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Sborra Boy e caxone, i profili di don Mauro Stefanoni. Abusò di ragazzo disabile, Como: 8 anni in Cassazione e diocesi condannata a risarcimento per abusi su ragazzo con ritardo mentale. Fa ancora il prete

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view post Posted on 29/5/2008, 14:31
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http://canali.libero.it/affaritaliani/mila...iMI29052008.htm

Como/ Condannato a 8 anni un prete per violenze sessuali. Nell'inchiesta anche il vescovo Alessandro Maggiolini
Giovedí 29.05.2008 14:37
Colpevole dei reati a lui ascritti e per questo condannato a otto anni di reclusione. E' la sentenza emessa oggi dal Collegio giudicante del Tribunale di Como nei confronti di don Mauro Stefanoni, l'ex parroco di Laglio e Brienno accusato di violenze sessuali ai danni di un ragazzino con lieve disabilita' mentale, all'epoca dei fatti (il 2004) appena 14enne.
La sentenza e' stata pronunciata dopo quasi quattro ore di camera di Consiglio e accoglie le richieste avanzate un paio di settimane fa dal Sostituto Maria Vittoria Isella della Procura di Como. L'imputato aveva sempre partecipato alle udienze, oggi invece non si e' presentato in aula.

C'erano i suoi avvocati Bomparola e Martinelli, che, pur riservandosi di conoscere le motivazioni della sentenza, gia' pensano al ricorso in Appello. "Una giusta sentenza. Volevamo giustizia, l'abbiamo avuta", dice l'avvocato Nuccia Quattrone, che rappresenta la parte civile e che auspica "sia fatta piena chiarezza anche nelle responsabilita' degli altri indagati", riferendosi al Vescovo Emerito di Como, Monsignor Alessandro Maggiolini (che proprio oggi festeggia il 25esimo anniversario dell'ordinazione episcopale), al Vescovo di Crema Oscar Cantoni e Monsignor Enrico Bedetti, all'epoca stretti collaboratori dell'allora Capo della Curia comasca.

Tutti indagati per favoreggiamento personale per aver informato don Mauro dell'inchiesta incorso prima che il diretto interessato fosse raggiunto da avviso di garanzia. L'imputato ha sempre respinto le accuse sostenendo di essere vittima di una macchinazione ordita dai famigliari del ragazzino.

 
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http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=68401&rubrica=15

Laglio: otto anni al prete pedofilo
EDIT
29.05.08 15:17 | Estero |

Don Mauro abusava di un ragazzino, all'epoca dei fatti minorenne. Il giovane lo denuncia. Lui si dice innocente ma i siti e le chat frequentate dicono il contrario

Don Mauro Stefanoni abusava di un ragazzino che all'epoca dei fatti era minorenne. Nel 2004 il giovane, un parrocchiano affetto da una lieve disabilità, lo denuncia. Il prete, ex parroco di Laglio, viene accusato di violenza sessuale. Oggi la condanna del tribunale di Como: otto anni di reclusione.

Il prete, che oggi non era presente in aula per la sentenza finale, si è sempre dichiarato innocente. Ma secondo i fatti ricostruiti in aula dal pm, appare il contrario: "La videocassetta omopornografica trovata nella casa parrocchiale, la tipologia dei film acquistati sulla tv via satellite, i siti internet navigati, le chat line frequentate, i soprannomi utilizzati per farlo e i rapporti intrattenuti con un suo ex parrocchiano di Ponte Tresa costituiscono una cornice perfetta per il quadro dipinto dalla vittima".

A dar risalto alla vicenda è pure la notizia emersa poco tempo fa della "soffiata" che monsignor Alessandro Maggiolini, all'epoca dei fatti vescovo emerito di Como, fece a don Mauro Stefanoni nel 2004 per riferirgli dell'indagine in corso nei suoi confronti. Al Corriere della Sera, l'ex vescovo ha negato di aver ostacolato le indagini. “Come avrei potuto - si chiede monsignor Maggiolioni - visto che intervenni solo quando il fatto era ormai risaputo?”. Termina l'ex vescovo: "Se poi sono stati commessi abusi sessuali, è un fatto gravissimo. Lo è per una persona laica, figuriamoci per un religioso".

Dopo tre ore di dibattimento, è giunta la sentenza: otto anni e risarcimento alle parti civili per un totale di 180'000 euro (120.000 al ragazzo, 30 mila ciascuno ai due genitori).
 
