Laici Libertari Anticlericali Forum

Perché molti preti sono pedofili?

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Spiridione
view post Posted on 9/9/2008, 21:55




L'analisi di Galileo nonostante contenga degli spunti interessanti di riflessione è purtroppo viziata da un elemento che ne mina la credibilità: il feroce attacco alla Chiesa prima che l'amore per la verità.
Sarebbero tanti i punti sui quali discutere ma mi viene spontanea una domanda: come la mettiamo con la diffusione altissima della pedofilia (probabilmente maggiore di quella percentualmente presente nella chiesa) in ambienti laici e non cattolici?
Basta vedere il mercato pedopornografico proveniente dai paoesi dell'est. Li forse le stesse analisi pseudo-sociologiche applicate ai cattolici potrebbero essere applicate di sana pianta alle popolazioni degli ex-paesi comunisti obbligate per decenni ad obbedire senza fiatare. Popolazioni tra l'altro a maggioranza di religione cristiano ortodossa (la teologia morale è profondamente diversa tra i cattollici e gli ortodossi).
E come spiegare il mercato della prostituzione minorile in paesi come la Thailandia, l'India e in tanti paesi orientali dove i cattolici sono praticamente inesistenti?
Possiamo fare anche un salto all'altro capo del mondo e fare una visita a Cuba, ultimo lembo di comunismo "dal volto umano" dove la prostituzione minorile è una piaga che il regime non è riuscito a sconfiggere.
Secondo me le analisi di Galileo più che voler analizzare obiettivamente una piaga sociale che appartiene purtroppo all'umanità e alla civiltà moderna (quella si di derivazione liberale, libertaria e materialista), la strumentalizza a fini politici; cioè per attaccare la Chiesa cattolica presentando una sorta di equazione del cazzo: prete=pedofilo=cattolico.
Ma per chi ha studiato un pò di matematica questa equazione fa ridere i polli.
Per quanto riguarda i preti pedofili, di cui nessun cattolico intelligente nega l'esistenza, se Galileo si prendesse la briga di parlare anche con i cattolici vedrebbe che la maggior parte di essi non esita a condannarli.
Lo ha fatto anche il Papa nel suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, ma non pretendo che lo prendiate sul serio!

PS
A proprosito Galileo ma da quanto tempo non entri in una chiesa? Oggi quasi tutti i cattolici ricevono l'ostia consacrata nelle mani.

Ciao da Spiridione
 
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view post Posted on 9/9/2008, 23:12
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Quella non è una mia analisi e, difatti, non ne condivido l'aspetto simbolistico.

Tra l'altro è bene dire che la pedofilia è enormemente più diffusa tra il clero cattolico che tra il resto della popolazione.

Io dico un'altra cosa, seguendo quel che dicono gli psicologi in materia: la pedofilia è caratterizzata da una immaturità affettiva e sessuale. Questa immaturità è frutto di una serie di possibili cause, tra le prime la repressione affettiva e sessuale, tipica della formazione del clero (dalle parrocchie ai seminari).

 
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Spiridione
view post Posted on 10/9/2008, 07:58




Non metto in dubbio un certo tipo di formazione sbagliata che veniva impartita in certi ambienti religiosi. Mi riferisco ad esempio ai seminari minorili oggi praticamente scomparsi.
Sarebbe interessante analizzare (se qualcuno non lo ha gia fatto), tra la percentuale dei preti accusati di pedofilia, la presenza di quelli che hanno avuto un certo tipo di educazione tenendo conto anche quindi della loro età anagrafica.
Senza essere un esperto in materia sono convinto che la maggior partre dei preti con seri problemi sessuali si siano formati in ambienti e in anni in cui la cultura cattolica su certi aspetti era molto più repressiva di oggi.
Chi sceglie di farsi prete oggi è in genere qualcuno di età media abbastanza matura che ha molti più strumenti per comprendere se stesso e gli altri.

Ciao
 
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view post Posted on 10/9/2008, 10:04
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Si, personalmente credo che i seminari minori sono un luogo di facile incubazione di personalità pedofile.

Purtroppo non è vero che sono scomparsi. In Italia attualmente sono circa 2.700 i seminaristi minori. Nel mondo circa 103.000.

E' vero comunque che in Italia e in Europa i seminaristi minori sono in diminuizione.

http://perlafamiglia.blogspot.com/2007/04/...2005-stato.html

Da E Polis Roma del 24 maggio 2007

Il fenomeno. Dal 2000 a oggi sono stati condannati o rinviati a giudizio 45 sacerdoti

Centinaia le vittime dei preti pedofili e gli orchi preferiscono patteggiare.

Ci sono centinaia di persone che, anche a causa del Concordato, non saranno mai risarcite completamente Pochi i casi che vengono raccontati dalle cronache, la maggior parte si perde nell'indifferenza o nell'omertà

Giorgio Sturlese Tosi

[email protected]

Mentre ancora infuria la polemica sull'opportunità della scelta della Rai di trasmette il documentario della Bbc sui preti pedofili, nessuno sembra interessato a stimare l'entità del fenomeno in Italia. Per quarantacinque sacerdoti italiani che dal 2000 ad oggi sono stati condannati o rinviati a giudizio per reati di pedofilia (ma il dato è per difetto), c'è un esercito di centinaia di vittime che, a causa del nostro ordinamento giudiziario e del Concordato tra Stato e Chiesa, non saranno mai risarcite completamente. PER QUALCHE CASO che occupa per pochi giorni le pagine dei quotidiani, molti altri si perdono nell'indifferenza e persino nell'ostilità delle comunità religiose in cui sono avvenuti gli abusi. Il Vaticano è stato scosso fino nelle fondamenta dalla vicenda di Pomezia, per la quale don Marco Agostini, il 6 aprile dell'anno scorso, fu arrestato e altri tre religiosi furono indagati per abusi su venti minori.

Come pure fece scalpore la confessione di don Pierangelo Bertagna, sacerdote a Farneta, Arezzo, che nel luglio del 2005 ammise di aver abusato di trenta adolescenti. Nessuno però si ricorda di Antonio B., violentato da don Giuseppe Rassello, a Napoli, poi condannato a due anni e un mese. Come in pochi hanno parlato dei bambini tra i 7 e i 12 anni abusati in parrocchia da don Giorgio Mazzoccato, nel foggiano. La condanna a 6 anni e mezzo di carcere al sacerdote non prevedeva un risarcimento nei loro confronti. Don Renato Mariani, parroco a san Giuliano Milanese, è stato condannato a 4 anni, don Marco Gamba, di Chiusa san Michele, a 4 anni e 6 mesi, don Paolo Pellegrini, parroco di Colleferro, fu riconosciuto responsabile di aver drogato e abusato di due adolescenti e condannato a 6 anni, mentre 4 anni sono stati inflitti a don Bruno Tancredi per le violenze su 5 ragazzini tra i 14 e i 16 anni; a Grosseto invece don Felice Cini ha patteggiato una pena a 2 anni e 6 mesi. Come pure ha patteggiato 3 anni di pena don Domenico Mercanti, sacerdote ad Alessandria, e così ha fatto (1 anno e 8 mesi) don Roberto Volterra, parroco di Castagnole Piemonte, per aver violentato una bambina di 11 anni. Tanti altri, da Bolzano ad Agrigento, hanno patteggiato per gli stessi reati.

