Laici Libertari Anticlericali Forum

Sborra Boy e caxone, i profili di don Mauro Stefanoni. Abusò di ragazzo disabile, Como: 8 anni in Cassazione e diocesi condannata a risarcimento per abusi su ragazzo con ritardo mentale. Fa ancora il prete

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view post Posted on 18/2/2014, 18:20
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"Sborra boy" condannato a 8 anni, sta in galera

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La vicenza potete leggerla tutta qui: https://laici.forumcommunity.net/?t=11423488

http://www.corrieredicomo.it/index.php?opt...14:prima-pagina

La vicenda di don Mauro: causa civile contro la Diocesi
Martedì 18 Febbraio 2014

alt La famiglia della vittima non conferma e rimane in silenzio. L’udienza sarebbe però già stata fissata in marzo. Citati anche il religioso e la parrocchia
Nuova grana per la Chiesa lariana: chiesto il risarcimento del danno per quanto commesso dall’ex parroco di Laglio

Non c’è pace per la Diocesi di Como. Dopo lo scontro interno alla Chiesa lariana successivo alla “dimissione dallo stato clericale” di Marco Mangiacasale voluto da Papa Francesco - vicenda che ha portato il parroco di San Giuliano, don Roberto Pandolfi, a chiedere le dimissioni di monsignor Angelo Riva, vicario episcopale che aveva nuovamente difeso l’ex don definendolo «buon prete» - dal palazzo di giustizia emerge a sorpresa una nuova questione. Nuova in quanto dovrà essere affrontata per la prima volta nell’ormai prossimo marzo, meno nuova per il tema del contendere che riporterà tutti alla storia di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio condannato in via definitiva dalla Cassazione a 8 anni di pena per abusi su un minore dell’oratorio. Mesi fa - anche se si è saputo solo in queste ore - la famiglia della vittima, dopo aver atteso inutilmente il pagamento del risarcimento del danno patito ad opera del prete (che il Tribunale aveva riconosciuto complessivamente in 180mila euro), avrebbe chiesto che a corrispondere la stessa cifra sia la Diocesi di Como. E per farlo avrebbe intentato una causa civile allargata pure allo stesso don Mauro e alla parrocchia di Laglio, anche se i motivi e le cifre esatte su questi ultimi due fronti non sono noti. I familiari del ragazzo e l’avvocato Nuccia Quattrone che ne cura gli interessi, contattati telefonicamente, rimangono in silenzio e non confermano le indiscrezioni, che tuttavia sarebbero più che semplici voci. Tanto che appunto, come detto, ci sarebbe già una udienza civile fissata in Tribunale per marzo.
Non si conoscono nemmeno le motivazioni precise della chiamata in causa della Diocesi di Como, in un atto che comunque non ha precedenti sul Lario e ne ha pochissimi in Italia. Uno di questi è fresco di qualche mese, quando sul finire del 2013 fece scalpore una vicenda simile a Bolzano in cui la Diocesi fu chiamata dal Tribunale civile della città altoatesina a risarcire una vittima di abusi da parte di un prete. Una sentenza storica, che aveva stabilito il principio secondo cui un vescovo è equiparabile a un qualsiasi datore di lavoro e dunque responsabile indirettamente per i danni provocati da un religioso della sua Diocesi.
Decisione contro la quale la Curia di Bolzano si è appellata e che, dunque, non è ancora definitiva. Ora un caso simile sbarca in riva al Lario. La cifra chiesta sarebbe la stessa che i giudici dei tre gradi di giudizio del processo penale avevano riconosciuto come congrua per risarcire i danni provocati da don Mauro Stefanoni alla giovane vittima e ai suoi familiari, ovvero 180mila euro. Nella causa, come detto, sarebbero stati citati anche lo stesso don Mauro e la parrocchia di Laglio.