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http://www.ciaocomo.it/index.php?option=co...=7902&Itemid=64

Otto anni al parroco e la difesa insorge:"E' un vero scandalo..."
venerdì 30 maggio 2008
"Questa sentenza è uno scandalo. Solo a Como poteva essere fatta...SEnza l'adeguata serenità di giudizio, la condanna era davvero scontata". Massimo Martinelli, uno degli avvocati di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio condannato ieri a 8 anni per violenza sessuale su un ragazzino (vedi precedente lancio), è ancora furibondo e non fa nulla per nasconderlo. Il suo attacco frontale va a colpire innanzitutto il collegio che ha condannato il religioso, poi i giornalisti che avrebbero alimentato un clima ostile a don mauro ed infine la parte civile. E conclude:"Mi attendo le motivazioni di questa sentenza che mi lascia allibito: c'era ogmi elementi per l'assoluzione".

Scontato il ricorso in appello come conferma l'altro avvocato, Guido Bomparola:"Andremo in secondo grado e speriamo di poter avere un collegio giudicante più sereno. Allora sì che dimostreremo l'assoluta estraneità dei fatti contestati a don Mauro". Il religioso, non in aula, alla notizia degli otto anni per la violenza su un ragazzino di Laglio, non è parso sorpreso:"Me lo aspettavo..". La Diocesi di Como ha diffuso uno scarno comunicato di commento:"Prendiamo atto di questa sentenza - commenta il vescoco Diego Coletti tramite l'ufficio stampa - confermando la piena fiducia nella magistratura. In questo momento, però, non si possono esprimere giudizi di merito".
 
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A me fa morire dal ridere il nickname uahahhah
 
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http://www.corrierecomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86642

Data articolo: 30-05-2008

Cronaca

Primo piano

Cultura

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«Prendiamo atto dell’accaduto
Fiducia nella magistratura»
Il vescovo Coletti





Ha appreso la notizia della condanna di don Mauro Stefanoni via telefono. Il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, è infatti a Roma per l’assemblea generale della Cei.
Stringato il suo commento: «Prendo atto della sentenza di primo grado - sono le parole del vescovo - Non si possono esprimere allo stato valutazioni di merito. In ogni caso si conferma la piena fiducia nell’operato della Magistratura». Anche se pare quantomeno scontato che la Curia, nelle prossime settimane, valuterà la posizione dell’ex parroco di Laglio che, al momento, presta servizio in quel di Colico. Sembra molto probabile anche un incontro proprio tra il vescovo e don Mauro che dovrebbe avvenire al momento del rientro da Roma di monsignor Coletti.
Già ben nota, invece, la posizione proprio della Cei - la conferenza episcopale italiana - quando sulla testa di un sacerdote pende il sospetto di abusi sessuali, espressa nei giorni scorsi dal segretario, monsignor Giuseppe Betori. «I vescovi sanno bene che non appena c’è la notizia di possibili devianze devono aprire un’inchiesta canonica. E inizia immediatamente un cammino di indagine ecclesiastica». E ugualmente immediato deve essere, secondo la Cei, l’allontanamento del sacerdote.


 
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http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86652

Venerdì 30-05-2008 16:37 Data articolo: 30-05-2008



Prima sentenza per don Mauro: otto anni

Il verdetto Il sacerdote è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale su un ragazzo

Il vescovo Coletti: «Piena fiducia nell’operato della magistratura»


Sono le 12.55 in punto quanto la voce del presidente del collegio, Alessandro Bianchi - a latere Luciano Storaci e Paola Braggion - taglia la tensione che attanaglia l’aula della Corte d’Assise. «In nome del popolo Italiano», segue il nome dell’imputato, don Mauro Stefanoni, e la parola “colpevole”, con la pena di otto anni.

In pratica tutto ciò che era stato chiesto dal pubblico ministero Maria Vittoria Isella, al termine di una requisitoria difficile da dimenticare.
Sono trascorse quasi tre ore e mezza da quando il giudice del processo per la violenza sessuale perpetrata ai danni di un ragazzo che, all’epoca dei fatti, era minorenne, è entrato in camera di consiglio.

Praticamente subito dopo che lo stesso pm e le parti civili - l’avvocato Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli - avevano rinunciato alle repliche dopo le arringhe della difesa che nell’ultima udienza avevano chiesto l’assoluzione dell’assistito «perché il fatto non sussiste».

Inizia la lunga attesa dell’accusa, con i genitori del ragazzo nei pressi dell’aula ad aspettare notizie, e don Mauro Stefanoni (che si è sempre dichiarato innocente), per la prima volta assente dal tribunale, ad attendere una telefonata dai propri legali, Guido Bomparola e Massimo Martinelli. Poi, quando suona la campanella e il collegio torna nell’aula della Corte d’Assise, il silenzio cala sui banchi. Bianchi legge la sentenza: otto anni a don Mauro, più 120mila euro come risarcimento danni al ragazzo e 30mila euro a testa ai due genitori.

La madre crolla in un pianto liberatorio, figlio della tensione accumulata in mesi di udienze.
Nessuno esulta, però, nell’aula. Non c’è gioia nemmeno in chi ha avuto riconosciuta la propria ragione.

