Laici Libertari Anticlericali Forum

Scandali a ripetizione alla Curia di Salerno., Processi e indagini sui maneggi dei preti

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view post Posted on 24/12/2007, 16:09
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www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=39130

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE.
E MONS. PIERRO NON RIESCE A METTERCI IL COPERCHIO

34207. BATTIPAGLIA (SA)-ADISTA. Altre grane per l’arcivescovo di Salerno, mons. Gerardo Pierro. Oltre ai due procedimenti a suo carico in corso presso la Congregazione per i Vescovi (per aver scelto di andare pubblicamente a votare durante le primarie del Partito Democratico) e presso la Pontificia commissione Ecclesia Dei (per il contrasto con un gruppo di tradizionalisti che chiedono la messa tridentina), un nuovo grattacapo arriva per don Gerardo Perillo, nominato, qualche anno orsono, esorcista diocesano, che sta divenendo in diocesi una figura piuttosto controversa.

"Tutto il clero è scettico", spiega ad Adista un prete che ha chiesto di rimanere anonimo. "Il vescovo gli ha dato l’incarico di esorcista appena arrivato dalla diocesi di Benevento, senza che conoscesse la realtà locale". "Inoltre – aggiunge – è ancora giovane, sulla quarantina, mentre di solito per fare l’esorcista ci vuole una persona matura e navigata. È un ruolo delicato, si sa, è facile sbagliare". Un altro prete diocesano, sempre sotto condizione di anonimato, ha parola ancora più dure: "Usa il suo ruolo a scopo di lucro, favorisce la superstizione e inganna la gente. Appoggiato dal vescovo, organizza, ogni quindici giorni, messe ‘per togliere il malocchio’".

Il seguito dell’esorcista sarebbe in rapida crescita, con fedeli che arrivano da lui per farsi ‘curare’ anche da fuori regione. Accanto a Perillo, cinque "collaboratori laici", ‘consacrati’ dallo stesso sacerdote. Uno di questi, Elia Villani, in un articolo pubblicato dal quotidiano online Petrus, racconta la propria esperienza accanto all’esorcista: "Mi sono ritrovato - scrive - a far parte di un gruppo di ragazzi che aiuta un parroco esorcista nell’esercizio del suo ministero. (...) Tante persone oggi hanno seri problemi di natura spirituale, sono vittime di fatture, malocchio, stregoneria, invidia, maledizioni di ogni genere, messe nere e rituali vari, vessazioni e possessioni diaboliche. (...) Mi è toccato pregare per una donna che si porta dietro fin dall’infanzia un maleficio; per essere più preciso, quando nacque, un suo parente, all’insaputa dei familiari, la consacrò a satana. Solo dopo molti anni si è manifestato il male. (...) Un caso che mi ha colpito particolarmente è quello di una famiglia vittima di uno spregevole e, consentitemi il termine, schifoso maleficio. Invitati a cena presso l’abitazione di amici, almeno cosi erano considerati, hanno mangiato inconsapevolmente la carne di un animale sul quale era stato esercitato, prima di essere cucinato, un rituale".

Don Gerardo risulta ufficialmente moderatore della parrocchia dei Santi Giuseppe e Fortunato nella piccola località di Aversana di Battipaglia. In realtà, dopo essere stato cacciato dal parroco di quella chiesa al termine di una lite violentissima, la sua base operativa è adesso una piccola cappella, quella del Rosario in località Borgo Cioffi. La cappella sarebbe di proprietà della famiglia Iemma, grandi proprietari terrieri della zona, e la crescente fama di "santo" di don Gerardo servirebbe, un giorno, secondo alcuni, proprio a ‘valorizzare’ uno di questi terreni, su cui potrebbe sorgere un complesso in grado di accogliere pellegrini e fedeli. Una speculazione che potrebbe risultare assai redditizia. La cappella, intanto, è stata consacrata lo scorso 14 settembre dal card. Francesco Marchisano, presidente dell’Ufficio del lavoro della sede apostolica. Il cardinale, dal 26 luglio di quest’anno, è cittadino onorario di Battipaglia, su proposta proprio di uno dei "collaboratori laici" dell’esorcista. (a. s.)

Edited by pincopallino1 - 11/2/2024, 20:02
 
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view post Posted on 16/5/2008, 18:36
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Conti della Curia, dossier esplosivo arriva in Vaticano
16 05amWed, 07 May 2008 10:05:35 +0000127o, 2008 — wildgreta

ANTONIO MANZO C’è di tutto: le lottizzazioni edilizie su terreni di proprietà della diocesi, la gestione della colonia San Giuseppe e l’Angellara Home, le inchieste della magistratura sui conti dell’istituto sostentamento del clero, il ruolo di un avvocato nipote del vescovo, i risultati della gestione dell’istituto nel quinquennio 2003-2007. Perfino le accuse di ombre della massoneria sulla gestione degli affari economici della diocesi di Salerno. L’esplosivo dossier è in Vaticano, spedito da Salerno l’undici febbario scorso (protocollo 34/08). Le firme sono pesanti: quella di monsignor Matteo Notari, presidente dell’istituto sostentamento del clero, in pratica la cassa della diocesi, e quella di Luca De Franciscis, noto commercialista salernitano e presidente del collegio dei revisori dei conti dello stesso istituto. Diciassette cartelle fitte, cifre, date, fatti e considerazioni. Diciassette cartelle, con tutti i capitoli degli affari della Curia salernitana, è il dossier spedito ai vertici vaticani: al segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, ai prefetti della congregazione dei vescovi, cardinale Giovambattista Re e del clero, cardinale Claudio Hummes, oltre che al nunzio apostolico l’arcivescovo Giuseppe Bertello. Nella lettera di accompagnamento scritta per il cardinale Re si fa riferimento ad un precedente incontro con lo stesso cardinale avvenuto tre giorni prima della spedizione del dossier, l’8 febbraio. A tutti è spedita per «devozione e conoscenza, in merito alla incresciosa situazione creatasi all’Istituto sostentamento del clero di Salerno-Campagna-Acerno e dell’Abbazia Territoriale di Cava». (l’istituto è competente anche per i beni della Badia e da Cava cominciano a chiedere più di una spiegazione). La Cogevi - È il contenzioso che ha opposto la società di capitali Cogevi Spa, presieduta dall’ingegnere Francesco Siano, già consulente tecnico dell’istituto, allo stesso istituto. Il capitolo è la lottizzazione Vessinelli, frazione di Antessano di Baronissi, un investimento immobiliare per milioni di euro su 25 ettari di zona edificabile ora finito nelle mani della Concilio costruzioni (la convezione è stata stipulata al comune di Baronissi il 18 gennaio scorso, tra le proteste della Cogevi, con le firme di don Notari, don Albino Liguori, parroco di Baronissi e del costruttore Concilio). Per la permuta degli immobili invece è stata prescelta l’impresa Geneca (Carratù) di Castel San Giorgio. L’istituto vende nel ‘97 i 25 ettari alla Cogevi con la condizione dell’approvazione del piano e del rilascio della concessione edilizia entro il termine del 31 dicembre 2000. Se ciò non fosse avvenuto, l’atto doveva ritenersi nullo, come mai avvenuto e stipulato. Scade il termine, si posticipa la validità dell’atto al giugno 2002 e poi al 2003. Ma l’atto non c’è più, ma questa circostanza la deve riconoscere anche la Cogevi. L’impresa non si presenterà mai dinanzi ad un notaio per sottoscrivere il mancato avveramento delle condizioni. Finisce a contenzioso tra Cogevi e Istituto sia dinanzi al Tar che in sede civile (l’istituto vince la partita giudiziaria con la provvidenziale costituzione, con delega del vescovo, appena ventiquattr’ore prima del giudizio). Il presidente dell’istituto e il presidente del collegio rilevano che la Cogevi, in un giudizio civile pendente dinanzi alla sezione distaccata del tribunale a San Severino, esibisce una serie di fatture emesse dall’avvocato Montuori per prestazioni professionali (sono allegate in fotocopia nel dossier). Al tempo stesso il consulente legale dell’istituto, oltre che «nipote del vescovo» come scrivono Notari e De Franciscis, è anche consulente della Cogevi, la società in contenzioso con la curia per la lottizzazione milionaria di Vessinelli


(1 continua)

Il Mattino 6 maggio 2008


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http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD

15/05/2008
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Pierro: denuncerò chi mi ha calunniato




