Laici Libertari Anticlericali Forum

Bologna. Condannato in appello don Andrea Agostini a 4 anni e 2 mesi. Spretato, Abusi nell'asilo di Gallo Ferrarese. Accuse al vescovo Vecchi

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view post Posted on 12/2/2010, 17:53
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http://www.telesanterno.com/prete-pedofilo...curia-0212.html

Prete pedofilo: Rete Laica aderisce al sit-in indetto da anticlericale.net sotto la curia

* venerdì, 12 febbraio 2010, 12:06
* Attualità, Primo Piano
* 48 views
* 2 commenti

Maurizio Cecconi: “Caffarra dica la verità e risponda alle nostre domande”

“Rete Laica Bologna aderisce al sit-in indetto dall’Associazione radicale Anticlericale.Net, oggi alle ore 18.00 sotto la Curia, per protestare contro il silenzio della Chiesa bolognese attorno alla vicenda del prete pedofilo, condannato in primo grado per molestie sessuali su bambine tra i 3 e i 6 anni”, così Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica, che continua: “Oggi andremo a portare fisicamente sotto l’ufficio di Monsignor Vecchi e del Cardinale Caffarra le domande a cui devono rispondere di fronte all’opinione pubblica.

1) Il documento vaticano “De delictis gravioribus” impone che la diocesi che apprende di casi di pedofilia al proprio interno informi tempestivamente la “Congregazione per la Dottrina della Fede” a Roma. Quali direttive hanno trasmesso dal Vaticano alla Curia di Bologna?

2) Nel 2009 il Cardinale Caffarra ha curato e pubblicato la “Carta formativa della Scuola Cattolica dell’infanzia”, in cui si legge che “il gestore e gli insegnanti delle scuole materne parrocchiali debbono condurre un’esemplare vita cristiana”. Un’esemplare vita cristiana comprende anche le molestie sessuali sui minori?

3) Il documento vaticano “Crimen sollicitationis” impone a “tutti coloro che a vario titolo entrano a far parte del tribunale o che per il compito che svolgono siano ammessi a venire a conoscenza dei fatti sono strettamente tenuti al più stretto segreto, su ogni cosa appresa e con chiunque, pena la scomunica “latae sententiae”, per il fatto stesso di aver violato il segreto”. E’ stato imposto il silenzio, dalla Curia di Bologna, alle educatrici, dipendenti della Curia stessa, e ai genitori delle vittime, con la minaccia della scomunica?

4) Dove si trova attualmente il prete pedofilo condannato?

5) Qual è il suo nome e cognome?

6) Esercita ancora una professione a contatto con minori?

7) Perché la Curia non paga le provvisionali alle famiglie delle bambine vittime di molestie, come richiestoLe dal loro avvocato?

8) Ci sono stati altri casi di pedofilia nelle scuole cattoliche della diocesi di Bologna?

9) Non ritiene la Curia doveroso informare la famiglie e la cittadinanza in questi casi?

10) Le famiglie dei tanti bambini e delle tante bambini affidati a istituti scolastici cattolici come possono dormire tranquilli se chi ha responsabilità dei loro figli e commette dei reati di pedofilia è protetto dalla Curia?

http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...-febbraio-2010/


Bologna, la Curia e il prete pedofilo – Rassegna stampa 12 Febbraio 2010 | J febbraio 2010

Rete Laica continua a porre delle domande alla Curia, la quale si trincera dietro il silenzio e le intimidazioni alla stampa locale.

In uno scarno comunicato stampa, la Curia fa sapere di aver chiesto “una rettifica a norma della legge sulla stampa” a “Il Manifesto” e “La Repubblica”, in merito a quella che l’Arcidiocesi definisce “una ricostruzione gravemente parziale e tendenziosa” fatta dai due quotidiani.

Stamane dalle pagine di Repubblica, Michele Smargiassi risponde affermando che le notizie contenute negli articoli sono tratte dai documenti processuali, quindi l’avvocato della Curia, nel chiedere una smentita, in realtà chiede di smentire il tribunale stesso.

Ecco la rassegna stampa odierna.
 
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http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/18426936

Repubblica, La
"prete pedofilo, la curia si difende ma non risponde alle famiglie - michele smargiassi"

Data: 12/02/2010
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Cronaca Locale
Pagina III - Bologna L´inchiesta Prete pedofilo, la Curia si difende ma non risponde alle famiglie MICHELE SMARGIASSI La Curia continua a tacere, ma fa parlare i suoi avvocati. Martedì l´avvocatessa delle piccole vittime delle molestie del prete-maestro di un asilo parrocchiale del ferrarese, condannato due anni fa in primo grado, ha chiesto pubblicamente al cardinale Caffarra di farsi carico dei risarcimenti alle famiglie, che il sacerdote non può pagare. Ieri, dopo che Repubblica ha ricostruito l´intera triste storia dell´abuso, degli imbarazzi e del lungo silenzio mantenuto dalla Curia di Bologna (da cui dipende quella parrocchia), è stato l´avvocato Giuseppe Coliva a farsi vivo a nome delle gerarchie ecclesiastiche, con un formale invito alla rettifica che però, di fatto, non contesta nessuna delle notizie da noi riportate, provenienti integralmente dalla sentenza del Tribunale di Ferrara e dagli atti del processo. Infatti è contro quella sentenza che l´avvocato, volendo smentire «il preteso ‘muro di gomma´ opposto dalle autorità ecclesiali» si vede costretto ad indirizzare le sue critiche affermando che «il tribunale offre una non corretta e suggestiva lettura dei fatti». Un´osservazione, questa, che andrà dunque rivolta al tribunale dell´appello, sempre che all´appello si arrivi, visto che la data del secondo grado pare essere stata fissata fra due anni, con rischio di prescrizione.
SEGUE A PAGINA XI

www.nuovomolise.net/e_view.asp?S=1&C=2&G=4&M=3&E=12993

12/02/2010 11:16
Ultima chiamata per don Felix

Nulla di fatto nella riunione promossa dalla «Rete contro la violenza di genere»

