministero - non è stata trovata la foto di una bambina...».

Immagini pesanti, inquivocabili, compromettenti. Come se questo sant'uomo ricercato, sostenuto e ammirato dalle associazioni umanitarie di mezzo mondo fosse in realtà tutt'altro.

D'accordo, le immagini. Ma sono credibili i sei giovani, oggi adulti, che lo accusano? Oppure ha fondamento la tesi del complotto, nato attorno al tentativo di impadronirsi di una struttura di assistenza diventata col tempo una splendida macchina da soldi? Per il pm sono credibili, lo conferma inoppugnabilmente la sequenza di perizie compiute su di loro, lo confermano gli elementi raccolti nelle fasi che hanno seguito la denuncia delle onlus che poi si costituiranno parte civile nel procedimento. Nelle carte dell'inchiesta c'è abbastanza per agganciare alla realtà la figura di questo prete un giorno Hyde e un giorno Jekyll. Capace di fare del bene e pronto a imporre il male. Come se in quella stessa tonaca convivessero personalità opposte, tenute insieme dall'esigenza di produrre denaro. Perchè quando le cose sembrano precipitare e don Marco Dessì è convinto di avere addosso gli occhi autorevoli del Vaticano ma non ancora quelli della magistratura, il filo delle telefonate intercettate per conto della procura di Parma riconduce invariabilmente a un obbiettivo: salvare il malloppo.

Don Marco parla col suo alter ego di Chinandega Ludwig Vanegas e gli raccomanda di fare qualcosa, di trovare prestanome cui intestare il patrimonio della comunità e di muoversi ad ogni livello per corrompere persone che contano, che possano aiutarlo a levarsi dai guai in cui le circostanze lo stanno facendo precipitare lentamente: «Ci sono agli atti intercettazioni dal contenuto chiarissimo in cui emerge come don Marco Dessì abbia dato disposizioni di pagare fino a trentamila dollari per convincere testimoni di comodo a dargli una mano e perchè chi lo accusava ritrattasse». Non solo: «Il suo collaboratore a Chinandega aveva scritto lettere che altri ragazzi ospiti della comunità avrebbero dovuto firmare per scagionarlo». Qui, in queste conversazioni, emerge il don Dessì che nessuno conosceva. Avido di tutto, compresi i soldi. Nelle telefonate non si parla di abusi sessuali ma il tono dei ragionamenti - ha fatto capire il pubblico ministero - basta e avanza a definire il quadro psicologico del personaggio. Non un semplice missionario ma un imprenditore di dell'assistenza ossessionato da voglie proibite. Non un santo in terra ma un uomo con ogni debolezza terrena. Basta per condannarlo? Per l'accusa basta. E la pena sembra legata all'esigenza di dare un segno chiaro all'esterno: «Il processo penale che riguarda gli abusi sui minori - ha spiegato il pm Russo - serve anche a tutelare i bambini». Una pena di questa portata, se arriverà, è certamente destinata a far discutere.

In apertura di udienza il giudice Spanò ha sentito la testimonanza di Luana Bellotti, una volontaria di Rock no war citata dalla difesa: avrebbe dovuto confermare che il computer di don Dessì, dove si trovavano le immagini pedopornografiche, era in realtà a disposizione di chiunque, nella comunità di Betania. La conferma non è arrivata: la teste ha riferito al giudice di aver visto all'opera, su quella tastiea, soltanto il sacerdote. Il gup ha ammesso la costituzione di parte civile per l'associazione Rock no war e il comune di Correggio, che insieme alla cagliaritana Solidando hanno a suo sempo presentato le prime denunce a Parma.(23 maggio 2007)
 
Web  Top
view post Posted on 23/5/2007, 09:00
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,323

Status:


:( spero solo che contribuisca a mettere "fine" a queste violenze!!!!! ma non ci "credo"!!!!!
 
Top
view post Posted on 23/5/2007, 21:47
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...21940girata.asp

Parma, condannato il prete pedofilo



Dodici anni di carcere per abusi sessuali su minori avvenuti in Nicaragua e possesso di materiale pedopornografico
PARMA
Don Marco Dessì, il padre missionario originario di Villamassagia (Cagliari) è stato condannato dal gup di Parma, Roberto Spanò, al termine del processo con rito abbreviato, a 12 anni di carcere per abusi sessuali su minori e possesso di materiale pedopornografico. Ieri il pm Lucia Russo, al termine di una requisitoria durata quasi due ore aveva chiesto 16 anni di pena.