ANTONIO MANZO S’indaghi a fondo, a tutto campo sugli affari della Curia salernitana. Lo chiede l’arcivescovo Pierro, nei giorni amari della ennesima bufera che si abbatte sulla Chiesa salernitana. Finora non aveva parlato, l’arcivescovo Pierro. Ora, dal «suo» ritiro per gli esercizi spirituali, telefonicamente contatta l’avvocato Paolo Carbone, concorda una nota stampa all’indomani del vertice in Vaticano e spedisce un messaggio. È «costretto ad uscire dal riserbo» l’arcivescovo, fa sapere l’avvocato Carbone. Il riserbo se lo era imposto per «rispetto» all’indagine penale, la terza in otto anni aperta dalla procura della Repubblica (pm Rocco Alfano) sugli affari della Curia: Cogevi Fisciano, colonia San Giuseppe a don Lanzara, gestione affari legali avvocato Montuori, utilizzo fondi 8per mille. Non vi sarebbero ancora iscritti nel registro degli indagati. «Il mio operato è stato corretto» dice Pierro. Anzi, aggiunge l’avvocato, auspica «dalla magistratura una indagine a tutto campo e si riserva di denunciare per calunnia chi ha orchestrato, per interessi tutt’altro che commendevoli, una vile campagna diffamatoria che colpisce non solo la sua persona ma la sua alta funzione». Criptico, l’arcivescovo rispetto al profilo degli interessi in campo «poco commendevoli» che inevitabilmente finirà per raccontare al magistrato inquirente come persona informata dei fatti. Ma anche deciso a difendere la sua onorabilità, in queste ore al centro delle severe valutazioni dei vertici vaticani. «Se cade uno spillo nei corridoi della Curia si rischia di sentire l’impatto» racconta un sacerdote, descrivendo l’aria tesa ed il silenzio in via negli uffici di via Guarda all’indomani del vertice in segreteria di Stato tra i cardinali Bertone e Re, il nunzio Bertello, il segretario della Cei Betori e il presidente dell’istituto sostentamento del clero monsignor Trivero. L’arcivescovo è ufficialmente fuori episcopio per «gli esercizi spirituali». Il portiere setaccia la posta, rispedisce ai mittenti raccomandate indesiderate. I fedelissimi di Pierro contattano monsignori in Vaticano legati alla diocesi salernitana. Pierro per la prima volta da quando è a Salerno ha dovuto rinunciare al tradizionale appuntamento del 13 maggio nella chiesa della Madonna di Fatima retta da don Andrea Vece. Il destino dell’arcivescovo è nelle mani del cardinale Re e del nunzio Bertello. Saranno loro a dover comunicare l’ipotesi vaticana della nomina di un arcivescovo coadiutore con pieni poteri (ipotesi sulla quale Pierro avrebbe fatto trapelare la sua contrarietà già nel novembre scorso). L’arcivescovo è convinto che, a suo danno sia stato «orchestrato» un complotto diffamatorio. Lo ha esternarlo anche ad un sacerdote firmatario di una lettera al cardinale Re. «Perchè siete caduto in una trappola di chi congiura contro il vescovo? Perchè proprio a me che vi ho trattato con tanta bontà?» avrebbe detto il vescovo ad uno dei sacerdoti prima dell’incontro con il cardinale Re. Da due giorni il contatto dell’arcivescovo, in ritiro spirituale, con gli uffici della curia è ridotto all’essenziale, in un periodo dedicato alla preghiera, al silenzio e alla meditazione. Il collegamento è assicurato dal cancelliere don Sabatino Naddeo e dall’economo diocesano don Enzo Rizzo lo stesso che, nel luglio del 2007, sul caso Edil Trieste valutò, con una lettera a monsignor Trivero, i passaggi del contenzioso sorto nel consiglio economico diocesano. «Se avessero avuto corso le minacce di denuncia - scrisse l’economo - saremmo già in procura e sulla stampa che non desidera altro che sollevare il polverone quando si tratta di vicende ecclesiali». Da Roma la risposta secca: chi deve denunciare, denunci e non lo minacci solamente. Soprattutto in affari milionari.

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD

15/05/2008
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Cantillo: caso difficile, il Vaticano agisca con equilibrio




«È una situazione difficile e complessa, serve molto equilibrio per la Chiesa salernitana. Anche in Vaticano dove, lo dico sommessamente, hanno già commesso un errore nella riabilitazione ecclesiale del movimento Il Gregge». Il filosofo Pino Cantillo legge la nuova, drammatica vicenda ecclesiale della diocesi salernitana. Lo fece anche nel febbraio scorso quando la diocesi, alla vigilia del Sinodo, fu investita dalla dolorosa tragedia del parto di una religiosa peruviana. Anche in quei giorni usò parole moderate, ispirate a quel «senso della misericordia» che deve presiedere ogni giudizio umano e ancor di più quando concerne «il giudizio sulla pratica della fede». Oggi Cantillo fa un appello al Vaticano, perchè «decida con equilibrio e saggezza». Perchè a suo parere, la nomina di un arcivescovo coadiutore «non risolverebbe i problemi, anzi delegittimerebbe lo stesso arcivescovo Pierro». È il filosofo laico che parla il giorno dopo il vertice vaticano ma, soprattutto, dopo la rottura del riserbo da parte del vescovo, come aveva anche chiesto un esponente di primo piano del laicato cattolico, Ambrogio Ietto, presidente dell’associazione italiana maestri cattolici. Sia Cantillo che Ietto non si nascondono dietro le parole e si rappresentano come due facce della riflessione che in queste ore viaggia parallela al dramma della Chiesa salernitana. Il laicato cattolico, in pratica, ha scelto la strada del silenzio («il laicato ascolta, legge, fa gossip, ma non prende nel merito pubblica, esplicita posizione non si sa se perché mortificato o per umana ipocrisia» ha scritto Ietto sul nostro giornale). In diocesi non ci sono frange del dissenso cattolico. Le ultime si sciolsero all’indomani della plateale contestazione all’allora arcivescovo Gaetano Pollio nei giorni del referendum sul divorzio (molti protagonisti dell’epoca sono poi rientrati pienamente nella comunione ecclesiale di Grimaldi e Pierro). «Certo resto perplesso - dice ancora Pino Cantillo - da quel che si racconta ma mi auguro che tutto si chiarisca». Anche lo stesso Ietto aveva chiesto un pronunciamento del vescovo, soprattutto sulla «correttezza delle operazioni compiute». È arrivato, ma rilancia le accuse e chiede indagini a tutto campo sugli affari della curia. «Ripeto - dice Cantillo - serve molto equilibrio, come insegna la storia millenaria della Chiesa». Prudenza nelle parole del filosofo, ma anche nettezza quando giudica la riabilitazione del movimento del Gregge. «In quella decisione ho intravisto - dice ancora Cantillo - il volto di una Chiesa che recupera un tradizionalismo ecclesiale che pensavamo archiviato dallo spirito del Concilio». In linea con la storiografia teologica della «scuola bolognese» sul Vaticano II (Alberigo e Melloni), il filosofo salernitano guarda anche alla Chiesa salernitana con «il metro della riflessioone post-conciliare». Per lui quando i cattolici scelgono la strada dell’intimismo ecclesiale «il sonno delle idee provoca anche problemi alle ragioni del governo umano della Chiesa». ant.man.

Edited by GalileoGalilei - 6/6/2008, 12:51
 
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Sul numero di oggi di Libero appare una strana precisazione in relazione a un articolo pubblicato su Libero il 08 maggio 2008 dal titolo "Intrigo a Salerno: il Vaticano indaga sul rapporto tra la diocesi e la Massoneria" a firma Peppe Rinaldi.

Si legge di una relazione riservata inviata dal sacerdote Carlo Magna al suo arcivescovo Gerardo Pierro.

Si precisa che don Magna non ha mai parlato al giornalista del seminario metropolitano Giovanni Paolo II di devastazione di altari, furti di ostia, di un seminarista che aveva scoperto tutto, picchiato (interviene la Digos), di un giovane accusato di omicidio e della sua affettuosità con altra carica curiale

A quanto pare la vicenda nasconde dei risvolti molto gravi su cui sarà bene informarsi e tornare


http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/3870862

A quanto pare don Carlo Magna, ex vicerettore del seminario di Salerno, era stato rimosso dal vescovo Pierro a seguito di una relazione sulla mala gestione del seminario metropolitano.

Il vescovo aveva rimosso il prete ma la "cassazione" vaticana, la Segnatura Apostolica, aveva dato ragione a don Magna.

http://sacerdotisposati.splinder.com/post/14821621

21/11/2007
Sentenza favorevole per un sacerdote del Gregge. È la terza volta che l’arcivescovo viene smentito dalla Santa Sede
di ANTONIO MANZO - fonte: ilmattino.it
«Io, insieme ai seminaristi salernitani, rinnovo l’amore filiale al Santo Padre, Papa Benedetto XVI. Lo dica a Roma che a Salerno sono tutti in filiale comunione con il Vaticano, a partire dai seminaristi...». Quando monsignor Gerardo Pierro pronuncia queste parole, ieri pomeriggio, la mente è corsa subito alle difficili ore che sta vivendo la diocesi sospesa tra mille contestazioni e l’imminente arrivo di un arcivescovo coadiutore che affianchi, con diritto di successione, l’attuale titolare della sede salernitana. Nervosismo e tensione, all’inaugurazione dell’anno accademico. L’arcivescovo si rivolge all’illustre ospite, un arcivescovo di curia esperto in diritto canonico. Finge calma ma, chi lo ha incrociato nel corso della giornata, lo descrive «buio, preoccupato, teso, pronto a scattare». Lo scherzo del destino - o una accorta regia diplomatica - ha voluto che ad inaugurare l’anno accademico al seminario fosse monsignor Francesco Coccopalmerio, un vescovo che è anche giudice della Segnatura Apostolica, la «Cassazione del Papa» che per la terza volta, e pochi giorni fa, ha bocciato un provvedimento assunto da monsignor Pierro nei confronti di un sacerdote del «Gregge». L’imbarazzo, mitigato dalla diplomazia curiale, è stato poi superato dal titolo della lectio magistralis tutta dedicata al diritto canonico, la specializzazione di monsignor Coccopalmerio, già vescovo ausiliare del cardinale Martini a Milano prima di essere nominato presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il dispositivo della sentenza è di pochi giorni fa, la motivazione arriverà fra qualche settimana: la Segnatura apostolica ha annullato il provvedimento di rimozione dall’ufficio di ex vice rettore del seminario metropolitano don Carlo Magna.

Altra sentenza è attesa a giorni ed è quella per don Pietro Rescigno, già cancelliere della Curia. Anche per don Magna l’arcivescovo dovrà fare retromarcia, annullare i provvedimenti del «confino» pastorale: per ora scatta quello a favore di don Magna a San Gregorio Magno. Il dispositivo della sentenza della Segnatura Apostolica per don Carlo Magna non è stato ancora notificato all’arcivescovo di Salerno. «Insussistenza delle reazioni disciplinari» recita il dispositivo facendo chiaramente riferimento ai motivi che spinsero l’arcivescovo a trasferire l’ex vice rettore del seminario, aderente sì al movimento dle Gregge ma anche firmatario di una scottante relazione sulla gestione del seminario metropolitano.