CAMPOBASSO La riunione promossa dalla rete contro la violenza di Genere, presieduta da Giuditta Lembo e dedicata al caso «don Felix» più che per le presenze ha lasciato il segno per le sue assenze. Mancavano, seppure con una nota che ne giustificava l’assenza, tanto il comitato spontaneo costituitosi a Cercemaggiore per l’allontanamento del rete maltese, sia il tutore pubblico dei minori, Nunzia Lattanzio. In pratica i due protagonisti del braccio di ferro con la Curia vescovile di Campobasso, la vera grande assente dell’intera vicenda, responsabile del mantenimento nel comune molisano del sacerdote condannato per fatti di violenza su minori.
Il tentativo della «Rete» è stato quello di arrivare ad una pacificazione degli animi, decisamente esacerbati, tra le parti in causa. Da un lato i sostenitori di don Felix, dall’altro i suoi avversari. Chi ha seguito le vicende di queste ultime settimane sa bene come la comunità di Cercemaggiore si sia letteralmente spaccata sul delicato tema della permanenza di don Felix alla guida delle anime cercesi. Da una parte chi a ritenuto quella condanna infamante e quindi destinata a determinare l’allontanamento del prete, dall’altra chi invece ha visto nell’arrivo del sacerdote come una benedizione che ha fatto rifiorire l’amore per la Chiesa tra i credenti del paese.
La questione, in determinati momenti, ha assunto un rilievo di ordine pubblico. Sono volta, in più circostanze, parole grosse. Massiccia, in paese, anche la presenza delle forze dell’ordine in occasioni di manife stazioni di segno opposto.
Ieri, quindi, l’occasione era quella di sedersi tutti attorno a un tavolo e cercare di ragionare al fine di ritrovare serenità ed equilibrio. Un’opportunità tardiva, secondo l’interpretazione del «Comitato per la sicurezza e la legalità», quello avverso a don Felix. Della vicenda, fanno sapere, si discute da circa cinque mesi e, in ogni caso, nessuno potrà cancellare la condanna per pedofilia.
Su questo tema, nelle intenzioni della «Rete» riunitasi ieri con i soli sostenitori di don Felix, ha relazionato il noto penalista campobassano Gianfederico Cecanese. Il legale, autore di un testo di studio sul tema del «patteggiamento», ha spiegato come questa formula processuale non valga come ammissione di colpa. Il rito scelto da don Felix, o meglio dai suoi legali, riguarda solo la determinazione della pena ma non il raggiungimento e la formazione di una prova di colpevolezza. Potrebbero essere state, in buona sostanza, le ragione che hanno indotto il sacerdote e i suoi legali a intraprendere quella strada che poi ha portato alla condanna. La prova, sostiene il legale, è solo quella che si forma in dibattimento. In sede di patteggiamento il giudice prende atto solo della determinazione della pena così come stabilita direttamente dalle parti in causa.
Queste le valutazioni processuali. Resta tuttavia sullo sfondo il rumore di una vicenda che non si placa. Per il momento le certezze sono due: la condanna di don Felix e la sua dipartita da Cercemaggiore.

Pasquale Di Bello
 
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http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...ta-della-curia/



Presidio contro la pedofilia clericale e contro l’omertà della Curia, indetto dall’Associazione radicale Anticlericale.net, a cui ha aderito Rete Laica Bologna. Ci siamo trovati in Via Altabella, dove ha sede la Chiesa cattolica felsinea.


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Edited by GalileoGalilei - 13/2/2010, 16:08
 
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www.estense.com/prete-pedofilo-sit-...-page-1#respond

Prete pedofilo, sit in sotto la curia di Bologna
Rete laica: “Caffarra risponda alle nostre domande”

* venerdì, 12 febbraio 2010, 20:05

Anche Rete Laica Bologna ha aderito al sit-in indetto dall’Associazione radicale Anticlericale.Net, oggi alle ore 18 sotto la Curia di Bologna, per protestare contro la diocesi felsinea attorno alla vicenda del prete pedofilo, condannato a Ferrara in primo grado per molestie sessuali su bambine tra i 3 e i 6 anni.

L’associazione si è recata sotto l’ufficio di Monsignor Vecchi e del Cardinale Caffarra “per portare fisicamente le domande a cui devono rispondere di fronte all’opinione pubblica”, spiega il portavoce Maurizio Cecconi, che afferma come “il documento vaticano “De delictis gravioribus” impone che la diocesi che apprende di casi di pedofilia al proprio interno informi tempestivamente la “Congregazione per la Dottrina della Fede” a Roma. Quali direttive hanno trasmesso dal Vaticano alla Curia di Bologna?”.

“Nel 2009 il Cardinale Caffarra . continua Cecconi – ha curato e pubblicato la “Carta formativa della Scuola Cattolica dell’infanzia”, in cui si legge che “il gestore e gli insegnanti delle scuole materne parrocchiali debbono condurre un’esemplare vita cristiana”. Un’esemplare vita cristiana comprende anche le molestie sessuali sui minori? Il documento vaticano “Crimen sollicitationis” impone a “tutti coloro che a vario titolo entrano a far parte del tribunale o che per il compito che svolgono siano ammessi a venire a conoscenza dei fatti sono strettamente tenuti al più stretto segreto, su ogni cosa appresa e con chiunque, pena la scomunica “latae sententiae”, per il fatto stesso di aver violato il segreto”. E’ stato imposto il silenzio, dalla Curia di Bologna, alle educatrici, dipendenti della Curia stessa, e ai genitori delle vittime, con la minaccia della scomunica?”.

Le domande che la Rete Laica rivolge alla curia felsinea continuano chiedendo dove si trovi attualmente il prete condannato, se esercita ancora una professione a contatto con minori, qual è il suo nome e cognome (qui va detto che è la stessa legge, proprio a tutela della riservatezza delle piccole vittime, a imporne l’anonimato, ndr), se ci sono stati altri casi di pedofilia nelle scuole cattoliche della diocesi di Bologna, e perché – questa la domanda rivolta in una lettera pubblica dall’avvocato difensore delle famiglie costituitesi parti civili nel processo – la Curia non paga le provvisionali alle famiglie delle bambine vittime di molestie.
 
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http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://..._1268238712.htm


Repubblica, La
"prete pedofilo, la curia sapeva da tempo - michele smargiassi"

Data: 10/03/2010

Pagina VII -

Bologna Prete pedofilo, la Curia sapeva da tempo Mons. Stagni: "Lo convocai e mi giurò che non era vero". Poi toccò a mons Vecchi Il caso Un´insegnante: "Il vescovo disse: lei è quella che risolve i problemi? A me sembra che li crei"