Mauro Peverelli
 
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view post Posted on 20/3/2014, 18:39
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http://www.corrierecomo.it/index.php?optio...14:prima-pagina


Causa civile: gelo tra Diocesi e parenti della vittima di don Mauro Stampa E-mail
GIOVEDÌ 20 MARZO 2014
altI familiari chiedono il pagamento di quanto disposto dal giudice e mai corrisposto dal religioso
(m.pv.) Nessuna apertura. Anzi, da quanto è stato possibile intuire, un vero e proprio muro contro muro cui spetterà al giudice civile di Como attribuire torti e ragioni. È andata in scena ieri mattina la prima udienza della vertenza che vede opposti da una parte i familiari della vittima di don Mauro Sfefanoni (ex parroco di Laglio che abusò di un ragazzo dell’oratorio, vicenda chiusa con la condanna definitiva a otto anni di carcere), dall’altra la Diocesi di Como e la parrocchia. Alla base del contendere il fatto che mai fino ad oggi don Mauro Stefanoni ha versato un solo euro dei 180mila fissati dal giudice come risarcimento del danno alla vittima, e dunque la stessa cifra è stata chiesta in solido a chi aveva “dato lavoro” al prete, ovvero la parrocchia e soprattutto la Diocesi.

Il primo faccia a faccia - avvenuto ieri mattina al quarto piano del palazzo di giustizia - non ha portato alcun frutto. La Diocesi di Como (avvocato Vittorio Rusconi) e la parrocchia di Laglio (avvocati Silvio e Livia Zanetti) hanno ritenuto come non dovuta ogni richiesta della vittima di don Mauro (rappresentata dal legale Nuccia Quattrone). Per la verità in aula era attesa anche la parte dell’ex parroco che tuttavia non si è presentata. L’appuntamento è stato poi fissato a giugno.
«Il comportamento della Diocesi è sempre lo stesso - ha commentato l’avvocato Quattrone - Anche qui, e non solo nel caso di Marco Mangiacasale (l’ex parroco di San Giuliano dimesso dal Papa dallo stato clericale proprio per episodi di violenza su alcune parrocchiane, ndr) esiste una vittima, ma a noi nessuno ha mai chiesto scusa in tutti questi anni nonostante la sentenza sia già definitiva. Ma ormai, purtroppo, conosciamo bene il comportamento della Curia e non ci aspettavamo altro».
La Diocesi viene chiamata in causa in quanto il rapporto tra don Mauro e l’allora vescovo Alessandro Maggiolini, prevedeva una subordinazione gerarchica in cui il vescovo stesso avrebbe dovuto avere compiti di vigilanza sull’operato del proprio prete. Per questo motivo i familiari della vittima chiedono che il risarcimento del danno (mai pagato da don Mauro) venga corrisposto dalla Diocesi e anche dalla parrocchia di Laglio, quest’ultima - in quegli anni - rappresentata in tutti i suoi aspetti proprio da Stefanoni. «Ma la parrocchia non è responsabile né moralmente né giuridicamente per i fatti per i quali il parroco è stato condannato - replica l’avvocato Livia Zanetti - Anzi, i parrocchiani potrebbero ritenersi a loro volta parti lese di questa vicenda».
Sul finire del 2013 aveva fatto scalpore una vicenda simile a Bolzano in cui la Diocesi era stata chiamata dal Tribunale civile a risarcire una vittima di abusi da parte di un prete. Una sentenza storica, che aveva stabilito il principio secondo cui un vescovo è equiparabile a un qualsiasi datore di lavoro e dunque responsabile indirettamente per i danni provocati da un religioso della sua Diocesi. Decisione contro la quale la Curia di Bolzano si è appellata e che, dunque, non è ancora definitiva.

Nella foto:
La parrocchia di Laglio è stata chiamata in causa in solido con la Diocesi di Como: chiesto un risarcimento da 180mila euro

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view post Posted on 18/8/2014, 03:09
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http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Ho...to_di_calunnia/

Laglio, don Mauro assolto
Era accusato di calunnia

13 marzo 2013 Homepage Commenta
Don Mauro Stefanoni, il sacerdote già condannato a otto anni per violenza sessuale, è stato assolto dall'accusa di calunnia, in quanto il fatto non costituisce reato. Questa la sentenza emessa dal giudice Gianluca Ortore in tribunale a Como.