La Segnatura Apostolica è il terzo grado di giudizio per l’impugnazione dei provvedimenti assunti dalla gerarchia ecclesiastica: il primo è l’opposizione che viene inviata al vescovo, il secondo alla congregazione per il clero il terzo alla Segnatura Apostolica. È il terzo caso di sconfitta per il vescovo Pierro davanti alla «Cassazione del Papa»: il primo per il ricorso avanzato dall’ex primicerio della Collegiata di Solofra, don Franco Petrone; il secondo per quello firmato dall’ex parroco della Cattedrale di Campagna, don Antonio Cipollaro; il terzo che arriva per don Carlo Magna.

Ma sia nel caso di Petrone che di Cipollaro alcun provvedimento conseguente è stato assunto con la reimmisione negli incarichi dai quali erano stati destituiti. Nonostante le sentenze i preti restano senza incarichi. Il caso Salerno è come una enciclopedia nelle stanze del Vaticano. Ci sono le sentenze della Segnatura non eseguite, i contenziosi con il movimento ecclesiale del Gregge, le contestazioni ai conti dell’istituto sostentamento del clero, la gestione del patrimonio immobiliare della diocesi. E ultima, ma non per importanza, la relazione del visitatore apostolico, monsignor Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza. Ha lavorato per mesi sentendo numerosi preti e laici salernitani per indagare, per conto del Vaticano, sullo stato di salute della diocesi di Salerno. Lavoro concluso con la relazione datata 1 marzo 2007 e spedita al Papa e a diverse congregazioni vaticane.

http://sacerdotisposati.splinder.com/tag/preti

21/11/2007
Il notaio della curia e i preti «puniti»

È il notaio della curia. Si chiama don Sabatino Naddeo, è parroco a Battipaglia, a San Gregorio VII. Lo descrivono come l’ultimo uomo di fiducia e sacerdote fedelissimo all’arcivescovo Pierro. È lui il destinatario delle missioni importanti e, al momento, conta nel potere interno della curia più del vicario generale, don Marcello De Maio, ex componente del Gregge, poi sganciatosi dalla cordata di amici preti. «Per obbedienza al vescovo» disse in quei giorni don Marcello. «Per carrierismo» gli ribatterono i nemici. Monsignor De Maio, solo canonicamente numero due, resta nel suo ufficio ma, quando deve convocare qualche sacerdote «punito» dal vescovo per comunicazioni importanti, viene sempre affiancato da don Sabatino Naddeo, il notaio del vescovo. Una figura prevista dal codice di diritto canonico e che si nomina, solo nelle grandi diocesi, con il cancelliere e il vice cancelliere. Cioè sono gli ufficiali che controfirmano gli atti del vescovo. Fatto è che a Salerno sia il cancelliere, don Peron che il vice don D’Alessio sono stati esautorati dall’incarico e, pur non avendo mai ricevuto il decreto di rimozione, hanno trovato le serrature degli uffici cambiate da un monsignore di curia notoriamente esperto di bricolage. Monta l’imbarazzo, in curia, nei giorni in cui si discute della nomina di un arcivescovo coadiutore che venga a mettere ordine mentre si allunga la lista dei preti puniti e che ottengono ragione solo dal Vaticano. L’elenco è lungo: due vicari generali destituiti, Spatuzzi e Romano, preti cacciati come Cipollaro e Petrone, preti emarginati e confinati, come Magna e Rescigno, preti ridotti al silenzio dei quali magari non si hanno notizie per la loro riservatezza. In curia ti raccontano del rapporto che un santo vescovo, come Gaetano Pollio, martire del Cristianesimo in Cina, seppe avere con il clero. Pollio gestì con sapienza ed equilibrio ben due diocesi, quella di Salerno e quella di Campagna che nei primi anni Settanta fu resa sede vacante (senza più nomina di un vescovo residenziale, l’ultimo fu Jolando Nuzzi) ma affidata alle mani sagge, sicure ed equilibrate di un vicario generale. Ieri mattina la notizia della nomina del coadiutore è diventata pubblica. In Curia sanno del pressing che ambienti vaticani esercitano su monsignor Agostino Superbo. Da noi interpellato, l’attuale arcivescovo di Potenza non ha smentito la nomina di un coadiutore quando ha sostenuto che «nella prassi vaticana nessun visitatore apostolico è stato poi nominato nella diocesi visitata». Ma a Roma lo hanno pregato di accettare. Sempre ieri mattina veloci consultazioni del vescovo con i suoi collaboratori, a partire da don Comincio Lanzara, il monsignore che ha attraversato la fine del secolo scorso fino ai giorni nostri accanto a tutti gli arcivescovi. I collaboratori del vescovo pronunciano a bassa voce i nomi dei possibili coadiutori. Per loro, la prima preferenza, è per l’attuale vescovo di Alife e Caiazzo, monsignor Pietro Farina. ant.man. - in ilmattino.it ed. Salerno
 
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Sul numero di Libero di oggi si legge di una inquietante vicenda processuale in corso a Salerno che coinvolge il vescovo Gerardo Pierro.

A Salerno è sotto processo per truffa don Generoso Santoro, ex presidente dell'Istituto per il sostentamento del clero (l'ente che gestisce i proventi dell'8 x mille) per truffa ai danni di una anziana donna della provincia diAvellino.

La donna accusa don Santoro di averle truffata di un miliardo di lire, promettendole mirabilanti interessi del 30%. Don Santoro avrebbe intascato 3 assegni.

Don Santoro in un collegato processo civile, avrebbe dichiarato in comparsa difensiva che ogni azione era preventivamente concordata col vescovo.

Ieri il difensore di don Santoro, avvocatessa Rosa Punzo, ha inviato un fax con rinuncia al mandato in quanto «sia io che l'imputato da me difeso siamo stati oggetto di reiterate minacce». Nel finale si diceva che il suo assistito avrebbe ricevuto minacce serrate di "sospensione a divinis" se avesse continuato a citare come testimone proprio mons. Pierro.

Il PM Alfano ha chiesto l'invio degli atti alla Procura della Repubblica, in presenza di una notizia criminis.

Nell'articolo si menzionano anche le vicende per fatti analoghi e per circostanze anomale nel seminario Giovanni Paolo II di Pontecagnano che sono sotto gli occhi del Vaticano.


http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/4034119

Edited by GalileoGalilei - 18/6/2008, 15:10
 
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Citta' di Salerno, La
"Minacciato da persone vicine a Pierro"
Data: 18/06/2008


IL GIORNALE DI OGGI, MERCOLEDÌ 18 GIUGNO 2008 › CRONACA



Pagina 10 - Cronaca Stampa questo articolo



«Minacciato da persone vicine a Pierro»
Le accuse del legale di don Generoso Santoro. Il pm apre un’inchiesta





• Il veleno, come al solito, era nella coda. E ieri mattina, quando ormai si era giunti al termine della lista testi della difesa e si doveva fissare la data per le discussioni nel processo contro il parroco salernitano don Generoso Santoro - accusato di aver truffato 910 milioni di lire ad una donna - proprio il difensore del prelato-imputato ha annunciato di aver rimesso il mandato per le pressioni ricevute dal suo cliente.
• Minacce di severi provvedimenti nei suoi confronti provenienti da persone che si sarebbero qualificate - ha riferito l’avvocato Rita Punzi - "vicine" a monsignor Gerardo Pierro, vescovo della Diocesi. Nella sostanza don Generoso Santoro avrebbe dovuto spingere il suo avvocato a rinunciare alla citazione come teste nel processo proprio di Pierro (pena una sospensione a divinis del parroco).
• Minacce e pressioni che avrebbero interessato anche l’avvocato Punzi: la legale del Foro di Napoli sarebbe stata anch’essa avvicinata da "persone che si sono dette molto vicine al vescovo" per indurla a rinunciare alla testimonianza di Pierro. «Non posso accettare che il mio cliente decida quali testi citare oppure no», ha detto in aula tra lo stupore generale. L’avvocato, dopo aver mostrato al presidente della Prima sezione - il giudice Elisabetta Boccassini - una lettera di don Generoso dove il parroco parlava delle minacce ricevute, ha ufficialmente rimesso il mandato difensivo.
• Contemporaneamente il pm Rocco Alfano (il magistrato giá titolare col collega Roberto Penna di altri fascicoli investigativi che riguardano attivitá amministrative e gestionali dell’Istituto per il sostentamento del clero della diocesi salernitana), in aula come rappresentante della pubblica accusa, ha chiesto al giudice la trasmissione al suo ufficio del verbale d’udienza per l’apertura di un’inchiesta per minacce, annunciando che, nei prossimi giorni, chiederá di poter sentire il vescovo Gerardo Pierro, don Generoso Santoro e l’avvocato che ha denunciato le presunte pressioni, Rita Punzi.
• Il giudice dal canto suo, dopo aver sentito uno dei testi citati dalla difesa (in particolare quello indicato dall’avvocato Alfonso Botta, legale di fiducia di due promotori finanziari imputati in questo procedimento), ha rinviato il processo la prossimo primo luglio per sentire altri testimoni; quindi nuova udienza il 30 settembre, quando la parola passerá al pm Alfano per la sua requisitoria. Quindi, dopo l’intervento della parte civile e dei difensori, il giudice Boccassini entrerá in camera di consiglio per emettere la sua sentenza in un processo che, ormai, procede a colpi di scena, tra parti lese che diventano imputati e testimoni eccellenti accusati di pressioni. (t. s.)
 