MICHELE SMARGIASSI

C´è in effetti un´inerzia che sorprende nel modo in cui la Chiesa bolognese ha affrontato fin dall´inizio il caso spinoso dei comportamenti del suo sacerdote poi condannato per pedofilia. A quanto affermano i legali della Curia, il vescovo vicario Ernesto Vecchi seppe delle accuse contro l´anziano parroco solo nel gennaio del 2005, a indagini dei carabinieri già avviate. Ma la Curia era stata informata di quelle voci molti mesi prima: eppure nessuno fece nulla per verificarne la veridicità. Erano state infatti le stesse insegnanti, nella primavera del 2004, dunque almeno otto mesi prima di rivolgersi esasperate ai carabinieri, a cercare le vie per far arrivare alle gerarchie i sospetti su quel che stava accadendo in quell´asilo di estrema provincia. Ne avevano parlato con il parroco di un paese vicino, che si era trincerato dietro un imbarazzato scaricabarile: «Non c´entro niente, sono fuori dal confine della parrocchia, quindi non posso intervenire in nessuna maniera, le cose riguardano il vescovo, le autorità nostre insomma». Poi ne avevano informato i dirigenti locali del Fism, l´associazione delle scuole cattoliche da cui dipendeva anche la loro, ricevendone segnali di irritazione e, secondo quanto riferisce a Repubblica un´altra maestra, perfino velate minacce di ritorsione: «Finché si scherza si scherza...».
Ma ad uno di questi colloqui assistette casualmente anche una coscienza eticamente un po´ più responsabile: una suora. Che, coinvolgendo un altro parroco, riuscì finalmente a far giungere le inquietudini delle insegnanti ai livelli gerarchici più alti: ovvero all´allora vicario generale della Curia, monsignor Claudio Stagni. Il quale convocò a Bologna il sacerdote chiacchierato, che poi raccontò così l´episodio al processo: «Mi è stato detto dal Vescovo Monsignor Stagni (...) ‘guarda, un confratello ha telefonato dicendomi che ci sono da parte tua degli atteggiamenti di pedofilia´. Io dissi al Vescovo: guarda, con tutta onestà e davanti a Dio ti dico che questo non è assolutamente vero». Il vicario si limitò a un paterno consiglio. «Il vescovo», riferì sempre a verbale il prete indagato, «mi ha consigliato ‘cerca di entrare nella scuola il meno possibile, cerca di stare attento perché sai che la gente è cattiva´». Nessuna delle maestre dell´asilo fu chiamata a spiegare, nessun genitore fu informato. «Gli credetti», ricorda oggi monsignor Stagni, «perché era un sacerdote che non aveva mai dato problemi di quel genere, e mi raccontò che c´erano dei dissapori con le maestre, per cui pensai che quelle voci fossero state gonfiate da un po´ di malevolenza. Non potevo prevedere… Se vuole sapere come la penso, forse avrà commesso qualche imprudenza, ma non riesco a credere a violenze sessuali».
Era una primavera di cambiamenti in via Altabella: nominato da poco, l´arcivescovo Caffarra stava rivoluzionando gli incarichi. A metà aprile Stagni lasciò Bologna per diventare vescovo di Modigliana, e al suo posto subentrò Vecchi. Possibile che non sia avvenuto tra loro uno scambio di consegne su un caso così delicato e appena emerso? Al processo, Vecchi lo negò risolutamente, e anche Stagni oggi conferma: «Non gliene parlai perché non ci fu un vero e proprio passaggio diretto di funzioni, comunque allora non mi parve fosse una cosa così grave».
Nel frattempo il sacerdote, ammonito, si era in effetti messo tranquillo per un po´, e le insegnanti si convinsero che forse il problema era superato. Purtroppo non fu così, e con la ripresa delle lezioni a settembre la nuova coordinatrice assistette ad altri squallidi comportamenti. Ma a quel punto mobilitare di nuovo la Curia sembrò un´impresa. La coordinatrice chiese appuntamenti che si infransero sulla scrivania del segretario di monsignor Vecchi. Solo quando, il 15 novembre, via fax, fece allusioni allarmate a «un problema che può portare, vista la gravità delle accuse, a estreme conseguenze: denunce alle autorità, stampa ecc.», venne finalmente convocata dal vicario, ma con toni che non promettevano molta disponibilità all´ascolto: «Ma lei non era quella che doveva risolvere i problemi? Mi sembra che ne stia creando!», si sentì apostrofare. Comunque ormai era troppo tardi, la denuncia era già partita, e allora fu la coordinatrice a rinviare: «non avevo più molto da attendermi dalla Curia che era stata così poco sensibile; soprattutto non volevo presentarmi da sola, come mi chiedevano, volevo ci fosse un testimone». L´incontro tra la coordinatrice, un genitore e il monsignore avverrà comunque l´8 gennaio 2005 e sarà tempestoso: Vecchi s´indignerà per non essere stato avvisato di una situazione di cui, abbiamo visto, la Curia in realtà era a conoscenza già da quasi un anno; e farà capire ai due visitatori di non avere intenzione di essere ulteriormente coinvolto: «Questo incontro non è mai avvenuto» è la frase con cui ricordano di essere stati congedati, che Vecchi smentisce ma che la coordinatrice conferma a Repubblica: «Ce lo scandì chiaro, sulla soglia dell´ascensore».
Sottovalutazioni, fastidio, imbarazzi, segreti, responsabilità negate: non è esattamente l´atteggiamento che le recentissime posizioni vaticane sembrano auspicare in questi casi, a meno che la svolta della trasparenza non valga solo per i vescovi irlandesi o tedeschi.
(2. fine)

Edited by GalileoGalilei - 10/3/2010, 17:47
 
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...-la-chiesa.html

Prete pedofilo, dopo la condanna la Chiesa fa il suo processo segreto

Repubblica — 09 marzo 2010 pagina 7 sezione: BOLOGNA
DON Massimo Mingardi è una lastra di marmo: «Non le confermo neppure che quel procedimento esista». L' operazione-trasparenza che dall' Irlanda a Ratisbona sembra investire la Chiesa alle prese con gli scandali dei preti pedofili, a Bologna si fa invece opaca come un muro di no-comment. «I procedimenti disciplinari sono riservati e non ne parliamo certo con i giornalisti», resiste cortesemente il giudice istruttore in tonaca. Un' istruttoria del Tribunale Ecclesiastico Diocesano, come Repubblica è in grado di dimostrare, è effettivamente stata avviata a carico dell' ex parroco di un paesino del ferrarese che nella primavera 2008 fu condannato in primo grado a 6 anni e 10 mesi per molestie sessuali ai danni di dieci bambine (dai tre ai sei anni) che frequentavano l' asilo parrocchiale da lui diretto. Di certo quel processo parallelo era in corso nell' aprilemaggio del 2009, quando furono convocate al seminario di Villa Revedin le ex insegnanti di quell' asilo, che avevano già testimoniato contro il sacerdote. Quel che non è dato sapere, dunque, è se il procedimento si sia chiuso, e soprattutto in che modo. Le dichiarazioni di alti prelati vaticani e del pontefice sulla "tolleranza zero" nei confronti dei sacerdoti pedofili si moltiplicano, assieme all' indicazione di lasciar libero corso alla giustizia dello Stato. Ma a Bologna si procede ancora secondo tradizione: rifacendo le bucce al processo ordinario, nel segreto e in silenzio. «Mi hanno interrogata per cinque ore», racconta a Repubblica una delle maestre "riconvocate" dai giudici diocesani. Una sua collega s' è rifiutata, «io invece aspettavo da anni questo momento. Ho confermato tutto, ma loro insistevano a chiedermi se ero davvero sicura, dicevano "sia sincera, siamo soli", me l' hanno fatto giurare sul Vangelo; ho avuto l' impressione che cercassero elementi per scagionare il prete, allora sono scattata: per questa vicenda ho perso il lavoro e la tranquillità, secondo voi avrei mentito per divertimento?». La giustizia in tonaca ha le sue sanzioni, che in casi così gravi possono arrivare alla riduzione allo stato laicale. Ma il sacerdote dello scandalo risulta tuttora assegnato al presbiterio di un' altra parrocchia della diocesi, dove a quanto pare dice messa. Dunque le ipotesi sono solo due: o il procedimento religioso non è ancora terminato; o il sacerdote è stato ritenuto non responsabile delle accuse per le quali invece la giustizia "laica" lo ha condannato. Diversi indizi autorizzano a pensare che la seconda ipotesi sia probabile o imminente, cioè che in via Altabella prevalga ormai l' opinione che il sacerdote sia stato condannato ingiustamente: il silenzio assoluto di fronte alla richiesta dell' avvocato di alcune delle famiglie, che un mese fa invitò l' arcivescovo Carlo Caffarra a farsi carico, benché non sia legalmente tenuto a farlo, dei 28 mila euro di risarcimenti alle famiglie, disposti dal giudice ma che il prete non potrà mai pagare; e anche il silenzio assoluto che dura da almeno cinque anni nei confronti delle famiglie delle piccole vittime, prima e dopo il processo: neanche una parola di comprensione per il loro dramma, per non dire di scuse. Inoltre la difesa del sacerdote, in appello, è stata assunta dallo stesso studio legale, quello dell' avvocato Giuseppe Coliva, che è anche ufficialmente il consulente legale della Curia stessa. Chi pagherà la parcella di uno dei più rinomati professionisti del foro cittadino, visto che il sacerdote è nullatenente? Se fosse proprio la Curia, vorrebbe dire cheè stata fatta una scelta precisa: i soldi per difendere il sacerdote ci sono, per risarcire le famiglie no. L' intreccio diventa quasi sovrapposizione quando, scrivendoci a nome della Curia, l' avvocato Coliva ricorda che contro la sentenza di primo grado è stato opposto «tempestivo e motivato atto d' appello», sottolinea le «incongruenze del primo giudicato e la nebulosità delle prove che lo supportano» e conclude che «il tribunale offre una non corretta e suggestiva lettura dei fatti», schierando così di fatto la Chiesa contro la verità giudiziaria finora raggiunta. Dunque, oltre la cortina di silenzio, sembra emergere nella Chiesa bolognese una posizione innocentista su quel caso rimasto a lungo fuori dai riflettori. Potrebbe essere, certo, solo l' estrema prudenza che deriva dal bruciante ricordo di un precedente di alcuni anni fa: quello di don Giorgio Govoni, sacerdote della Bassa modenese condannato in primo grado per pedofilia, morto d' infarto prima dell' appello che lo avrebbe probabilmente assolto come fu per altri coimputati. Ma la Curia non potrebbe invece essere in possesso di elementi inediti, di prove a discarico ignote ai giudici "laici" perché emerse solo nel suo processo segreto? Anche a questa domanda non abbiamo ricevuto risposte ufficiali da via Altabella. Ma se fosse così, perché la Curia non difende apertamente e subito l' onore del suo anziano sacerdote, su cui grava il peso una condanna che potrebbe essere riformata solo fra due anni (l' appello è fissato per la primavera 2012)? - 1- continua
 
