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Quando un prete o un religioso si suicida, Neanche la promessa del paradiso guarisce il mal di vivere

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GalileoGalilei
view post Posted on 27/11/2008, 13:07 by: GalileoGalilei
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Gli fu fatto un funerale nonostante avesse chiesto che non gli fosse fatto. Una storia tragica di un prete che, probabilmente, si sentì ingannato da quella chiesa che aveva servito.

don-corrado-bertoldi

www.avianieditori.it/P7.html

verita%20copia

I temi trattati nel libro sono quelli indicati nel sottotitolo, con una prospettiva però ben evidenziata nel titolo.Il problema di Dio viene esposto in contrapposizione all’opera del premio Nobel Monod che con: “Il caso e la necessità” attribuisce a quegli elementi l’origine di tutto l’Universo.Da buon friulano poi non manca di alzare la voce sull’eccidio di Porzûs e sulle orrende stragi delle foibe.

storia%20e%20scienza


Continuazione del precedente volume


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_15_SIB1.html

Il messaggio finale dedicato anche a Papa Ratzinger e alla Chiesa

Messaggero Veneto — 29 marzo 2006 pagina 15 sezione: UDINE
di MAURIZIO CESCON TRICESIMO. Lucido nello scegliere come andarsene da questo mondo. Determinato nel voler lasciare una traccia importante del suo pensiero. E per realizzare tale desiderio don Corrado Bertoldi, morto suicida nella notte tra domenica e lunedì a 92 anni, aveva incaricato il suo editore, Giovanni Aviani Fulvio, di pubblicare postumo l’ultimo libro, scritto di recente e che riporta fatti e circostanze di stretta attualità. Una sorta di testamento spirituale. Il volume, di un centinaio di pagine, ha un titolo eloquente: “Storia e Scienza smentiscono Bibbia e Chiesa”. Ed è una sorta di appendice del volume “Verità eretiche di un prete: Dio, Bibbia, Chiesa, Storia”, edito un paio d’anni fa. Entrambi saranno nelle librerie friulane nei prossimi giorni e sicuramente non mancheranno di incuriosire quanti hanno saputo di questo sacerdote “sui generis” solo in occasione del passo d’addio.«E’ una promessa che avevo fatto a don Corrado – spiega l’editore Giovanni Aviani Fulvio –. Voleva che quel volume fosse pubblicato dopo la sua morte e così sarà. Tratta temi delicati e confuta tutte, o quasi, le dottrine della Chiesa e del cristianesimo. Per questo temeva ripercussioni e attacchi del clero che, vista la sua età molto avanzata, non sarebbe stato in grado di contrastare. Don Bertoldi porta un attacco frontale al sistema Chiesa inteso come “fabbrica”, non come missione».L’editore, che aveva avuto modo di confrontarsi con l’anziano sacerdote e di conoscerlo bene negli ultimi anni, quando era cominciata la loro collaborazione per la stesura dei libri, anticipa altri aspetti delle teorie “eretiche”: «C’è un attacco ai cattolici di forma e non di sostanza – spiega Aviani Fulvio –. E su questo argomento don Bertoldi porta esempi legati alla sua stessa famiglia. E poi rammenta il notevole degrado di tutta la società e della Chiesa, che secondo lui è in sfacelo. Era anche molto curioso di capire come il nuovo papa Benedetto XVI avrebbe potuto porre rimedio al decadimento dell’istituzione ecclesiastica».Giovanni Aviani Fulvio ricorda frammenti degli ultimi colloqui con il vecchio prete, ormai malato e prostrato nel fisico. «Io credo che avesse pianificato nei minimi dettagli il momento e il modo della sua morte. Quindici giorni fa – osserva – mi portò sul ponte di Ravedis con la scusa di vedere a che punto erano i lavori della diga. Invece probabilmente voleva studiarsi la logistica di quanto poi ha messo in pratica. Era un personaggio che aveva una grande intransigenza verso sè stesso e verso gli altri. E’ stato solo tutta la vita e ha voluto tornare da solo alla terra».I funerali di don Corrado Bertoldi saranno celebrati oggi ma l’editore di Tricesimo ritiene che queste non siano state le sue disposizioni: «A me aveva lasciato detto di non volere esequie – ha spiegato Aviani Fulvio –. Nè tantomeno avrebbe desiderato una messa solenne con la partecipazione di alti prelati. Voleva solo essere sepolto nel cimitero di Ara di Tricesimo, dove era nato. Naturalmente mi ha lasciato anche l’epitaffio da scrivere su una lastra di marmo giallo dell’Istria: “Dio! per tutta la vita ho cercato di incontrarlo inutilmente!?”, queste le parole sulla sua tomba».
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...03_PRIPN31.html