Il prete doveva rispondere di calunnia nei confronti di un parrocchiano, al quale lo stesso sacerdote aveva attribuito la paternità di una videocassetta a carattere pornografico omosessuale durante il precedente processo per violenza. Il parrocchiano aveva negato, in aula, e i legali del sacerdote avevano invocato la falsa testimonianza. Falsa tesimonianza per la quale era poi stato totalmente prosciolto, con l'archiviazione del fascicolo. Il parrocchiano, da accusato, era diventato accusatore, sollevando un'ipotesi di calunnia nei confronti del sacerdote.
r.foglia
 
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view post Posted on 12/10/2014, 15:43
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www.corrierecomo.it/index.php?optio...onaca&Itemid=28

Calunnia a un parrocchiano: condannato don Mauro
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Per l’Appello l’ex parroco di Laglio dovrà risarcire la vittima con 10mila euro
(m.pv.) Condanna in Appello per don Mauro Stefanoni nel processo “bis”.
L’ex parroco di Laglio - già condannato in via definitiva per abusi su un minore che all’epoca dei fatti era minorenne (otto anni di pena) - doveva ancora definire il fascicolo per calunnia intentato contro il religioso da un parrocchiano. Procedimento che in primo grado si era chiuso con l’assoluzione davanti al giudice Gianluca Ortore. La Procura non aveva appellato la decisione del giudice, cosa invece fatta dalla parte civile (avvocato Monica Lurati). E quest’ultima alla fine ha avuto ragione in quanto il secondo grado, in parziale riforma della sentenza di Como, ha condannato don Mauro Stefanoni al pagamento in favore del parrocchiano della somma di 10mila euro come chiesto nelle conclusioni dalla parte civile.
Una somma a risarcimento dei danni patiti dopo la denuncia di falsa testimonianza fatta dal religioso pur sapendo che il parrocchiano era innocente.
Ovviamente, trattandosi dell’appello della sola parte civile e non della Procura, la Corte di Milano ha potuto intervenire sulle sole questioni civili.
Il “don Mauro bis” nacque nel corso della deposizione di un testimone nel pieno del processo per violenza.
La persona che, a detta di don Mauro, aveva consegnato al sacerdote una cesta di videocassette, una delle quali a carattere pornografico poi rinvenuta in una perquisizione dalla polizia. Il parrocchiano se ne assunse la paternità con un foglio scritto e firmato in calce.
Davanti ai giudici del processo, tuttavia, lo stesso disse sì di aver firmato quella sorta di “liberatoria”, ma non nella versione esibita dalla difesa. E soprattutto il teste ribadì di non aver mai consegnato a don Mauro la cassetta dello scandalo. Da qui nacque prima un fascicolo per falsa testimonianza (archiviato) e poi il contropiede del testimone che a sua volta denunciò l’ex parroco di Laglio per calunnia.

Edited by pincopallino2 - 4/10/2018, 14:29
 
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view post Posted on 21/4/2017, 09:31
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www.altalex.com/documents/news/2017...cesi-condannata

Parroco abusa del chierichetto, Diocesi condannata
Tribunale, Como, sentenza 14/01/2016

Pubblicato il 21/04/2017

La sentenza in commento del Tribunale di Como, 14 gennaio 2016 - Est. A. Petronzi, affronta il delicato caso del risarcimento del danno da violenza sessuale commessa da un Parroco nei confronti di un minore (peraltro, affetto da lieve ritardo mentale), che frequentava le attività pastorali della Parrocchia e rivestiva anche le funzioni di chierichetto.

Gli attori (il minore e i suoi genitori) avevano chiesto il risarcimento del danno da reato, già accertato con sentenza passata in giudicato, non solo nei confronti del Parroco, reo delle violenze sessuali, ma anche nei confronti della Parrocchia e della relativa Diocesi.