Don Mauro non parla, neppure via telefono.
L’ex parroco di Laglio, oggi a Colico, si limita a riferire tramite i suoi avvocati di essere estremamente demoralizzato e amareggiato.
Dopo molti minuti, provati, escono dal tribunale anche i genitori del ragazzo, in aula per tutto il dibattimento a pochi passi dall’uomo accusato da loro figlio di violenza sessuale.

«Non pensavo di mettermi a piangere - dice la madre - È stata fatta giustizia. È una vittoria molto amara, però, perché il danno ormai è stato fatto. È stato dato credito a quanto detto da mio figlio. Questo dimostra che non sempre i deboli devono soccombere».

Toccando i tasti pigiati con forza dal pubblico ministero nel giorno della requisitoria quando, dopo aver sottolineato che in questo processo una delle «situazioni anomale è che la parte offesa ha un deficit cognitivo» che portava ad una difficoltà oggettiva nel «capirlo, ascoltarlo, interrogarlo», aggiunse: «So che vi chiedo un lavoro estenuante, da certosino - disse Maria Vittoria Isella - ma non fermatevi alle contraddizioni del ragazzo. Significherebbe che i deboli, tutti coloro che subiscono una violenza e non sono in grado di riferirla, non sono degni di tutela. Esaminiamo tutto concluse con una frase tanto ad effetto quanto provocatoria - e assolviamo l’imputato perché il fatto non sussiste ma non per insufficienza di prove».



Una posizione che precedette le arringhe della difesa con la determinata richiesta degli avvocati Bomparola e Martinelli, dopo aver definito le indagini della Procura «scandalose e condotte con una lente deformante», di assoluzione del proprio assistito perché «il fatto non sussiste».
I fatti che hanno portato alla condanna di ieri risalgono all’estate del 2004. Il 21 ottobre dello stesso anno poi, i genitori del ragazzo presero la difficile decisione di denunciare don Mauro Stefanoni per abusi sessuali sul loro figlio minorenne. Indagini che partirono immediatamente ma che non arrivarono a monitorare l’incontro tra il sospettato e il ragazzo. E proprio in questo contesto si inserisce, il 16 novembre del 2004, l’intervento della Curia comasca - al proposito ci sono tre indagati per favoreggiamento, il vescovo emerito Alessandro Maggiolini, monsignor Oscar Cantoni (oggi vescovo di Crema) e monsignor Enrico Bedetti - che avvisò l’allora parroco di Laglio delle indagini a suo carico.

Nel maggio 2005 don Mauro venne arrestato e messo ai “domiciliari” nella sua casa di Cantù, poi revocati dal tribunale del Riesame in autunno.
Il processo al parroco si aprì il 31 ottobre 2006 e, dopo oltre un anno e mezzo di battaglie in udienza ecco la pesante sentenza.
L’attesa adesso è per il 27 di agosto quando verranno depositate le motivazioni. In ogni caso, è certo il ricorso in Appello da parte dell’imputato.
Quella di ieri, insomma, è stata solo la prima tappa di una dolorosa vicenda che si concluderà soltanto con il terzo grado, vale a dire con la parola definitiva della Cassazione.


Mauro Peverelli


 
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view post Posted on 30/5/2008, 20:23




Magari potrebbe organizzare una fiaccolata di fedeli in sua difesa, magari ragazzi della ACR, gli SBORRA BOYS!
UAHAHAHAHAHAH
 