Il credo del prete scomodo

Messaggero Veneto — 26 marzo 2007 pagina 00 sezione: PORDENONE
I SERVIZI IN CRONACA MONTEREALE. E’ stato dato alle stampe il libro postumo del sacerdote “scomodo” don Corrado Bertoldi, ovvero “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori), appendice al precedente “Verità eretiche di un prete”. Il sacerdote, morto suicida a 92 anni nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2006 gettandosi dal ponte di Ravedis, si è occupato di Bibbia e creazione, del Credo, della Chiesa, della sua famiglia, della solidarietà nella società, di cristiani e cattolici.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...PN_08_PNB6.html

Pubblicato il libro postumo del prete scomodo

Messaggero Veneto — 26 marzo 2007 pagina 07 sezione: PORDENONE
di ENRI LISETTO«Dio! Tutta la vita ò lottato per incontrarLo. Inutilmente!?». E’ questo, nel suo caratteristico stile, anche letterario, l’epitaffio che compare sulla tomba di don Corrado Bertoldi, morto suicida all’età di 92 anni, nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2006 quando, uscito di casa nel mezzo della notte, si gettò dal ponte di Ravedis, a Montereale Valcellina, dove aveva vissuto l’ultimo decennio e ora sepolto ad Ara Piccola di Tricesimo, paese natale. Come dalle sue ultime volontà, l’editore udinese Giovanni Aviani Fulvio ha dato alle stampe il libro postumo del sacerdote “scomodo”, ovvero “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori) in libreria da questa settimana, appendice al precedente “Verità eretiche di un prete”. In un centinaio di pagine, il sacerdote si è occupato di Bibbia e creazione, del Credo, della Chiesa, della sua famiglia, della solidarietà nella società, di cristiani e cattolici.Nella prefazione, don Corrado Bertoldi ricorda «quando pubblicai il mio “Verità eretiche di un prete”: la chiesa goriziana alla quale appartengo non disse verbo in proposito. Capisco che, se avesse condannato quel mio lavoro, io non sarei rimasto zitto e le cose avrebbero provocato una mia presa di posizione in cui nulla avrei potuto perdere, moltissimo invece la Chiesa locale e di riflesso anche il Vaticano. Ora riappaio con la precisa volontà e la risoluta finalità di fare chiarezza sullo specifico problema dell’ispirazione divina della Bibbia e su alcuni dogmi della Chiesa che non possono essere accettati anche se finora sono stati imposti ai fedeli».Richiama Wittgenstein (che scrisse, a proposito di Dio, “Ciò di cui nulla sappiamo, nulla dobbiamo dire”) per dire che «la Chiesa ha cominciato a ravvedersi e qualche segnale lo sta dando: nei miei confronti non fu preso nessun drastico provvedimento» e chiama in causa il Papa: «Come ha fatto Benedetto XVI a presentare, nella sua prima enciclica, Dio come Amore? E’ in contraddizione con se stesso: non passa giorno che lui non debba deplorare fatti e misfatti che si succedono quotidianamente nell’universo mondo. Dio quindi non è Amore, ma Mistero assoluto»Sulla Bibbia, e in particolare sulla Genesi, resta fermo nelle sue posizioni già espresse nel precedente libro: «Le nostre chiese da alcuni anni sono molto meno frequentate di un tempo: tra coloro che mantengono le vecchie abitudini, data la loro migliore istruzione ed un senso più dinamico della libertà, non tutti accettano di seguire in totale sintonia la Chiesa e si permettono di mostrare anche apertamente il loro disagio». Che l’uomo sia sulla faccia della terra la creatura «più nobile e più perfetta, nessuno lo potrà mai mettere in dubbio», che sia comparso sul nostro