Il giudice lariano, con approfondita e condivisibile motivazione, ha ritenuto sussistere (oltre alla responsabilità civile del reo, già accertata in sede penale) la responsabilità diretta della Parrocchia e indiretta della Diocesi.

La responsabilità diretta, ex art. 2043 c.c., della Parrocchia è fondata sul rapporto organico sussistente tra il Parroco e l’ente-Parrochia, in ragione della riferibilità all’ente del comportamento del Parroco, in quanto la condotta illecita ha trovato occasione nell’esercizio delle attività proprie della Parrocchia, allorché il minore era affidato alla cura ed alla vigilanza del Parroco, ed anzi sfruttando il suddetto contesto di minorata difesa non solo della vittima, ma anche e soprattutto della famiglia, evidentemente fiduciosa di affidare il figlio ad un contesto di assoluta protezione.

Mentre, la responsabilità indiretta della Diocesi per fatto altrui, ex art. 2049 c.c., è fondata sul potere di indirizzo, controllo e direzione che il diritto canonico riconosce al Vescovo, quale rappresentante la Diocesi (rapporto di preposizione) e sulla circostanza che le funzioni del Parroco hanno agevolato la commissione del fatto illecito (nesso di occasionalità necessaria).

Altro aspetto di rilievo, risolto dalla annotata sentenza, concerne il profilo della prescrizione del diritto al risarcimento del danno nei confronti degli obbligati in solido. Parrocchia e Diocesi, infatti, avevano eccepito la prescrizione nei loro confronti della domanda di risarcimento del danno, se obbligati in solido, rispetto ai fatti-reato accaduti tra l’agosto 2003 e l’ottobre 2004.

Il giudice lariano, premesso che il più lungo termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno derivante da fatto-reato, ex art. 2947, comma 3, c.c., si riferisce alla sola obbligazione principale, collegata al reato, e non anche alle obbligazioni solidali, ha rilevato che gli effetti interruttivi della costituzione di parte civile nel processo penale, ex artt. 2943 e 2945 c.c., si sono estesi, a norma dell’art. 1310 c.c., anche nei confronti dei condebitori solidali, ancorché non abbiano partecipato al relativo giudizio penale, il cui giudicato si è formato in data 22.05.2012, mentre l’atto di citazione è stato notificato ai condebitori solidali in data 10.12.2013.

L’annotata sentenza è stata confermata da App. Milano 20 marzo 2017 - Pres. est. W. Saresella.

Sul tema si segnala:

Nuovo corso di diritto penale, Galli Rocco, CEDAM, 2017.
(Altalex, 21 aprile 2017. Nota di Giuseppe D'Elia)
 
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view post Posted on 4/10/2018, 13:28

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www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/0...etture/4661783/

Bareggio, un asilo intitolato al vescovo che coprì un pedofilo. Il sindaco leghista: “Solo congetture”
Monsignor Alessandro Maggiolini – vescovo di Carpi (1983-1989) e di Como (1989-2007) – è un personaggio controverso. Morì nel 2008 da indagato per favoreggiamento di un sacerdote condannato a 8 anni con sentenza definitiva. L'alto prelato, che si rifiutò di essere interrogato dal pubblico ministero, difese in pubblico il prete e lo trasferì in un oratorio in provincia di Lecco, di nuovo a contatto con gli adolescenti