Condannato per abusi, ora accusa il vescovo

Montecatini Terme

La maggior parte delle condanne per reati di pedofilia compiuti da sacerdoti si sono celebrate con il rito del patteggiamento. Un percorso giudiziario abbreviato, che cristallizza l'inchiesta a quanto già acquisito e impedisce di fatto di procedere con gli accertamenti, col risultato di mettere a tacere il prima possibile eventuali scandali. Un caso particolare però è quello di don Alessandro Pasquinelli, che nel 2005 patteggio tre anni di pena per gli abusi sessuali commessi a danno di un minore a Montacatini tra il '98 e il 2003. Oggi don Pasquinelli ha gettato la tonaca, ha avuto un figlio dalla sua convivente e sta scrivendo un libro in cui accusa la curia di Pistoia di averlo costretto a patteggiare per evitare scandali. E del ragazzo che riconobbe di aver abusato dice: «Sarà sempre il mio primo figlio».

Epolis Roma

45 I sacerdoti italiani rinviati a giudizio o condannati dal 2000.

3 Le cause civili per risarcimento intentate contro le curie

La rete. Alcune inchieste hanno messo in luce i contatti tra sacerdoti pedofili di diverse regioni

Le curie puniscono con trasferimenti ma non informano le autorità giudiziarie.

I seminari vescovili sono i luoghi dove si manifestano le prime devianze sessuali.

Tre cose emergono dalle migliaia di carte utilizzate nei processi a carico di sacerdoti accusati di pedofilia: che esiste una rete tra sacerdoti con la passione per i minorenni, che anche a fronte di evidenze di reato, i colpevoli vengono semplicemente trasferiti dalle gerarchie ecclesiastiche senza informare le autorità giudiziarie e che i luoghi dove ci si avvicina alla devianza sessuale sono i seminari. In più di un caso (Pomezia, Roma e Cuneo per esempio) gli investigatori hanno accertato che il sacerdote che compiva abusi sessuali su minori condivideva questa sua deviazione con altri confratelli. Un' intercettazione della Squadra mobile di Cuneo che stava indagando su don Renato Giaccardi, poi condannato col patteggiamento per pedofilia, colse il sacerdote al telefono con un prelato romano, mentre si scambiavano commenti sulle qualità fisiche di un minorenne. Contatti che sembrano nascere nei luoghi di formazione dei sacerdoti, i seminari. Come quello di Arezzo, dove prese i voti don Bertagna, indagato per abusi su trenta minori, e di un confratello, che dovrà rispondere di simili accuse. O come quello di Agrigento, dove don Bruno Puleo ha abusato del seminarista Marco Marchese, risarcito nei giorni scorsi con 120 mila euro prima dell'udienza in sede civile contro la stessa Curia. O come quello di Lanusei, in Sardegna, dove nel 2004 don Pietro Sabatini fu condannato dopo essere stato scoperto in possesso di un archivio pedopornografico. E che le curie abbiano disposizioni di non informare l'autorità giudiziaria lo conferma, tra i molti esempi, la recente ammissione del vescovo di Firenze, Ennio Antonelli, accusato da decine di persone di non aver preso provvedimento contro l'anziano don Elio Cantini. Solo dopo anni di richieste inascoltate, di trasferimenti del prete e di blande punizioni, le vittime hanno informato la procura che ha aperto un'inchiesta. Il vescovo ha ammesso di essere stato a conoscenza degli abusi. ■ G.S.T.

Parma. Il sacerdote è accusato di violenza su minori e detenzione di materiale pedopornografico

Abusi, condannato a 12 anni missionario sardo in Nicaragua

Confermate le testimonianze di ragazzini e la paternità dell'archivio digitale di 1442 foto

Lorenzo Bordoni

da Parma

Non sono bastate le preghiere di un gruppo di fedelissime sostenitrici raccolte su una panca nei corridoi del tribunale. E nemmeno le loro grida, "siamo sempre con te ", levate al momento dell'uscita dall'aula. Dopo un'ora e mezza di camera di consiglio la sentenza è stata inesorabile: Don Marco Dessì, il prete missionario di origine sarda accusato di pedofilia, è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione dal tribunale di Parma, ridotti a 12 per la scelta di procedere col rito abbreviato. UNA PENA esemplare arrivata dopo lunghe e puntigliose indagini che hanno inchiodato il sacerdote, originario di Villamassargia, paesino in provincia di Cagliari, ma che aveva fatto prima di Parma e poi del Nicaragua la sua seconda casa, alle evidenze mosse dall'accusa. Accuse che hanno i nomi infamanti di "abusi sessuali su minori" e "detenzione di materiale pedopornografico". Dopo la lunga udienza di martedì in cui, di fronte al gup Roberto Spanò, la pm Lucia Russo aveva chiesto per il sacerdote il massimo della pena prevista dal codice, ieri è arrivata la parola definitiva sul processo. Confermate le testimonianze dei tre teste, ragazzi nicaraguesi ormai maggiorenni ospitati in tenera età nella missione di Dessì, e la paternità dellÎarchivio digitale presente sul computer di don Marco con 1442 immagini di minori . Un'accusa comunque mutilata. La pena ha risentito solo delle posizioni considerate imputabili, dal 1999 ad oggi. Sulla testa dell'accusato gravavano in realtà una serie imprecisata di violenze sessuali compiute nell'arco di quasi trent'anni. Agli atti del processo, comunque, c'è stato quanto necessario per infliggere un provvedimento importante. Che arriva in una fase storica piuttosto critica per la Chiesa, attaccata da dossier su pedofilia con sacerdoti come protagonisti. Per spezzare una lancia proprio a favore dell'autorità vaticana il pubblico ministero ha spiegato al termine dell'udienza che "c'è stato – da parte loro - un sostegno di tipo formale". Arrivando a dire che, se non altro, "il Vaticano non si è messo di traverso". Forse un piccolo segnale di cambiamento anche per i palazzi del potere religioso, fino ad oggi, più che restii a fornire collaborazione in casi come questi. Ora la palla passa alla difesa, rappresentata dagli avvocati Pierluigi Concas ed Ermanno Corsi, già pronta per ricorrere in appello. "Il giudice ha resistito alla lusinga di condannare Don Dessì per tutti i suoi reati, anche quelli caduti in prescrizione", ha spiegato Corsi all'uscita. "Ora vogliamo leggere la sentenza per capire se ci sono le condizioni per richiedere una riduzione di pena".

Edited by GalileoGalilei - 31/1/2010, 11:17
 
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view post Posted on 2/10/2008, 15:18
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http://www.associazioneprometeo.org/pilot....ip=1&iv=1&im=23

Nella mente dei pedofili
REPORTAGE.
PREMESSA: Si è parlato e si è scritto molto sulle conseguenze che l’abuso sessuale può avere sui bambini.
Molto meno è stato detto, invece, su ciò che si agita nella mente dei pedofili, sulle strategie che essi usano per avvicinare convincere i bambini, sull’opinione che hanno della loro perversione.
Eppure la conoscenza di questi aspetti è indispensabile per cominciare a capire coloro che si autodefiniscono “amanti dei bambini” e, soprattutto, per prevenire i loro approcci.