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Citta' di Salerno, La
"Minacce a don Generoso, atti in Procura"
Data: 19/06/2008
Stampa

Interni / Politica


IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 19 GIUGNO 2008 › CRONACA



Pagina 8 - Cronaca Stampa questo articolo



IL CASO
Minacce a don Generoso, atti in Procura





• Da una parte c’è l’avvocato Rita Punzi che ha annunciato un suo esposto in Procura contro le presunte interferenze subìte durante il processo; dall’altra c’è invece il pm Rocco Alfano che attende la trasmissione del verbale d’udienza per aprire ufficialmente un’inchiesta e verificare così le dure accuse fatte in aula dal legale di don Generoso Santoro, il prete salernitano finito sotto processo per truffa.
• In mezzo a questa bufera giudiziaria c’è l’arcivescovo Gerardo Pierro. Secondo quanto sostenuto dal legale napoletano, persone che si sarebbero qualificate come "vicine" al monsignore avrebbero minacciato il suo assistito, don Generoso. Una sospensione a divinis se solo il prete avesse insistito nella sua richiesta di sentire in aula come teste il vescovo Pierro. Pressioni che avrebbero interessato anche l’avvocato Punzi che, l’altro ieri mattina, di fronte all’ennesima "invasione di campo" (una lettera fax inviata al giudice Boccassini nella quale don Generoso sottolineava di voler rinunciare all’audizione di Pierro) ha deciso di rinunciare alla difesa del parroco-imputato, attaccando frontalmente coloro che, a suo dire, stavano condizionando la sua strategia difensiva, con minacce e pressioni. Parole di fuoco che hanno indotto il pm Rocco Alfano a chiedere al giudice Elisabetta Boccassini che i verbali dell’udienza fossero trasmessi al proprio ufficio per aprire un fascicolo d’inchiesta con l’ipotesi di reato di minacce. Il magistrato salernitano - che nei prossimi giorni con molte probabilitá sentirá come persone informate dei fatti l’avvocato Punzi, il vescovo Pierro e don Generoso Santoro - è giá titolare di un’inchiesta relativa ad una serie di atti amministrativi e di gestione dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero; inchiesta scaturita da un dossier inviato in Vaticano da alcuni rappresentanti del Cda e del collegio dei sindaci dell’Istituto che si occupa, appunto, dei beni ecclesiastici.
• Diversa, invece, è la vicenda processuale di don Generoso: è accusato di aver truffato 910 milioni di lire una anziana, originaria di Mercogliano, in provincia di Avellino, ma residente a Benevento. I fatti che hanno determinato l’apertura di un’inchiesta risalgono al 2001. Secondo il pm, il sacerdote, che all’epoca era presidente dell’Istituto Interdiocesano per il sostentamento del clero salernitano, riuscì a farsi consegnare i soldi, girandoli su un conto suo e di sua sorella.



 
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19/06/2008
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Curia e affari, a Palazzo di Città la magistratura acquisisce gli atti dell’«Angellara Home»
Don Generoso, minacce e sospetti

Parla il sacerdote: quelle pressioni sono l’ultima tappa della mia lunga via crucis


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19/06/2008

«Io sto portando croci da troppo tempo, le minacce sono l’ultima via crucis». Don Generoso Santoro, ex presidente dell’istituto sostentamento clero, parla il giorno dopo l’abbandono del suo difensore. «Il mio assistito è minacciato ed io con lui, abbandono la difesa» ha detto in tribunale l’avvocato Rita Punzo abbandonando la difesa del prete imputato. Don Santoro, afferma che a minacciarlo sono state «persone vicine al vescovo», Intanto ieri a Roma, il presidente uscente dell’istituto sostentamento del clero, don Notari, è stato convocato dal cardinale Re e ala congregazione del clero. La procura prosegue nell’inchiesta sull’Angellara Home, l’ex colonia san Giuseppe trasformata in albergo e concessa in comodato d’uso a donComincio Lanzara. La Finanza ha acquisito gli atti al Comune. MANZO A PAG.33


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19/06/2008

Punzo, le parole della denuncia


«Il mio assistito è minacciato. Ed io con lui. A questo punto rinuncio alla difesa di don Generoso Santoro». È la frase pronunciata in tribunale da Rita Punzo, avvocato, dopo che il presidente Elisabetta Boccassini legge il fax che le è stato spedito in data 9 giugno scorso. «È un fax che era stato spedito anche a me - racconta l’avvocato - Al fax va aggiunta una lettera del 30 maggio scorso nella quale il mio cliente mi chiedeva di non insistere nella richiesta di escussione del teste Pierro perchè minacciato di sospensione a divinis». Cioè del massimo della pena canonica per un sacerdote, vale a dire perdita dell’abito e dello status.

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19/06/2008


Intervista all’ex presidente dell’istituto sostentamento Don Notari a Roma incontra il cardinale Re e mons. Carrù




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19/06/2008
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Don Santoro: «Le minacce, ultima via crucis»




ANTONIO MANZO «Io sto portando croci da troppo tempo, le minacce sono l’ultima via crucis». Don Generoso Santoro, ex presidente dell’istituto sostentamento clero, preferirebbe non parlare il giorno dopo l’abbandono della difesa da parte del suo avvocato. «Il mio assistito è minacciato ed io con lui, abbandono la difesa» ha detto in tribunale l’avvocato Rita Punzo. Da ventiquattr’ore è imputato di truffa ed è senza difensore. Era stato lui stesso, in una lettera del 30 maggio scorso, ad implorare all’avvcoato di non chiedere più l’escussione del teste Pierro Gerardo, arcivescovo pro tempo dell’arcidicocesi di Salerno. Di non immischiarlo, neppure per un attimo. «Il vescovo non c’entra niente» dice il giorno dopo don Generoso Santoro, in riferimento al processo perchè non preferisce addentrarsi molto nel campo della ricerca di moventi ed esecutori delle minacce. Don Santoro, però, afferma che a minacciarlo sono state «persone vicine a lui», dove lui è l’arcivescovo primate. Minacce riferite a lui e poi messe nero su bianco nella lettera all’avvocato Punzo del 30 maggio scorso: avvocato, non convochiamo più il vescovo in tribunale altrimenti per me potrebbe esserci la sospensione a divinis. «Io credo che il processo, per me, andrà a finire bene. Io ho fatto solo e sempre il mio dovere». Glissa sulle minacce, ma non può fare a meno di rilevare che «gli inviti sono arrivati da persone vicino al vecoso». E che, continua a ripetere, «il vescovo in queste storie, compreso il processo, non c’entra niente». Ma aggiunge: «Davvero non riesco a capire perchè queste minacce». Ora è chiamato a decodificarle un magistrato, perchè gli atti dell’udienza di martedì scorso sono stati trasmessi alla procura, dove il pm Rocco Alfano - lo stesso pm presente nella udienza - indaga nuovamente sul ginepraio degli affari della curia salernitana. Don Santoro preferisce non parlare di quelal sua attività di racolta di risparmi presso l’anziana donna di Benevento, di quella movimentazione di danaro, con timbri e carte della curia, passato sui suoi contir bancari privati. Su quella promesse di restituzione dei soldi con interessi consistenti. È, in pratica, il processo in corso. Intanto ieri a Roma, il presidente uscente dell’istituto diocesano sostentamento del clero, don Matteo Notari, è stato convocato alla congregazione per i vescovi dal cardinale Giovanbattista Re (è il porporato vaticano che deve seguire il caso-Salerno, come concordato nella recente riunione con il segretario di Stato cardinale Bertone e il nunzio in Italia, monsignor Bertello) e alla congregazione per il clero dove è stato ricevuto da monsignor Giovanni Carrù, sottosegretario della congregazione (il numero tre dopo il prefetto, il cardinale basiliano, Claudio Hummes). Per don Matteo Notari è stato come ripercorrere le tappe degli ultimi anni alla guida dell’istituto, sia con il cardinale Re che con monsignor Carrù. Il mandato di Notari è scaduto, il vescovo ha nominato monsignor Mario Salerno con decreto che dovrebbe andare in vigore dal 23 giugno prossimo. E con monsignor Salerno dovrebbero entrare in carica i nuovi componenti del consiglio dell’istituto. Il condizionale è d’obbligo, perchè ieri don Notari ha presentato ricorso alle nomine del vescovo proprio nel corso della visita alla congregazione per il clero. Gli incarichi all’istituto durano cinque anni. E Notari è scaduto. Ma la prassi dell’era Pierro, secondo gli atti contenuti nel ricorso, è anche in molte prorogatio: don Comincio Lanzara consigliere dell’istituto dal 1985 al 1993; don Antonio Santoro dal 1985 al 1995; don Generoso Santoro, dal 1993 a marzo 2003, dieci anni di cui sette come presidente; don Antonio Galderisi, consigliere per tredici anni. Luigi Rizzo, fratello dell’economo diocesano don Enzo, solo due anni dal ’93 al ’95.