di Ersilio Mattioni | 4 ottobre 2018

È noto alle cronache come “il vescovo leghista” per via della sua amicizia con Umberto Bossi e per via di alcune affermazioni che, al Carroccio, sono sempre piaciute molto. Sui valori e sulle tradizioni, certo. Ma anche sui i gay, definiti “gente da curare”. Oppure sulla libertà sessuale, descritta come “femminismo lercio”. E infine sulle unioni civili, che sarebbero “un preludio ai matrimoni tra uomini e cavalli”. Monsignor Alessandro Maggiolini – vescovo di Carpi (1983-1989) e di Como (1989-2007) – è un personaggio controverso. Morì nel 2008 da indagato per favoreggiamento di un prete pedofilo, assiduo frequentatore di chat per omosessuali con il nickname ‘sborraboy’, che aveva abusato di un 14enne con un ritardo mentale e che, per questo, fu condannato a 8 anni con sentenza definitiva. Maggiolini, che si rifiutò di essere interrogato dal pubblico ministero, difese in pubblico il sacerdote e lo trasferì in un oratorio in provincia di Lecco, di nuovo a contatto con gli adolescenti. Poi gli telefonò e lo convocò in Curia per informarlo dell’inchiesta e, secondo il pm Maria Vittoria Isella, per dargli la possibilità di “mantenere un comportamento tale da sviare le indagini”. Ma nessuno si ricorda più di questo ‘dettaglio’ nella vita del monsignore. Tanto che oggi gli vogliono dedicare un asilo a Bareggio, nel Milanese, dove Maggiolini nacque nel 1931 e dove tutti lo chiamano ancora, con affetto, don Sandro.

Il neo sindaco, Linda Colombo (Lega), ha forzato le procedure e la legge, perché intitolare un istituto scolastico è una decisione dei docenti, che necessità dell’avvallo del ministero della Pubblica istruzione e del prefetto. Solo al termine dell’iter burocratico interviene l’amministrazione comunale. Invece giovedì 26 settembre il primo cittadino ha portato in Consiglio un ordine del giorno per mettere tutti di fronte al fatto compiuto. Unico voto contrario quello del Pd, che preferisce l’intitolazione di un parco. Tra i voti favorevoli, oltre alla maggioranza formata da Lega e Forza Italia, c’è stato pure quello del Movimento 5 Stelle. Decisione che è rimbalzata fino a Roma e non è piaciuta ai vertici del partito. Ma il capogruppo ‘grillino’, Flavio Ravasi, interpellato da ilfattoquotidiano.it, riferisce di “aver appreso della questione giudiziaria solo dopo il consiglio comunale”. E aggiunge: “È ovvio che questo cambia le nostre valutazioni e credo pure quelle della dirigenza scolastica. Se il sindaco era a conoscenza dell’episodio che ha coinvolto l’ex vescovo di Como, considero grave averlo taciuto ai consiglieri comunali, i quali non hanno potuto valutare avendo tutte le informazioni”.

Il sindaco, in effetti, lo sapeva. O meglio, dice di essersi documentata “velocemente, leggendo Wikipedia”. Ma quelle tre righe sulla celebre enciclopedia online le sono bastate. Tanto che il primo cittadino liquida la faccenda con una dichiarazione tranchant: “Alla fine erano congetture e poi Maggiolini è morto. Non mi pare il caso di tirare fuori questa storia adesso, anche perché la famiglia del monsignore ha già sofferto abbastanza per le polemiche politiche”. E la famiglia di quel 14enne, abusato da un sacerdote che l’ex vescovo di Como avrebbe pure aiutato a depistare le indagini, non ha forse sofferto? “Non conosco la vicenda nei dettagli e poi dell’intitolazione se n’è occupata Silvia Scurati, meglio parlare con lei”. Già, ma Scurati – consigliere leghista a Bareggio e neo eletta in Regione Lombardia – non risponde al telefono ed è irreperibile da due giorni. Intanto il dirigente scolastico, Giuliano Fasani, non si esprime. Parlano comunque i fatti: il consiglio d’istituto si è riunito per discutere l’intitolazione dell’asilo a monsignor Maggiolini, ma ha rinviato la decisione a data da destinarsi.

