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Sborra Boy e caxone, i profili di don Mauro Stefanoni. Abusò di ragazzo disabile, Como: 8 anni in Cassazione e diocesi condannata a risarcimento per abusi su ragazzo con ritardo mentale. Fa ancora il prete

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Ashmael
view post Posted on 23/1/2008, 09:14




Puoi per cortesia evitare di ripetere il disgustoso nickname di quell'individuo'
 
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sd&m
view post Posted on 23/1/2008, 14:27




ma xchè?? mi basta leggerlo x iniziare a ridere...!
 
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view post Posted on 7/2/2008, 22:30
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http://wildgreta.wordpress.com/2008/02/07/...i-una-congiura/

Pedofilia/ Processo don Mauro Stefanoni :”Sono vittima di una congiura”
Febbraio 7, 2008 at 6:29 pm (Abusi sui minori, Pedopornografia, Scandali ecclesiastici, chiesa e pedofilia) (don mauro stefanoni, interrogatorio 7 febbraio, non sono colpevole, processo don mauro stefanoni, sono vittima di una congiura)

“Io sono stato vittima di una congiura. Lo dico e lo voglio confermare perchè non mi sento colpevole di nulla. Nè tantomeno di violenza sessuale su un ragazzino”. Ha negato tutto e con decisione, forse a tratti persino eccessiva tanto da costringere il presidente del collegio (Alessandro Bianchi) a richiamarlo a tenere un comportamento consono verso Pm, parte civile ed avvocati. Rabbia e voglia di togliersi tutti i sassi dalle scarpe. Così oggi don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio, ha affrontato l’esame del Tribunale di Como nell’interrogatorio al quale si è sottoposto in aula. Ha ribattuto colpo su colpo alle domande del Pm Maria Vittoria Isella rigettando ogni accusa. Ha attaccato la polizia giudiziaria su come - a suo giudizio - sono state svolte le indagini a suo carico, ha negato di avere mai abusato del ragazzino minorenne.Don Mauro ha pure respinto l’accusa di aver visto film e siti porno nella sua abitazione di Laglio:”Mai visto quelle cose lì - si è giustificato il religioso -. Piuttosto è vero che nella mia casa avevano accesso un pò tutti, ragazzi del paese, mio nipote, mio fratello, alcuni compaesani che utilizzavano il Pc per la posta. Anche alcuni preti”. Domanda del Pm:Ma lei dove era quando loro guardavamo il suo computer ?Risposta di Don Mauro:”In casa, ma spesso dormivo…Insomma, l’ex parroco si difende e rilancia, Chiamandosi fuori da tutto. Parlando apertamente di una congiura ordita nei suoi confronti da alcune persone di Laglio che non gli volevano bene. Ha raccontato davanti ai tre giudici chiamato a giudicarlo come trascorreva le sue giornate, l’amicizia con un ragazzo di Ponte Tresa, l’avversione della sua fidanzata verso questo bel rapporto. Ora, prima della requisitoria del Pm, dovranno essere sentiti anche alcuni testi della difesa.
7 febbraio 2007

fonte: www.veriabusi.blogspot.com

Strage di erba:
 
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Ashmael
view post Posted on 8/2/2008, 15:03




sono sempre innocenti, sempre vittime di complotti...solita musica
 
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view post Posted on 8/2/2008, 15:48
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Articolo ttratto dal giornale vicino alle posizioni della Curia, il Corriere di Como

http://wildgreta.wordpress.com/2008/02/08/...critto-vattene/

Interrogatorio don Mauro Stefanoni: ” A Laglio c’erano anche cartelli con scritto “vattene”
Febbraio 8, 2008 at 1:42 pm (Pedofilia, Scandali ecclesiastici, violenza sessuale religiosi) (a laglio cartelli con scritto vattene, interrogatorio don mauro stefanoni, processo don mauro stefanoni)