“L’IDENTIKIT DEL PEDOFILO”

L’immagine popolare del pedofilo è quella di un uomo di una certa età, una sorta di “sporcaccione” generalmente in pensione o disoccupato che, oltre a molestare ogni qualsiasi bambino che gli capiti a tiro, può avere anche altre anomalie del comportamento sessuale, o “parafilia”, come l’esibizionismo, il voyeurismo o altro. Le statistiche più recenti indicano, invece, che l’abitudine a molestare i bambini inizia generalmente attorno ai 15-16 anni, che di solito la vittima è nota al pedofilo e quest’ultimo spesso è un parente, un amico di famiglia o un frequentatore della casa che non presenta apparenti anomalie di comportamento.
L’attrazione erotica che alcuni sentono per i bambini non si traduce necessariamente in atti sessuali completi: il pedofilo può limitarsi a spogliare il bambino e guardarlo, a mostrarsi, a masturbarsi in sua presenza, a toccarlo con delicatezza o ad accarezzarlo, può convincere il bambino a toccarlo a sua volta e così via. C’è anche chi si limita guardare del materiale pornografico, materiale che oggi, navigando in Internet, può essere rintracciato abbastanza facilmente. Va infatti ricordato che, oltre ai pedofili attivi, ci sono anche i pedofili “latenti”, che non giungono a prendere l’iniziativa.
Altri pedofili sentono attrazione per i bambini di una particolare fascia di età, spesso quella in cui loro stessi ebbero per la prima volta delle esperienze erotico-sessuali con un adulto o un ragazzo più grande. Per altri ogni bambino può essere oggetto d’attenzione. C’è chi preferisce i maschi, chi la femmine, chi invece ricerca bambini di entrambi i sessi. Alcuni sono attratti sessualmente soltanto dai bambini (tipo “esclusivo”), altri sono talvolta attratti anche da adulti (tipo “non esclusivo”).
Alcuni praticano la pedofilia soltanto occasionalmente e non ricercano attivamente i bambini.
La maggior parte dei pedofili cerca di non maltrattare i bambini che riesce ad avvicinare, sia per l’attrazione nei loro confronti, sia perché vuole evitare che essi possano lamentarsi, parlare, “fare la spia”. Se scoperti solitamente i pedofili parlano delle loro molestie verso i bambini in termini molto delicati, ricorrendo alle più svariate razionalizzazioni.
Possono proclamare, ad esempio, il valore educativo di abbracci e carezze, oppure giustificarsi sostenendo che, in quell’occasione, il bambino era stato seduttivo, che era stato proprio il piccolo a sollecitare le avance sessuali dell’adulto, che da queste aveva ricavato poi un evidente piacere, ecc.
Alcuni rivendicano apertamente il loro “diritto” di amare i bambini di cui si sentono attratti a volte in maniera insopprimibile. “La nostra battaglia è come quella antiproibizionista. Chiediamo la libertà d’espressione per chi crede sia giusto amare i bambini. La nostra linea culturale, quando non c’è violenza, non c’è prostituzione, non c’è sfruttamento, va rispettata. Mettendoci in carcere fate di noi dei perseguitati”: è quanto ha dichiarato, in una sorta di “manifesto programmatico”, uno dei tre italiani responsabili di un network internazionale di pedofilia via Internet scoperto nel 1998. questa persona ha anche aggiunto:”Quando non c’è violenza, quando il bambino è consenziente, l’attenzione dell’adulto e il rapporto tra i due vanno considerati leciti” (Corriere della Sera, 8/9/98).
Come evidenzia il box della pagina accanto, giustificazioni di vario tipo vengono addotte anche nei confronti della pornografia pedofila. È evidente che, nella dichiarazione di questo “amante dei bambini”,il punto critico sta tutto nel termine “consenziente”. Può essere considerato “consenziente” un bambino che non sa cosa sta per fare, o che cosa gli sta per succedere, e che si trova in una posizione di nette inferiorità -dal punto di vista del potere, della comprensione, dell’esperienza e dell’autonomia emotiva- nei confronti di un adulto che ha un piano e degli obiettivi precisi?
Ci sono anche altri tipi di pedofili, meno “buoni” di quelli a cui fa riferimento il ”manifesto” appena citato. Sono quelli che praticano il cosiddetto “pedosadismo”.
In questo caso l’attrazione per i bambini e i ragazzini è associata a forme più o meno spinte di sadismo. Si tratta quasi sempre di individui privi di senso morale, spesso affetti da disturbi mentali, cresciuti in un clima di degrado ambientale e psicologico, che qualche volta finiscono per uccidere le loro vittime. Sono casi estremi ma, poiché i media tendono a enfatizzarli, si può avere l’impressione che tutti gli approcci pedofili possano finire in tragedia, il che ovviamente non è.
Va anche considerato che spesso l’eliminazione fisica del bambino non è premeditata, ma si verifica come alla reazione alla paura di essere scoperti. Dagli studi emerge, in particolare, che i pedofili violenti, per lo più, sono stati a loro volta vittime di violenza nell’infanzia, soprattutto di tipo omosessuale. Anche i pedofili non violenti hanno avuto frequentemente esperienze sessuali, basate però sulla seduttività e sull’affettuosità.
Le donne pedofile sono più rare degli uomini, spesso isolate o affette da una qualche forma di squilibrio psichico. Come gli uomini anche le donne possono creare notevoli dissesti psicologici. Quando una donna obbliga un bambino, o una bambina, a pratiche erotiche o sessuali, gli effetti possono essere devastanti, soprattutto se si tratta della madre. Per un figlio infatti la madre è una figura di attaccamento principale. Da lei si attende protezione e rispetto più che da qualsiasi altro adulto di sua conoscenza.