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Nel libro Il Peccato Nascosto Preti pedofili: esce il libro dossier Il Peccato nascosto si fa il nome del prete condannato.

Si chiama don Andrea Agostini, ex parroco di Gallo Ferrarese, frazione del comune di Poggio Renatico (FE).

A partire da pag. 159 del libro in libreria dal 12 marzo sono riportati alcuni atti processuali e la lettera aperta dell. Colombo al card. Caffarra.
 
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E' assolutamente menzogniera e piena di ipocrisia la dichiarazione del papa Benedetto XVI. Non vorrà mai e poi mai fare luce sui casi di pedophilia nelle chiese. Dunque,è solo una mera dichiarazione, senza volontà alcuna di porre fine a queste vergognose schifezze. Non si toglierà mai la zozzeria da sotto le scarpe per buttarselo in faccia, mai.
 
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http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/...rrente-2666545/

Prete pedofilo, la verità di Vecchi
"La Curia non era al corrente"
Sull'inserto di Avvenire la replica di via Altabella alla ricostruzione del caso giudiziario fatta da Repubblica. Il vescovo: "Fino alla denuncia mai avvisati dei sospetti sul parroco"
di MICHELE SMARGIASSI

Prete pedofilo, la verità di Vecchi "La Curia non era al corrente" Monsignor Ernesto Vecchi

Cinque anni dopo i fatti, due anni dopo la sentenza, un mese dopo le ricostruzioni di Repubblica, la Curia informa finalmente i suoi fedeli che un sacerdote della diocesi fu condannato in primo grado (a sei anni e dieci mesi) per molestie pedofile ai danni di dieci bambine dai tre ai sei anni che frequentavano il suo asilo nido parrocchiale. Lo fa con un articolo non firmato su Bologna Sette (l´inserto bolognese di Avvenire) di ieri, che è in realtà la lunga autogiustificazione personale di monsignor Ernesto Vecchi, vicario generale della diocesi, riguardo ai rapporti da lui intrattenuti con le insegnanti dell´asilo che sporsero denuncia o testimoniarono contro il sacerdote.

L´articolo di Avvenire si presenta infatti come «la ricostruzione puntuale degli incontri avvenuti presso la Curia di Bologna con rappresentanti delle famiglie dei minori, tratta dagli appunti del vescovo ausiliare mons. Vecchi redatti all´epoca dei fatti». Il diario di Vecchi prende le mosse dal luglio del 2004, quando tra il parroco e le insegnanti scoppiarono forti contrasti di natura didattico-amministrativa che portarono al licenziamento delle maestre, poi riassunte grazie alla mediazione della Curia. In quell´occasione, ricorda Vecchi, nessuno fece cenno a sospetti di altra natura. Quando poi, il 15 novembre, la nuova coordinatrice dell´asilo gli chiese via fax un incontro, Vecchi annota di averla convocata per la settimana dopo, ma che la coordinatrice non si presentò «per malattia»; in realtà perché già «sotto segreto istruttorio», essendo intanto scattata la denuncia. Un incontro tra Vecchi, la coordinatrice e un genitore si tenne però l´8 gennaio, e anche dagli appunti del vicario ne trapela la tensione. L´incontro si concluse, secondo i due ospiti, con una frase pronunciata da Vecchi: «Questo incontro non è mai avvenuto», che l´interessato ha sempre smentito d´aver detto, ma che nei suoi appunti riemersi improvvisamente viene ora «collocata nel suo contesto: la preoccupazione della psicologa di mantenere il silenzio su questo incontro».

La ricostruzione di Vecchi rivendica la propria sincerità rispetto alle «opinioni di parte», come vengono definite le deposizioni rilasciate dai testimoni al tribunale di Ferrara, che per Vecchi «stravolgono la verità dei fatti». Effettivamente fra le versioni del vicario e quelle dei testimoni ci sono alcune divergenze: Vecchi nega che prima del fax del 15 novembre ci fossero state altre richieste telefoniche d´incontro senza esito, come invece messo a verbale dalla coordinatrice. Vecchi nega poi che quel fax contenesse accenni allarmati «alla questione morale», mentre (ma qui c´è un documento che lo prova) la coordinatrice vi scrisse di «un problema che può portare, vista la gravità delle accuse, a estreme conseguenze: denunce alle autorità, stampa ecc.».

Il vicario non contesta altro della ricostruzione ben più ampia di Repubblica, che parte da prima della cronologia del suo "diario", cioè dalla primavera del 2004, quando la Curia venne informata per la prima volta dei sospetti a carico del sacerdote, e arriva al processo diocesano recentemente svolto, ma tenuto rigorosamente segreto. Di questi e di altri aspetti dell´atteggiamento tenuto dalla Chiesa bolognese sulla vicenda, Avvenire non si occupa.

(15 marzo 2010)

http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...giornalistiche/

Bologna, prete pedofilo. Nome svelato da inchieste giornalistiche | J marzo 2010

Comunicato stampa, 15 Marzo 2010
(Scarica e diffondi)

PRETE PEDOFILO. CECCONI: “NOME SVELATO
DA INCHIESTE GIORNALISTICHE. CURIA DICA
DOVE E’ STATO TRASFERITO DON ANDREA AGOSTINI”

Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna,
in merito al prete pedofilo protetto dalla Curia di Bologna
e condannato per molestie sessuali su bambine.

“Come Rete Laica abbiamo più volte chiesto alla Curia di rivelare il nome del prete pedofilo, condannato per molestie sessuali su bambine di un asilo. Non per morbosità, bensì per trasparenza e per tutela dei minori che in futuro potessero venirne in contatto; come avviene negli USA, come è avvenuto in Irlanda, in Austria e in Germania. Non abbiamo mai ricevuto risposta, né noi né, ancor peggio, le molte famiglie che affidano i loro figli alle scuole gestite da religiosi”, così Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna, che continua: “Il nome è stato finalmente rivelato non dalla Curia, che continua a trincerarsi dietro un muro di bugie e di silenzi, bensì dalle inchieste giornalistiche condotte dal quotidiano “La Repubblica”, che ieri, a pagina 15 dell’edizione nazionale, riportava un elenco di vari casi di preti pedofili in tutta Italia, tra cui quello del prete sotto la responsabilità dell’Arcidiocesi di Bologna, indicandolo per nome e cognome”.