«È una congiura contro di me, a Laglio c’erano anche cartelli con scritto ‘vattene’». E ancora: «Non esiste un luogo con più invidie e gelosie della Chiesa». Senza dimenticare le frasi taglienti rivolte al pubblico ministero, Maria Vittoria Isella, che hanno richiesto l’intervento di un contrariato presidente del Collegio, Alessandro Bianchi. Non sono mancate parole forti e tensioni, insomma, nell’esame dell’imputato don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio, accusato dalla Procura di Como di violenza sessuale su un minore. Ma c’è di più: perché il religioso non ha risparmiato attacchi alla polizia giudiziaria «per come sono state condotte le indagini» e alla famiglia della presunta vittima. Il tutto ribattendo colpo su colpo alle accuse del pm e rigettando ogni accusa, tanto più quella di violenza sessuale. L’esame ha preso il via dal 16 novembre 2004, giorno della chiamata in curia e della comunicazione della notizia «che mi ha gelato il sangue».
«Mi consigliarono di lasciare la parrocchia. Al mio rifiuto, chiesero di non far parola con nessuno della questione». «Io - continua don Mauro - in un primo momento pensai a qualcosa che risalisse ai tempi di Ponte Tresa, fu mia madre la prima a sospettare del ragazzo minorenne di Laglio. Comunque l’intervento della curia non è stato a mio vantaggio. Perché poi mi hanno rinfacciato di aver cambiato atteggiamento, mentre io mi sono sempre comportato allo stesso modo».
Inevitabile anche il riferimento alla microspia nascosta in una poltrona di una saletta dell’oratorio trovata dalla madre. «Mi preoccupai. Se il ragazzo fosse venuto a gridare e a simulare orgasmi proprio in quel punto, cosa avrebbe potuto pensare chi ascoltava’ Se fosse stata una videocamera avrei avuto meno problemi».
Lo scontro con il pubblico ministero si accende quando si tocca l’argomento della videocassetta pornografica ritrovata nella casa di don Mauro. «Non era mia - dice il religioso - era in una cesta che mi era stata regalata. Sapevo che c’era del materiale pornografico lì dentro, ma non ho mai controllato il contenuto». Secca la replica del pm: «Perché non ha detto subìto di chi era la cassetta’». «Prima di accusare qualcuno ci penso sempre due volte». «E non poteva toglierla dalla cesta’». «Non ho mai controllato il contenuto».
Toni accalorati che rimangono tali quando si tocca l’argomento della patologia che impedirebbe al sacerdote di avere rapporti sessuali, con l’imputato richiamato dal presidente Bianchi per una risposta infelice rivolta al pm e con successiva richiesta di scuse da parte dello stesso don Mauro.
La dottoressa Isella incalza. «Risulta che abbia tentato di acquistare film pornografici» su un’emittente.
«Non ero io - è la replica - La mia casa era frequentata da molte persone, anche giovani e altri sacerdoti. Io non ho mai acquistato quei film».
«Ma chi l’ha fatto, ha agito di notte, alle 24, all’1.30, alle 23.54. C’era dunque qualcuno in casa sua a quell’ora’». «Sì, ma io non sapevo cosa facevano. E comunque chi ha acquistato i film me l’ha rivelato in confessione, è tra i testimoni e come penitenza verrà a dirlo in Tribunale».
È scontro anche sui siti pornografici e sulle immagini hard. «Il pc lo usavano in tanti, io non so chattare e non so navigare in Internet. Alcune immagini possono però essere colpa mia, quando per poter vedere la Champions League andavo online per copiare i codici necessari. Lì qualche finestra si apriva e può essere rimasta nel computer».
Il pubblico ministero arriva poi alle domande sulla presunta vittima minorenne.
«I rapporti con la famiglia erano burrascosi - ricorda don Mauro - La nonna del ragazzo mi aveva detto subito che non ero capace di fare catechismo e che l’avrebbe fatto lei. C’era anche una questione di soldi, spesi dal mio predecessore, che la famiglia voleva indietro. Quindi per non peggiorare la situazione chiudevo un occhio sul comportamento del ragazzo, più che ossessivo. Mi chiamava al citofono, al telefono, dal pontile. Ho anche subìto per due volte delle avances».
La chiusura è sui rapporti con un ragazzo di Ponte Tresa: «Tra noi c’era un forte rapporto di amicizia, io per lui ero come un padre. Ci sentivamo anche di notte, in base a quando sapevo che tornava a casa. Lo chiamavo per stare tranquillo». «Perché tra voi usavate una voce infantile ed effeminata’», ribatte il pm.
«Lo faccio sempre con le persone amiche - è la secca replica - di certo non con voi». «E perché il ragazzo non diceva alla sua ragazza e ai genitori che vi vedevate’». «Chiedetelo a lui - conclude don Mauro - Io gli ho sempre consigliato di dire dove andava».
Il Tribunale ieri ha sentito anche l’urologo chiamato dalla Procura, il dottor Alberto Mario Marconi. Il processo riprenderà la prossima settimana con le domande degli avvocati di parte civile, Leonardo Ortelli e Nuccia Quattrone. Poi sarà la volta della difesa.
Corriere di Como Mauro Peverelli 8 febbraio 2008

 
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view post Posted on 23/2/2008, 12:33
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http://wildgreta.wordpress.com/2008/02/22/...lotto%e2%80%9d/

Processo a don Mauro Stefanoni:La tesi del “complotto”
Febbraio 22, 2008 at 9:08 pm


BOTTA E RISPOSTA



Gli avvocati di parte civile sferrano l’attacco alla tesi del complotto. E lo fanno proprio nell’ultima udienza delle tre dedicate all’esame dell’imputato, don Mauro Stefanoni, accusato di violenza sessuale su un ragazzo che all’epoca dei fatti era minorenne. L’ex parroco di Laglio, in precedenza, aveva attaccato la famiglia della presunta vittima dicendo che ce l’aveva con lui, definendo i rapporti «scandalosi fin dall’inizio». Una delle motivazioni proposte in aula era stata la questione dei lavori di restauro dell’altare maggiore nell’abside, in cui la famiglia a lui avversa pretendeva indietro i 25 mila euro donati a tale scopo per lavori mai realizzati. «Ma non fu responsabilità mia, bensì del mio predecessore», è stata la replica di don Mauro, ribadita anche ieri. Ma le parti civili (i legali Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli) hanno presentato due lettere - una datata 24 settembre 2003, un’altra 17 novembre 2003 - in cui don Mauro e i componenti del consiglio parrocchiale per gli affari economici scrivevano alla famiglia della presunta vittima dicendo che «di comune accordo» con il parroco predecessore decidevano di impegnare i 25 mila euro in problemi più impellenti. Aggiungendo che non sarebbe comunque venuto meno «l’impegno del consiglio» per trovare altre fonti di finanziamento per «ricostituire» la somma per l’abside. Nella lettera del 17 novembre, inoltre, lo stesso don Mauro e la commissione evidenziavano alla famiglia come purtroppo i 25 mila euro non erano sufficienti e che ne occorrevano almeno 38 mila. Per questo motivo il 4 agosto 2004 la famiglia della presunta vittima decideva di versare ulteriori 10 mila euro a un componente del consiglio e da consegnare al parroco.
Secca, al riguardo, la replica in aula del sacerdote. «La famiglia mi chiese di fare i lavori o di restituirglieli. Esposi il problema in Curia e mi dissero che era da sciocchi perdere tanti quattrini, anche perché la famiglia era disposta a dare ulteriori finanziamenti per finire l’abside. Mi sono però trovato di fronte ad una minaccia: ti diamo altri soldi ma devi tirare fuori i 25 mila euro per l’abside».