I LUOGHI E I MODI
Secondo studi condotti in vari paesi occidentali, nell’85% dei casi l’abusante è un familiare, o un membro della famiglia allargata.
Un tratto tipico dell’abuso sessuale nella famiglia nucleare allargata è il silenzio: si teme che, parlando, il colpevole possa finire nelle mani della giustizia e la famiglia sfasciarsi. Questo è il motivo per cui i dati quantitativi sull’incesto peccano per difetto e i resoconti degli abusanti sono per lo più retrospettivi.
I casi più numerosi delle denunce sono a carico di patrigni e padri (70% dei casi), ma ci sono anche zii, cugini, fratelli, sorelle maggiori e qualche volta la madre. L’età media delle vittime è tra 6-8 e i 12 anni, ma alcuni bambini sono stati abusati in età inferiore. Il padre, o patrigno, autore di incesto (padre “endogamico”) occupa spesso all’interno della famiglia e tende ad ostacolare qualsiasi tentativo degli altri membri (specialmente della vittima) di intraprendere delle relazioni sociali al di fuori delle mura domestiche. Anche la vittima dell’incesto (spesso la figlia, più raramente il figlio) è sovente isolata e alla ricerca di contatto umano. In alcuni casi il rapporto incestuoso può essere sostenuto da alcuni “vantaggi secondari”: l’abusante ricompensa la vittima con regali e privilegi all’interno del nucleo familiare e questa può considerarsi come l’unica persona in grado di tenere unita la famiglia. Poiché nelle famiglie incestuose c’è quasi sempre una diffusa paura di arrivare alla disgregazione familiare (con conseguenti difficoltà economiche per alcuni membri), è stato ipotizzato che l’incesto abbia, a volte, la funzione “secondaria” di tenere unita una famiglia disfunzionale: un uomo che, ad esempio, non ha più rapporti con la moglie potrebbe andarsene da casa se non fosse per la relazione che intrattiene con la figlia. Per parte loro le figlie che sono oggetto di attenzioni particolari sono spesso coinvolte in situazioni di “inversione di ruolo” nei riguardi della madre. Quest’ultima finisce col delegare (implicitamente) alla figlia il ruolo di “donna di casa” e, più o meno inconsciamente, la incoraggia ad assumere anche gli aspetti sessuali. Il rapporto della figlia con la madre è in questi casi, ovviamente, molto conflittuale.
I genitori possono sembrare delle personalità ben adattate. Tuttavia, un esame più accurato della loro storia passata rivela spesso la presenza di un abbandono precoce da parte dei loro stessi genitori. Molti padri o patrigni incestuosi hanno subito deprivazioni affettive nell’infanzia. Analogamente, le madri sono spesso donne dipendenti o bisognose d’affetto, le cui mamme sono state spesso assenti od ostili. Qualche volta ai test psicologici entrambi i genitori possono mostrare segni di paranoia, squilibri, grosse inibizioni sessuali.
La personalità dei pedofili è polimorfa. C’è infatti chi ritiene che “la tendenza ad avere un contatto sessuale con i bambini può essere considerata secondo un continuum che va dall’individuo per il quale il bambino rappresenta l’oggetto sessuale scelto (pedofilia) a quello (l’altro estremo) per il quale la scelta di un oggetto sessuale immaturo è essenzialmente una questione di opportunità o coincidenza” (Ajuriaguerra, 1979).
Nel secondo caso si potrebbe parlare di soggetti “adattabili”, o “superficiali”, individui che non si pongono tanti problemi e prendono ciò che capita e che viene loro offerto. Ciò aiuterebbe, tra l’altro, a spiegare il fenomeno del turismo sessuale, praticato non solo da pedofili ma anche da persone che intrattengono normalmente rapporti con partner adulti.
Anche le tecniche per adescare i bambini sono di vario tipo. Naturalmente, quelle degli estranei sono più raffinate di quelle dei familiari. C’è chi in spiaggia corteggia la mamma per poi arrivare alla figlioletta, chi addirittura sposa una donna divorziata per avere poi accesso ai figli, chi cerca di diventare amico di famiglia per ottenere la fiducia dei genitori, chi avvicina bambini con carenze affettive o trascurati e via dicendo. Un pedofilo pentito ha rivelato il suo metodo “infallibile”: “Sono un radio amatore, era sufficiente che mi mettessi con la veranda con la mia radio per avere attorno un nugolo di maschietti dagli 8 ai 12 anni” (Howitt, 1998). Il che non significa che tutti i pedofili pianifichino le loro azioni nel dettaglio: alcuni agiscono senza premeditazione, lasciandosi condurre dagli eventi e sfruttando ogni occasione.
Un’inchiesta condotta da Conte et al. (1989), dell’università di Chicago, su venti pedofili in terapia mostra come generalmente gli “amanti dei bambini” siano ben consapevoli di ciò che fanno. È quello che emerse dalle risposte dei 20 pedofili pentiti (maschi tra i 20 e i 60 anni) osservati nel corso di quella ricerca dettero ai loro terapeuti. Qui di seguito ne sintetizziamo alcune.


“LE CONFESSIONI DEI PEDOFILI”
Alla domanda: “Quante sono state le sue vittime?”, le risposte variano da un minimo di 1 ad un massimo di 40, con una media di 7.3 . 18 mesi era la vittima più giovane. In molti casi la vittima era imparentata con il pedofilo. Alla domanda: “c’era qualcosa nell’aspetto del bambino che ti attraeva?” alcuni indicavano soprattutto i tratti fisici (pelle liscia e morbida, corpo snello, capelli lunghi, volto grazioso, aspetto femminile) altri atteggiamenti e tratti del carattere:”vivace, socievole e affezionato. Sentivo che era il soggetto ideale perché aperto e fiducioso”. “Mi attraeva molto lo sguardo che era pieno di fiducia. Quando sono sospettoso non ti guardano in faccia”, “Aveva un aspetto vulnerabile. Era insicuro. Si fidava di tutti”.
“se erano in parecchi con un aspetto simile”, veniva poi chiesto ai soggetti “cosa ti spingeva a sceglierne uno piuttosto che un altro?”. Molti dissero di orientarsi verso i più deboli, quelli più bisognosi di protezione e più facilmente circuibili. Ecco alcune delle risposte: “Sceglievo il più giovane o quello che, secondo me, non avrebbe parlato”, “Quello che cercava protezione. Quello che i fratelli e sorelle si trascinano dietro come un peso. Quello a cui piaceva essere tenuto sulle ginocchia, a cui piacevano le mie carezze, che si lasciava toccare senza fare proteste e senza rivoltarsi contro”. Ancora: “Capisco quando il bambino ripone fiducia in me: lo vedo da come si muove, da come mi si rivolge e mi chiede le cose”, “Si capisce se un bambino ha già avuto di queste esperienze, perché è più tranquillo e remissivo quando si usano certe parole, si fanno delle allusioni o si prendono delle iniziative”, “Sceglievo gli isolati, quelli senza amici o trascurati e maltrattati, perché questi bambini sono alla ricerca di qualcuno che si prenda cura di loro”.
Alla domanda: “Dopo aver individuato una vittima potenziale, pensavi alla possibilità di essere scoperto?”, la maggior parte rispondeva affermativamente, spiegando come la paura determinasse il modo in cui avvicinavano i bambini: “Si, avevo paura di essere scoperto, perciò aspettavo il tempo e i luoghi giusti. È il motivo per cui mi rivolgevo ai bambini di non più di 7 anni. Alcuni ne avevano 3 e non penso che capissero cosa stessi facendo. Cercavo bambini che non fossero in grado di riferire”, “Avevo paura per tutto il tempo che li tenevo con me”, “Mi assolvevo pensando che non li stavo molestando, ma che soddisfacevo una mia curiosità”.
Alla domanda: “Dopo aver identificato la vittima, cosa facevi per convincerla a restare con te?”, alcuni parlavano di regali, altri delineavano strategie diverse: “Parlavamo, giocavamo insieme fino all’ora di andare a letto. Sedevo sul letto n slip e valutavo le sue reazioni”, “Le facevo il solletico, ridevamo, la toccavo. Con i bambini il contatto fisico è più importante della seduzione verbale”, “Cercavo di essere simpatico: gli proponevo dei giochi, gli mostravo attenzione, gli facevo i complimenti”, “Mi comportavo in modo tale che si sentisse sicuro con me”, “Lo attiravo con qualche scusa: un giocatolo, una cosa buffa o altro”, “Lo staccavo dagli altri”.


