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Vaticano spreta don Caradonna, condannato per stupro e circonvenzione di incapace, Atti sessuali su giovane e soldi prestati da incapace. A processo per minacce, truffa, appropriazione indebita

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http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2016/09...9ceaeddbf9.html

Tentò violenza sessuale,condannato prete
Cassazione conferma due anni per Vito Caradonna

MARSALA (TRAPANI)
09 settembre 2016
18:34

(ANSA) - MARSALA (TRAPANI), 9 SET - La Cassazione ha confermato la condanna a due anni di reclusione (con pena sospesa), per tentativo di violenza sessuale su un uomo, inflitta in primo grado dal Tribunale di Marsala e in secondo dalla Corte d'appello di Palermo a un prete di 41 anni, don Vito Caradonna, ex parroco della chiesa di contrada San Leonardo ed ex cappellano del carcere di Marsala. I fatti contestati al religioso risalgono al febbraio 2005. Ad accusare il prete è stato un uomo di 38 anni. All'indomani della condanna in primo grado, emessa il 18 febbraio 2013, don Vito Caradonna, che nel 2012 era già stato trasferito a Santa Ninfa (Tp), fu "sospeso a divinis" dal vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero.
 
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http://www.tp24.it/2016/09/16/giudiziaria/...processo/103153

16/09/2016 07:00:00
Tentata violenza sessuale. Don Vito Caradonna chiede la revisione del processo http://www.tp24.it/immagini_articoli/16-09...el-processo.jpg
Don Vito Caradonna non si arrende. Condannato a due anni di reclusione (pena sospesa), con sigillo della Cassazione, per tentata violenza sessuale su un uomo, ha infatti chiesto ai suoi difensori di avviare l’iter per arrivare alla revisione del processo. A rivelarlo sono proprio i legali del prete, gli avvocati Stefano Pellegrino e Rosa Tumbarello, che in una nota affermano: “I Giudici, pur emettendo una sentenza di condanna, hanno formulato una prognosi favorevole in ordine alla condotta futura del parroco e gli hanno concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ma questo non può accontentare l’assistito, il quale, per ovvie ragioni etiche e morali ha chiesto di impugnare la sentenza della Cassazione ricorrendo alla revisione della sentenza stessa. Infatti, nel corso del processo e dopo la sentenza di primo grado del marzo 2013 sono state scoperte nuove prove che potrebbero discolpare don Vito Caradonna, invalidando il giudizio dei primi giudici, e che possono essere fatte valere - concludono gli avvocati Pellegrino e Tumbarello - solo nel processo di revisione. Sarà dunque la Corte di Appello di Caltanissetta a pronunciarsi definitivamente sulla vicenda giudiziaria e sulle accuse della persona offesa che la difesa, pur rispettando la sentenza, continua a ritenere infondate e strumentali alla richiesta risarcitoria”. La difesa chiederà, dunque, la revisione del processo. Ma non sarà facile ottenere un nuovo processo. Occorrono nuove prove di una certa rilevanza. La scorsa settimana, la Cassazione ha reso definitiva la condanna inflitta il 18 febbraio 2013 dal Tribunale di Marsala, poi confermata dalla Corte d’appello di Palermo il 28 gennaio 2015. All’indomani della sentenza di primo grado, don Vito fu sospeso “a divinis” dal vescovo Mogavero. I fatti contestati risalgono al febbraio 2005. Ad accusare il prete è stato un uomo di 38 anni (P.L.C.) che nel corso del processo ha ribadito che don Vito lo invitò nella canonica della chiesa di San Leonardo per prendere un caffè e che mentre era “stordito” (l’uomo ha sempre avuto il sospetto che nel caffè sia stato messo del sonnifero) avrebbe tentato di abusarne sessualmente. “Ad un tratto – ha dichiarato P.L.C., che adesso vive in Germania – don Vito mi ha aggredito”. La presunta vittima ha aggiunto che comunque riuscì a divincolarsi e a fuggire. All’uomo che ha accusato il prete, il Tribunale di Marsala riconobbe un risarcimento danni di 25 mila euro. Nel 2012, intanto, il vescovo aveva trasferito don Vito a Santa Ninfa. La presunta vittima dell’abuso, il 18 giugno 2012, fu ascoltata dal Tribunale in videoconferenza dalla Germania, dove si era trasferita per ragioni di lavoro. “E non è vero – concluse – che ho chiesto del denaro per non sporgere denuncia”. Nel corso del processo, infatti, l’allora vescovo di Mazara Calogero La Piana, in aula aveva dichiarato: “Fui avvicinato da un uomo che mi disse di essere stato vittima di un tentativo di violenza sessuale da parte di don Vito Caradonna, ma che era disposto a chiudere la vicenda se indennizzato con una somma di denaro. Non diedi peso a quell’accusa e non feci denuncia”.