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view post Posted on 31/5/2008, 13:50
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Provincia di Como, La
"Il prete condannato Una sentenza e le lacrime di una mamma"
Data: 31/05/2008
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Interni / Politica
Il prete condannato Una sentenza
e le lacrime
di una mamma
Paolo Moretti
Si è chiuso con le lacrime di una madre, il processo a don Mauro Stefanoni. Non certo un pianto di gioia, ma di liberazione sì. Perché dopo mesi di udienze cariche di veleni, di accuse, di sospetti, di (forse) inevitabili frasi non certo delicate nei confronti della vittima - presunta tale secondo la difesa - i giudici di Como hanno restituito a quella madre e a quel figlio una credibilità che alcuni erano convinti di aver visto traballare.
Un pianto che ha ricalibrato l'attenzione da dedicare alle parti in causa, fino a ieri sbilanciata quasi esclusivamente sull'imputato. In un processo dove sotto accusa è un sacerdote (di più: un parroco), dove gli avvocati hanno portato avanti con coerenza - udienza dopo udienza - una strategia difensiva decisamente aggressiva, dove all'improvviso è piombato come un fulmine a ciel sereno (tirato in ballo dallo stesso imputato e per questo finito sotto inchiesta per favoreggiamento) anche l'allora vescovo in carica monsignor Alessandro Maggiolini, era probabilmente impossibile non perdere di vista chi fosse la vera vittima di questo triste (indipendentemente dal pronunciamento dei successivi gradi di giudizio) fatto di cronaca. Il giovane, minorenne quando ha raccontato ai compagni di classe - anche a loro la sentenza di ieri ha restituito una credibilità sbriciolata dalle arringhe dei difensori - di aver avuto rapporti sessuali con il suo parroco, ha vissuto alla periferia di questo processo. Negli angoli bui dove hanno abitato i dubbi, i sospetti, le più irripetibili suggestioni sessuali.
Le poche parole rubate nei commenti tra i genitori del giovane e i loro avvocati, ieri poco dopo mezzogiorno e mezza, sono state illuminanti, da questo punto di vista: «Finalmente giustizia, dopo tutto quello che abbiamo sopportato?».
Quel pianto liberatorio è anche un monito. A non liquidare la sentenza (che ha messo d'accordo tre giudici) come un goffo tentativo di difendere l'operato della procura, così duramente criticato dalla difesa nel corso di tutto il dibattimento. Al contrario, quel «colpevole» pronunciato ieri dal giudice Alessandro Bianchi è un invito a non accontentarsi del parere della giustizia penale. E a non restare in semplice attesa di uno scontato appello e di un'eventuale Cassazione. La scelta attendista compiuta fino a ieri dalla Diocesi, che ha sì trasferito don Mauro lontano da Laglio ma gli ha anche confermato fiducia nella sua attività per le parrocchie e per gli oratori, pur se lecita è sembrata a molti inopportuna. Non per sete di vendetta. E neppure per il desiderio di anticipare una sentenza all'epoca ancora lontana. Ma per rispetto: dello stesso don Mauro, del lavoro della magistratura, ma soprattutto di chi aveva denunciato di aver subito abusi sessuali dal sacerdote.
Alla vigilia dell'attesa sentenza sui fatti di Laglio, il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Betori, aveva ricordato ai vescovi l'obbligo, «non appena c'è la notizia di possibili devianze», di «aprire un'inchiesta canonica» sul prete travolto da quelle voci.
La sentenza letta ieri in Tribunale è, senz'ombra di dubbio, più di una semplice voce. È quindi lecito attendersi, a questo punto, che pure la Curia comasca si muova. Avviando quell'indagine canonica sollecitata dalla Cei e, qualora questa inchiesta sia già stata fatta, rendendo noti i risultati degli accertamenti sull'operato di don Stefanoni. Lo chiede il Vaticano. Di più: lo chiedono le lacrime di una madre.


30/05/2008

 
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Maggiolini in Duomo attacca i magistrati
Nel 25º di episcopato
Il vescovo emerito: «Non ho fiducia nei giudici»




Venticinque anni da vescovo scomodo. Maggiolini conferma la sua principale caratteristica, l’elemento che ha distinto una pastorale spesso controcorrente: l’irritualità e la durezza delle parole. E lo fa nel giorno in cui la diocesi di Como, retta per 18 anni con un polso fermo, da «padre» severo, lo festeggia con una messa solenne nella cattedrale.
L’occasione è di quelle che non si possono perdere. Il giorno dopo la sentenza di condanna a 8 anni inflitta dal Tribunale di primo grado del capoluogo a don Mauro Stefanoni, sacerdote accusato di aver abusato sessualmente di un minore, monsignor Maggiolini ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
In realtà, più che di sassolini si è trattato di massi erratici. Che hanno ovviamente prodotto un fragore assordante. Il vescovo emerito di Como se l’è presa innanzitutto con i magistrati, quelli che hanno condannato don Mauro e indagato lo stesso Maggiolini e due suoi ex collaboratori (monsignor Oscar Cantoni, oggi vescovo di Crema e monsignor Enrico Bedetti) per favoreggiamento.
«Se prima non avevo fiducia nella magistratura, adesso...», ha detto dalla cattedra Maggiolini allargando sconsolato le braccia. Un gesto interpretato da tutti nell’unico modo possibile. Anche perché, subito dopo, il vescovo emerito ha pensato bene di chiarire il suo pensiero tirando una bordata a monsignor Diego Coletti: «Ci ha pensato il mio successore a dare fiducia ai giudici», ha ironizzato Maggiolini commentando quanto detto da Coletti giovedì, dopo la lettura della sentenza di condanna di Don Mauro («Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura», ndr).
Ma il 77enne presule non aveva ancora riposto lo scudiscio nell’immaginario fodero dal quale lo aveva sguainato pochi istanti prima. Bacchettate sono state inflitte ai giornalisti - «A tutt’oggi non ho ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria e quello che so l’ho letto sui giornali, che scrivono sempre quello che vogliono» - e ai vertici della Cei, che nei giorni scorsi avevano invocato la linea dura contro i sacerdoti invischiati in vicende simili a quelle che hanno interessato l’ex parroco di Laglio - «Da Roma, ha scandito Maggiolini, non ho mai ricevuto nemmeno una telefonata».
L’ultima staffilata, il vescovo emerito di Como l’ha voluta riservare agli amministratori locali, colpevoli a suo parere di non essere stati sufficientemente solidali con la Curia. Un atteggiamento che il sindaco del capoluogo, Stefano Bruni, ha commentato in diretta su Etv pochi minuti dopo facendo peraltro mea culpa: «È stato un gesto di leggerezza, del quale mi scuso», ha detto.
Dopo il diluvio di bordate esplose in tutte le direzioni, passano quasi inosservate le parole che il vescovo emerito aveva scritto nell’omelia “ufficiale”, superata poi abbondantemente dalle cose dette a braccio: «Il sacerdote, per principio non è né un angelo né un santo: è chiamato a essere “uomo” nella sua interezza di intelligenza, di volontà, di sentimento, magari con qualche debolezza: anch’io mi confesso frequentemente: sono penitente oltre che confessore».