LA PATOLOGIA
La maggior parte delle persone non pensa ai bambini come a dei possibili partner o “oggetti sessuali”. Perché per alcuni non è così? Si tratta di una malattia o di un impulso naturale? Secondo moli psicologi e psichiatri i pedofili hanno una personalità immatura, problemi di relazione, o sensi di inferiorità, che non consentono loro un rapporto con un adulto “alla pari”: si focalizzano sui bambini perché possono controllarli e dominarli. Con loro non provano sentimenti di inadeguatezza. L’immaturità emerge anche dall’incapacità di questi individui di assumere un ruolo responsabile. È vero che un bambino può, di tanto in tanto, assumere degli atteggiamenti provocanti o seduttivi, ma chi si lascia attivare sessualmente da tali atteggiamenti disinibiti e per lo più inconsapevoli è una persona che non sa tener conto del contesto. Questi stessi atteggiamenti e movenze suscitano, in una persona responsabile, un sentimento di tenerezza o di divertimento, non una reazione di tipo sessuale.
Secondo la psicoanalisi classica, i pedofili abituali sarebbero preda di un disturbo narcisistico della personalità. Nei bambini essi rivedrebbero se stessi nel periodo della propria infanzia, idealizzerebbero il corpo e la bellezza infantile, o preadolescenziale, e rievocherebbero lo stesso trattamento, o il suo opposto subito in passato. Sarebbero dunque al centro di un circuito che si autoalimenta e che li porta compulsivamente indietro nel tempo, al momento in cui essi stessi hanno vissuto quel tipo di esperienza, hanno provato eccitazione-paura e anche il turbamento di essere depositari di un segreto incomunicabile, una sorta di doppia vita.
I pedofili sarebbero insomma rimasti “fissati” a quelle emozioni intense e a quegli schemi estetico-erotici che ora cercano di esplorare e rivivere, senza riuscire ad evolvere verso forme diverse di erotismo, incuranti della differenza tra generazioni e negando l’esistenza di ruoli e funzioni adulte. A ciò si aggiunge, nei pedofili abituali, il piacere della trasgressione e, oggi, anche quello di trovare propri simili su Internet. Qui, oltre a scambiarsi materiale e informazioni, possono rivendicare un’identità in contrapposizione a tutti coloro che disapprovano i loro comportamenti o combattono la pedofilia.
Infine, in casi in cui il disturbo narcisistico della personalità sia associato a gravi tratti asociali, le determinanti inconsce del comportamento sessuale possono pericolosamente connettersi alle dinamiche del sadismo. La conquista sessuale del bambino, in questo caso, rappresenta uno strumento di vendetta per gli abusi subiti, una sorta di puntello alla scarsa stima di sé. Un senso di trionfo e di potere può accompagnare la trasformazione di un trauma passivo in una vittimizzazione perpetrata attivamente: il bambino è così visto come un oggetto che può essere facilmente dominato e terrorizzato, che non provoca frustrazione e non si vendica.
Alcuni autori (Ward et al., 1995) hanno anche elaborato un modello teorico che mette in relazione i problemi di intimità dei pedofili con i diversi tipi di attaccamento. Essi hanno individuato tre diversi tipi di molestatori:
1) Gli “ansiosi-resistenti”, che hanno scarsa autostima, si considerano indegni d’amore e ricercano costantemente l’approvazione degli altri. In presenza di un partner che può essere controllato (come un bambino in stato di bisogno o di carenza) essi si sentono sicuri, mentre sono incapaci di stabilire relazioni emozionali con persone adulte. Talvolta possono diventare dipendenti emotivamente dal rapporto con i bambini, con la conseguenza che i confini tra adulto e bambino si perdono e la relazione affettiva si trasforma in sessuale. Curano e corteggiano i bambini e raramente usano mezzi coercitivi.
2) Gli “evitanti-timorosi”, che presentano un forte desiderio di contatto insieme alla paura del rifiuto, tanto da evitare relazioni intime con adulti percepiti come rifiutanti. Le modalità con cui il soggetto mette in atto l’abuso sono caratterizzati da scarsa empatia e uso della forza.
3) Gli “evitanti-svalutativi”, che hanno come meta il conseguimento dell’autonomia e dell’indipendenza, per cui sono alla ricerca di relazioni con il minimo contatto sociale possibile e il minor grado di apertura emozionale e personale. Al pari degli evitanti-timorosi cercano rapporti impersonali, caratterizzati però da un maggior grado di ostilità e aggressività che può condurre a comportamenti coercitivi violenti o sadici.


L’ASIMMETRIA E L’EQUIVOCO
Sono pochi i pedofili che accettano di farsi curare e molti non si considerano malati. Alcuni, come abbiamo già detto, rivendicano pubblicamente la liceità dei loro approcci, sostenendo che c’è abuso soltanto quando c’è costrizione violenta. Costoro affermano che anche un bambino piccolo è in grado è in grado di scegliere e di dimostrare il suo rifiuto, se non gradisce certi contatti. Sul sito Danish paedophile association si possono trovare sintetizzate le risposte che i pedofili “buoni” danno ai quesiti principali: “la pedofilia non è una malattia e non deve essere curata; la pedofilia è sempre esistita; le cause della pedofilia non devono essere ricercate in ipotetiche violenze subite nel passato; i pedofili sia uomini che donne, nel 75% dei casi preferiscono soggetti del proprio sesso; non è nocivo un rapporto con un bambino consenziente, bensì il clamore suscitato se viene scoperto; la sessualità non è cattiva, in qualunque forma si manifesti, ma un aspetto gradevole dell’esistenza; i bambini hanno una loro naturale seduttività, perché reprimerla?”.
I pedofili che usano seduzione e blandizie e condannano le violenze hanno fondato associazioni per difendere il “diritto di libertà sessuale del bambino”, a parer loro oppresso da una società sessuofobia. Secondo quest’ottica i veri danni ai bambini sarebbero provocati da: a) dal fatto di dover mantenere segreti i “giochi” che fanno con gli adulti (segreto che di per se creerebbe sensi di colpa); b) dalle trafile giudiziarie (interrogatori e confronti) che fanno seguito alle denuncie; c) dal comportamento dei genitori: se questi non comunicassero al figlio il timore di poter essere vittima di violenza, sostengono i pedofili, il bambino non si sottrarrebbe alle attenzioni sessuali degli adulti, non ne proverebbe vergogna e, alla fine, non verrebbe neppure ucciso.
Uno degli obbiettivi dei pedofili organizzati è proprio quello di indebolire l’influenza che i genitori hanno sui figli. A questo proposito l’associazione di pedofili The Slurp ha stilato una lettera, idealmente rivolta a tutti i bambini, allo scopo di vincere le loro resistenze. Ne riportiamo0 alcune parti, per dare l’idea della dimensione psicologica in cui si muovono i pedofili:
“Puoi dire no, ma puoi dire anche si. Probabilmente qualcuno ti ha detto che “puoi dire di no”. Forse ti avranno spiegato che cosa significa: se qualche adulto ti chiede di fare delle “cose”, non devi farle. Questo ovviamente non si riferisce al fatto che tua madre ti dice di lavarti i denti […], si riferisce solo a certi adulti e a certi e cose.
Bene, ricorda solo una cosa: se puoi dire di no, puoi dire anche di si. Questo significa che se ti senti di fare qualche cosa ù, hai il diritto di farlo. Non importa quello che hanno detto i tuoi genitori. Perché è un diritto. Sei tu che puoi scegliere”.
Più avanti:
“Perché non devi raccontare nulla. Talvolta gli amici con i quali ti diverti ti dicono di non raccontare agli altri quello che avete fatto insieme. Questo capita spesso quando i tuoi amici sono degli adulti. Il motivo di ciò è semplice: se la gente scopre che hai fatto delle “cose” con un amico adulto (o un’amica), questo può farlo andare in prigione e rovinargli la vita. Specialmente se il tuo amico è un uomo, o anche solo un ragazzo più grande. Perciò il tuo amico ha paura.
A questo punto tu dovresti fare una scelta. Se senti che quella persona è stata buona e sincera con te e che non si merita di essere punita, dovresti aiutarlo e non raccontare a nessuno, nemmeno ai tuoi amichetti, quello che è successo. Prima di raccontare a qualcuno quello che è successo chiedi a te stesso: il tuo amico merita di andare in prigione? Può darsi di sì, ma per favore pensaci prima, o potresti pentirtene dopo.
Oh, c’è un’altra cosa. Sai cosa capita a te quando la gente lo scopre? Bene, vai in terapia. Terapia vuol dire che devi sottostare a qualcuno che cercherà di convincerti che tutto quello che hai fatto con il tuo amico è stata una cosa orribile e che il tuo amico stesso è una persona orribile.
Quindi pensaci molto bene!”.
Altri siti internet, come Pedophile Liberation Front, Boy love, Garçonnière, ecc., sostengono propositi espliciti di voler continuare la ricerca di compagnia dei bambini “per poter esprimere liberamente la propria sessualità”. Ma, se è vero che lievi contatti o frasi scherzose su parti del corpo dell’uno o dell’altro possono essere innocue, non altrettanto si può dire di carezze capziose, approcci subiti o addirittura dolorosi che vengono fatti a soggetti né consenzienti, né non consenzienti in quanto non sa che cosa sta per accadere. Non è affatto semplice, anche per i casi più “lievi”, stabilire ciò che è innocuo, piacevole o opportuno per un bambino nel rapporto erotico con un adulto e ciò che invece, non potendo essere integrato alle altre sue esperienze infantili, turba la gradualità del suo sviluppo, i ritmi della crescita, resta “incluso” nella sua psiche come un nodo irrisolto che potrà in seguito creargli dei problemi, tra cui quello di ricercare compulsivamente lo stesso tipo di rapporti che ha subito, perpetuando così, generazione dopo generazione, il ciclo dell’abuso. I punti cruciali di tutta la questione restano, da un lato, l’asimmetria tra adulto e bambino, ossia la disparità di potere e di consapevolezza che c’è tra l’adulto esperto e il bambino ignaro e, dall’altro, il grosso equivoco su cu si basano i contatti tra pedofilo e bambino, vale a dire il fatto che da un adulto che mostra interesse e disponibilità nei suoi confronti un bambino non si aspetta altro che protezione e supporto.