pianeta come descritto nella Genesi «nessuno al giorno d’oggi lo potrà credere! Il racconto biblico è semplicemente disgustoso, soprattutto perché attribuito a Dio stesso».Il racconto della creazione, «chiamarlo prosaico è troppo poco. I progenitori appena creati vivono felici nel Paradiso terrestre quando, a causa di una mela da Eva offerta ad Adamo, vengono immediatamente e brutalmente cacciati dal paradiso che diventa un vero inferno. Perché Dio, onnipotente e misericordioso, ricorre a un atto così disumano e condanna i due a una vita di disagi inenarrabili e, assieme ad essi, tutti i loro discendenti, cioè l’umanità intera?». La Bibbia, mostra «troppo spesso un Dio implacabile, un Dio che fa e disfa in continuazione e sempre con implacabilità quando si decide a castigare». Il racconto del diluvio universale, per don Bertoldi, ne è un esempio: «Non posso però capire Dio che con un diluvio annienta l’umanità intera! E’ la Bibbia che mi ragguaglia su questo immane e desolante cataclisma, non posso assolutamente attribuirla alla Sua ispirazione. Per me quel Libro non è altro che un atto di ribellione del popolo ebreo». E proprio perché «non solo mi sono avvicinato alla Bibbia, ma l’ho studiata a fondo, mi sento oggi di conseguenza obbligato a rinnegare l’ispirazione divina».Il secondo capitolo del libro postumo è dedicato al “Credo”, ovvero alla professione di fede. Ripercorre la storia della Chiesa che «nel Medioevo sopravvisse grazie alla diffusissima ignoranza delle masse: tutti dipendevano da un clero numerosissimo sì, ma d’una ignoranza spaventosa. Si arrivò così fino a Lutero che ebbe buon gioco nello staccare irrimediabilmente tanta parte della Cristianità da Roma, avendo come contraltare un Papa, Leone X, che con la sua disgustosa vita privata era uno scandalo permanente; il Frate riuscì ad immettere nella società più evoluta i germi della ribellione che poi si espansero nella gran parte dell’Europa». Nell’Ottocento e nel Novecento la Chiesa «ebbe alti e bassi» e salva Giovanni Paolo II che «eliminò il comunismo». La Chiesa continua però «a vivere in grande affanno che tutti oggi debbono constatare, ma nessuno sa a quali rimedi ricorrere per darle la vitalità perduta. Neppure Benedetto XVI ha saputo imboccare la strada giusta. Su Dio nessuno sa nulla: nel Credo lo accettiamo come Padre Onnipotente». E ricorda quando sul fronte russo «troppe volte ho sentito parole tremende da parte di chi mi stava accanto, pancia a terra per cercare di non essere colpito da un lanciarazzi a dodici canne: la guerra, le guerre!». Ecco la sua teoria: «Secondo me Dio ha creato l’uomo immettendolo in un mondo dove dovrà rassegnarsi a vivere arrangiandosi coll’affidarsi alle capacità che gli sono proprie. (...) debbo ripiegare su me stesso, accettando Dio come mistero, senza illudermi di averlo intuito! Esiste, ma non L’ho capito!», così come compare nel suo epitaffio.Nel capitolo relativo ai rapporti con la comunità, si rammarica che «purtroppo, da sacerdote, imparai che i nostri fedeli, cattolici, ma non cristiani, sono troppe volte facili ad equivocare sulla condotta dei preti». Ricorda di aver lavorato «alle dipendenze di cinque vescovi» e ammette: «Anch’io ho sbagliato, sempre però dopo essere stato abbandonato».E conclude il volume: «Senza colpo ferire avete ottenuto piena vittoria con la mia eliminazione. Ma avete mai pensato che io avrei potuto cantare le vostre prodezze?». Una sorta di “rivincita” letteraria e di pensiero.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_09_LET5.html