Un altro momento delicato è stato lo scambio di domande e risposte con il presidente del collegio, Alessandro Bianchi, sulla lettera scritta da don Mauro e firmata da un parrocchiano in cui quest’ultimo annunciava di aver ceduto all’oratorio una cesta di videocassette tra cui quella a contenuto pornografico. Particolare però, quest’ultimo, che lo stesso testimone smentì in aula, ricordando di aver firmato una carta di questo tenore senza però il particolare della pornografia.

«Quella lettera fu scritta due volte perché c’era stato un errore - ha ribadito ieri don Mauro - Non ricordo quale fosse l’inesattezza, ma era una cosa di poco conto». «Lei però sapeva che li dentro c’era materiale pornografico e non fece niente’», è la replica di Bianchi. «Non ho mai controllato perché non le ho mai usate. Sapevo che c’era materiale pornografico, non omosessuale». «Ma erano al primo piano, frequentato da molte persone». «No, non c’era nessuno - ha continuato don Mauro - Erano in una camera adibita a ripostiglio dove non entrava nessuno. Cosa dissi al parrocchiano per fargli firmare quella lettera’ Che mi serviva per giustificare le videocassette in Curia, non sapeva che sarebbe finita in un processo». Immediata la replica di Bianchi: «Ma qui quel signore ha negato di aver firmato la lettera. Come se lo spiega’». Nella risposta il religioso ha ipotizzato i presunti timori per la presenza dei giornalisti. «Un conto è che il vescovo venga a sapere del contenuto della cesta - ha detto - un altro che la cosa emerga in quest’aula dove c’è gente armata di penna». Mauro Peverelli


Il Corriere di Como 22 febbraio 2008
 
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sd&m
view post Posted on 24/2/2008, 13:55




sborra boy è davvero scatenato!
 
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Nutmeg
view post Posted on 24/2/2008, 21:22




il nick è qualcosa di stupendo ...
 
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view post Posted on 13/5/2008, 10:32
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http://primapress.it/index.php?pagina=inc/...of=&id_stringa=

COMO: VIOLENZA SESSUALE DON STEFANONE, ANCHE VESCOVO MAGGIOLINI INDAGATO


(PRIMA) COMO – Proseguono le indagini nel caso che vede coinvolto don Mauro Stefanoni, l'ex parroco di Laglio, processato per violenza sessuale. Nel registro degli indagati è iscritto anche il nome del vescovo emerito di Como, Alessandro Maggiolini per favoreggiamento personale. Secondo l'accusa, Maggiolini nel novembre del 2004 avrebbe convocato in Curia il prete per informarlo dell'esistenza dell'indagine penale nei suoi confronti. Stefanoni, che si conferma innocente, e' accusato di violenza subita da un ex parrocchiano, ancora minorenne all'epoca dell’accaduto, affetto da un lieve ritardo mentale, che lo aveva denunciato nel 2004. Il pm Vittoria Isella ha chiesto una condanna a 8 anni da scontare in carcere. (PRIMA)



http://www.leggonline.it/articolo.php?id=8292

"FAVORI" IN UN PROCESSO PER ABUSI
INDAGATO IL VESCOVO DI COMO

Il vescovo emerito di Como Alessandro Maggiolini è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura di Como per il reato di favoreggiamento personale di don Mauro Stefanoni, l'ex parroco di Laglio (Como) attualmente a processo per violenza sessuale. Secondo l'ipotesi accusatoria, Maggiolini nel novembre del 2004 avrebbe convocato in Curia don Stefanoni per riferirgli dell'esistenza dell'indagine penale nei suoi confronti per violenza sessuale. Dell'iscrizione sul registro degli indagati, che non si sa a quando risale, si è appreso a margine del processo a carico di don Stefanoni. Proprio ieri il pm Vittoria Isella ha chiesto nei confronti del sacerdote una condanna a otto anni di reclusione. Il prete è accusato di violenza sessuale nei confronti di un ex parrocchiano, all'epoca dei fatti minorenne, affetto da un lieve ritardo mentale, che lo denunciò nel 2004. L'imputato ha sempre respinto ogni accusa, ma secondo quanto ha ricostruito in aula il pm «la videocassetta omopornografica trovata nella casa parrocchiale, la tipologia dei film acquistati sulla tv via satellite, i siti internet navigati, le chat line frequentate, i soprannomi utilizzati per farlo, e i rapporti intrattenuti con un suo ex parrocchiano di Ponte Tresa costituiscono una cornice perfetta per il quadro dipinto dalla vittima». Oggi ci sarà una nuova udienza per le arringhe difensive.

La notizia dell'iscrizione di Alessandro Maggiolini sul registro degli indagati non è stata confermata dalla procura di Como. La circostanza è indirettamente emersa nel corso della requisitoria di ieri del pm Maria Vittoria Isella nel processo a don Stefanoni. Nella sua ricostruzione, il magistrato ha ripercorso la vicenda, sostenendo che l'inchiesta è nata sostanzialmente zoppa, visto che durante la fase delle indagini preliminari l'imputato era stato avvisato dell'esistenza delle stesse, e di conseguenza furono impediti vari accertamenti. Che l'avviso fosse partito dal vescovo era emerso dalle indagini di polizia, dalle intercettazioni telefoniche, e poi dallo stesso don Stefanoni, che in aula aveva ammesso di essere stato convocato in Curia e poi avvisato da Maggiolini dell'esistenza di una denuncia nei suoi confronti.