“ LA PORNOGRAFIA PEDOFILA”
In un pezzo scritto da un pedofilo, recentemente apparso su Internet col titolo La pornografia infantile, il grande orco cattivo, si sostiene che un bambino che recita un ruolo sessuale a fini pornografici sta svolgendo un “lavoro” e che, come qualsiasi altro professionista del settore, sa distinguere nettamente il reale dal rappresentato, senza subire alcuno shock per le scene che sta interpretando. La presenza dell’obiettivo della telecamera o della macchina fotografica sarebbe di per sé sufficiente a creare una “distanza di sicurezza”.
Scrive testualmente il pedofilo: ”Sembra che i bambini si divertano”. Un’affermazione che contrasta nettamente con quanto solitamente viene sostenuto da tutti gli studiosi che hanno visionato del materiale pornografico pedofilo, secondo i quali da questo genere di foto o di film traspare quasi sempre con netta evidenza il disagio e la sofferenza del piccolo “attore”.
Al contrario, l’autore dell’articolo sostiene che, nella maggior parte dei casi, il bambino passa dei momenti piacevoli, perché si sente del tutto a suo agio in quella situazione. Fornisce anche dei dati statistici (sic!) di quelli che a suo parere sarebbero gli stati d’animo più ricorrenti: il 25% dei bambini si divertirebbe e il 20% si immedesimerebbe addirittura nel ruolo di “attore”; ci sarebbe poi un 20% di bambini annoiati e un 15% di indifferenti o distratti; solo un 15% mostrerebbe contrarietà e solo un 5% spavento.
L’autore dello scritto, pur ammettendo che le foto e i video di recente produzione sono piuttosto violenti e che i volti dei bambini vi appaiano spesso come poco felici, si dice però certo che almeno il 50% di loro non dà segni di sofferenza o di coercizione. Ovviamente non spende una parola sul restante 50%…

Autori dell’articolo, apparso su Psicologia:
Anna Oliviero Ferrarsi: è Ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’università “La sapienza” di Roma. Psicologa, psicoterapista e saggista, da una decina d’anni conduce studi e ricerche sul rapporto che bambini e adulti instaurano con i mass-media e sulle forme di influenza che questi esercitano sul pubblico. In tale ambito ha pubblicato una serie di articoli, imparare la tv, comparsi su “Psicologia contemporanea” dal n. 128 al n. 135, 1995-1996. E’ autrice di numerosi saggi.
Barbara Graziosi: è psicologa ad indirizzo clinico, da circa tre anni collabora con Anna Oliviero Ferrarsi presso la cattedra di Psicologia dello sviluppo dell’università “La Sapienza” di Roma. Attualmente si occupa di prevenzione del disagio scolastico nell’ambito progetti-intervento.

 
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view post Posted on 5/11/2008, 10:55
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http://inlungoeinlargo.wordpress.com/2008/...pedosessualita/

Omofilia e Pedosessualità
Pubblicato il Novembre 4, 2008 di inlungoeinlargo
Viste le vicende degli ultimi giorni, passando dalla proposta del Vaticano di non accettare preti gay, a quella della Binetti che sostiene l’idea, poi ritrattata, che omosessualità coincida con pedofilia, ho deciso di provare a fare un po’ di chiarezza su questi temi e di realizzare alcune ricerche.
Partiamo subito dal significato di omosessualità e pedofilia.

L’ omosessualità è l’orientamento sessuale caratterizzato da un’attrazione sessuale e/o affettiva per individui del proprio genere sessuale e può presentarsi in esclusiva orientamento omosessuale, che parziale orientamento bisessuale; la crisi della propria identità di genere viene definita transessualismo.

Stabilire la percentuale di omosessuali nel mondo è assai complicato, anche perché l’omofobia dilagante fa sì che spesso in una situazione sociale pesante le stesse persone omosessuali rifiutino per prime, almeno in pubblico, la definizione di “omosessuale”.