Questo il passo dell’articolo: “Altre storie riemergono, descritte in dettaglio nel libro “Il peccato nascosto” (Editore Nutrimenti, curato da Luigi Irdi) in uscita mercoledì. L’autore, che si firma come Anonimo — sigla che comprende il contributo di più mani fra cui quella di un sacerdote che ha preferito non comparire in prima persona — raccoglie le tante denunce arrivate di recente in varie Procure d’Italia. C’è la vicenda di un gruppo di bambine di un paese vicino a Cento, diocesi di Ferrara [in realtà, di responsabilità della Diocesi di Bologna, ndr], abusate da don Andrea Agostini, condannato nel 2008 a 6 anni e 10 mesi di reclusione, e al risarcimento di 28mila euro. Il loro avvocato, Claudia Colombo, aveva anche scritto al cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, chiedendo una presa di responsabilità della curia locale. Nel dispositivo della sentenza i giudici di primo grado hanno denunciato “il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano””.

Il libro citato uscirà nelle librerie Mercoledì 17 Gennaio e Rete Laica lo presenterà in anteprima a Bologna Martedì 23 Marzo, alle ore 18.00, presso la Libreria Melbookstore. Insieme a Maurizio Cecconi, sarà presente Luigi Irdi, curatore del libro. Nel testo, un capitolo è dedicato alle molestie compiute da don Andrea Agostini.

“Abbiamo fatto delle ricerche anche per conto nostro”, spiega Cecconi, “E abbiamo scoperto, sfogliando l’archivio elettronico di BolognaSette, un fatto curioso che vale la pena ricordare. Sul numero di Domenica 8 Febbraio 2004, interamente dedicato all’arrivo in città del nuovo Cardinale, Carlo Caffarra, si può leggere che il primo prete incontrato è stato proprio don Andrea Agostini”.

Questo l’articolo apparso su BolognaSette (e rintracciabile a questo indirizzo web):

“Gallo Ferrarese: il primo incontro con la diocesi (L.T.) – Sarà Gallo Ferrarese la prima parrocchia in territorio bolognese, sulla strada da Ferrara, ad accogliere domenica prossima il nuovo Arcivescovo. Un corteo di auto proveniente dalla città estense farà sosta alle 14.50 davanti alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina de’ Vigri. Qui un momento di accoglienza da parte dei fedeli della zona sarà aperto dalle parole di benvenuto nella diocesi petroniana da parte del provicario generale della diocesi di Bologna monsignor Ernesto Vecchi. Saranno presenti inoltre – oltre al parroco di Gallo Ferrarese don Andrea Agostini – i parroci dei paesi confinanti e il sindaco di Poggio Renatico. Un bambino e una bambina della comunità, con semplici parole e un mazzo di fiori, renderanno omaggio a monsignor Carlo Caffarra a nome dei presenti. “Un po’ tutte le realtà parrocchiali saranno presenti quel giorno – spiega don Agostini – e con impegno stanno organizzando questo momento straordinario per la nostra piccola comunità. I bambini del catechismo, i giovani che di solito animano la Liturgia domenicale, e anche una piccola banda, stanno facendo del loro meglio per questo semplice ma bellissimo incontro”. I preparativi per domenica non sono solamente esterni: il ricordo nella Celebrazione eucaristica quotidiana e altri momenti di preghiera dispongono la comunità ad una accoglienza del nuovo Arcivescovo a 360 gradi. Terminata la breve cerimonia di saluto, il corteo riprenderà poi la via Ferrarese alla volta di Bologna per l’ingresso da Porta Galliera alle 15.30 circa. L’antica chiesa parrocchiale, dinanzi alla quale monsignor Caffarra bacerà la terra bolognese, è un antico oratorio costruito nel 1712 in onore di santa Caterina de’ Vigri, scelta ufficialmente come patrona di Gallo nel 1792”.

“Come possiamo vedere, sono presenti fin dal primo giorno d’insediamento di Caffarra tutti i protagonisti di questa triste vicenda fatta di omissioni di intervento e di omertà: Vecchi, Caffarra, Agostini, i bambini e le bambine”, conclude Cecconi, “Per Caffarra e Vecchi, don Andrea Agostini rappresenta la nemesi della loro cattiva coscienza: appare sulla scena fin dal primo giorno di attività del nuovo Arcivescovo e qui rimane. E non se ne andrà finché non risponderanno alle legittime richieste di trasparenza e di giustizia: dove è stato trasferito don Andrea Agostini? Lavora ancora a contatto con minori?”.
 
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view post Posted on 16/3/2010, 08:35
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http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/..._bugie-2666759/

Il servizio alla verità non contempla bugie
di ALDO BALZANELLI

Quando si accusa qualcuno di fare "un cattivo servizio alla verità", come ha fatto ieri nei confronti di Repubblica il settimanale della Curia, bisognerebbe evitare di dire bugie. "Al momento della nomina a Vicario generale di monsignor Ernesto Vecchi (28 maggio 2004) i vertici della Curia non erano al corrente…." scrive Bologna Sette parlando per la prima volta del caso di un prete della diocesi che è stato condannato in primo grado per aver molestato numerose bambine. Per la verità più che di un articolo si tratta soltanto dell´autodifesa di monsignor Vecchi costruita sulla scorta dei suoi "diari", ma purtroppo per lui e per il settimanale diocesano, la Curia invece "era al corrente". Lo afferma lo stesso sacerdote al processo, ma lo ha ammesso il predecessore di Vecchi, monsignor Stagni, spiegando di aver forse sottovalutato la vicenda per aver creduto al giuramento d´innocenza del prete.

Per il resto il settimanale diocesano spende colonne di piombo per ricostruire aspetti marginali della vicenda, quasi che la vertenza sindacale tra il prete e gli insegnanti sia prevalente sulle molestie pedofile. Ma soprattutto, anche a distanza di anni, non una sola parola di solidarietà e comprensione viene pronunciata nei confronti delle famiglie delle bambine che ancora oggi portano i segni di quegli episodi.

O degli insegnanti che si sono esposti per evitare che quegli abusi proseguissero. Non una sola parola per spiegare come mai quando il caso esplose con la denuncia del sacerdote, i vertici della Curia non inviarono nessuno a verificare cosa era successo in quella scuola. Non una sola parola per spiegare quali risultati abbia dato il processo ecclesiastico, istruito in gran segreto. Né per contraddire l´impressione avuta da una testimone convocata in Curia che più che un di un processo si trattasse di un´occasione per raccogliere elementi utili a scagionare il prete.

Neanche una parola sul perché la Curia non abbia neppure risposto alla richiesta di risarcimento avanzata dal legale delle famiglie, visto che il sacerdote è nullatenente e come tale non è in grado di pagare la somma stabilita dal tribunale. E´ stata proprio questa richiesta che ha riportato all´attenzione della cronaca una vicenda rimasta a lungo semisconosciuta.

Quello che Repubblica ha fatto non è "un cattivo servizio alla verità" ma semplicemente la ricostruzione di fatti, insieme alle sottovalutazioni, ai silenzi, agli imbarazzi, alle ambiguità a cui la Curia non ha mai dato spiegazioni. C´è un abisso tra la nuova volontà di trasparenza della Chiesa, le dolorose ma coraggiose ammissioni di tanti vescovi e l´atteggiamento della Curia bolognese. E sarebbe interessante, con tutto il rispetto, conoscere l´opinione al proposito del cardinal Caffarra.
 