 
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Ashmael
view post Posted on 13/5/2008, 12:50




Una persona che abusa sessualmente di un disabile o di un bambino è una delle più infime forme di vita su questa Terra E' incredibile che la Gerarchia Ecclesiastica (ratzinger docet) si sia sempre trovata dalla parte di chi cercava di proteggere i colpevoli, piuttosto che di portar soccorso alle vittime.

 
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view post Posted on 13/5/2008, 16:42
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http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.2158339549

''Né a mezzo posta, né via telefono''

Vescovo di Como: ''Mai ricevuto nulla dalla Procura''

All'Adnkronos monsignor Alessandro Maggiolini dice di non essere stato raggiunto dal alcun avviso di garanzia. Sarebbe indagato per favoreggiamento nei confronti di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio, sotto processo per violenza sessuale ai danni di un suo parrocchiano all'epoca minorenne

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Milano, 13 mag. (Adnkronos/Ign) - "Fino a questo momento non ho ricevuto nessun avviso dalla Procura, né a mezzo posta, né via telefono. Non mi hanno mai detto di essere tra gli indagati". Lo afferma all'Adnkronos monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, riferendosi alla notizia circolata oggi della sua iscrizione nel registro degli indagati. L'accusa, per il vescovo di Como, sarebbe di favoreggiamento personale di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio (Como) attualmente sotto processo per violenza sessuale ai danni di un suo ex parrocchiano.

Monsignor Maggiolini, secondo l'ipotesi accusatoria, nel 2004 avrebbe convocato in Curia don Stefanoni per avvertirlo dell'esistenza di un'indagine penale nei suoi confronti. Il sacerdote Stefanoni, per il quale sarebbe stata richiesta ieri dal pm Vittoria Isella una condanna a otto anni di reclusione, era stato denunciato per violenza sessuale quattro anni fa da un suo parrocchiano all'epoca minorenne, con un lieve ritardo mentale.
 
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view post Posted on 13/5/2008, 17:08
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http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86093


Processo all’ex parroco: Curia comasca sotto accusa
Laglio Violenza sessuale: chiesta una condanna a 8 anni per il prete
Il pm: «La Diocesi informò don Mauro delle indagini in corso»

Una richiesta di condanna a otto anni. Bordate alla curia comasca, in particolare a chi informò don Mauro Stefanoni delle indagini in corso. Ma dure critiche anche ai parenti dell’imputato in merito alle testimonianze rese in aula. In quattro ore abbondanti di requisitoria, il pubblico ministero Maria Vittoria Isella ha ripercorso punto per punto, con estrema durezza, le fasi del procedimento collegato all’ex parroco di Laglio accusato di violenza sessuale su un ragazzo che, all’epoca dei fatti - la denuncia dei genitori risale al 21 ottobre del 2004 - era minorenne. Le parole più pesanti sono per la curia.

Ecco le parole del pm Isella: «Il 21 ottobre 2004, don Mauro è stato denunciato dai genitori del ragazzo per abusi sessuali su loro figlio. Le indagini sono state immediate, ma non si è arrivati a monitorare l’incontro tra i due perché il 16 novembre 2004 la curia comasca è intervenuta. Don Mauro è chiamato a colloquio con monsignor Oscar Cantoni (oggi vescovo di Crema, ndr) e monsignor Enrico Bedetti, che lo informano dell’indagine a suo carico. Alla sera poi il vescovo, che all’epoca dei fatti era Alessandro Maggiolini, riparla con don Mauro.

Tutti fanno presente al parroco di Laglio di essere controllato e intercettato. Questo intervento ha vanificato le indagini in corso, tanto è vero che il giorno successivo la Pg ha dovuto intervenire e perquisire l’abitazione del parroco in cui è stata trovata una cassetta vhs a carattere pedopornografico e sequestrati tre computer».


La conclusione è minacciosa: «Questo processo è la madre di tanti altri procedimenti che si apriranno in seguito.

Tutto quello che è emerso verrà vagliato per vedere se esistono gli estremi per procedere». Il mirino del pubblico ministero si è poi spostato sulla teoria del complotto, più volte caldeggiata in aula dalla difesa. «Complotto contro don Mauro della famiglia della vittima a cui poi si sarebbero uniti polizia, Gip, Pm, testi dell’accusa che avevano il solo intento di mandare via il parroco da Laglio.

Ma tutti questi argomenti verranno poi affrontati nelle opportune sedi da processi che si apriranno dopo questo. Questa tesi si poggiava su liti di paese, e quale genitore esporrebbe un figlio minorenne e con disagio a questa tortura?». Accuse dal pm, come detto, anche ai testi della difesa, soprattutto al padre di don Mauro e alla sorella, che in aula hanno dipinto la presunta vittima come un ragazzo fortemente erotizzato. «Anche il padre è poi stato costretto ad ammettere che nell’unico episodio di cui era a conoscenza diretta (un presunto palpeggiamento all’Acquatica di Milano, ndr) si trattava di uno scherzo.