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19/06/2008
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Angellara Home, acquisiti gli atti al Comune




La Guardia di Finanza ha acquisito presso gli uffici comunali gli atti ed i progetti dell’Angellara Home, l’albergo a cinque stelle che ha sostituito la colonia di San Giuseppe, costruita negli anni Cinquanta per il clero della diocesi e per l’infanzia povera. È un passaggio naturale dell’inchiesta in corso della Procura sia sull’investimento immobiliare del bene della diocesi, finito nelle mani di don Comincio Lanzara, che sul presunto cambio di destinazione d’uso e sull’utilizzo di finanziamenti pubblici (fondi regionali). L’obiettivo delle indagini è l’utilizzo dei fondi della Regione nel progetto di trasformazione della colonia estiva in struttura alberghiera, l’Angellara Home (tre milioni di euro firmati dal presidente Bassolino per il quale l’arcivescovo dedicò parole di particolare elogio sul bollettino ufficiale della diocesi dopo aver saputo che i funzionari regionali erano al lavoro per garantire un secondo finanziamento), poi la spesa dei fondi 488. L’associazione Villaggio san Giuseppe, amministratore unico don Comincio Lanzara, detiene di fatto con un comodato gratuito un bene della Chiesa salernitana che agli inizi degli anni Cinquanta fu realizzato per i ragazzi poveri della diocesi, oltre che per garantire al clero un pezzo di spiaggia dove potrer eventualmente trascorrere qualche ora di vacanza. Da proprietari, i preti sarebbero divenuti ospiti graditi sì, ma in cambio di danaro. Nell’aprile 2007 ci fu la richiesta dell’arcivescovo alla casas dell’istituto sostentamento clero di erogare 500mila euro per l’ex colonia diventata albergo. Sarebbe stato il prezzo da pagare a don Lanzara per la gestione di una spiaggia che un tempo era a disposizione del clero salernitano. A Torre Angellara sono stati investiti anche fondi dell’8 per mille, cioè quei fondi del bilancio statatale che i cittatdini italiani dedicono di vesrare alla Chiesa per le attività pastorali e di carità. L’altro filone di indagine della Curia salernitana è quello aperto sulla gestione dell’Istituto sostentamento clero sulla base della denuncia firmata da don Matteo Notari e dal commercialista Luca De Franciscis, presidente del collegio revisori dei conti. Una delle ultime acquisizioni della procura è un verbale del consiglio di amministrazione dell’istituto del 5 febbraio scorso. È la seduta nelal quale c’è quella che la diplomazia del verbale definisce «animata discussione» dopo la lettura delle dimissioni dle vice presidente dell’istituto, il benedettino Lo Schiavo. A Cava, l’abate e i benedettini sono preoccupati della gestione dell’istituto ma anche del destino dei loro beni, sia pure pochi. «Noi siamo preoccupati, siamo monaci e, per elezione spirituale, siamo lontani dall’aspetto mercantile delle cose» scrive don Gennaro Costabile Lo Schiavo, osb. Ma la seduta del 5 febbario scorso è anche la seduta nella quale viene rinviato il punto 4, lo smobilizzo di titoli in dollari per investimenti immobiliari. Il consiglio rinvia l’argomento, il consigliere don Antonio Galderisi si alza e va via, manca il numero legale e don Notari deve scioglie la seduta andava avanti tra mille tensioni. E a dire che la riunione era iniziata, come recita il verbale, «dopo la preghiera di rito». ant.man.


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19/06/2008
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Pronte le nuove nomine in Seminario



Le nomine oggi, giovedì. Dovrebbe essere don Vito Granozio, parroco di Giffoni Valle Piana, il nuovo rettore del seminario metropolitano di Faiano. Il nuovo economo, che sostituisce don Comincio Lanzara, sarà don Antonio Galderisi parroco di Mercatello. Il vescovo Pierro intende investire su un nuovo gruppo dirigente alla guida del seminario sostituendo sia il rettore don Claudio Raimondo che il vice rettore don Carlo Magna, quest’ultimo uno dei sacerdoti reintegrati nel suo compito da una sentenza della Segnatura Apostolica (la Cassazione del Papa). Con il nuovo gruppo dirigente rimuoverebbe anche don Carlo Magna che è stato reintegrato da una sentenza della Segnatura Apostolica che diede torto all’arcivescovo.


 
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Corriere del Mezzogiorno pag. 9
"Curia, in Vaticano un altro ricorso"
Data: 20/06/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - SALERNO -
sezione: SALERNO - data: 2008-06-20 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE
Clero nella bufera Il sacerdote ha inserito nella documentazione anche alcune lettere private di Pierro
Curia, in Vaticano un altro ricorso
Lo ha inviato a Roma don Matteo Notari: dossier contro il vescovo

Gli atti consegnati al segretario della congregazione dei vescovi monsignor Nicola Monterisi Inchiesta sull'istituto diocesano: ascoltato De Franciscis

Uniti

SALERNO — E' ancora un vento di ostilità quello che soffia sulla Curia salernitana. Da un lato c'è l'ex presidente dell'Istituto interdiocesano per il clero, don Matteo Notari, che affonda e dall'altro c'è l'arcivescovo monsignor Gerardo Pierro che sta colloquiando continuamente con i sacerdoti più vicini al palazzo arcivescovile di via Roberto Guiscardo mosso dalla precisa intenzione di tranquillizzare l'ambiente clericale e i fedeli. Da ieri, però, il vescovo deve respingere un nuovo ricorso, approdato ancora una volta nelle stanze vaticane e documentato, con fatti, date e circostanze, di nuovo, da don Matteo Notari. Il fascicolo, non consistente come il primo consegnato lo scorso 5 febbraio nelle mani del cardinale Giovanni Battista Re e solo una settimana dopo finito sulla scrivania del sostituto procuratore del Tribunale di Salerno, Rocco Alfano, sembra essere altrettanto scottante come il precedente. Perché, questa volta, l'attacco che sferra don Matteo Notari colpisce direttamente monsignor Gerardo Pierro. Sarebbero due i principali capitoli in cui si dipana il dossier. Il primo si riferisce a « rapporti personali tra don Matteo Notari e l'arcivescovo Gerardo Pierro», il secondo, invece, intitola «il modus operandi di Pierro». A fare da corredo alla documentazione ci sarebbero lettere private intercorse tra il sacerdote stesso e il vecovo e tra questi ed altri preti. Il plico, che sarebbe stato preceduto da un'esposizione orale dell'ex presidente dell'istituto, è stato consegnato nelle mani del segretario della Congregazione per i vescovi, Francesco Monterisi, nipote di Nicola Monterisi, già arcivescovo di Salerno dal 1929 al 1944. Intanto, dal fronte delle indagini, che per il momento non hanno ancora accertato se esiste o meno un presunto responsabile di alcuni affari della Curia oggetto del primo dossier, continua la sfilata dei sacerdoti e dei laici negli uffici della Digos di Salerno che sta lavorando al caso su delega della Procura. L'altrieri pomeriggio è stato ascoltato l'ex presidente del collegio dei revisori dei conti dell'Istituto interdiocesano, Luca De Franciscis. Il commercialista è stato sentito per oltre quattro ore. Il giorno precedente, invece, è stata la volta di don Antonio Galderisi, ex membro del cda dell'istituto e futuro economo del seminario metropolitano di Pontecagnano al posto di don Comincio Lanzara.
Angela Cappetta
 
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Le ipotesi di reato vanno dalla truffa alla lottizzazione abusiva
Trenta preti sono già stati sentiti dai magistrati
La colonia diventa un hotel
a Salerno vescovo sotto accusa
Numerosi esposti alle gerarchie vaticane, ma monsignor Pierro tiene duto
SALERNO - E' domenica e l'arcivescovo di Salerno ha scelto una chiesa di campagna per dire messa. La chiesa di San Luigi, nel comune di Mercato San Severino, venti chilometri a nord del capoluogo. Monsignor Gerardo Pierro ha il volto del curato di campagna. Piega le mani, poi le unisce e le indirizza a Cristo: "Beati i perseguitati dalla giustizia. E' loro il Regno dei cieli". Non invoca la preghiera dei fedeli per il corpo di Berlusconi ma per il proprio, trafitto oramai da una sequela piuttosto terrificante di accuse che fanno di questa diocesi, periferia di Roma, terreno di uno scontro che varca e di molto i confini dello spirito. Nel rosario dei reati supposti e temuti, denunciati o solo ventilati, non manca nulla: truffa, aggravata e non, pratiche ai confini dell'usura, investimenti finanziari ai limiti della legge, lottizzazioni più o meno abusive, pratiche religiose tra lo scabroso e il noir. I soldi, puliti o anche sporcati da menti criminose, stanno facendo affondare tutta la Diocesi nella vergogna di essere raccontata più dai fascicoli processuali che dalle sue opere di bene.

Sono oramai cinque anni che le gerarchie vaticane sono raggiunte da esposti firmati da preti e diretti contro altri preti salernitani. Da cinque anni, a singhiozzo, la Procura della Repubblica è chiamata a indagare, i finanzieri a perquisire, i tecnici della Banca d'Italia a valutare. Non c'è pace per questa chiesa, non c'è tregua per questo vescovo. La polizia criminale identifica e convoca chiunque abbia una tonaca. Sono più di trenta i sacerdoti che hanno dovuto rispondere a verbale. In trenta, cifra monstre, hanno varcato il portone del tribunale per difendersi o accusare, spiegare o solo ricordare. Per il vescovo una via crucisi infinita. Viene dunque alla mente, e assume un significato più denso, un altro passaggio della sua omelia domenicale: "Mi sento molto più sicuro quando i carabinieri sono con me".