Dario Campione



 
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view post Posted on 2/6/2008, 17:41
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:huh:dalla faccia nn sembrerebbe quel gran filglio di tr.ia che è :(
 
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Martedì 03-06-2008 15:38 Data articolo: 03-06-2008

Cronaca

Primo piano

Cultura

Sport

Questa sera faccia a faccia tra il vescovo e don Mauro
L’ex parroco di Laglio è stato condannato a 8 anni per violenza sessuale
L’incontro a Cantù in casa dei genitori del sacerdote


Uno di fronte all’altro. Dopo un primo contatto telefonico, questa sera, il vescovo di Como, Diego Coletti, incontrerà don Mauro Stefanoni, l’ex parroco di Laglio, oggi a Colico, condannato la scorsa settimana dal Tribunale cittadino per violenza sessuale ai danni di un ragazzo del paese rivierasco che, all’epoca dei fatti, era minorenne. Otto anni, è stata la decisione del collegio presieduto da Alessandro Bianchi - a latere Paola Braggion e Luciano Storaci - accogliendo le richieste del pubblico ministero, Maria Vittoria Isella, che aveva ereditato il fascicolo da Vittorio Nessi. Una sentenza pesantissima, quella di primo grado, resa ancora più grave dall’interdizione a frequentare luoghi in cui vi siano minorenni.
Il vescovo di Como, Diego Coletti, a Roma all’assemblea generale della Cei nel momento della lettura in aula della condanna a otto anni, aveva già affidato a un comunicato il proprio pensiero: «Prendo atto della sentenza di primo grado - aveva detto la guida della Diocesi lariana - Non si possono esprimere allo stato valutazioni di merito. In ogni caso confermo la fiducia nell’operato della Magistratura».
Ma, di fatto, il faccia a faccia tra monsignor Coletti e don Mauro, nonostante un contatto telefonico, non c’era ancora stato. Incontro che avverrà questa sera, sembra nella casa dei genitori dell’ex parroco di Laglio, a Cantù. Il prete condannato dal Tribunale di Como ribadirà al vescovo l’intenzione di proseguire la propria missione a Colico.
Intanto, dall’Altolago, giungono notizie di iniziative a supporto dello stesso don Mauro.
Gruppi di parrocchiani che sostengono il religioso avrebbero iniziato una raccolta di firme per chiedere proprio a monsignor Coletti di mantenerlo in paese. Le famiglie, che rimangono vicine all’ex parroco di Laglio, hanno anche scritto alla Curia sempre per chiedere ai vertici della Diocesi di non spostare il prete.
Don Mauro, come detto, è stato condannato a 8 anni dal Tribunale di Como, con le motivazioni della sentenza che dovrebbero essere depositate entro il 27 agosto. Già scontato il ricorso in appello, del resto annunciato dai legali del religioso - Guido Bomparola e Massimo Martinelli - pochi minuti dopo la lettura della sentenza.
La vicenda in questione risale all’estate del 2004, anche se la prima denuncia da parte dei genitori del ragazzo di Laglio arrivò in Questura a ottobre. Nella spinosa vicenda entra anche il vescovo emerito di Como, Alessandro Maggiolini, che sulla vicenda di don Mauro ha criticato nei giorni scorsi la magistratura e ha dichiarato di non condividere la fiducia nella giustizia espressa dal suo successore, Diego Coletti. Maggiolini è iscritto nel registro degli indagati per presunto favoreggiamento, con l’ipotesi di aver a suo tempo accennato a don Mauro delle indagini in corso. Indagati dalla Procura di Como sono anche monsignor Oscar Cantoni, oggi vescovo di Crema, e monsignor Enrico Bedetti.