http://news.panorama.it/cronaca/urbi-et-or...mazara-panorama
L'inchiesta di Panorama che ha smascherato il buco milionario della Curia
Esclusivo: mentre impazza la bufera su tangenti e corruzione, Papa Francesco ha chiamato a rapporto un vescovo siciliano per far luce su un ammanco milionario a Mazara

16-06-201412:38
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L'inchiesta di Panorama che ha smascherato il buco milionario della Curia
Credits: Filippo Monteforte/AFP
TAG: CEI MAZARA DEL VALLO PAPA FRANCESCO
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di Ignazio Ingrao
Non sono neanche le 11 del mattino di venerdì 6 giugno quando monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, da solo, si presenta al Portone di bronzo in Vaticano. Lo attende una guardia svizzera che lo scorta all’ascensore e da lì fino alla Terza loggia del palazzo apostolico, nello studio privato del Papa. Per chiunque, anche per un vescovo, un’udienza personale con Papa Francesco è un dono raro e ambitissimo. Ma Mogavero, riferisce chi lo ha incrociato, è scuro in volto. Appare teso e preoccupato. Giunto in anticamera non deve attendere a lungo: fuori ci sono migliaia di carabinieri che aspettano il Papa per la festa dell’Arma e Jorge Mario Bergoglio non ha molto tempo a disposizione. Ma perché tanta fretta di incontrare il vescovo di Mazara del Vallo, che molti danno addirittura come candidato a guidare la diocesi di Palermo?
La risposta, probabilmente, è nei bilanci della Curia: la piccola diocesi siciliana, 231 mila abitanti, 70 preti (molti dei quali anziani) e 131 suore in tutto, nel giro di 7 anni infatti ha accumulato debiti per quasi 6 milioni, esattamente 5.598.090 euro. Il caso è scoppiato tra aprile e maggio, quando il vescovo non ha più trovato un euro in cassa per pagare le banche e i creditori. La vicenda fa ancora più scalpore perché nel 2011 Mogavero, uomo di fiducia del Vaticano ed ex sottosegretario della Conferenza episcopale italiana (la Cei), venne inviato nella diocesi di Trapani come visitatore apostolico (una sorta d’ispettore nominato direttamente dal Papa) per indagare su un buco di oltre 1 milione di euro. La vicenda portò alla rimozione del vescovo, Francesco Micciché.
Stavolta invece è Mogavero a essere chiamato in causa per una voragine finanziaria almeno 5 volte maggiore (perché il «buco», come vedremo e come teme lo stesso vescovo, potrebbe essere di molto superiore) a quella trapanese. L’inquisitore, in pratica, rischia di finire sul banco degli imputati. Molto pesante l’esposizione verso le banche: la curia di Mazara deve restituire 3.692.360 euro a Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo) e 728.144 euro all’Unicredit, per due mutui stipulati nel 2011. A questi si aggiungono altri 348.457 euro di debiti nei confronti delle banche. Occorrono poi altri 277.594 euro per pagare le opere d’arte commissionate per la nuova chiesa di Pantelleria. Nel corso del 2013 il vescovo ha dovuto liquidare in fretta e furia titoli per 160.035 euro per saldare i debiti più urgenti. Ma il buco continua a crescere: nel 2013 il disavanzo di gestione, tra entrate e uscite, è stato di 180.874 euro. Con questo ritmo la diocesi rischia la bancarotta.
Dietro la quiete apparente che regna in piazza della Repubblica a Mazara, sotto l’afa di giugno, tra il barocco esuberante della cattedrale che fa a pugni con il municipio, realizzato negli anni Settanta, in realtà si sta consumando uno scontro che divide i preti della città ed è caduto come un fulmine a ciel sereno in piena campagna elettorale per l’elezione del sindaco. Non è un mistero infatti che tra il primo cittadino Nicolò Cristaldi (Pdl, rieletto con il sostegno di tre liste civiche) e monsignor Mogavero non sia mai corso buon sangue. Una sorta di Peppone e don Camillo al rovescio, con il sindaco a destra e il presule a sinistra. Ma stavolta è la Chiesa a dover rendere conto dell’uso del denaro ricevuto con l’8 per mille. Il colloquio tra Mogavero e il Santo Padre è durato circa mezz’ora.