Molto si deve al celebre Rapporto Kinsey, dedicato al comportamento sessuale maschile. Kinsey ebbe l’idea di applicare anche alla specie umana il metodo usato nelle ricerche scientifiche, catalogando i soggetti in base non a ciò che dichiaravano di essere, ma in base a quello che dichiaravano di avere fatto. Grazie a tale studio scoprì che quasi la metà dei soggetti studiati aveva avuto contatti sessuali protratti fino all’orgasmo con una persona dello stesso sesso almeno una volta nella vita. Inoltre, il 5% (una su venti) fra le persone studiate aveva avuto esclusivamente rapporti omosessuali nel corso della sua vita dopo l’adolescenza, e un ulteriore 5%, pur avendo avuto rapporti con entrambi i sessi, ne aveva avuti in prevalenza col proprio sesso. Ovviamente tale ricerca provocò non pochi disappunti, così che la ricerca subì un ridimensionamento e da allora le ricerche sulla percentuale di omosessuali sono compiute con estrema cautela, su campioni limitati, spesso traendo conclusioni in base al modo in cui gli intervistati si definiscono anziché in base al loro comportamento effettivo. Per questo motivo la stima dell’”uno su venti” (cioè del 5%) continua ad essere considerata come la più attendibile da un punto di vista scientifico, al punto da essere adottata ufficialmente dall’OMS per valutare l’incidenza dell’omosessualità esclusiva all’interno della popolazione umana. Inoltre, l’omosessualità era stata inclusa nel primo DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) fra i “disturbi sociopatici di personalità”; nel 1968 il DSM II la classificava come “deviazione sessuale”. Infine, nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) prese atto dell’assenza di prove scientifiche che giustificassero la precedente catalogazione dell’omosessualità come patologia psichiatrica, cancellandola dal suo elenco delle malattie mentali, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.

Per pedofilia s’intende l’attrazione sessuale verso bambini in età pubere o pre-pubere. La psichiatria (secondo il criterio DSM IV-TR) definisce pedofili solo quelle persone, aventi più di 16 anni, per le quali i bambini o le bambine costituiscono l’oggetto sessuale preferenziale, o unico. Occorre inoltre che il sintomo persista in modo continuativo per almeno 6 mesi. Non si considera pedofilia il caso di persone maggiorenni quando la differenza di età rispetto al minore è meno di 5 anni. Non sono da considerare pedofili i soggetti attratti principalmente da persone in fasce di età pari o superiori ai 14 anni. Spesso il termine pedofilia viene usato per definire un’intera tipologia di reati, cioè gli atti illeciti che sono conseguenza del desiderio sessuale pedofilo. Anche se questi atti illeciti possono comprendere atti gravissimi di violenza, il coinvolgimento del minore in attività sessuali - anche non caratterizzate da alcun tipo di violenza o minaccia - è di per sé considerato reato. “L’abuso sessuale costituisce sempre e comunque un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità del minore e al suo percorso evolutivo”.

In poche parole, mentre l’omosessualità è la normale variante dell’orientamento sessuale di due persone dello stesso sesso che decidono insieme di stabilire un rapporto affettivo reciproco, la pedofilia è un disturbo psicologico del desiderio sessuale che spesso porta colui che ne soffre a violare un’innocenza, provocando violenza su minori (che non sono consenzienti o peggio sono ignari di ciò che gli succede). La differenza tra sesso e violenza sessuale, ovvero tra un rapporto paritario tra due persone fisicamente e psicologicamente adulte, e due persone di cui una nemmeno conosce il sesso, o non è pronta fisicamente e psicologicamente, dovrebbe essere piuttosto chiara a tutti.

Quanti e chi sono i pedofili?

La pedofilia è riscontrata sul 90% di uomini eterosessuali. Quindi come esistono pedofili eterosessuali esiste anche una ridotta percentuale di pedofili omosessuali. I pedofili vengono distinti in tre categorie: latenti, attivi e killer. I primi hanno una morbosa passione per i ragazzini, che resta a livello di fantasie erotiche. Gli attivi realizzano violenze psichiche o fisiche a danno dei bambini; ad esempio somministrando loro droga allo scopo di stordirli in modo da facilitare l’abuso sessuale. I killer manifestano un lato sadico il cui massimo godimento rappresenta la morte della vittima.

Riportando dei dati, in Italia sarebbero 400.000 i pedofili. Solo alcuni giornali ne parlano. Dal 1998 ad oggi il New York Time ha dedicato 150 articoli, La Repubblica, 40. Il 3% della popolazione è coinvolta con la pedofilia in rete, il 97% dei casi avviene in famiglia, parrocchia, con i vicini di casa. Don Fortunato Di Noto, dopo gli arresti di presunti pedofili, ha minacciato di fare dei «nomi eccellenti», ma quelli di presunti politici italiani non verranno mai rivelati. I casi di pedofilia clericale in Italia, negli anni recenti, sono una cinquantina. Dal 2003 risultano 17 condanne e 24 in giudizio. L’Italia è un caso unico al mondo, perché c’è di mezzo un Concordato, i politici non hanno nessun interesse di inimicarsi la gerarchia cattolica che condiziona il voto dei cattolici e poi si tratta di un paese a sovranità limitata, essendo anche la “parrocchia del papa” (dicono gli storici). Non si sa quanti preti pedofili perseguiti in patria (200 solo negli USA, 3.000 le loro vittime) siano riparati in Italia (almeno una decina) o in altri paesi del terzo mondo.

Allora omosessualità e pedofilia hanno qualche collegamento?

A mio parere omosessualità e pedofilia non hanno nessuna relazione salvo quelle costruite dalla chiesa cattolica (e dai monoteisti in generale) mediante l’imposizione delle fobie sessuali. Inoltre, è necessario coprire le vergogne, che negli ultimi anni sono venute sempre più a galla, di una Chiesa malata e corrotta. E’ ovvio che la strada più facile da seguire è quella di colpevolizzare gli omosessuali, facendo passare l’idea che riconoscere i diritti agli omosessuali, o più in generale riconoscere l’omosessualità come normale orientamento sessuale, equivalga a riconoscere al pedofilo il diritto di agire liberamente.

Girovagando nel web, ho poi trovato l’interessante studio di R. Sipe, che da 25 anni studia il fenomeno. Egli sostiene che il sistema clericale riguardo la corporeità (celibato in specie) «blocca lo sviluppo psicosessuale del prete ad un livello preadolescenziale». Infatti: a) «Le deficienze della struttura dei seminari e il fallimento dell’integrazione di sesso e celibato creano una situazione in cui l’adolescenza è protetta e ritardata, o dove il celibato del prete funge da riparo per conflitti sessuali irrisolti». b) «La struttura e l’atmosfera di potere della Chiesa tollera e in alcuni casi incoraggia la fissazione e la regressione sessuale». c) «La preferenza per la segretezza gioca a favore dell’affidabilità del prete e dei suoi superiori» d) «La mancanza di credibilità degli insegnamenti della Chiesa sul sesso promuove difese mentali primitive come negazione, razionalizzazione e scissione». Il 2% dei preti cattolici può essere considerato pedofilo in senso letterale. Si può parlare di patologia ecclesiogenica: «la sindrome è causata dalla educazione che rende tabù le aree del sesso e dell’erotismo, proibendone le discussioni in pubblico, che vengono considerate immorali, e a volte soggette a pene». «Le perversioni e le compulsioni sono i sintomi principali quando una sessualità salutare è repressa e negata invece che essere riconosciuta, praticata oppure gioiosamente e volontariamente abbandonata».

Sipe indica alcuni punti da cui ripartire per una soluzione:

1) La chiesa sa e sapeva della situazione ma ha tollerato, coperto, mentito in

osservanza alla legge interna del segreto, che ha la sua parte di responsabilità.