L'ultimo esplosivo dossier spedito in Vaticano (e per conoscenza al Procuratore della Repubblica) porta la data dell'8 febbraio scorso ed è sottoscritto dal presidente dell'Istituto per il sostentamento del clero, don Matteo Notari. L'istituto gestisce le finanze della Chiesa e nelle sue casse entrano i soldi dell'otto per mille. In diciassette cartelle inviate al segretario di Stato, ai prefetti della Congregazione dei vescovi e del clero, e al Nunzio apostolico, enumera le anomalie di affari economici gestiti dalla diocesi di Salerno. Don Notari, poi non più proposto per la carica, denuncia il Vescovo, lo accusa di colpevoli omissioni: una colonia per ragazzi poveri ristrutturata con i fondi regionali e con l'otto per mille. La colonia viene però ceduta a una associazione privata a titolo gratuito. E qui il primo miracolo si compie: da colonia per poveri ad albergo per ricchi. La sala mensa trasformata in sala relax, al posto del biliardino la sauna, camere vista mare, e campi da tennis e tutto quel che serve per la trasformazione. Anche un nome nuovo: l'Angellara Home. Leggiamo dal sito web: "La deliziosa location ne fa la meta ideale per chi desideri coniugare una vacanza di sapore culturale al piacere di un soggiorno balneare". La location è però venuta deliziosa grazie ai fondi regionali, un finanziamento pubblico di tre milioni di euro consegnato da Bassolino che in pompa magna è andato persino a inaugurare il primo lotto dei lavori per il completamento del villaggio dei poveri. Un qui pro quo!

E un altro formidabile fraintendimento stava per accadere quando l'arcivescovo chiese all'istituto per il sostentamente del clero di deviare 500mila euro verso la spiaggia. "Cinquecentomila euro? E per fare cosa?", rispose il sacerdote che gestiva la cassa. Per realizzare una "spiaggia attrezzata per i presbiteri". Panche, sdraio, capanni, un campo da tennis. Il corpo affaticato dei presbiteri, prima che il loro spirito, si sarebbe dovuto ristorare in riva al mare. La tonaca a posto ma i piedi nell'acqua, magari anche con una bibita ghiacciata tra le mani.

I soldi non sono stati scuciti, ma l'idea è valsa un'altra denuncia. E ancora altri esposti, veramente una massa critica notevole, hanno raggiunto e oramai occupato anche gli anfratti delle stanze del Vaticano. Il cardinale Re è sepolto da questa teoria di accuse o solo sospetti, e tutti in qualche modo si dirigono contro il vescovo e le omissioni di cui si sarebbe reso responsabile.

Strano vescovo in verità monsignor Pierro. L'unico pastore a mettersi in coda nello scorso ottobre davanti al seggio dove si svolgevano le primarie del Pd: "Embè?". Impossibile a credersi, ma sui giornali locali resta impressa un'altra memorabile prova che ha concesso alla città: in ginocchio, alla destra del cardinale Martino che esibisce sull'altare della cattedrale di Salerno l'omaggio appena ricevuto dal suo riverito confratello: un rolex d'oro. Il rolex (corpo di Cristo?) è mostrato agli allibiti fedeli.

Con Pierro al comando tutto è possibile. E infatti tutto è già successo. Un processo, (siamo agli inizi del 2000) per appropriazione indebita. Indagine poi archiviata, ma densa di altri veleni: l'oggetto dell'inchiesta era una raccolta privata di danaro a fini speculativi. Investimenti in borsa, acquisto di valuta estera. Promotore il rappresentante dell'epoca dell'istituto per il sostentamento del clero, don Generoso Santoro. Lo stesso che in questi giorni è tornato davanti ai giudici per altri soldi, centinaia di migliaia di euro, racimolati da singoli investitori e poi un po' (forse) svaniti. Il vescovo dice di non sapere, l'avvocato del prete dichiara che il suo cliente si sente "minacciato" dal vescovo. Il Pm aggiunge carte alle carte.
Minacce, lettere, anonime e non, telefonate minatorie e anche molto di più.

Una Chiesa costellata da scandali: ora la religiosa peruviana che partorisce, ora il parroco del comune di Acerno che non trova più nei registri immobiliari il centro sportivo parrocchiale: venduto, donato, boh! Ora la comunità di accoglienza per ragazze madri messa in vendita, al miglior offerente, per sei milioni di euro. E una lottizzazione plurimilionaria in Baronissi, e i rapporti di fratellanza e di affari con i massoni della città. Non c'è più inchiostro per descrivere tutte le croci che deve portare sulle spalle questo monsignore, curato di campagna, chiamato oltre ogni ragionevole prudenza a guidare un gregge composto da lupi.

segnala una storia a:
a. caporale@repubblica. it



(26 giugno 2008)
 
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La Repubblica pag. 17
""sono vittima di una congiura ma da qui non mi muovo""
Data: 26/06/08


Cronaca Locale


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GIOVEDÌ, 26 GIUGNO 2008

Pagina 17 - Cronaca

L´arcivescovo Gerardo Pierro: il denaro genera la crisi dei valori anche nella Chiesa

"Sono vittima di una congiura ma da qui non mi muovo"



Ho fiducia, le indagini faranno luce su tutte queste strategie calunniose e strumentali



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ROMA - Monsignor Pierro, è fondato il sospetto che nella Chiesa salernitana da lei guidata girino troppi soldi. Troppe denunce, troppi interventi della Procura della Repubblica.
«E´ il danaro alla base di tanta disgregazione e delle vicende giudiziarie in corso. Purtroppo, all´origine di certi fenomeni c´è la mancanza di autentica vita spirituale, propria di ogni presbitero degno di questo nome».
Il Vescovo guida la Chiesa particolare (cap. IV dell´Apostolorum Successores). Ne porta dunque ogni responsabilità. Ha mai pensato di rimettere nelle mani superiori il suo mandato?
«Avverto tutta la responsabilità del mio ministero. Ed è per questo che finora ho taciuto. Non ho mai pensato di rimettere il mio mandato. Non temo censure penali; sono la vittima di disdicevoli congiure. La giustizia non potrà che conclamare la correttezza del mio operato. Le superiori gerarchie anche recentissimamente mi hanno confermato solidarietà. La Congregazione del Clero il 20 giugno 2008 ha respinto il ricorso dell´ex Presidente dell´Istituto Interdiocesano per il Sostentamento del Clero per mancanza delle cause gravi di cui al can. 1736 par. 2».
Come difende, o come difenderebbe, i suoi confratelli indagati per gravi reati? Lei ha svolto con perizia e puntualità i controlli sugli atti amministrativi?
«Saranno gli avvocati a suggerire le linee di difesa ai sacerdoti indagati. Io, anche sul piano amministrativo, ho svolto funzioni di controllo. Non sono un tecnico, però».
La sua Chiesa si può definire Chiesa dei poveri?
«La Chiesa è sempre dei poveri e per i poveri. Al di fuori di questa concezione, c´è perversione e abbrutimento».
In tutta sincerità, può elencare un errore compiuto che, col senno del poi, non rifarebbe?
«Un errore? Forse sì. Ho avuto fiducia anche in chi tale fiducia non meritava».
(a.cap.)
 
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Citta' di Salerno, La
"Caso don Generoso: Pierro non testimonierá"
Data: 02/07/2008
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Interni / Politica


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IL GIORNALE DI OGGI, MERCOLEDÌ 2 LUGLIO 2008 › CRONACA



Pagina 12 - Cronaca Stampa questo articolo



Il religioso è accusato di truffa nei confronti di una donna. A settembre le ultime audizioni e la sentenza
Caso don Generoso: Pierro non testimonierá
Il legale del parroco e il pm hanno rinunciato a citare il vescovo

DI TOMMASO SIANI




• Monsignor Gerardo Pierro non testimonierá nel processo per truffa contro il parroco salernitano don Generoso Santoro. Ieri mattina la rinuncia ufficiale del nuovo legale dell’imputato, l’avvocato Maurizio Colucci; rinuncia alla quale si era opposto il pm Rocco Alfano, per il quale l’audizione del teste poteva essere comunque necessaria.
• Ma, alla fine, di fronte all’osservazione del giudice per la quale il pm avrebbe dovuto lui citare come teste dell’accusa l’arcivescovo, il magistrato ha rinunciato. Pierro, dunque, non sará in aula il prossimo 30 settembre quando il giudice sentirá gli ultimi testimoni e dará la parola alle parti per le discussioni (nel collegio difensivo, oltre a Colucci, c’è anche l’avvocato Alfonso Botta; quindi i legali delle parti civili).
• A far scoppiare il caso Pierro ci aveva pensato nella scorsa udienza l’avvocato Rita Punzi, allora legale di fiducia di don Generoso. La professionista, nel rimettere il mandato, annunciò un suo esposto in Procura per le presunte interferenze subìte durante il processo. Secondo quanto sostenuto dal legale napoletano, infatti, delle persone che si sarebbero qualificate come "vicine" al monsignore, avrebbero minacciato il suo assistito, don Generoso: per lui sarebbe scatta una dura punizione se avesse insistito nella sua richiesta di sentire in aula come teste il vescovo Pierro. Pressioni che avrebbero interessato anche l’avvocato Punzi che, un mese fa, di fronte ad una lettera inviata al giudice Boccassini nella quale don Generoso sottolineava di voler rinunciare all’audizione di Pierro, decise di rinunciare al mandato, attaccando coloro che, a suo dire, stavano condizionando la sua strategia difensiva, con minacce e pressioni.
• Parole che indussero il pm Alfano a chiedere al giudice Boccassini che i verbali dell’udienza fossero trasmessi al suo ufficio per aprire un fascicolo d’inchiesta con l’ipotesi di reato di minacce. Il magistrato salernitano, del resto, è giá titolare di un’inchiesta relativa ad una serie di atti amministrativi e di gestione dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero; inchiesta scaturita da un dossier inviato in Vaticano da alcuni rappresentanti del Cda e del collegio dei sindaci dell’Istituto che si occupa, appunto, dei beni ecclesiastici.
• Diversa, invece, la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il parroco salernitano. Don Generoso è accusato di aver truffato 910 milioni di lire ad una donna di 68 anni, originaria di Mercogliano. I fatti che hanno determinato l’apertura di un’inchiesta risalgono alla fine del 2001. Secondo la Procura il sacerdote, che all’epoca era presidente dell’Istituto Interdiocesano per il sostentamento del clero salernitano, riuscì a farsi consegnare l’ingente somma di denaro, promettendo alla donna interessi favolosi. Gli assegni intestati a don Generoso, nono finirono sui conti dell’Istituto Interdiocesano, ma su un conto corrente intestato al sacerdote e a sua sorella.