Se la giunta di Bareggio si fosse informata, avrebbe scoperto con relativa facilità cosa accadde tra l’agosto 2003 e il dicembre 2004. Don Mauro Stefanoni, 40enne parroco di Laglio, nel Comasco, abusò sessualmente di un ragazzo dell’oratorio. Dopo mesi il 14enne, afflitto da un ritardo mentale, trovò la forza di confidarlo prima ai suoi compagni di scuola e poi ai magistrati. Furono avviate le indagini e, in virtù del Concordato tra Stato e Chiesa, la Procura dovette comunicarlo al vescovo. Così Maggiolini, come attestano alcune intercettazioni telefoniche, approfittò di queste notizie riservate per informare il suo sacerdote in piena fase istruttoria, consentendogli di danneggiare l’inchiesta. Per questo fu indagato per favoreggiamento e convocato dal pm, davanti al quale oppose il silenzio. Ma il monsignore non si limitò a questo: dopo aver spostato don Mauro in un altro oratorio, diffuse un comunicato stampa: “Non si riesce a capire il perché di questa insistenza nell’accusare un prete che non è ancora stato condannato e c’è da augurarsi che non lo sia. La gente semplice e pacata guarda a don Mauro nella speranza di vederlo reintegrato pienamente nell’attività del ministero sacerdotale. Il resto è chiacchiera”. I giudici condannarono don Mauro per “violenza aggravata dall’età della vittima e dalla condizione di inferiorità psicofisica del ragazzo”. Sentenza confermata in appello con parole durissime: “L’imputato non merita nessuna clemenza (…) È arrivato fino alla denigrazione dei testi e a una vera e propria manipolazione degli atti istruttori raccolti”.

Quando la condanna diventò definitiva in Cassazione, la madre del 14enne abusato pubblicò un libro con l’editore siciliano Bonfirraro: ‘Mio figlio e il parroco. Il peccato che grida al cielo’. Un capitolo, fra gli altri, è degno di nota: quello dedicato alla stampa locale, ai fedeli e alla Diocesi di Como, tutti molto comprensivi con il parroco pedofilo e molto poco con la vittima. A Bareggio invece la Chiesa non sembra insensibile all’episodio. Anni fa qualcuno propose di dedicare a Maggiolini un oratorio, ma due sacerdoti considerarono l’iniziativa inopportuna, proprio perché il monsignore era stato coinvolto in quella brutta storia di pedofilia. Oggi la politica ci riprova. Tanto per il sindaco “sono solo congetture”.

(Ha collaborato Francesca Ceriani)

Edited by pincopallino2 - 27/11/2020, 19:27
 
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view post Posted on 10/12/2018, 16:42

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Don Mauro Stefanoni abusò di minore. Storica condanna di Diocesi di Como e parrocchia

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www.corrieredicomo.it/violenze-sui...te-a-risarcire/

Di Mauro Peverelli 10 Dicembre 2018

Violenze sui minori da parte di religiosi. Diocesi e parrocchia chiamate a risarcire
Una sentenza storica. È quella pronunciata nei mesi scorsi dal Tribunale civile di Como e confermata dai giudici dell’Appello di Milano (non vi è stato ricorso al terzo grado di giudizio).
Una decisione, quella maturata nel palazzo di giustizia lariano ormai tempo addietro (emersa solo in queste ore), che interviene in modo pesante nelle vicende di abusi da parte di religiosi avvenuti all’interno delle parrocchie e che mette nero su bianco il risarcimento alla vittima da parte della Diocesi e pure della parrocchia. La vicenda che ha portato a questa storica sentenza, che ha pochi precedenti in Italia, risale a molti anni fa. Un giovane fu costretto a subire abusi da parte di quello che era il suo parroco. Sentenza penale nel frattempo diventata definitiva. Il fascicolo era quindi finito sul tavolo del giudice civile, cui i parenti della vittima si erano rivolti per tutelare i propri interessi. Con loro, in udienza, erano stati citati anche la Diocesi di Como, dove il prete prestava la propria opera, e la parrocchia cui era stato assegnato e dove sarebbero avvenute le violenze. E il giudice ha riconosciuto la responsabilità di entrambi gli Enti ecclesiastici, chiamati a risarcire in solido la vittima e i genitori.
«Il parroco è il legale rappresentante della parrocchia – si legge nelle motivazioni – La rappresenta in tutti i negozi giuridici, ne amministra i beni. Il parroco è il “pastore” di una comunità di fedeli. Ed è la stessa Diocesi a riconoscere il ruolo di centralità del parroco nella gestione e nella amministrazione della parrocchia».
Premessa che porta poi a dire che «i fatti di grave violenza hanno trovato occasione nell’esercizio delle attività della parrocchia» cui il ragazzo era affidato. Da qui, dunque, le responsabilità dell’Ente religioso che al contrario sosteneva di essere lui stesso parte lesa «per colpa del comportamento del parroco». Sostenendo che quest’ultimo agiva come «privato cittadino» e per un fine «strettamente personale». Tesi tuttavia non accolta dai giudici. Per quanto riguarda la Diocesi, invece, i giudici hanno fatto notare come «il diritto canonico ponga in capo al Vescovo pregnanti doveri di vigilanza, controllo e direzione di tutta la Diocesi, comprese le parrocchie». Il parroco insomma, «pur non essendo legato da vincoli di lavoro subordinato con la Diocesi, è soggetto al potere di indirizzo e di controllo del Vescovo, il quale rappresenta la Diocesi, ed in ciò si sostanzia il rapporto di preposizione che giustifica» la decisione.