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view post Posted on 18/3/2010, 16:26
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http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...ito-a-san-luca/

Bologna, prete pedofilo. Curia lo ha promosso e trasferito a San Luca

Comunicato stampa, 18 Marzo 2010

PRETE PEDOFILO. CECCONI: “CURIA LO HA PROMOSSO
E TRASFERITO A SAN LUCA, SANTUARIO DELLA MADONNA
E SIMBOLO DEL CATTOLICESIMO BOLOGNESE”

Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna,
in merito alla vicenda del prete pedofilo condannato
a 6 anni e 10 mesi per molestie sessuali sulle bambine
dell’asilo da lui diretto e sulla complicità, omertà
e protezione offerta al sacerdote dalla Curia felsinea.

“Don Andrea Agostini – il prete pedofilo condannato a 6 e 10 mesi per molestie sessuali sulle bambine dell’asilo da lui diretto e il cui nome è rivelato dal libro “Il peccato nascosto. Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa” – è stato trasferito dalla Curia e promosso a un nuovo incarico presso il Santuario della Beata Vergine di San Luca, luogo simbolo del cattolicesimo bolognese”, così Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna, che continua: “Grazie alle informazioni da noi raccolte e verificate diamo oggi questa notizia, che riteniamo importante e gravissima”.

“Secondo il diritto canonico, un sacerdote che si macchia del peccato d’infrangere la purezza dell’infanzia dovrebbe essere escluso dallo stato clericale, ovvero non essere più prete. Al contrario, don Andrea Agostini, dopo un processo-farsa interno al Curia che lo ha evidentemente assolto benché sia stato condannato dalla giustizia civile italiana, è stato promosso: continua ad essere un prete, continua a ricevere uno stipendio, continua ad essere a contatto con bambini e bambine, tutti quelli in visita al santuario tanto amato dai bolognesi”.

“Più volte abbiamo chiesto alla Curia e ai suoi vertici, al Cardinale Caffarra e a Monsignor Vecchi, di rispondere alle domande di trasparenza poste dalla cittadinanza e dalle famiglie delle vittime. Risultato: nessuna risposta. Non si può rimanere inermi di fronte al muro di silenzio, omertà e complicità della Chiesa bolognese; per queste ragioni oggi diffondiamo la notizia del luogo in cui è stato trasferito don Agostini. E così faremo ancora per ogni informazione che raccoglieremo e verificheremo”.

“Questa promozione rivela il deserto morale e l’insopportabile ipocrisia della Curia di Bologna. Nel giugno del 2007, quando un collettivo gay chiamato “Carni Scelte” presentò una mostra dal titolo “La Madonna piange sperma”, da parte del Cardinale Caffarra e di Monsignor Vecchi si alzarono parole di fuoco”, ricorda Cecconi, “Sul settimanale diocesano BolognaSette del 16 giugno di quell’anno leggemmo questa considerazione: “Una bestemmia abominevole. La depravazione dell’intelligenza non potrebbe essere più palese. […] La nostra coscienza religiosa ha in sé le risorse per superare queste offese tanto stupide quanto gratuite. Ci domandiamo se la coscienza civile possa accettare che simili spettacoli possano godere del sostegno pubblico””.

“Oggi la città di Bologna si chiede: come possiamo definire chi difende il sentimento religioso di una parte della cittadinanza e poi trasferisce un prete pedofilo condannato nel santuario simbolo di quel sentimento religioso che, con menzogne, s’afferma di difendere e di rappresentare? Credo possiamo dire che la promozione di don Agostini sia una bestemmia abominevole, compiuta dai vertici della Chiesa Cattolica felsinea. E ci domandiamo: come può la politica (il sostegno pubblico) continuare a difendere un’istituzione che protegge dei criminali? Siamo convinti che la coscienza civica dei cittadini bolognesi ha già pronta la risposta: la politica prenda le distanze e condanni esplicitamente sia i sacerdoti pedofili e sia le complicità interne alla Chiesa”.

“Il Cardinale Caffarra nel 2007 intervenne per convocare una preghiera riparatrice e una messa al santuario di San Luca, perché “era stata commessa un’ingiustizia nei confronti della città”. Non interviene però per chiedere scusa alle famiglie delle vittime delle molestie di un prete sotto la sua responsabilità, che continua a proteggere pagandogli persino un costoso avvocato. E non paga i risarcimenti ai genitori delle bambine molestate. Farà Caffarra una messa riparatrice nel santuario di San Luca, con al suo fianco un prete pedofilo condannato?”.

“Diciamolo: siamo di fronte a una enorme ingiustizia nei confronti della città”, conclude Cecconi, “Quando Lei, Cardinale e Vescovo, chiederà scusa a tutti i cittadini?”.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 19/3/2010, 17:51




http://www.uaar.it/news/2010/03/19/bologna...rdote-pedofilo/

Bologna, la diocesi promuove un sacerdote pedofilo

E’ stato condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione per molestie sessuali sulle bambine dell’asilo da lui diretto, ma per la diocesi di Bologna don Andrea Agostini era comunque meritevole di una promozione: ha pertanto ottenuto un nuovo e più prestigioso incarico presso il Santuario della Beata Vergine di San Luca, luogo simbolo del cattolicesimo bolognese. Lo denuncia la Rete Laica Bologna (1), di cui fa parte anche l’UAAR. La Rete segnala altresì un azzeccato articolo di Michele Smargiassi pubblicato sull’edizione bolognese del sito di Repubblica (2).


(1)
CITAZIONE
http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...ria-di-bologna/

Comunicato stampa, 10 Febbario 2010
(Scarica e diffondi)

PRETE PEDOFILO. CECCONI: “ESIGIAMO TRASPARENZA
SULLE RESPONSABILITA’ DELLA CURIA.
INAMISSIBILE L’ASSENZA DI AIUTO
ALLE VITTIME MINORENNI”


Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna,
in merito al prete accusato di molestie sessuali
nei confronti delle bambine di un asilo cattolico
e al comportamento tenuto dalla Curia di Bologna.

“Secondo le testimonianze rese in aula da diverse persone che frequentavano la scuola materna all’interno della struttura parrocchiale di cui il prete era responsabile (maestre trimestrali, bidelle, cuoche), l’uomo era stato visto palpeggiare alcune bambine nelle parti intime, accompagnarle in bagno per guardarle orinare, baciarle sulla bocca, infilare una caramella nelle mutandine per poi farla leccare. Le vittime avevano tutte tra i 3 e i 6 anni e frequentavano l’asilo in provincia di Ferrara, ma ricadente nella diocesi di Bologna“.

“In primo grado di giudizio, il tribunale di Ferrara ha condannato il prete a 6 anni e 10 mesi di reclusione, per aver commesso, in veste di educatore, reiterati atti di pedofilia su numerose piccole alunne”.

“Il giorno 11 Novembre 2004 le educatrici informarono i genitori di quanto accadeva nell’asilo. Decisero di avvisare i superiori del prete e la direttrice, insieme a un rappresentante dei genitori, si recarono a Bologna per incontrare i responsabili della Curia. L’incontro avvenne il giorno 8 Gennaio 2005, alla presenza di Mons. Ernesto Vecchi, numero due della Chiesa bolognese”.

“Secondo quanto riportato dall’educatrice, Vecchi disse: “Quell’uomo è malato e questo incontro non è mai avvenuto“. Quando Mons. Vecchi seppe poi che era già scattata una denuncia, si arrabbiò moltissimo, urlò contro la maestra, sostenendo che era pagata da loro”.