La tragedia di don Bertoldi

Messaggero Veneto — 30 marzo 2007 pagina 09 sezione: UDINE
Ho apprezzato molto il fatto che il Messaggero Veneto abbia pubblicato un’intera pagina per ricordare la tragica scomparsa, un anno fa, del sacerdote don Corrado Bertoldi, morto suicida quando non aveva ancora compiuto 93 anni (li avrebbe festeggiati in ottobre). Un’iniziativa che ha mostrato anche coraggio. La Curia certo non ha gradito questo ricordo.Naturalmente voglio dire la mia gratitudine anche all’editore Giovanni Aviani Fulvio, che ha pubblicato le opere di don Bertoldi e ora ne ristampa l’ultima. Che tuttavia non è postuma. Un anno fa chiesi e ottenni dall’editore il volume “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa”, opera finita di stampare nel gennaio 2006, e cioè due mesi prima della morte. Essa appariva come appendice all’altra opera, pubblicata nel 2002, recante il titolo “Verità eretiche di un prete”.Nel servizio fotografico del Messaggero Veneto appare inoltre la fotografia della tomba del sacerdote, sepolto in Ara di Tricesimo, paese natale, e fa piacere che abbia goduto, benché suicida, di una sepoltura cristiana. Misericordiosa dev’essere la Chiesa, come il suo fondatore.Vorrei dire ancora qualcosa sulla tomba di don Bertoldi, che porta un’iscrizione già dettata all’amico Aviani. Un’epigrafe autentica. Essa suona così: «Dio! Tutta una vita ò lottato per incontrarlo inutilmente!?». Caratteristico e originale il modo con cui don Bertoldi sostituisce, in tutta la sua opera, la lettera “h” nella coniugazione del verbo avere con la ò o la à, accentate. Un amico mi ha raccontato che così si scriveva negli abbecedari degli anni 30 e forse da allora è invalso il detto che qualcosa non vale un’acca. Ma mi soffermerei un momento sul doppio segno d’interpunzione (punto esclamativo e interrogativo) che troviamo alla fine dell’epigrafe. È l’ennesima provocazione del prete. Vuol lasciarci nel dubbio: aveva fede o no? Un anno fa, in un articolo ospitato su un altro giornale, sostenevo che don Bertoldi, andando a gettarsi dal ponte di Raveo, avanzasse nella notte, aiutandosi con una torcia elettrica, e, trascinandosi a fatica nell’oscurità, pregasse Iddio, anelando all’incontro con Lui. Il cuore dell’uomo è un tale guazzabuglio (citazione del Manzoni, riportata nell’ultimo libro di don Bertoldi) che non dobbiamo stupirci. Chiediamoci piuttosto che esito abbia avuto la sua lotta, durata una lunga vita, per incontrare il Signore. Era stata inutile!? Per questo registriamo l’estremo suo disappunto per non averLo incontrato prima, in vita, e averlo dovuto cercare (che impazienza, don Corrado) nella morte. Il punto interrogativo è per noi, infine, perché non lo giudichiamo male. La morte ha risolto per lui il mistero. Dio per don Bertoldi è Mistero. Non possiamo aggiungere altro. Nessuno degli attributi che gli attacchiamo e che la Chiesa vuol farci credere è accettabile di fronte all’Essere supremo, infinito ed eterno, ma oscuro. Purtroppo don Bertoldi non ci verrà a raccontarci com’è andata a finire, se la sua ricerca sia stata inutile. Rimarrà anche per noi un mistero, che dovremo a nostro modo risolvere, con intelligenza e sincerità estreme. Dopo morti tutti sapremo se Dio c’è o non c’è. È la nostra condanna: aspettare e, per certuni, scommettere. Dalla tomba don Bertoldi, beffardo, ci sorride e forse c’incoraggia.Gian Giacomo ZucchiTrieste

Edited by GalileoGalilei - 29/10/2014, 15:16
 
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