 
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05/07/2008]


SALERNO IL VESCOVO PIERRO SCRIVE AI FEDELI, SONO ONESTO


Scrive una lettera alla diocesi, poi parte per le vacanze a Fiuggi. «Avete il diritto di sapere se il vostro arcivescovo è degno del ruolo che svolge o è un volgare delinquente» scrive monsignor Gerardo Pierro nella lettera di tre cartelle che da ieri pomeriggio l´ufficio delle comunicazioni sociali ha avuto l´ordine di far girare per le redazioni dei giornali. Tre cartelle, contenenti, scrive il presule, «i fatti, secondo verità, senza tema di smentita» sulle denunce dei vertici dell´istituto sostentamento clero, sul villaggio San Giusepe finito nelle mani del suo cerimoniere don Lanzara, sulle vicende processuali di don Generoso Santoro e, infine, sui preti da lui «condannati», per presunta disobbedienza, e poi reintegrati dalla Santa Sede con sentenze della Segnatura Apostolica (la Cassazione del Papa). Minaccia di «fare i nomi dei disobbedienti» già reintegrati dal Papa. Da qualche anno, ma in maniera particolare negli ultimi mesi, Pierro sa che su di lui sono stati puntati i riflettori vaticani, accesi dal segretario di Stato Bertone e dal prefetto per la congregazione dei vescovi, il cardinale Re dopo una lunga serie di contenziosi in Curia alcuni sfociati, da sei anni in avanti, anche in inchieste della magistratura con giri di soldi ricevuti in cambio di promesse di interessi vantaggiosi (il processo Santoro), destinazione fondi della parrocchia di Serino (scagionati in istruttoria Pierro e Santoro) vicende relative ad affari milionari di lottizzazioni edilizie (Vessinelli e San Severino). Il vescovo sostiene di esser stato sottoposto ad una «gogna mediatica» con quelle che lui ritiene «accuse infamanti e calunnie gratuite». Approfitta dell´anno dedicato a San Paolo («lungi da me l´idea di paragonarmi al grande Santo») per uscire, ancora una volta dal riserbo: qualche stetimana fa nel pieno del vortice delle accuse e delle polemiche invitò la magistratura «ad indagare su tutti gli affari della curia». Ha fiducia nei giudici «cui va, anche in questa circostanza, il mio deferente saluto e l´incondizionata fiducia, sia per il ruolo istituzionale che rivesto, come Arcivescovo Metropolita». L´Istituto. Secondo l´arcivescovo l´inoltro alla procura della Repubblica del fascicolo firmato da don Notari e dal commercialista De Franciscis sarebbe stato determinato dalla «pretesa» di continuare il loro lavoro da parte die consiglieri di amministrazione per i quali era giunta la «naturale scadenza del 31 dicembre 2007, dopo il quinquennio di lavoro». Il rifiuto di prendere atto della conclusione del loro lavoro («il presidente chiedeva la riconferma») fu ribadito dai componenti il 5 febbraio scorso. «In quella sede discutemmo di tutto e ribadii - mi fu chiesto ancora la riconferma! - che, secondo la prassi ormai consolidata, non intendevo riconfermare il presidente. Si concertò una lettera per Roma ma il problema era stato portato già alle Congregazioni romane, a mia insaputa. La lettera non partì. Il giorno 8 febbraio 2008, però, il presidente ed altri si recarono di nuovo a Roma». Il Villaggio San Giuseppe. «E una grande opera che onora la nostra Chiesa» scrive il vescovo. Già con il Giubileo. La finalità della struttura? «Offrire a prezzi modici e senza scopo di lucro, alla comunità, una casa per ferie e di accoglienza dignitosa e non un albergo a 5 stelle riservato ai vip». progetto approvato all´unanimità, in Curia. «Per sollevare la diocesi - scrive Pierro - da ogni responsabilità di amministrazione e gestione diretta, si concertò la creazione di una Associazione Onlus (senza scopo di lucro!), che si fece ben volentieri carico del problema, con senso ecclesiale e profonda convinzione di servire la diocesi. La durata, di anni 9, rinnovabile, rientra egualmente nell´approvazione del Consiglio diocesano per gli Affari Economici. Di qui l´incarico a chi da una vita dirige con competenza e disinteresse personale, l´importante complesso diocesano. Un grazie perciò a lui e all´Associazione». Un riferimento diretto, sia pure non nominativo, a don Comincio Lanzara amministratore unico della onlus che ha avuto in comodato gratuito l´Angellara Home, ex colonia marina per i ragazzi poveri della diocesi. La spiaggia dei preti. «Se l´Arcivescovo avesse riconfermato il presidente dell´Istituto sostentamento Clero nell´incarico sarebbero stati disponibili 500mila euro per la spiaggia ai preti» accusa Pierro. La vicenda di Santoro. Sono «totalmente all´oscuro» del flusso di danaro che gestiva. «Avevo due obiettivi: tutelare l´Istituto per il Sostentamento del Clero, tirato in ballo dalla vicenda; cercare una via di composizione pacifica, per evitare ulteriori danni all´immagine della Chiesa». Santoro è sotto processo per appropriazione indebita. Preti "condannati". «Preferisco non fare nomi per ora. Si può anche avere ragione a Roma, scrive Pierro, ma l´ubbidienza per il prete è fondamentale. Si può anche avere ragione a Roma, ma resta sempre vero che chi si sottrae all´obbedienza, disattende quanto ci è stato insegnato».

LE INCHIESTE
Sono due le nuove inchieste aperte dalla procura della Repubblica sulla gestione degli affari della Curia di Salerno. Il primo fascicolo (a modello 45, cioè indagine contro ignoti) è nelle mani del pm Rocco Alfano, lo stesso che negli ultimi anni ha altre volte indagato sui conti della Curia salernitana. È il fascicolo contenente il dossier denuncia dei vertici dell´istituto diocesano sostentamento clero (don Notari e il commercialista De Franciscis) con una serie di presunti abusi e malversazioni compiute sia nella gestione di lottizzazioni edilizie su terreni della curia (Baronissi e Mercato San Severino) che per l´Angellara Home. La denuncia è stata inviata anche ai vertici della gerarchia vaticana. Il secondo fascicolo riguarda la ristrutturazione della colonia San Giuseppe in albergo a cinque stelle avvenuta sia con fondi regionali che della 488. Titolare dell´inchiesta è il pm Penna. La più clamorosa, che provocò anche una spaccatura ai vertici della procura, fu quella sull´iter seguito dalla somma ricavata dall´esproprio dei terreni di proprietà della parrocchia di Serino, un miliardo e 352 milioni di vecchie lire. Appropriazione indebita, questa l´accusa che fu archiviata in istruttoria per Pierro e Santoro. a.m.


(Antonio Manzo, Il Mattino)





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Corriere del Mezzogiorno
"Don Notari: querelo il vescovo"
Data: 06/07/2008
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Cronaca Locale
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO -
sezione: SALERNO - data: 2008-07-06 num: - pag: 7
categoria: REDAZIONALE
Dopo la lettera-verità alla diocesi
Don Notari: querelo il vescovo


SALERNO — Avrà pure ricucito i rapporti con il clero salernitano ma la lettera di Pierro ha certamente incrinato quelli con don Matteo Notari. Che, dopo l'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, controbatte ancora più duro. Tanto da manifestare l'intenzione di voler querelare per diffamazione, calunnia e simonia il suo superiore. Non ha ancora dato mandato ad un legale ma l'ex presidente dell'Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero ha già contattato il Vaticano per chiedere a quale organo inoltrare l'esposto. «O la Congregazione per il clero - riferisce - oppure la Segnatura Apostolica. Domani saprò essere più preciso». E la reazione del parroco di Montoro Superiore non si ferma. Deciso ad andare fino alla Procura della Repubblica di Salerno, dove tra l'altro dovrà essere ascoltato la settimana prossima dal pm Rocco Alfano che sta indagando sul dossier sottoscritto proprio dal prete e che tanto ha fatto infuriare l'arcivescovo. Don Matteo porterà con sé i suoi diari pieni zeppi di note e annotazioni, di incontri e colloqui telefonici. E, in più, lavorerà anche alla stesura della denuncia penale contro Pierro. «Non metterò più piede a Salerno dice amareggiato - se non per questioni parrocchiali». Per un attimo dimentica che dovrà tornarci anche per le beghe giudiziarie.
A. C.