“I giudici Caruso, Oliva e Bighetti, nella sentenza di condanna del prete pedofilo, hanno precisato che “il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano sul conto del parroco, e di cui i rappresentanti dei genitori e l’educatrice intendevano discutere, equivale a implicita ammissione di conoscenza di quei fatti da parte delle gerarchie e consente di leggere tutta la vicenda come un tentativo di evitare uno scandalo che si considerava inevitabile perché fondato su fatti inoppugnabili”“.

“Per i giudici ferraresi siamo di fronte a un “muro di gomma delle autorità ecclesiastiche”, che influì anche sulla tempestività delle denunce e quindi direttamente sul numero di bambine che sono rimaste vittime di molestie sessuali”.

“Alla luce dei fatti riportati e che hanno trovato conferma nel processo di primo grado, a cui vanno aggiunti i documenti vaticani “Crimen sollicitationis” e “De delictis gravioribus”, che indicano alle diocesi cattoliche di tutto il mondo come comportarsi nei casi di pedofilia tra i sacerdoti”, così Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna, che continua: “Chiediamo che la Curia di Bologna, responsabile dell’asilo in cui lavorava il prete condannato, risponda alle seguenti domande di fronte all’opinione pubblica:

Il “De delictis gravioribus” impone che la diocesi che apprende di casi di pedofilia al proprio interno informi tempestivamente la “Congregazione per la Dottrina della Fede” in Vaticano. Quali direttive hanno trasmesso dal Vaticano alla Curia di Bologna?

Nel 2009 il Cardinale Caffarra ha curato e pubblicato la “Carta formativa della Scuola Cattolica dell’infanzia”, in cui si legge che “il gestore e gli insegnanti delle scuole materne parrocchiali debbono condurre un’esemplare vita cristiana”. Un’esemplare vita cristiana comprende anche le molestie sessuali sui minori?

Il “Crimen sollicitationis” impone a “tutti coloro che a vario titolo entrano a far parte del tribunale o che per il compito che svolgono siano ammessi a venire a conoscenza dei fatti sono strettamente tenuti al più stretto segreto, su ogni cosa appresa e con chiunque, pena la scomunica “latae sententiae”, per il fatto stesso di aver violato il segreto”. E’ stato imposto il silenzio, dalla Curia di Bologna, alle educatrici, dipendenti della Curia stessa, e ai genitori delle vittime, con la minaccia della scomunica?

Dove si trova attualmente il prete pedofilo condannato?

Esercita ancora una professione a contatto con minori?

Perché la Curia non paga le provvisionali alle famiglie delle bambine vittime di molestie, come richiestoLe, anche ieri, dal loro avvocato?

Ci sono stati altri casi di pedofilia nelle scuole cattoliche della diocesi di Bologna?

Non ritiene la Curia doveroso informare la famiglie e la cittadinanza in questi casi?”
“Come Rete Laica e come cittadini riteniamo che il comportamento omertoso della Curia di Bologna sia gravissimo e la qualifica come un’istituzione che protegge chi commette un reato piuttosto che le vittime del reato stesso. Non si potrà non tener conto di questa vicenda”, conclude Cecconi, “quando si andrà a discutere del possibile rinnovo della convenzione tra il Comune e le scuole private cattoliche“.
(per i links andare all'articolo originale, ndr)

(2)
CITAZIONE
http://smargiassi.blogautore.repubblica.it...filo-in-comune/


Metti un pedofilo in Comune

I pedofili non sono solo fra i preti, avverte il cardinale Camillo Ruini. Giustissima osservazione, purtroppo. Ma il problema, a mio avviso, non è stabilire se statisticamente ci sono più mele marce in un certo cesto o in un altro. Il problema è come si comporta il cesto. Fuor di metafora, cosa fa un’istituzione quando scopre o sospetta di avere un pedofilo in casa.
Allora vi propongo un raccontino di fantasia. Seguitemi bene.

In un asilo comunale di Bologna le maestre cominciano a sospettare del loro direttore didattico. Vedono che si avvicina alle bambine (con le quali non dovrebbe avere alcun contatto), le tocca, le prende in braccio, mette le mani dove non dovrebbe, le segue in bagno, inventa giochi molto più che ambigui. Scandalizzate ma incerte sul da farsi, cercano di avvertire qualcuno in Comune. Parlano con il direttore didattico di un asilo comunale vicino, che fa finta di niente. Parlano con il coordinatore didattico dell’assessorato, che si irrita e fa capire loro che potrebbero pagarne delle conseguenze se insistono (le maestre qualche mese dopo verranno in effetti tutte quante licenziate). Finalmente una semplice impiegata comunale, presente casualmente a uno di questi incontri, riesce ad avvertire l’assessore alla scuola. Questi convoca il direttore e gli dice: “Guardi che dicono che lei ha atteggiamenti pedofili». Il direttore si difende: «Sono calunnie, quelle insegnanti mi odiano, glielo giuro sulla Costituzione italiana!». L’assessore allora gli crede, non approfondisce ulteriormente e la cosa finisce solo con un piccolo rimbrotto: «Cerchi di stare lontano dalle bambine perché la gente è cattiva». Per un po’ a scuola non succede niente, ma qualche mese dopo un’altra insegnante becca il direttore mentre bacia sulla bocca una bambina, e decide di andare fino in fondo. Telefona in assessorato, chiede incontri all’assessore che nel frattempo è cambiato, manda un fax. Intanto però ha discusso con le altre insegnanti e con i genitori, e parte una denuncia. Quando l’insegnante viene finalmente convocata dall’assessore, questo si infuria: «Lei doveva risolvere i problemi, non crearne!» e la congeda dicendo: «Questo incontro non è mai avvenuto». Il direttore didattico intanto rimane al suo posto e il Comune non manda neanche un ispettore per vedere come stanno le cose, per parlare con le insegnanti e con i genitori: di fatto se ne disinteressa completamente. Due mesi dopo, il direttore didattico viene arrestato. Anche adesso il Comune rimane in assoluto silenzio: nessun commento, nessun bisogno di fornire spiegazioni all’opinione pubblica o semplicemente alle famiglie coinvolte. Quando il processo si apre, anzi, l’unica preoccupazione della Giunta è scaricarsi da ogni responsabilità: quell’asilo comunale non c’entra nulla con il Comune, è sotto l’esclusiva responsabilità del direttore che ne risponderà privatamente. Il direttore viene condannato a una pena pesante. Ancora una volta la giunta rimane in silenzio assoluto. Non rivolge né rivolgerà mai una parola di scuse ai genitori, o di rammarico alla cittadinanza. Non risponde neppure all’avvocato delle vittime che chiede chi risarcirà le famiglie così provate. Non risponde alle ripetute richieste di dichiarazioni e di interviste dei giornali. Un procedimento disciplinare viene in effetti aperto dalla Giunta a carico del suo dipendente, ma si svolge nel più assoluto segreto: nessuno è autorizzato a sapere come si sia concluso. Di fatto però il direttore didattico non viene licenziato, ma semplicemente trasferito in un altro ufficio comunale, piuttosto prestigioso, dove continua a svolgere un lavoro di responsabilità e a percepire un regolare stipendio. In vista del processo d’appello, il direttore didattico (che non ha neppure i soldi per risarcire le famiglie delle sue vittime) viene difeso da un importante avvocato bolognese che è anche il consulente legale del Comune. In tutta questa vicenda, l’assessore-vicesindaco parla con i media solo attraverso i suoi avvocati, minacciando querele ai pochi giornali che sollevano il caso, mentre il sindaco è come se vivesse in un’altra città.