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La copertina di Panorama con l'inchiesta sulla diocesi di Mazara del Vallo
A Panorama, che lo ha interpellato, il vescovo non vuole riferire che cosa si siano detti: «Non sono autorizzato a rivelare quanto mi ha detto il Papa in privato». E poi contrattacca: «La diocesi di Mazara deve affrontare solo una temporanea mancanza di liquidità; per il resto c’è stata trasparenza assoluta». Fino a oggi però di trasparenza ce ne deve essere stata poca visto che, come spiega a Panorama il rettore del seminario, don Francesco Fiorino, «il vescovo ha intenzione di nominare un consulente esterno per visionare le operazioni economica-finanziarie degli ultimi 5 anni». Mogavero ha chiesto di passare al setaccio la contabilità per capire dove sono finiti i soldi e a quanto ammontano tutti i debiti della diocesi. Nel frattempo non ha più rinnovato il mandato all’economo, monsignor Franco Caruso, e lo ha sostituito con due laici, Rosario Tumbarello e Giovanna Benigno.
Per fare fronte alle spese più urgenti il vescovo ha pure rinunciato alla sua remunerazione annuale, pari a 8.376 euro, e ha annunciato che accenderà quanto prima un mutuo personale a suo carico di 50 mila euro. Sono ormai lontani i tempi nei quali il vescovo di Mazara mostrava orgoglioso la «casula», la veste per celebrare la messa disegnata da Giorgio Armani. È giunto il momento della spending review. Solo di fotocopie nel 2013 la diocesi ha speso ben 11.651 euro. Altri 40.629 euro sono andati per non precisate collaborazioni e consulenze. In ballo c’è il rischio del commissariamento della diocesi: la stessa misura che Mogavero aveva invocato e ottenuto nei confronti di monsignor Micciché di Trapani. Il vescovo di Mazara non si sottrae alle proprie responsabilità ma indica nell’economo il principale imputato del dissesto finanziario. A insaputa del vescovo, monsignor Caruso si sarebbe infatti autoassegnato un «prestito» di 53.941 euro, mai più restituiti.
Altri 37.449 euro sarebbero andati come contributo alla parrocchia Sant’Antonio di Padova a Mazara 2, guidata da don Giuseppe Titone, ex segretario del vescovo e amico di Caruso. Mentre gli introiti della raccolta pubblicitaria della rivista diocesana Condividere, pari a circa 10 mila euro, non sono mai finiti nelle casse della diocesi che ogni anno spende 21.828 euro per la stampa più 2.519 euro per la distribuzione e 6.222 come compenso al portavoce del vescovo, Max Firreri. La diocesi deve anche 111.261 euro a una onlus, la Cemsi, creata insieme con la Provincia di Trapani e presieduta dallo stesso Mogavero. Più di 40 mila euro sono andati a don Vito Caradonna, un sacerdote condannato a 2 anni, con pena sospesa, per un tentativo di violenza sessuale e finito sotto indagine anche per circonvenzione di incapace. Dietro il dissesto finanziario si nasconde dunque una fitta rete di amicizie (alcune anche chiacchierate), rapporti personali, associazioni, opere pie (come l’Opera monsignor Di Leo che nel 2014 ha ricevuto 9.400 euro) verso cui sono stati dirottati in questi anni i fondi della Curia di Mazara. Tenuto conto che le uniche entrate annuali certe della diocesi sono rappresentate dai 650.800 euro di contributo della Cei per il culto e la pastorale, più 522.698 euro per gli interventi caritativi.