L’accusa aveva ricordato tutte «le prove schiaccianti» che testimoniano come il prete 59enne, abbia abusato, un numero imprecisato di volte, nell’arco di circa vent’anni, degli orfanelli ospitati a Chinandega (Nicaragua), dove lo stesso don Dessì ha dato impulso a una grande missione umanitaria, Betania, che comprende scuole, ospedali, centri di addestramento professionale e ricoveri. A denunciare il religioso, finito in manette lo scorso 4 dicembre, erano stati il comune di Correggio e l’associazione Rock No War, che avevano ospitato giovani della comunità raccogliendo le loro drammatiche testimonianze sulle violenze subite da bambini.

Violenze sessuali cui non erano in grado di sottrarsi e che non capivano anche perchè compiute da una persona che consideravano il proprio padre. Oltre ai resoconti delle vittime, a incastrare don Dessì, sono stati 1.400 files multimediali di contenuto pedopornografico, fra filmati e fotografie, trovati nel computer che utilizzava nella missione. Ma sono state fondamentali anche le intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri di Parma. In alcune chiamate con il suo braccio destro a Betania, Ludwig Vanegas, il religioso aveva chiesto di corrompere i testimoni, offrendo loro ingenti somme di denaro o minacciandoli, anche di morte.

 
Web  Top
view post Posted on 2/6/2007, 12:30
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.unionesarda.it/infoglueDeliverL...&contentId=8542

Don Dessì, le motivazioni: "Sacerdote amorale e perverso"


I giudici scrivono che non merita attenuanti né la scarcerazione don Marco Dessì, il prete di Villamassargia condannato a 12 anni per pedofilia.


«Quel delinquente di don Marco Dessì». La definizione è arrivata, in diretta, da monsignor Rino Fisichella, rettore teologo della Pontificia università Lateranense e vescovo ausiliare di Roma, (trasmissione Annozero di Santoro). Per il Gup del tribunale di Parma, Roberto Spanò, il prete di Villamassargia ha «una personalità amorale e perversa». Lo ha scritto nella motivazione della sentenza di condanna a 12 anni di carcere, interdizione perpetua dai pubblici uffici e risarcimento di danni alle parti offese. Non gli ha concesso neppure le attenuanti generiche, che spesso si danno anche ai peggiori criminali «perché le condotte abusive del Dessì hanno raggiunto il massimo dei livelli nella scala della gravità del disvalore». Che resti in carcere, «non vi sono ragioni per attenuare il regime cautelare». Il sacerdote è stato infatti condannato per abusi sessuali sui bambini dell'orfanotrofio Hogar del niño, di Chinandega (Nicaragua) e possesso di 1442 foto pedopornografiche. «Un ginepraio di relazioni sessuali illecite» intessute, dai primi anni Ottanta alla fine dei Novanta, approfittando di bambini poveri e affamati, che non avevano alcuna possibilità di ribellarsi alle sue violenze senza tornare nella strada da cui provenivano. Messo sotto inchiesta dalla magistratura italiana e dal Vaticano, Dessì ha dimostrato anche una straordinaria capacità «di inquinare le prove a suo carico» intimidendo vittime e testimoni, minacciandoli di morte, corrompendoli, utilizzando il suo notevole potere politico per tentare di far intervenire autorità del Nicaragua e italiane, perfino Prodi e D'Alema.

ACCUSE PROVATE. Per il giudice Spanò, tutte le accuse contro don Dessì sono abbondantemente provate, dalle dichiarazioni delle vittime e dalle testimonianze dei volontari (soprattutto cagliaritani) che hanno lavorato nella sua missione. Le accuse Il prete sardo è stato condannato per tre casi di pedofilia, ma quelli emersi durante l'inchiesta sono parecchie decine, parte dei quali coperti da prescrizione. In pratica, quasi tutti gli orfanelli che facevano parte del Coro Getsemani venivano regolarmente violentati. Ed entrare nel coro rappresentava un premio. Dessì aveva le sue preferenze, in genere sceglieva bimbi fra gli otto e i dieci anni, ma non disdegnava quelli di tredici e quattordici. Ne abusava, ma li costringeva anche ad avere rapporti fra loro, insensibile a lacrime e suppliche. A volte li riprendeva con una telecamera. E spesso usava gli orfanelli come esca per avvicinare altri piccoli. «Quel bambino mi piace, portamelo che poi ti do un premio». Leggendo le deposizioni rese dalle vittime durante l'incidente probatorio svoltosi a Parma, emerge un campionario di perversioni sessuali pressoché sconfinato (e impubblicabile). Condito da frasi tipo «lo faccio perché ti voglio bene», oppure «io ti ho generato» e indecenze varie. Gli episodi avvenivano in Nicaragua e durante i viaggi del coro all'estero. «Una volta eravamo in Sardegna - ha raccontato una vittima - in casa di una sorella di padre Marco, tale Letizia. Io aprii una porta e lo sorpresi mentre consumava un rapporto sessuale con un mio compagno». Un altro ragazzo ha detto al giudice che nel 1989, sempre in Sardegna, fu «violentato da padre Marco insieme a un'altra persona di sesso maschile». Le vittime Per il giudice, «i racconti delle persone offese sono intrinsecamente attendibili». Lo conferma anche anche la perizia, disposta dal Pm Lucia Russo, che ha vagliato le loro dichiarazioni sotto il profilo psichico e psicologico. Da escludere quindi, qualsiasi ipotesi di congiura, come adombrato dall'entourage del prete, ma anche di vendetta. Esemplare la dichiarazione di Oscar, una delle vittime: «Sono qui per dire semplicemente la verità, non per una vendetta, solo per raccontare la mia storia e perché quello che è successo a me non succeda mai più ad altre persone. Per padre Marco non provo alcun rancore». I volontari Nel motivare la sentenza di condanna, il dottor Spanò rileva che le accuse «delle vittime si incastrano e si fondono armonicamente con quelle dei volontari» che hanno sollevato il problema degli abusi sessuali a Chinandega.