Be’? Cosa succederebbe se questa storia fosse vera? Immagino: bufera politica, richieste di dimissioni, titoloni sui giornali, probabilmente anche interrogazioni parlamentari, l’intervento del governo, persino il commissariamento di una Giunta così gravemente incapace di affrontare le proprie responsabilità.
Ma questa è una storia che non è accaduta. Però, se cambiate le parole: “direttore” con “parroco”, “assessore” con “vicario”, “Comune” con “Curia” e “sindaco” con “arcivescovo”, allora avrete una storia vera. Ma in questo caso non è accaduito nulla, nulla di nulla.


Scritto mercoledì, 17 marzo, 2010 alle 09:44

 
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http://www.bolognanotizie.com/news/2010/03...laica-protesta/

IL PRETE CONDANNATO PER PEDOFILIA TRASFERITO AL SAN LUCA. RETE LAICA PROTESTA
Tagged with: Don Andrea Agostini Maurizio Cecconi Mons. Arturo Testi Mons. Caffarra Mons. Vecchi

BOLOGNA, 19 MARZO – «Il prete condannato per pedofilia è stato trasferito dalla Curia e promosso a un nuovo incarico presso il Santuario della Beata Vergine di San Luca, luogo simbolo del cattolicesimo bolognese». Così la Rete Laica, “grazie a informazioni raccolte e verificate”, annuncia la notizia, “importante e gravissima” secondo il parere di Maurizio Cecconi, portavoce dell’associazione laica. Don Andrea Agostini è stato condannato in primo grado nel 2008 a sei anni e dieci mesi di reclusione per aver abusato di alcune bambine tra i 3 e i 6 anni che frequentavano l’asilo ferrarese che lui dirigeva.

Sebbene il diritto canonico preveda che la sospensione dallo spazio clericale per un sacerdote che si macchia del peccato di infrangere purezza dell’infanzia, il nome del parroco compare addirittura sul sito della Chiesa di Bologna, alla voce “Santuario”. «Evidentemente – commenta Cecconi – questa cosa ovvia (che il sacerdote deve smettere di stare a contatto con i bambini) non è così ovvia per Mons. Caffarra e Mons. Vecchi».

«La notizia è infondata», ha annunciato il priore di San Luca, Monsignor Arturo Testi. E’ arrivata, invece, qualche conferma dalla Curia stessa, secondo la quale il prete si trova lì, non per punizione né per una promozione, bensì per trascorrere un periodo in riflessione, avendo la basilica alcune stanze per ospitare preti bisognosi di riposo. Ma nel santuario tanto amato dai bolognesi, fa notare Cecconi, Don Andrea, che non dovrebbe più essere prete, “continua ad essere a contatto con bambini e bambine”. «Non si può rimanere inermi di fronte al muro di silenzio, omertà e complicità della Chiesa bolognese», si sfoga il portavoce della Rete Laica.

E come il settimanale diocesano Bologna Sette aveva bollato come “bestemmia bominevole” la mostra del collettivo gay Carni Scelte intitolata “La Madonna piange sperma”, Cecconi usa lo stesso epiteto per la “promozione” del sacerdote, chiedendo anche che “la politica prenda le distanze e condanni esplicitamente sia i sacerdoti pedofili sia le complicità interne alla Chiesa”.

Nel frattempo, mercoledì 24 marzo alle 17 nella libreria Melbookstore sarà presentato il libro Il peccato nascosto. Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa. I documenti della commissione d’inchiesta sui casi irlandesi. Le tante storie italiane dimenticate da giornali e tg, (autore anonimo, edito da Nutrimenti, 12 €), che, tra gli altri, tratta anche di questo caso
 
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view post Posted on 22/3/2010, 09:40
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...X2PO_UX202.html

La curia di Bologna non ascolta la verità delle educatrici dell asilo

la Nuova Ferrara — 19 marzo 2010 pagina 17 sezione: AGENDA E LETTERE
S ono una delle educatrici coinvolte nella vicenda del parroco-pedofilo che gestiva una Scuola Materna della provincia di Ferrara e vorrei rispondere ad alcune dichiarazioni di Monsignor Vecchi apparse su diversi quotidiani nella giornata di martedi 16 marzo 2010. Tengo a precisare che la “verità sul parroco arrestato per molestie”... è solo scritta negli atti depositati in Tribunale e non certo su un diario. Il Vicario può aver ragione quando dice che lui personalmente ne è venuto a conoscenza a denuncia fatta, ma non ha ragione quando dice che la Curia non sapeva. Qui non si sta facendo un “processo” a chi della Curia sapeva, ma la Curia come Ente Ecclesiastico ne era a perfetta conoscenza da circa 6 mesi prima della denuncia. Mi chiedo come mai il Vicario che ha preceduto Monsignor Vecchi ha sottovalutato la cosa soffermandosi semplicemente ad invitare il parroco a non entrare più nella scuola perché c’era gente cattiva che lo accusava di abusare di alcuni bambini che frequentavano la scuola materna; e dire che queste cose gliele aveva confidate un “religioso” di un’altra parrocchia. Ma sono cose da sottovalutare? Le educatrici potranno mai inventare una cosa così grave solo perché hanno dei dissapori con il proprio datore di lavoro? Perché il Vicario dopo aver avvisato il Parroco non ha convocato anche noi? È vero che Monsignor Vecchi ha fatto ritirare le prime lettere di licenziamento ma è anche vero che dal 5 gennaio 2005 quando venne a conoscenza della vicenda, nessuno con noi e i genitori coinvolti si è mai fatto vivo. Perché nessuno è mai venuto a parlare con noi? Ma la condanna inflitta, se pur in primo grado al sacerdote in oggetto, è stata inflitta solo per incompetenza del giudice? Eppure gli sono stati dati più anni di quelli richiesti dal pubblico ministero. Ma allora vi sembra tutto inventato? In un momento in cui si fa tanta attenzione alle insegnanti che maltrattano i bambini (vedi il caso di Pistoia) non capisco perché non si dia la stessa importanza a chi come noi per difendersi ha perso il posto di lavoro, ci ha rimesso in soldi e salute e per ultimo ma non meno importante siamo state additate più volte da buona parte del Paese. Allo stesso tempo inoltre non capisco come mai in un momento in cui il Santo Padre Benedetto XVI è così impegnato nel voler punire chi commette questi gravi atti criminali nei confronti dell’infanzia, la nostra verità non viene ascoltata! M.B.
 
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view post Posted on 24/4/2010, 07:07
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http://emiliaromagna.indymedia.org/node/8575

Ratzinger chiede la testa di Monsignor Vecchi


Giunge finalmente da Roma un richiamo all'ordine per la curia bolognese.

Da fonti romane si apprende che sarebbe Monsignor Vecchi, vice del cardinal Caffarra, la vittima designata delle rampogne vaticane, che gli chiedono un passo indietro dopo che il presule è stato travolto dallo scandalo del prete pedofilo che operava in un asilo di Ferrara. Prete che la curia ha difeso gettando nello sconforto le famiglie dei bimbi molestati e tutta la comunità dei fedeli.
In particolare hanno destato scandalo proprio gli interventi di vecchi, mentre il cardinale rimaneva defilato, che ha accusato prima le famiglie delle vittime, poi ha gridato al complotto di Repubblica e di altri imprecisati poteri forti.

A Vecchi si chiedono dimissioni e scuse pubbliche alla città, a Caffarra provvedimenti nei confronti del colpevole e un intervento chiaro e sonoro dalla parte delle famiglie delle vittime.
 
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