Questi due testi - è stata la continuazione della Isella - hanno palesemente esagerato. Valuterà il Collegio se sussistono gli estremi per la falsa testimonianza con l’obiettivo di scagionare il congiunto». «La vittima è senza dubbio un ragazzo vivace - ha detto ancora il pm - sopra le righe, anche con gesti sessuali, ma con comportamenti del tutto identici a ragazzi della sua età. Lo stesso perito del Gip, nella sua consulenza, ha specificato che i disturbi del ragazzo non incidono sulla sua comprensione della realtà». Il pm ha poi spiegato perché, a suo dire, le dichiarazioni di Lorenzo sono spesso apparse confuse, nebulose. «Nella testa del ragazzo, che non bisogna dimenticare mai ha un deficit cognitivo che ha finito con lo svolgere un ruolo importante, è come se ci fossero tanti pezzi di un puzzle che assembla in maniera diversa. I pezzetti sono sempre gli stessi, ma cambia il quadro finale.

Questo è inquietante ma richiede una disamina attenta». A tal proposito in aula si è parlato della “teoria della spesa”: «L’abuso che avviene più volte, per un ragazzo consenziente come in questo caso, è paragonabile all’andare a fare la spesa. Chi si ricorda la prima, la seconda, la terza volta che si è andati a far la spesa? Nessuno. Ma si sa quello che avviene di solito, ovvero che si prende un carrello e si gira per le corsie. E questo è quello che il ragazzo ha raccontato. Non era possibile il ricordo esatto, preciso, di quello che era avvenuto anni prima». Maria Vittoria Isella ha poi toccato altri argomenti discussi nei mesi di processo, dalle chiavi della casa parrocchiale («La versione di don Mauro è cambiata più volte, prima non le aveva nessuno, poi qualcuno, a seconda delle esigenze, e tutto per confutare quello che diceva il suo accusatore»), ai rapporti con un ragazzo di Ponte Tresa («Non di amicizia, neppure fraterna.

C’erano tra i due scenate, litigi violenti, chiamate notturne, tipici dei fidanzati. Un giorno don Mauro lo chiamò 110 volte dalle 23.58 all’1.23 e solo per dirgli “Perché non rispondevi?”»), per finire alla cassetta vhs pedopornografica trovata nel suo appartamento che, secondo il prete, fu regalata da un padre di Laglio assieme ad altre cassette: «Avete mai visto un padre portare ad un parroco una videocassetta pedopornografica? E poi perché don Mauro chiese all’uomo una dichiarazione retroattiva per fargli dire che quelle cassette erano sue? In udienza, quel padre, ha smentito, nonostante il rischio della falsa testimonianza, che quella cassetta vhs era sua, confermando invece di aver donato le altre».

La presunta vittima, per la difesa, era ossessiva nei confronti del prete. Ecco però la replica del pm: «Di tutti i ragazzi di Laglio, però, era l’unico che don Mauro faceva entrare in casa, nonostante questa persecuzione. Il ragazzo ha poi riferito di vocine “erotiche” con cui gli parlava il parroco. Don Mauro ha detto che usa quel tono di voce con tutti i suoi cari. Quindi come faceva il ragazzo a saperlo non essendo una persona intima?». La chiusura riguarda una patologia del parroco che impedirebbe rapporti sessuali completi. «Nemmeno il consulente della difesa ha escluso categoricamente tale possibilità».

La chiosa della Isella è una invocazione al collegio con Alessandro Bianchi, a latere Luciano Storaci e Paola Braggion. «So che vi chiedo un lavoro estenuante, da certosino, ma non fermatevi alle contraddizioni del ragazzo. Significherebbe che i deboli, tutti coloro che subiscono una violenza e non sono in grado di riferirla, non sono degni di tutela. Esaminiamo tutto, e assolviamo l’imputato perché il fatto non sussiste ma non per insufficienza di prove». Una frase ad effetto che precede la richiesta di condanna a 8 anni con le attenuanti. A cui si aggiungono le parti civili (gli avvocati Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli) che chiedono i danni per un totale di 250mila euro. Domani si torna in aula con le arringhe della difesa.

Mauro Peverelli

http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/315

Violenza sessuale Laglio: chiesta una condanna a 8 anni per don Mauro Stefanoni. Sotto accusa la curia
Il pm: «La Diocesi informò don Mauro delle indagini in corso»



Una richiesta di condanna a otto anni. Bordate alla curia comasca, in particolare a chi informò don Mauro Stefanoni delle indagini in corso. Ma dure critiche anche ai parenti dell’imputato in merito alle testimonianze rese in aula. In quattro ore abbondanti di requisitoria, il pubblico ministero Maria Vittoria Isella ha ripercorso punto per punto, con estrema durezza, le fasi del procedimento collegato all’ex parroco di Laglio accusato di violenza sessuale su un ragazzo che, all’epoca dei fatti - la denuncia dei genitori risale al 21 ottobre del 2004 - era minorenne. Le parole più pesanti sono per la curia.



Ecco le parole del pm Isella: «Il 21 ottobre 2004, don Mauro è stato denunciato dai genitori del ragazzo per abusi sessuali su loro figlio. Le indagini sono state immediate, ma non si è arrivati a monitorare l’incontro tra i due perché il 16 novembre 2004 la curia comasca è intervenuta. Don Mauro è chiamato a colloquio con monsignor Oscar Cantoni (oggi vescovo di Crema, ndr) e monsignor Enrico Bedetti, che lo informano dell’indagine a suo carico. Alla sera poi il vescovo, che all’epoca dei fatti era Alessandro Maggiolini, riparla con don Mauro. Tutti fanno presente al parroco di Laglio di essere controllato e intercettato. Questo intervento ha vanificato le indagini in corso, tanto è vero che il giorno successivo la Pg ha dovuto intervenire e perquisire l’abitazione del parroco in cui è stata trovata una cassetta vhs a carattere pedopornografico e sequestrati tre computer».