Mauro Peverelli


 
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Giorno, Il (Como)
"Prete condannato per abusi su minore ma Colico lo rivuole in chiesa"
Data: 04/06/2008
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Cronaca Locale
COMO E PROVINCIA pag. 3
Prete condannato per abusi su minore ma Colico lo rivuole in chiesa
— COMO — RACCOLTE oltre 600 firme a Colico per chiedere il ritorno di don Mauro Stefanoni che dopo la condanna in primo grado a otto anni per abusi su minore si trova a casa dei genitori a Cantù. Alcuni parrocchiani hanno deciso di dare il via alla raccolta firme per «testimoniare l’affetto verso don Mauro». Le prime 600 firme, corredate di indirizzo e dati anagrafici, sono state affidate a don Mauro lunedì sera perché le consegnasse al vescovo. «L’iniziativa - spiegano i parrocchiani - non è stata richiesta da don Mauro, è un riconosimento del lavoro portato avanti che è stato importante per la comunità che ha potuto apprezzarne la bontà d’animo». Ma le iniziative non si sono fermate alla raccolta firme che continuerà anche domenica. DA COLICO sono state inviate molte cartoline al vescovo monsignor Diego Coletti in cui i bambini del paese scrivono di voler bene a don Mauro e di sentire la sua mancanza. L'arresto di don Mauro Stefanoni risale al 19 maggio 2005 quando la Squadra mobile di Como gli notificò l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. L'indagine, relativa a fatti tra agosto 2003 e dicembre 2004 e scaturita dalle confidenze fatte dal ragazzo (che all'epoca aveva 16 anni) ad un sacerdote polacco e poi ai compagni di scuola, era stata condotta con intercettazioni telefoniche e ambientali, seguite da perizie mediche e un incidente probatorio. La sentenza di primo grado è giunta dopo due anni di dibattimento: otto anni per violenza sessuale, con tutte le pene accessorie, dall'interdizione dai pubblici uffici all'allontanamento dai luoghi frequentati da minori.


http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86815

Saltato l’incontro tra il vescovo e don Mauro
Il giallo



L’incontro tra don Mauro e il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, non c’è stato. Il faccia a faccia tra la guida della diocesi lariana e il prete condannato in primo grado dal Tribunale di Como per violenza sessuale su un ragazzo minorenne all’epoca dei fatti, avrebbe dovuto tenersi martedì sera, a cavallo dell’ora di cena, nella casa dei genitori del religioso, a Cantù. Invece, il giorno è trascorso senza che il campanello degli Stefanoni suonasse.
Il giorno dopo, attorno alla questione, domina un silenzio rigoroso. Le certezze rimangono due: che il vescovo e don Mauro si sarebbero dovuti vedere per parlare, per la prima volta, a quattrocchi dopo la sentenza, e che qualcosa è subentrato facendo naufragare i piani, rinviandoli a data da destinarsi.
Non dice nulla, don Mauro, ancora a Cantù, lontano dunque dall’oratorio di Colico dove svolgeva le proprie mansioni prima della sentenza. Ancora più silenziosi i suoi legali, Guido Bomparola e Massimo Martinelli, che si trincerano dietro un secco «no comment». Difficile strappare qualcosa anche dalla Diocesi che si limita a far sapere: «l’incontro non c’è stato e al momento non è in programma». Ma cosa è dunque successo' In un primo momento, la sera stessa del previsto incontro, erano filtrate voci di malumori per la comparsa sui giornali della notizia del faccia a faccia che avrebbe dovuto rimanere riservato. Una versione che le parti non confermano. Più concreto, e comprensibile, è il fatto che martedì scorso il vescovo sia stato a lungo impegnato, con incontri conclusi a tarda sera. Con il conseguente impedimento di monsignor Coletti a parlare con don Mauro.
Un incontro che al momento, però, non ha nuovi riferimenti in agenda.


Mauro Peverelli





Edited by GalileoGalilei - 5/6/2008, 15:46
 
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Giorno, Il (Como)