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Mattino, Il (Salerno)
"L'ULTIMO DOSSIER CHE HO CONSEGNATO AL CARDINALE RE PORTA LA DATA DEL 18 GIUGNO SCORSO&#18..."
Data: 07/07/2008
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Cronaca Locale

06/07/2008
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«L’ultimo dossier che ho consegnato al cardinale Re porta la data del 18 giugno scorso». Don Matteo Notari, il monsignore che fino a poche settimane fa era presidente dell’istituto interdiocesano sostentamento del clero, percorrerà le vie della giurisdizione canonica per tutelare la sua dignità. «Poi ci sarà la strada della giustizia ordinaria» dice con tono bonario ma deciso. Il sacerdote che ha gestito decine di milioni di euro per le lottizzazioni edilizie su terreni della curia, facendo lievitare in attivo i conti della diocesi salernitana, vive in una palazzina popolare a Solofra, la città irpina che è nel pezzo di territorio che ricade sotto la giurisdizione di Pierro. «È una casa che acquistai con un mutuo anni ed anni fa, fuori da ogni tempo di gestione dell’istituto, meno male...» dice allargando le braccia monsignor Notari. Nel suo studio migliaia di documenti, ma soprattutto i diari della sua esperienza parrocchiale, da sempre, e poi di quella diocesana, all’istituto del clero, a partire dal 1993. In ogni pagina di agenda c’è la sua grafia minuta e precisa, gli incontri con il vescovo, il contenuto dei colloqui. «Io posso dimostrare la mia fedeltà alla Chiesa, al mio ministero, alle leggi canoniche ed alle leggi dello Stato» aggiunge il sacerdote. La storia degli affari della curia salernitana è tutta nei suoi diari. «Anche la questione dei soldi di Serino destinati poi al seminario, il processo che ne seguì, le testimonianze in sede giudiziaria rese da don Lanzara e don Rizzo sulla volontà dell’arcivescovo Grimaldi, deceduto, il pagamento dell’esproprio di Serino da parte del comune che risparmiò circa due miliardi perchè la Curia beneficiò di un miliardo e mezzo, ma il prezzo che avrebbe dovuto pagare il comune era di oltre tre miliardi. La verità è che la mia correttezza ed osservanza dlele regole ha sempre dato fastidio. Mi ricordo che l’elezione a presidente dell’istituto sostentamento del clero, cinque anni fa, fu salutata con perplessità se non ostilità da parte di don Lanzara». Lui non intende parlare della denuncia penale sottoscritta insieme all’ex presidente del collegio dei revisori dei conti, De Franciscis. Sarà sentito nei prossimi giorni dal pm Rocco Alfano, in ordine alla denuncia presentata. «Non debbo difendere la mia persona, ma la Chiesa» conclude don Notari. ant.man.

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Mattino, Il (Salerno)
"IL TOTO COADIUTORE"
Data: 07/07/2008
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Cronaca Locale

06/07/2008
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Il toto coadiutore



Torna nei palazzi vaticani il toto coadiutore, la probabile nomina di un arcivescovo coadiutore che affianchi Pierro per i prossimi ventidue mesi. Torna in prima linea il nome di monsignor Beniamino De Palma, vescovo di Nola e già a Cava, così come emerge una soluzione romana ma al tempo stesso salernitana (è di origini positanesi). È quella di monsignor Vincenzo Apicella, vescovo ausiliare di Roma dal 1996 e da due anni alla guida della diocesi di Segni-Velletri.


Edited by GalileoGalilei - 8/7/2008, 08:34
 
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Corriere del Mezzogiorno - SALERNO -
sezione: 1PAGINA - data: 2008-07-13 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE
La polemica Un parroco incassa i soldi comunali all'insaputa dell'altro
I fondi per la chiesa? Spariti
Battipaglia, il mistero dei lavori mai iniziati

Una storia di sacerdoti in conflitto tra di loro e di soldi che appaiono e scompaiono. Succede a Battipaglia dove il Comune ha deciso di erogare un contributo di quasi 16 mila euro per i lavori di ristrutturazione della chiesa dei Santi Giuseppe e Fortunato. Mentre però uno dei due parroci aspetta ancora il finanziamento, l'altro a sua insaputa incassa i soldi e invece di utilizzarli per aprire il cantiere li trasferisce alla Curia di Salerno. «Li ho dati al vescovo », spiega don Gerardo Perillo, «io sono un sacerdote ubbidiente. Fin a quando in parrocchia ci sarà padre Franco, i lavori non cominceranno ».
A PAGINA 7
Cappetta


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Corriere del Mezzogiorno pag. 7
"Don Gerardo: i soldi li ho dati al vescovo"
Data: 13/07/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - SALERNO -
sezione: SALERNO - data: 2008-07-13 num: - pag: 7
categoria: REDAZIONALE
La replica
Don Gerardo: i soldi li ho dati al vescovo


BATTIPAGLIA — «I soldi li ho depositati in Curia e i lavori non cominciano fino a che padre Franco non se ne va». Secca la replica di don Gerardo Perillo, parroco in solidum con padre Franco Izzo della chiesa SS. Giuseppe e Fortunato di Battipaglia. Tra i due non è mai corso buon sangue, tanto che, racconta don Gerardo, c'è addirittura una denuncia ai carabinieri e i due sono stati separati. Padre Franco è rimasto nella sua chiesa, don Gerardo, invece, nonostante conservi ancora il titolo di moderatore della stessa parrocchia, si è trasferito a Cioffi.
Don Gerardo, perché ha consegnato i soldi in Curia?
«Perché con padre Franco non si può ragionare. Qualche anno fa ha avuto un ictus e vuole dare solo scandalo. L'anno scorso l'arcivescovo Pierro gli ha chiesto tre volte di andar via, ma lui continua a disobbedire. Io, invece, obbedisco e do i soldi alla Curia dal momento che non ho intenzione di far partire i lavori di ristrutturazione fino a quando c'è lui».
Perché, nel 2006 scrive al Comune dicendo che i lavori erano stati già eseguiti e ora dice che non partono ancora?
«Mi riferivo alla copertura della sala ludica che perde acqua, che si è rotta per la seconda volta».
E il campanile?
«Il campanile non c'entra».
Ma come, se ne fa menzione insieme alla copertura della sala ludica e nel progetto consegnato?
«I soldi non li ho rubati. Li ho consegnati al vescovo perché sono un sacerdote obbediente ».
Ma, lei ha trattenuto quasi duemila euro sull'importo totale.
«Con il permesso del vescovo per problemi di salute che mi hanno costretto a ricoverarmi in ospedale».
Ma lo sa che quelli sono soldi pubblici?
«Io dei lavori non mi interesso più. Dovrà decidere solo la Curia se procedere o meno con la ristrutturazione».
A. C.
Il contrasto
«Sono un prete obbediente e con padre Franco non si può ragionare. Se non se ne va, i lavori non cominciano»
 
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TERREMOTO IN CURIA
Abusi edilizi e truffa allo Stato
Indagato l'arcivescovo Pierro
Provvedimento di sequestro per il villaggio San Giuseppe di via Allende, sulla litoranea di Salerno. Si tratta di una struttura extra alberghiera destinata al clero

L'arcivescovo di Salerno Gerardo PierroI vertici della curia Salernitana risultano indagati nell'ambito di un'indagine condotta dalle Fiamme gialle, che ha portato al sequestro di una struttura extra alberghiera destinata al clero. I sigilli sono stati posti questa mattina al villaggio San Giuseppe di via Allende, sulla litoranea di Salerno. La struttura, del valore di 10 milioni di euro, è composta da 40 stanze, sale congressi, ristorante, cucina e stabilimento balnerare ed era stata recentemente ristrutturata. Sequestrato anche un finanziamento di 1 milione 900mila euro che la regione Campania, parte lesa in questa vicenda, aveva già stanziato per completare i lavori di ristrutturazione. Nel corso del tempo la regione aveva già erogato 2 milioni 500mila euro al villaggio San Giuseppe, che aveva nel totale beneficiato di quattro finanziamenti, di cui due andati a buon fine. Le accuse mosse all'amministratore del villaggio Don Comincio Lanzara e al vescovo Gerardo Pierro, come capo della curia salernitana, sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, abusivismo edilizio e abuso d'ufficio.
Nell'inchiesta risultano indagati anche alcuni responsabili del comune di Salerno che hanno avallato la realizzazione dei lavori all'interno del villaggio. Per il maggiore Francesco Mazzotta del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Salerno che ha eseguito il sequestro disposto dal Pm Roberto Penna le indagine potrebbe portare ad ulteriore sviluppi.
(15 luglio 2008)

 
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[15/07/2008]


VESCOVO DI SALERNO PIERRO SOTTO INCHIESTA, TRUFFA ALLO STATO E FALSO


Il Vescovo Gerardo Pierro aveva proprio qualche giorno fa fatto un memoriale di difesa per i fedeli ma la giustizia stava già facendo il suo corso ed è di questa mattina la notizia che riempirà le prime pagine dei giornali della Campania domani, ancora Penna ad essere protagonista di un´inchiesta che ha creato frizioni sulla stampa quando il quotidiano Il Mattino ha anticipato la vicenda, la Procura ed i fedeli Le accuse: truffa aggravata ai danni dello stato (la Regione è parte lesa), abusi edilizi, falso, e abuso in atti pubblici. La Regione ha già erogato 2 milioni e mezzo di euro per la ristrutturazione dei due corpi di fabbrica. È in allestimento anche il lido. La seconda tranche ancora non erogata equivale a 1 milione e 900mila euro (è stata bloccata, al pari dei lavori per il secondo fabbricato). Il sequestro è avvenuto nell´ambito di un´inchiesta sulla trasformazione dell´edificio, che si trova al lungomare Allende. Il complesso, che ha un valore stimato di 10 milioni di euro, è composto da 40 stanze, un salone, una cucina e una piscina. La struttura, una ex colonia della Curia, situata sul lungomare di Salerno, era stata trasformata anni fa in albergo ed era tuttora in ristrutturazione. Oggi l´ex colonia San Giuseppe è stata sequestrata dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno. Il provvedimento è stato disposto dal sostituto procuratore di Salerno, Roberto Penna. Dodici le persone a vario titolo indagate. Nell´elenco figurano anche l´arcivescovo di Salerno, Gerardo Pierro, e l´amministratore dell´ex Colonia San Giuseppe, don Comincio Lanzara oltre a tre funzionari del comune di Salerno. L´ex colonia era stata data in comodato d´uso a titolo gratuito ad un´associazione costituita ad hoc, chiamata «Villaggio San Giuseppe» (vertice è Giovanni Sullutrone, ex presidente del consiglio regionale).
 
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