La conclusione è minacciosa: «Questo processo è la madre di tanti altri procedimenti che si apriranno in seguito. Tutto quello che è emerso verrà vagliato per vedere se esistono gli estremi per procedere». Il mirino del pubblico ministero si è poi spostato sulla teoria del complotto, più volte caldeggiata in aula dalla difesa.



«Complotto contro don Mauro della famiglia della vittima a cui poi si sarebbero uniti polizia, Gip, Pm, testi dell’accusa che avevano il solo intento di mandare via il parroco da Laglio. Ma tutti questi argomenti verranno poi affrontati nelle opportune sedi da processi che si apriranno dopo questo. Questa tesi si poggiava su liti di paese, e quale genitore esporrebbe un figlio minorenne e con disagio a questa tortura?». Accuse dal pm, come detto, anche ai testi della difesa, soprattutto al padre di don Mauro e alla sorella, che in aula hanno dipinto la presunta vittima come un ragazzo fortemente erotizzato. «Anche il padre è poi stato costretto ad ammettere che nell’unico episodio di cui era a conoscenza diretta (un presunto palpeggiamento all’Acquatica di Milano, ndr) si trattava di uno scherzo.



Questi due testi - è stata la continuazione della Isella - hanno palesemente esagerato. Valuterà il Collegio se sussistono gli estremi per la falsa testimonianza con l’obiettivo di scagionare il congiunto». «La vittima è senza dubbio un ragazzo vivace - ha detto ancora il pm - sopra le righe, anche con gesti sessuali, ma con comportamenti del tutto identici a ragazzi della sua età. Lo stesso perito del Gip, nella sua consulenza, ha specificato che i disturbi del ragazzo non incidono sulla sua comprensione della realtà». Il pm ha poi spiegato perché, a suo dire, le dichiarazioni di Lorenzo sono spesso apparse confuse, nebulose. «Nella testa del ragazzo, che non bisogna dimenticare mai ha un deficit cognitivo che ha finito con lo svolgere un ruolo importante, è come se ci fossero tanti pezzi di un puzzle che assembla in maniera diversa. I pezzetti sono sempre gli stessi, ma cambia il quadro finale. Questo è inquietante ma richiede una disamina attenta».



A tal proposito in aula si è parlato della “teoria della spesa”: «L’abuso che avviene più volte, per un ragazzo consenziente come in questo caso, è paragonabile all’andare a fare la spesa. Chi si ricorda la prima, la seconda, la terza volta che si è andati a far la spesa? Nessuno. Ma si sa quello che avviene di solito, ovvero che si prende un carrello e si gira per le corsie. E questo è quello che il ragazzo ha raccontato. Non era possibile il ricordo esatto, preciso, di quello che era avvenuto anni prima». Maria Vittoria Isella ha poi toccato altri argomenti discussi nei mesi di processo, dalle chiavi della casa parrocchiale («La versione di don Mauro è cambiata più volte, prima non le aveva nessuno, poi qualcuno, a seconda delle esigenze, e tutto per confutare quello che diceva il suo accusatore»), ai rapporti con un ragazzo di Ponte Tresa («Non di amicizia, neppure fraterna. C’erano tra i due scenate, litigi violenti, chiamate notturne, tipici dei fidanzati. Un giorno don Mauro lo chiamò 110 volte dalle 23.58 all’1.23 e solo per dirgli “Perché non rispondevi?”»), per finire alla cassetta vhs pedopornografica trovata nel suo appartamento che, secondo il prete, fu regalata da un padre di Laglio assieme ad altre cassette: «Avete mai visto un padre portare ad un parroco una videocassetta pedopornografica? E poi perché don Mauro chiese all’uomo una dichiarazione retroattiva per fargli dire che quelle cassette erano sue? In udienza, quel padre, ha smentito, nonostante il rischio della falsa testimonianza, che quella cassetta vhs era sua, confermando invece di aver donato le altre». La presunta vittima, per la difesa, era ossessiva nei confronti del prete. Ecco però la replica del pm: «Di tutti i ragazzi di Laglio, però, era l’unico che don Mauro faceva entrare in casa, nonostante questa persecuzione. Il ragazzo ha poi riferito di vocine “erotiche” con cui gli parlava il parroco. Don Mauro ha detto che usa quel tono di voce con tutti i suoi cari. Quindi come faceva il ragazzo a saperlo non essendo una persona intima?». La chiusura riguarda una patologia del parroco che impedirebbe rapporti sessuali completi. «Nemmeno il consulente della difesa ha escluso categoricamente tale possibilità». La chiosa della Isella è una invocazione al collegio con Alessandro Bianchi, a latere Luciano Storaci e Paola Braggion. «So che vi chiedo un lavoro estenuante, da certosino, ma non fermatevi alle contraddizioni del ragazzo. Significherebbe che i deboli, tutti coloro che subiscono una violenza e non sono in grado di riferirla, non sono degni di tutela. Esaminiamo tutto, e assolviamo l’imputato perché il fatto non sussiste ma non per insufficienza di prove». Una frase ad effetto che precede la richiesta di condanna a 8 anni con le attenuanti. A cui si aggiungono le parti civili (gli avvocati Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli) che chiedono i danni per un totale di 250mila euro. Domani si torna in aula con le arringhe della difesa. Corriere di Como 13 maggio 2008 Mauro Peverelli