LAGO E VALLI pag. 8

"Mille firme per don Mauro"
Data: 05/06/2008
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Cronaca Locale
COMO
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LAGO E VALLI pag. 8
Mille firme per don Mauro
A Colicio c’è chi contesta la raccolta delle sottoscrizioni
IL SACERDOTE CONDANNATO
di STEFANO CASSINELLI — COLICO — SECONDO un Tribunale della Repubblica ha abusato di un minorenne, ma la gente di Colico non crede a quanto sentenziato dai giudici in primo grado e difende don Mauro Stefanoni ex parroco di Laglio che da tempo era stato trasferito a Villatico. Ma i parrocchiani non si limitano a parlar bene del sacerdote che ora si trova a Cantù in casa dei genitori in attesa che il vescovo di Como Diego Coletti decida di lui. Infatti è stata organizzata una raccolta firme e in un giorno sono stati oltre 600 i colichesi che hanno sottoscritto la petizione a sostegno di don Mauro chiedendo che il sacerdote ritorni in parrocchia. «Abbiamo deciso - spiegano i parrocchiani più attivi nell’iniziativa - di far sapere al vescovo che noi abbiamo piena fiducia in don Mauro e che qui ha fatto un lavoro straordinario. Ha rivitalizzato l’attività oratoriana con iniziative e novità». MA ALLE 600 FIRME, già consegnate dal religioso che dovrebbe averle già fatte pervenire al vescovo, se ne dovrebbero aggiungere molte altre: «Abbiamo già duecento firme pronte. Quando diciamo firme intendiamo con il nome, l’indirizzo e i dati anagrafici del sottoscrittore. Quindi firme certe e domenica ne saranno raccolte altre. Andremo oltre le mille». In un paese con poco più di seimila abitanti questo è un numero assai significativo. Ma il vescovo Coletti nei prossimi giorni inizierà anche a ricevere cartoline mandate dai bambini di Colico in cui sono contenuti messaggi per don Mauro Stefanoni. «Ci manchi don», «Torna a Colico don Mauro» sono alcuni dei testi inviati in curia a Como. «Questa iniziativa - spiegano i parrocchiani colichesi - ha reso molto felice don Mauro. Lo abbiamo incontrato lunedì sera per dargli le firme già raccolte e per esprimergli la nostra solidarietà. Questa iniziativa è nata da noi e non è stat sollecitata da don Mauro che però l’ha accolta con grande gioia». NON MANCA PERÒ chi esprime perplessità in paese sull’opportunità di chiedere il ritorno del sacerdote e c’è già chi contesta il valore delle firme. «Capisco che non sia un modulo con valore legale - afferma un residente che risulta essere tra i firmatari - ma la raccolta delle firme per una questione così delicata dovrebbe essere fatta con più attenzione. Io risulto firmatario ma di fatto hanno fatto sottoscrivere il modulo a mia nonna anche per me. Essendo una cosa delicata bisogna gestirla con attenzione e rispetto». Mentre l’incontro tra il vescovo Diego Coletti e don Mauro che doveva tenersì martedì sera è stato rinviato.

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Provincia di Lecco, La
"Colico Sono convinti che don Mauro Stefanoni sia un ottimo parroco e una brava persona"
Data: 05/06/2008
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Cronaca Locale


Colico Sono convinti che don Mauro Stefanoni sia un ottimo parroco e una brava persona

Colico Sono convinti che don Mauro Stefanoni sia un ottimo parroco e una brava persona. La condanna a otto anni per violenza sessuale su un minore non ha scalfito di un soffio le loro certezze. Per questo un gruppo di parrocchiani, con in testa Silvio de Meo, Marco Brambilla, Esterino Della Valle, Fabrizio Fomasi e Fabrizio Caprani, ha lanciato una raccolta di firme. «Ne abbiamo raccolte 600 in un solo giorno - dicono -. Per domenica siamo certi di arrivare a 1.200. E questo considerando solo i parrocchiani di don Mauro, e lasciando da parte il resto della popolazione di Colico».
La raccolta di firme «è un modo di dimostrare solidarietà a don Mauro in un momento difficile come quello della condanna».
«È indipendente dall'esito del processo, che comunque è solo al primo grado - precisano i portavoce -. Non è importante il contenuto della sentenza, è importante far sentire la nostra voce per dire che questo sacerdote, nei due anni in cui è stato con noi, si è comportato in maniera ineccepibile». Il comitato distribuisce un volantino in cui annuncia anche la spedizione di cartoline da parte dei bambini. «Oltre alla lettera ufficiale firmata da tutta la cittadinanza e inviata al vescovo, monsignor Diego Coletti - si legge -, ognuno di noi potrebbe spedirgli una cartolina o una lettera con uno di questi slogan: "Don Mauro è uno di noi", "La casa di don Mauro è nel nostro cuore", "Voglio bene a don Mauro", "Mi manca don Mauro", "La casa di don Mauro è nel cuore dei colichesi"».
È anche in costruzione il sito www.vis.it/donmauro. «La raccolta di firme è fatta con nome, cognome, carta d'identità», dicono i sostenitori del comitato. Le cartoline, anche senza aver firmato. «L'obiettivo è quello di far sentire le nostre mille voci al vescovo - concludono - sperando che possa essere di aiuto per il suo futuro».
Anna Savini


04/06/2008

 
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"COLICO Continua la raccolta di firme promossa da un gruppo di parrocchiani colichesi a favore di don Mauro Stefanoni, condannato a otto anni per violenza sessuale ai danni di un mi"
Data: 08/06/2008
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Interni / Politica


COLICO Continua la raccolta di firme promossa da un gruppo di parrocchiani colichesi a favore di don Mauro Stefanoni, condannato a otto anni per violenza sessuale ai danni di un minore quando era parroco a Laglio, nel comasco