Raggiunto da Panorama, l’economo si difende e sostiene che la principale causa del dissesto è dovuta alla costruzione e alla ristrutturazione di alcune chiese, volute da Mogavero e dai suoi predecessori, «a cominciare dalla chiesa di Pantelleria». A giudicare dai conti, la costruzione della chiesa madre di Pantelleria, intitolata al Santissimo Salvatore e inaugurata da Mogavero l’11 dicembre 2011, è stata un’opera a dir poco faraonica se rapportata alle dimensioni della piccola isola. La Curia di Mazara ha ottenuto un finanziamento di 1,6 milioni dalla Cei ma i lavori sono costati più del doppio, perciò ora mancano 1.974.000 euro più 277.594 euro per le opere d’arte che l’amministrazione locale prima aveva promesso di finanziare e poi si è tirata indietro.
Ma la diocesi di Mazara è tutta un cantiere. Altri interventi riguardano le parrocchie di San Lorenzo e Gibellina per un totale complessivo dei costi dell’edilizia di culto pari a 2,4 milioni, interamente a carico della diocesi. Mogavero afferma di aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione della Santa sede, attraverso la Congregazione per i vescovi, per poter contrarre i mutui da 4,7 milioni necessari a sostenere le spese. Le rate di questi prestiti ora mettono in ginocchio la Curia. Nel frattempo la diocesi ha perso pure la proprietà degli ambitissimi terreni di Tonnarella, il lido disseminato di villette che offre le più belle spiagge di Mazara dove oggi si assiste a un forte sviluppo turistico. Quei terreni sono stati venduti praticamente all’insaputa della Curia senza alcuna documentazione. Inutilmente la diocesi ha tentato una causa legale per tornare in possesso di quell’ingente patrimonio, ormai irrimediabilmente finito in altre mani senza che si sia potuto chiarire chi ha intascato i proventi della vendita.
In appena 8 anni, dalle casse della diocesi di Mazara è sparito un fiume di denaro: nel 2006, quando il precedente economo monsignor Salvatore Cipri lasciava il suo incarico, la Curia vantava un attivo di oltre 1 milione di euro mentre oggi deve fare i conti con oltre 5 milioni e mezzo di debiti. Bisognerà fare chiarezza anche sul bilancio del seminario vescovile che registra un disavanzo di 28.342 euro e si trascina altri debiti per 17 mila euro. Terminata la ricognizione sui libri contabili Mogavero dovrà inviare una relazione alla Santa sede. E ha promesso che riunirà tutti i preti della diocesi, renderà noti i risultati dell’indagine e deciderà insieme con loro i prossimi passi da compiere. Ma prima di tutto dovrà informare Papa Francesco che lo scorso 19 maggio, intervenendo all’assemblea della Cei, raccomandava ai vescovi italiani: «Come pastori, siate semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi, per camminare spediti e non frapporre nulla tra voi e gli altri». Mogavero era lì, seduto in terza fila.
 
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Pena di 2 anni sospesa, ma non è stato spretato dal Vaticano

1452233428-0-marsala-continua-oggi-il-processo-a-don-vito-caradonna-per-circonvenzione-d-incapace
Don Caradonna in abito talare