L'INCHIESTA. L'inchiesta condotta dal Pm Russo non è nata «da un'interessata ribellione postuma delle presunte vittime, bensì dall'indignazione provata da soggetti terzi, i quali, ispirati da elevate motivazioni di natura etica, hanno deciso di dedicare una parte della propria vita ad impegnative attività altruistiche». Sono stati infatti i volontari della onlus Solidando, di Cagliari (sostenuti da Rock no War di Modena) «a promuovere l'indagine sulle condotte abusive del Dessì, dapprima (signficativamente) dinanzi alle autorità ecclesiastiche, quindi all'autorità giudiziaria italiana». Le loro iniziative «appaiono il coerente sviluppo di una comprovata sensibilità verso il mondo dell'infanzia e il naturale sbocco di un sentimento di ripugnanza che non può trovare altra spiegazione se non nella consapevolezza della verità dei fatti denunciati». A condurre le prime indagini è stato infatti Gianluca Calabrese, di Solidando, un medico cagliaritano che dagli anni Novanta fa volontariato in Nicaragua. Una volta venuto a conoscenza delle abitudini sessuali di don Marco, ha raccolto una serie di testimonianze in un DVD che ha presentato, prima alle autorità ecclesiastiche, poi (anche su loro impulso) alla magistratura di Parma. Per questa attività Calabrese è stato minacciato da Ludwig Vanegas, braccio destro di don Marco. Ma c'è di peggio. In una telefonata, intercettata dai carabinieri, un certo Marco annuncia a Letizia, sorella del prete, che un gruppo di amici ha deciso di indagare su Calabrese, «di mettere un investigatore per spiarlo». Obiettivo, scoprire qualcosa sul suo conto «perché si è comportato da giuda». Ha pagato un alto prezzo sul piano personale, il dottor Calabrese, anche perché i suoi nemici non scherzavano. Wanegas è lo stesso personaggio che in una telefonata con don Marco gli garantiva vendetta contro i suoi accusatori: «Tanto dovranno tornare in Nicaragua, prima o poi, è allora non avranno vita lunga».

Lo stesso sacerdote di Villamassargia aveva minacciato personalmente un volontario di Milano, Angelo Caterina che, già nel '91, aveva raccolto confidenze dei bambini che lamentavano abusi sessuali. «Stai attento, perché io posso trovare cento bambini che dicono la stessa cosa di te». All'epoca, un gruppo di volontari tentò di sollevare il problema. Fra loro, anche il giornalista cagliaritano Cesare Corda. Ma non ebbero fortuna. Corda ha detto al giudice di Parma che le autorità ecclesiastiche italiane lo dissuasero dal presentare una denuncia penale «al fine di evitare di mettere in cattiva luce le missioni nel mondo». Poi gli telefonò Letizia, sorella del prete: «Stia attento a quello che dice, noi abbiamo molti amici». In seguito a quella iniziativa, don Marco fu allontanato dalla missione per qualche tempo, ma poi tornò, «e mi dissero che era più potente di prima», ha concluso Corda.



02/06/2007 10:13

Edited by GalileoGalilei - 13/8/2007, 20:31
 
Web  Top
Arammigu
view post Posted on 2/6/2007, 18:39




12 anni sono pochi!chissà se la notizia passerà sui tg!
 
Top
view post Posted on 3/6/2007, 08:38
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,323

Status:


:angry: come tante notizie.....non vengono "divulgate"!!!! mi rattrista molto costatare che purtroppo sarà l'ennesimo "colpo" quasi sensazionalistico che scemerà col tempo, perchè ancora non c'è nulla all'orizzonte.....
 
Top
47 replies since 4/12/2006, 21:03   4026 views
  Share