2) La Chiesa non ha saputo monitorare gli abusi e i fedeli esigono la piena

affidabilità.

3) Escludendo la donna dai luoghi di comando e di potere, se ne fa una figura

idealizzata, verginale e materna, creando una struttura psicologica, che rafforza

l’immaturità psico-sessuale.

4) L’insegnamento morale sulla sessualità basato su una «falsità antropologica»

scredita il magistero: «Ogni pensiero, parola, desiderio o azione sessuale al di fuori

del matrimonio è peccato mortale. Ogni atto sessuale all’interno del matrimonio

non indirizzato alla riproduzione è peccato mortale».

5) Solo una riforma sul sesso/celibato darà una risposta efficace agli abusi sessuali

e questa è la sfida più significativa che la Chiesa deve affrontare.

Ecco, invece, cosa afferma il Vaticano: “Gli omosessuali sono tre volte più inclini ad essere pedofili rispetto agli uomini eterosessuali. Questa forma di comportamento deviante è il tipo più comune di abuso da parte del clero ed è direttamente connesso al comportamento omosessuale. Purtroppo esiste una subcultura omosessuale all’interno della Chiesa. Ciò è dovuto a diversi fattori. La confusione della Chiesa in conseguenza della rivoluzione sessuale degli anni ‘60, il tumultuoso seguito del Concilio Vaticano II, e la maggiore approvazione del comportamento omosessuale nella cultura diffusa hanno creato un ambiente in cui gli uomini omosessualmente attivi sono stati ammessi e tollerati nel sacerdozio. La Chiesa confidava nella psichiatrica per vagliare i candidati e per curare i preti con problemi. Mentre il modo di rivolgersi da parte della Chiesa nei confronti di coloro che lottano con le attrazioni omosessuali è stato compassionevole, essa è stata ferma nel mantenere il punto di vista secondo il quale l’omosessualità è oggettivamente disordinata e il matrimonio tra un uomo e una donna è il contesto proprio per l’attività sessuale”.


Ma la mia domanda è: “Se è vero, come dicono gli studi, che il 90% dei pedofili sono eterosessuali, com’è possibile che non ammettendo preti omosessuali si risolva il problema pedofilia? E’ dunque errato fare un qualunque ragionamento del tipo eterosessuale/omosessuale = pedofilo!”.

Forse è più veritiero dire che la liberazione dei rapporti omosessuali nella società civile disarma la chiesa cattolica, e che vi è una molteplicità e complessità degli attori coinvolti!
 
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Chtulhu
view post Posted on 22/11/2008, 19:42




Perché la loro sessualità s'è fermata all'infanzia, quindi riprendono da lì.

Comunque fortunatamente non penso che siano molti i preti pedofili ... tanti vanno a donne, ad esempio.
 
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La Ruota
view post Posted on 22/11/2008, 20:42




Già. Se però vanno a donne fanno scandalo, se violentano un bambino vengono protetti.
 
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Chtulhu
view post Posted on 22/11/2008, 21:54




CITAZIONE (La Ruota @ 22/11/2008, 20:42)
Già. Se però vanno a donne fanno scandalo, se violentano un bambino vengono protetti.

Vero.
 
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saras68
view post Posted on 4/6/2009, 17:24




CITAZIONE (Spiridione @ 9/9/2008, 22:55)
L'analisi di Galileo nonostante contenga degli spunti interessanti di riflessione è purtroppo viziata da un elemento che ne mina la credibilità: il feroce attacco alla Chiesa prima che l'amore per la verità.
Sarebbero tanti i punti sui quali discutere ma mi viene spontanea una domanda: come la mettiamo con la diffusione altissima della pedofilia (probabilmente maggiore di quella percentualmente presente nella chiesa) in ambienti laici e non cattolici?
Basta vedere il mercato pedopornografico proveniente dai paoesi dell'est. Li forse le stesse analisi pseudo-sociologiche applicate ai cattolici potrebbero essere applicate di sana pianta alle popolazioni degli ex-paesi comunisti obbligate per decenni ad obbedire senza fiatare. Popolazioni tra l'altro a maggioranza di religione cristiano ortodossa (la teologia morale è profondamente diversa tra i cattollici e gli ortodossi).
E come spiegare il mercato della prostituzione minorile in paesi come la Thailandia, l'India e in tanti paesi orientali dove i cattolici sono praticamente inesistenti?
Possiamo fare anche un salto all'altro capo del mondo e fare una visita a Cuba, ultimo lembo di comunismo "dal volto umano" dove la prostituzione minorile è una piaga che il regime non è riuscito a sconfiggere.
Secondo me le analisi di Galileo più che voler analizzare obiettivamente una piaga sociale che appartiene purtroppo all'umanità e alla civiltà moderna (quella si di derivazione liberale, libertaria e materialista), la strumentalizza a fini politici; cioè per attaccare la Chiesa cattolica presentando una sorta di equazione del cazzo: prete=pedofilo=cattolico.
Ma per chi ha studiato un pò di matematica questa equazione fa ridere i polli.
Per quanto riguarda i preti pedofili, di cui nessun cattolico intelligente nega l'esistenza, se Galileo si prendesse la briga di parlare anche con i cattolici vedrebbe che la maggior parte di essi non esita a condannarli.
Lo ha fatto anche il Papa nel suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, ma non pretendo che lo prendiate sul serio!

PS
A proprosito Galileo ma da quanto tempo non entri in una chiesa? Oggi quasi tutti i cattolici ricevono l'ostia consacrata nelle mani.

Ciao da Spiridione

ho letto fin qui,parte e controparte come sopra citata..
semplice domanda spiri:
Se io sono alla ricerca di Dio e qualcuno mi dice è qui!...mi è lecito attendermi un Maestro,o una chiesa costituita che abbia per -lo -meno dei sani principi morali?
chi parla di Dio ha la grave responsabilità di ESSERE IN DIO.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 4/6/2009, 19:29




Spiridione è disperso. Poveretto, era l'unico credente che che osava parlare con noi, un pò lo capisco. ^_^
 
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vaticANO
view post Posted on 4/6/2009, 21:12




Taglialo, taglialo, taglia il serpentone.
 
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saras68
view post Posted on 5/6/2009, 19:01




CITAZIONE (Felipe-bis @ 4/6/2009, 20:29)
Spiridione è disperso. Poveretto, era l'unico credente che che osava parlare con noi, un pò lo capisco. ^_^

...peccato ...mi sarebbe piaciuto un confronto con "il credente"... :shifty: :)
felipe adesso ci son io sei contento? :D
 
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Felipe-bis
view post Posted on 6/6/2009, 14:22




CITAZIONE (saras68 @ 5/6/2009, 20:01)
CITAZIONE (Felipe-bis @ 4/6/2009, 20:29)
Spiridione è disperso. Poveretto, era l'unico credente che che osava parlare con noi, un pò lo capisco. ^_^

...peccato ...mi sarebbe piaciuto un confronto con "il credente"... :shifty: :)
felipe adesso ci son io sei contento? :D

Pochi ma buoni -_-
 
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vaticANO
view post Posted on 6/6/2009, 14:27




Se, resto io, ti sarai dimenticato.

L'estremista.
 
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63 replies since 3/6/2007, 10:41   6601 views
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