Edited by GalileoGalilei - 31/5/2008, 19:01
 
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view post Posted on 14/5/2008, 21:54
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http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86133

«Don Mauro mi disse di essere innocente»
Il vescovo emerito si difende: «Non vedo come e quando potrei aver ostacolato le indagini»



Intervista al vescovo emerito di Como, monsignor Alessandro Maggiolini, accusato dalla Procura di Como di aver «vanificato le indagini» avvisando in anticipo l’ex parroco di Laglio sugli accertamenti in corso della magistratura
L’attesa davanti al citofono di via Rodari dura una manciata di secondi. «Salga pure, sua eccellenza può riceverla», sentenzia l’assistente di monsignor Alessandro Maggiolini. L’ascensore si ferma al secondo piano e le porte si aprono direttamente sull’ingresso dell’appartamento del vescovo emerito di Como. Il presule è nel suo studio, seduto su un’ampia poltrona. Non si alza, ma saluta con una stretta di mano intensa e vigorosa. La visita non è certo di cortesia e l’occasione non è delle più piacevoli. Il vescovo emerito di Como ha saputo dagli organi di informazione del suo coinvolgimento nelle indagini su don Mauro Stefanoni. Il magistrato titolare dell’inchiesta ha attaccato direttamente la Curia e ha fatto il nome di Maggiolini, accusando i vertici della diocesi (all’epoca in cui lo stesso Maggiolini reggeva il vescovado) di aver «vanificato le indagini» avvisando in anticipo l’ex parroco di Laglio sugli accertamenti in corso della magistratura. Monsignor Maggiolini è infastidito dalle notizie apparse sui giornali e non lo nasconde. Vorrebbe chiudere la conversazione ancora prima che il cronista possa appuntare qualche parola sul taccuino. «Non conosco il ragazzo che sarebbe stato molestato - esordisce bruscamente - Non so come si chiami e neppure che faccia abbia. Conosco il prete. Un prete che mi ha detto di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato. Tutto qui, non vedo come e quando potrei aver ostacolato le indagini. Non capisco neppure chi effettivamente avrei potuto ostacolare». La voce del vescovo emerito di Como è ferma e risoluta. Non c’è alcuna esitazione nelle sue parole. Lo sguardo oscilla tra il taccuino del suo interlocutore e le pagine dei quotidiani che parlano del processo a don Mauro Stefanoni e della «bufera sulla Curia comasca». Monsignore sottolinea con il dito il suo nome stampato a chiare lettere. Rilegge i titoli ad alta voce e scuote il capo. Eccellenza, si ricorda di aver parlato con don Mauro dell’indagine nel quale il sacerdote era coinvolto? «Ci siamo parlati, certo, è naturale. Ma è accaduto quando don Mauro sapeva già tutto. Non sono un frettoloso. Era una cosa che andava avanti da un po’, sapevo che c’erano delle chiacchiere sul conto del parroco di Laglio, ma non ho voluto affrettare i tempi. Quando ci siamo parlati lui sapeva delle indagini a suo carico». È stato lei a convocare don Mauro o è stato il sacerdote a chiederle un incontro? «Un vescovo è un po’ come un papà. Se vengo a sapere che uno dei miei figlioli è coinvolto in una vicenda di questo tipo non c’è bisogno che arrivi qualcuno a prelevarmi per andare a trovare questa persona. Semplicemente, ho pensato che stava sicuramente soffrendo e ho voluto parlargli. Gli ho suggerito di allontanarsi per un po’ di tempo dalla parrocchia, di lasciare che le voci smettessero. E gli ho detto di pregare. Ricordo anche di avergli offerto l’assistenza di alcuni legali che conosco personalmente e dei quali mi fido, ma non ha accettato». Che cosa pensa delle accuse rivolte dalla magistratura a don Mauro? «Sono convinto che si debba sospendere il giudizio e che chi è capace debba fare il proprio lavoro». Gli occhi si fissano nuovamente sui titoli dei quotidiani. Il vescovo proprio non riesce a mandare giù le accuse del pm. «Non so neppure chi sia questo magistrato - ripete - Non capisco proprio come potrei aver ostacolato un’indagine. Sono andato come un padre a consolare una persona in difficoltà. Come avrei potuto lasciare un mio figliolo immerso nel niente? Ho voluto soltanto stargli vicino. L’ho ascoltato. Gli ho chiesto se sentiva di aver fatto qualcosa di sbagliato e mi ha ripetuto di non aver fatto nulla. Questo sarebbe ostacolare le indagini? Sono stato vicino a don Mauro dall’inizio alla fine, senza volermi sostituire al lavoro dei magistrati, che francamente non so neppure da dove inizi». Ma perché don Mauro Stefanoni non è stato sospeso, nonostante fosse accusato di violenze sessuali su un minorenne? «Se uno dei miei sacerdoti mi dice di non aver fatto nulla di male non vedo come potrei sospenderlo dall’incarico. Cautelativamente, ho pensato di allontanarlo dalla parrocchia, ma non vedo come avrei potuto pensare ad altri provvedimenti». Eccellenza, ha parlato con un legale di fiducia delle accuse che le avrebbe rivolto la magistratura lariana? «Assolutamente no, anche perché non ho avuto alcuna comunicazione ufficiale e quello che so l’ho appreso dagli organi di stampa. Se mi sarà richiesto, chiarirò la mia posizione. Quello che mi fa soffrire è che i fedeli leggano queste accuse assolutamente infondate». L’intervista è conclusa. Il vescovo emerito di Como non vuole dire altro. Anzi, avrebbe preferito non avere proprio nulla da dire. Non riesce a nascondere l’amarezza e la rabbia per le notizie riportate dai quotidiani e dalle agenzie. Prima di congedarsi, però, punta lo sguardo verso la parete in fondo allo studio. Punta gli occhi sul tabernacolo e ritrova in un attimo la massima serenità. «Là c’è il Santissimo - dice - L’unica cosa che mi interessa è avere la coscienza a posto con Lui».