Edited by pincopallino2 - 27/11/2020, 19:31
 
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CONFINE11.12.2018 - 09:17 | letto 266
Abusi sessuali, condannata la Diocesi
Confermata a Como una sentenza storica: responsabilità non solo di un parroco abusante, ma della Diocesi in quanto ente di “vigilanza, controllo e direzione”
di Marco Marelli
Con una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza i giudici del Tribunale civile di Como hanno condannato la Diocesi lariana e la parrocchia di Laglio a risarcire la vittima di abusi sessuali da parte di un sacerdote che all'epoca dei fatti, gli anni compresi fra il 2003 e il 2004, era parroco del comune del basso Lario.

La sentenza di primo grado a Como, che stabiliva l'entità del risarcimento alla vittima e ai suoi genitori, risale all'inizio dell'anno. Confermata dai giudici della Corte d'Appello di Milano, non essendo stata impugnata, è dunque diventata definitiva e ciò ha consentito di conoscere le motivazioni che sono alla base della sentenza che impone a Diocesi lariana e parrocchia di Laglio di risarcire la vittima, che nel 2003 aveva 11 anni.

Il sacerdote in sede penale era stato condannato a 8 anni di reclusione, condanna che ha scontato in carcere a Opera (Milano). Per quanto riguarda la Diocesi i giudici fanno notare come ''il diritto canonico ponga in capo al Vescovo pregnanti doveri di vigilanza, controllo e direzione di tutta la Diocesi, comprese le parrocchie'' per cui il parroco ''pur non essendo legato da vincoli di lavoro subordinato con la Diocesi, è soggetto al potere di indirizzo e di controllo del Vescovo, il quale rappresenta la Diocesi, ed in ciò si sostanzia il rapporto di predisposizione che giustifica la decisione''.

La responsabilità dell'Ente religioso (la parrocchia di Laglio) ''che sosteneva di essere lui stesso parte lesa per colpa del comportamento del parroco'' deriva dal ''ruolo centrale del parroco e nella gestione e nell'amministrazione della parrocchia''.

Non è dato sapere sapere a quanto ammonta il risarcimento. In sede penale i giudici del Tribunale di Como, nel settembre 2007, oltre alla reclusione di 8 anni, avevano condannato il sacerdote a pagare una provvisionale di 120 mila euro alla vittima degli abusi e 30 mila euro a testa i suoi genitori.

Edited by pincopallino2 - 27/11/2020, 19:25
 
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view post Posted on 5/2/2019, 09:05

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Como: 8 anni in Cassazione e diocesi condannata a risarcimento


Sborra Boy e caxone, i nikname di don Mauro Stefanoni. Abusò di ragazzo disabile



Dall'Annuario diocesano 2016 della diocesi di Como
STEFANONI MAURO Cantù 21.11.1968 (S. Teodoro) – 12.6.1993 22100 Como, piazza Grimoldi 5

Edited by pincopallino2 - 27/11/2020, 19:30
 
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