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Tentata violenza sessuale. Don Vito Caradonna chiede la revisione del processo http://www.tp24.it/immagini_articoli/16-09...el-processo.jpg
Don Vito Caradonna non si arrende. Condannato a due anni di reclusione (pena sospesa), con sigillo della Cassazione, per tentata violenza sessuale su un uomo, ha infatti chiesto ai suoi difensori di avviare l’iter per arrivare alla revisione del processo. A rivelarlo sono proprio i legali del prete, gli avvocati Stefano Pellegrino e Rosa Tumbarello, che in una nota affermano: “I Giudici, pur emettendo una sentenza di condanna, hanno formulato una prognosi favorevole in ordine alla condotta futura del parroco e gli hanno concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ma questo non può accontentare l’assistito, il quale, per ovvie ragioni etiche e morali ha chiesto di impugnare la sentenza della Cassazione ricorrendo alla revisione della sentenza stessa. Infatti, nel corso del processo e dopo la sentenza di primo grado del marzo 2013 sono state scoperte nuove prove che potrebbero discolpare don Vito Caradonna, invalidando il giudizio dei primi giudici, e che possono essere fatte valere - concludono gli avvocati Pellegrino e Tumbarello - solo nel processo di revisione. Sarà dunque la Corte di Appello di Caltanissetta a pronunciarsi definitivamente sulla vicenda giudiziaria e sulle accuse della persona offesa che la difesa, pur rispettando la sentenza, continua a ritenere infondate e strumentali alla richiesta risarcitoria”. La difesa chiederà, dunque, la revisione del processo. Ma non sarà facile ottenere un nuovo processo. Occorrono nuove prove di una certa rilevanza. La scorsa settimana, la Cassazione ha reso definitiva la condanna inflitta il 18 febbraio 2013 dal Tribunale di Marsala, poi confermata dalla Corte d’appello di Palermo il 28 gennaio 2015. All’indomani della sentenza di primo grado, don Vito fu sospeso “a divinis” dal vescovo Mogavero. I fatti contestati risalgono al febbraio 2005. Ad accusare il prete è stato un uomo di 38 anni (P.L.C.) che nel corso del processo ha ribadito che don Vito lo invitò nella canonica della chiesa di San Leonardo per prendere un caffè e che mentre era “stordito” (l’uomo ha sempre avuto il sospetto che nel caffè sia stato messo del sonnifero) avrebbe tentato di abusarne sessualmente. “Ad un tratto – ha dichiarato P.L.C., che adesso vive in Germania – don Vito mi ha aggredito”. La presunta vittima ha aggiunto che comunque riuscì a divincolarsi e a fuggire. All’uomo che ha accusato il prete, il Tribunale di Marsala riconobbe un risarcimento danni di 25 mila euro. Nel 2012, intanto, il vescovo aveva trasferito don Vito a Santa Ninfa. La presunta vittima dell’abuso, il 18 giugno 2012, fu ascoltata dal Tribunale in videoconferenza dalla Germania, dove si era trasferita per ragioni di lavoro. “E non è vero – concluse – che ho chiesto del denaro per non sporgere denuncia”. Nel corso del processo, infatti, l’allora vescovo di Mazara Calogero La Piana, in aula aveva dichiarato: “Fui avvicinato da un uomo che mi disse di essere stato vittima di un tentativo di violenza sessuale da parte di don Vito Caradonna, ma che era disposto a chiudere la vicenda se indennizzato con una somma di denaro. Non diedi peso a quell’accusa e non feci denuncia”.
 
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http://livesicilia.it/2016/10/31/condanna-...ncapace_796430/

MARSALA
Condanna per un sacerdote
"Circonvenzione di incapace"
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, Trapani
MARSALA (TRAPANI) - Don Vito Caradonna, 41 anni, ex parroco della chiesa di San Leonardo di Marsala, già condannato con sentenza definitiva per tentata violenza sessuale su un uomo (e per questo sospeso "a divinis"), è stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione per circonvenzione d'incapace. A emettere la sentenza è stato il giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone. Per il religioso, il pm Ignazia Uttoveggio aveva chiesto due anni e mezzo di reclusione. Oggetto del processo è un prestito di quasi 70 mila euro ottenuto da don Vito da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina, con problemi di salute mentale. Prestito che venne restituito solo a fine ottobre 2011, dopo alcuni assegni andati in protesto, con la vendita della casa che il prete aveva comprato poco tempo prima proprio con quel denaro.
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http://www.lasicilia.it/news/trapani/39318...i-incapace.html

Trapani, dopo la condanna per sturpo, per don Vito Caradonna arriva anche quella per circonvenzione di incapace
31/10/2016 - 19:20di Redazione
Il religioso, sospeso a divinis, era riuscito ad ottenere un prestito da 70 mila euro da un suo parrocchiano poi restituito con degli assegni andati in protesto
Marsala, Cassazione condanna prete per tentata violenza sessualepadre Vito Caradonna

AAA
Don Vito Caradonna, 41 anni, ex parroco della chiesa di San Leonardo di Marsala, già condannato con sentenza definitiva per tentata violenza sessuale su un uomo (e per questo sospeso "a divinis"), è stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione per circonvenzione d’incapace. A emettere la sentenza è stato il giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone. Per il religioso, il pm Ignazia Uttoveggio aveva chiesto due anni e mezzo di reclusione.