COLICO Continua la raccolta di firme promossa da un gruppo di parrocchiani colichesi a favore di don Mauro Stefanoni, condannato a otto anni per violenza sessuale ai danni di un minore quando era parroco a Laglio, nel comasco. La petizione di solidarietà gira di porta in porta. In un solo giorno ha raccolto seicento firme.
I colichesi sono discreti sull'argomento. «Penso non si possa entrare nel merito della questione - afferma Marino Ruffoni -, perché c'è chi è preposto alle indagini. Dispiace solo per la questione delicata che è stata amplificata. Se uscirà la verità secondo il sacerdote, sarà ben accetta. So che anche il vescovo ha dato piena fiducia alla magistratura. Io ho firmato per solidarietà e perché rimanga a Colico».
Chi invece non l'ha fatto è Francesco Di Lorenzo che dice: «Se c'è qualcuno che ha sbagliato, anche se è un prete, deve fare la stessa fine degli altri. Ma scherziamo? Che cosa sono queste firme, per tenerlo fuori? Se c'è un errore commesso, tutti devono essere uguali. Io non firmo - afferma categorico -, sono per la giustizia». Un'idea chiara e manifestata, al contrario di altre persone che svicolano e dicono «non giustifico e non condanno» oppure, come nel caso di chi ammette di essere tra i promotori della raccolta di firme che ha superato quota 600, ma di non voler dire nulla. Anche Alfredo Cariboni afferma: «Non mi sento in grado - aggiunge - di fare alcun commento visto che è un fatto strettamente personale».
Don Mauro ha costruito una buona immagine del suo operato in paese e c'è chi lo conferma, come Marilena Toncini che dice: «L'impressione che ho ricavato incontrandolo nelle poche occasioni che ho avuto è di una persona equilibrata, serena e ben disposta nei confronti della gente. Mai e poi mai lo assocerei alla condanna che ha ricevuto e credo inoltre che la gente non prenda mai in considerazione che certe cose possono pure essere manipolate».
È stato attivato intanto il sito che raccoglie messaggi, citazioni, poesie e pensieri «per mantenere viva la fiamma della speranza» all'indirizzo www.vis.it/donmauro.


07/06/2008

 
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Sezione: Cronaca
Domenica 08-06-2008 16:52 Data articolo: 08-06-2008

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Il vescovo: «Telefonerò presto a don Mauro Stefanoni»

Al momento, però, non è previsto alcun faccia a faccia dopo l’incontro saltato martedì scorso




Nell’agenda del vescovo di Como, Diego Coletti - almeno in quella ufficiale - non compare ancora alcuna voce che faccia riferimento a un incontro con don Mauro Stefanoni, l’ex parroco di Laglio condannato in primo grado a 8 anni per violenza sessuale su un minorenne. Il faccia a faccia era stato fissato per martedì della scorsa settimana, ma è stato annullato all’ultimo minuto e da allora sembra non sia stata stabilita alcuna nuova data. Ieri pomeriggio, in occasione dell’inaugurazione del Museo don Luigi Guanella, però, il vescovo è intervenuto per la prima volta sulla delicata vicenda, seppure con pochissime, misurate parole.
«Non c’è ancora stato un incontro tra me e don Mauro – ha detto monsignor Diego Coletti – Gli devo telefonare ma non ho ancora deciso nulla».
L’intenzione del vescovo è di mantenere il massimo riserbo possibile sull’incontro, in modo da evitare ogni anticipazione e indiscrezione sul faccia a faccia. «Gli telefonerò, ma non c’è molto altro da dire - ha tagliato corto monsignor Coletti - È un fatto assolutamente privato, non intendo certo dirlo a voi prima che a lui». Argomento chiuso, dunque, per il vescovo di Como. Il quale, prima di ieri, dell’inchiesta che coinvolge don Mauro Stefanoni aveva parlato una sola volta, il 29 maggio scorso, dopo la condanna in primo grado del sacerdote. «Prendo atto della sentenza di primo grado – aveva detto a caldo Coletti - Non si possono esprimere allo stato valutazioni di merito. In ogni caso si conferma la piena fiducia nell’operato della magistratura».
Quella che non si è più sentita invece, dal giorno della sentenza, è la voce di don Mauro Stefanoni. Il sacerdote, tuttora ufficialmente in servizio nella parrocchia di Colico (Lecco) non era in aula alla lettura della sentenza e da quel momento si è chiuso in un silenzio assoluto nella casa dei suoi genitori, a Cantù.
«Sento saltuariamente don Mauro – si limita a dire uno dei suoi legali, Guido Bomparola – Non sono a conoscenza delle decisioni della Curia di Como. Quello che più mi interessa in questo momento è lavorare per preparare in maniera adeguata il processo d’appello, che chiederemo immediatamente non appena saranno state depositate le motivazioni della sentenza. So che dopo la condanna il sacerdote ha ricevuto molti messaggi di solidarietà dai parrocchiani e ora attende l’incontro con il vescovo».


Anna Campaniello


 
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