Anna Campaniello

 
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view post Posted on 15/5/2008, 18:58
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Favoreggiamento di don Mauro, indagati pure Cantoni e Bedetti


giovedì 15 maggio 2008
Maggiolini, ma non solo. Oltre al vescovo emerito di Como, nel fascicolo aperto dalla Procura lariana nelle scorse settimane figurano anche i suoi ex collaboratori, monsignor Oscar Cantoni e monsignor Enrico Bedetti, ex vicario episcopale della Curia cittadina. I due sono accusati di concorso in favoreggiamento personale per avere rivelato per primi - anche se su ordine del vescovo Maggiolini - l'esistenza di una indagine penale a carico di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio, imputato di violenza sessuale su un ragazzo minore del paese. Per lui il momento della resa dei conti si avvicina: dopo la richiesta del Pm Isella e le repliche dei suoi difensori, giovedì 29 maggio è attesa la sentenza da parte del Collegio composto dai giudici Bianchi, Braggion e Storaci.

Difficilmente, però, i tre religiosi indagati - Cantoni è vescovo a Crema, mentre gli altri due sono in pensione per raggiunti limiti di età - saranno sentiti in Tribunale dal magistrato che ha aperto il fascicolo a loro carico. Più probabile un eventuale richiesta di rinvio a giudizio una volta completati tutti gli accertamenti. Maggiolini, da parte sua, ha sempre respinto ogni addebito. Cantoni e Bedetti, da parte loro, non hanno voluto commentare la notizia.
 
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view post Posted on 16/5/2008, 12:03
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http://www.cremaonline.it/articolo.asp?ID=4505

Don Mauro Stefanoni, accusato di violenza sessuale su minore, avrebbe detto che monsignor Cantoni e monsignor Bedetti l'avevano avvertito dell'indagine
di Roberto Bettinelli
([email protected])
Como - La Procura di Como ha aperto un'inchiesta sulla fuga di notizie che avrebbe permesso a don Mauro Stefanoni di venire a conoscenza delle indagini che lo riguardavano dopo la denuncia di abusi sessuali da parte di un ragazzo minorenne.
I fatti risalgono al 2004 quando don Mauro era nella comunità di Laglio. Il vescovo di Como Alessandro Maggiolini sarebbe accusato di aver informato l'indagato dell'attività della Procura. Ma sembra che non sia il solo ad essere coinvolto nella fuga di notizie. Sono stati fatti i nomi di altri due prelati: il vescovo di Crema Oscar Cantoni (foto) e monsignor Enrico Bedetti. Sembra che a carico di Maggiolini i magistrati lariani abbiano aperto un fascicolo per favoreggiamento personale.
Maggiolini ha respinto le accuse dicendosi sereno sulla vicenda. La Procura di Como sta ora vagliando le posizioni di Oscar Cantoni ed Enrico Bedetti, per decidere se convocarli o meno in merito alla fuga di notizie che avrebbe potuto intralciare le indagini.

A fare i nomi dei due prelati - tra i quali l'allora vicario di Como oggi Vescovo di Crema - è stato proprio l'imputato. «Il nome di Oscar Cantoni è stato fatto dal mio cliente quando nell'udienza del 7 febbraio è stato esaminato dal pubblico ministero. Don Mauro ha detto che Cantoni e Bedetti l'avvertirono dell'indagine durante un incontro avvenuto nella Curia» ha detto al telefono l'avvocato del sacerdote, Massimo Martinelli.
Ma ora la domanda che si stanno facendo gli inquirenti è questa: come era possibile che in Curia si sapesse di un'indagine che proseguiva nel massimo riserbo? «Don Mauro ha raccontato dell'incontro in Curia con Cantoni e monsignor Bedetti anche nelle prime telefonate fatte dopo quell'incontro» ha dichiarato l'avvocato Marinelli.
Era il 16 novembre del 2004, l'inchiesta contro il prete di Laglio era stata aperta da circa un mese e il suo telefono era già sotto controllo. Il 17 novembre la casa di don Mauro venne perquisita dagli uomini delle forze dell'ordine. Un'inchiesta, quella della Procura di Como, che risale al 2004.

Tutto era nato negli spogliatoi, quando il ragazzo minorenne aveva detto ai compagni di aver avuto un rapporto sessuale completo con un adulto. L'adulto, stando al ragazzo, era proprio don Mauro Stefanoni. «Peccato però che più tardi ha negato la validità di quello che aveva dichiarato» ha spiegato il legale.

Il processo si concluderà il 29 maggio quando i giudici dovranno decidere se dare ascolto alle tesi dell'accusa rappresentata dal pubblico ministero Isella, che ha chiesto una condanna a otto anni di reclusione, oppure a quelle dell'avvocato difensore, che ha proposto l'assoluzione. «Qui si vuole gettare fango su un sacerdote che è stato sempre amato nelle comunità che ha servito» ha concluso Marinelli.

Un processo, quello di Como, che ha aperto una ferita nella Diocesi, e che ora potrebbe aggravarsi con l'indagine sulla fuga di notizie che coinvolge anche il Vescovo di Crema.
 
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