Oggetto del processo è un prestito di quasi 70 mila euro ottenuto da don Vito da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina, con problemi di salute mentale. Prestito che venne restituito solo a fine ottobre 2011, dopo alcuni assegni andati in protesto, con la vendita della casa che il prete aveva comprato poco tempo prima proprio con quel denaro.
 
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http://www.gazzettadelsud.it/news/sicilia/...orna-laico.html

TRAPANI
Condannato per tentata violenza sessuale,
prete torna laico
L'ex parroco di San Leonardo era già stato sospeso nel 2013. Deve
scontare due anni per tentata violenza sessuale
23/08/2017
Con decisione suprema e inappellabile della Congregazione per il Clero, la Santa Sede ha
decretato la perdita dello stato clericale, per Vito Caradonna, l'ex parroco di San Leonardo
(Marsala), condannato in via denitiva,
lo scorso mese di settembre, a due anni di
reclusione (pena sospesa) per tentata violenza sessuale.
Il sacerdote, nel febbraio del 2013, era stato sospeso a divinis dal vescovo di Mazara del
Vallo, Domenico Mogavero.
 
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Il Vaticano ci mette una dozzina d'anni per capire che il prete di Marsala era irrecuperabile

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www.partannalive.it/2017/08/vito-ca...-la-santa-sede/

Vito Caradonna non è più un prete. A deciderlo la Santa Sede

23 agosto
2017

AGOSTINA MARCHESE

Vito Caradonna, 42 anni, non è più un prete. Il discusso parroco marsalese è stato coinvolto in due vicende che hanno avuto strascichi giudiziari e che si sono concluse con la condanna dell’ormai ex prete.

Con decisione “suprema e inappellabile” della Congregazione per il Clero, la Santa Sede ne ha decretato la perdita dello stato clericale. Nello specifico Caradonna è stato dispensato, si legge in una nota ufficiale della Diocesi di Mazara, “dal sacro celibato e da tutti i doveri, come anche la perdita di tutti i diritti connessi alla sacra Ordinazione”; inoltre gli sarà impedita “qualsiasi forma di esercizio del ministero ordinato, eccetto i casi previsti dai cann. 976 e 986 del Codice di diritto canonico (assolvere, a richiesta, un penitente in pericolo di morte, anche in presenza di un sacerdote che esercita ordinariamente il ministero)”.

Già nel 2016 la Cassazione aveva confermato la sentenza dei giudici del Tribunale di Marsala e poi di quella della Corte d’appello di Palermo nei confronti dell’ex prete, il quale era stato condannato a due anni di carcere (pena sospesa) e a un risarcimento danni di 25mila euro, per tentata violenza sessuale su un uomo di 37 anni al tempo in cui era parroco della parrocchia di San Leonardo a Marsala. Il parroco, nel 2005, secondo quanto ricostruirono gli inquirenti, aveva invitato l’uomo (di cui era amico e confidente) in canonica per offrirgli un caffè, nel quale pare avesse sciolto un sonnifero. Una volta stordito il malcapitato, l’ex parroco tentò di abusarne sessualmente. L’ospite, però, riuscì a fuggire e sporse denuncia. La condanna in primo grado costò a Caradonna la sospensione “a divinis” da parte del vescovo Domenico Mogavero.

Il prete, durante la celebrazione del processo, fu peraltro “ospitato” a Santa Ninfa, dove esercita tutt’ora don Franco Gerardo Caruso, anch’egli salemitano e indagato per malversazione ai tempi in cui ricopriva l’incarico di economo della Diocesi di Mazara. Il reato è contestato all’ex economo della Curia in quanto, delegato a operare sui conti correnti della Diocesi e avendo la disponibilità delle somme erogate dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso oltre 250mila euro per altre finalità. Parte di questo denaro sarebbe finito proprio a Caradonna.

A Santa Ninfa comunque Caradonna era impossibilitato a celebrare sacramenti e ad impartire benedizioni.

I guai giudiziari dell’ex parroco non finiscono qui. Caradonna recentemente è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione per circonvenzione di incapace. Nello specifico, l’ex prete aveva chiesto e ottenuto da un anziano parrocchiano con problemi mentali, circa 70mila euro, che il pensionato riuscì a recuperare solo dopo parecchio tempo: Caradonna glieli “rimborsò” con alcuni assegni (ben 17, andati però in protesto) e con la vendita di una casa di sua proprietà. Durante il processo è inoltre emerso che Caradonna aveva chiesto insistentemente soldi anche ad altri. Nel corso delle udienze, la pubblica accusa cercò di collegare la richiesta di denaro di Caradonna al suo vizio per il gioco. Una tesi, quest’ultima, però duramente contestata dall’avvocato difensore dell’ex prete.

La nota inviata dal Cancelliere della Curia di Mazara, don Orazio Placenti, a tutti i sacerdoti e resa pubblica per informare i fedeli recita: “Se ne dà comunicazione al Popolo di Dio perché con animo fraterno preghi per Vito Caradonna. Il vescovo chiede che si preghi per lui stesso e per tutti i presbiteri della Chiesa di Mazara del Vallo perché vigilino sulla propria condotta e con animo lieto si sottopongano alla disciplina ecclesiastica e vivano in quella pace che il mondo non può dare e che viene da Dio solo”.

Edited by GalileoGalilei - 12/3/2024, 09:45
 
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https://www.tp24.it/2024/03/12/giudiziaria...aradonna/201430

12/03/2024 07:55

Marsala, altri guai per l'ex sacerdote Vito Caradonnahttps://www.tp24.it/immagini_articoli/11-03-2024/1710187306-0-marsala-altri-guai-per-l-ex-sacerdote-vito-caradonna.jpg
L’ex parroco della chiesa di San Leonardo ed ex cappellano del carcere di Marsala, Vito Caradonna, adesso 49enne, torna alla ribalta delle cronache giudiziarie. La Procura, infatti, ne ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso in falso in atto pubblico, determinando in errore pubblici ufficiali, e favoreggiamento dell’illegale permanenza di stranieri sul territorio italiano.

Vito Caradonna è stato ridotto allo stato laicale dalla Santa Sede il 4 luglio 2017 dopo le condanne subite in due diversi processi per tentata violenza sessuale su un uomo e circonvenzione di incapace.

Ora è imputato insieme a cinque stranieri, quattro uomini e una donna: Biron Sarr, di 35 anni, Muhammed Kietà, di 28, entrambi del Gambia, Bou Makadji, di 36, del Mali, Sakander Ali, di 33, del Pakistan, e Zalfata Liza, di 33, delle Isole Comore. Secondo l’accusa, tra i primi mesi del 2018 e il luglio 2020, in concorso tra loro e con cittadini extracomunitari che hanno poi ottenuto il permesso di soggiorno (per i quali si è proceduto separatamente), dopo aver venduto a questi ultimi, ricevendo da ciascuno un corrispettivo variabile da 200 a 350 euro circa, contratti di lavoro o di locazione ideologicamente falsi, determinavano l’induzione in errore dei pubblici ufficiali, che, ricevute le istanze per il rilascio del permesso di soggiorno da parte di numerosi cittadini extracomunitari coinvolti corredate dai contratti di locazione, di lavoro o comunque false denunce di attività lavorative, rilasciavano o rinnovavano oltre sessanta permessi di soggiorno. Per gli investigatori, a reperire e redigere la falsa documentazione sarebbe stato l’ex prete, che avrebbe anche condotto le trattative con gli extracomunitari “sfruttando – si legge nel capo d’accusa – la loro situazione di necessità”. I cinque stranieri avrebbero procacciato i “clienti”. Con i falsi contratti, naturalmente, sarebbe stata favorita la illegale permanenza degli extracomunitari sul territorio italiano. La prima udienza davanti al gup Matteo Giacalone è andata a vuoto perché quasi tutti gli stranieri imputati risultano “irreperibili”. Nel tentativo di rintracciarli, il giudice ha rinviato al 27 maggio. A rappresentare l’accusa è il pm Sara Varazi. A difendere Vito Caradonna è, invece, l’avvocato Calogera Falco. Per l’ex prete, la Cassazione, nel settembre 2016, confermò la condanna a due anni di reclusione per tentata violenza sessuale su un uomo, inflitta in primo grado dal Tribunale di Marsala e in secondo dalla Corte d’appello di Palermo. Il vescovo Domenico Mogavero lo aveva già sospeso a divinis era il 19 febbraio 2013.
 
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