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Quanto ci costano le 25.000 parrocchie italiane? 1,9 mld di €!, L'avidità dei preti e la crisi economica. Parola d'ordine: risparmio

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view post Posted on 24/11/2011, 16:59
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Emergenza risparmio per parrocchie e ordini religiosi

Mercoledì, 23 novembre 2011 - 15:26:16

Un miliardo 900 milioni di euro: è la stima di quanto spendono per beni e servizi in media le 25mila parrocchie italiane all’anno. E ora, da una ricerca esclusiva commissionata da SEVICOL e realizzata da Lexis Ricerche con Gruppo Areté, affiora un fenomeno rimasto finora silenzioso: una vera e propria ‘emergenza risparmio’. Lo studio ha riguardato anche le comunità religiose che nel nostro Paese sono 14.349. SEVICOL opera da cinquant’anni al servizio del mondo cattolico e indaga su questo comparto per rispondere alle nuove esigenze con nuovi strumenti, tra cui, l’ultimo proposto è il Circuito SEVICOL che seleziona fornitori per gli enti religiosi secondo criteri economici ma anche etici, chiedendo un coinvolgimento in progetti di solidarietà.

L’obiettivo di SEVICOL è di aiutare a mirare gli acquisti per risparmiare risorse, trovando soluzioni coerenti con la missione di fede, etica e solidarietà tipica del mondo religioso. La ricerca dal titolo ‘Mondo cattolico, terzo settore e comunità: il rapporto con il mercato in tempi di crisi economica’ è iniziata in giugno 2011 con una prima fase di analisi qualitativa degli acquisti degli Enti religiosi che aveva messo in luce come gli acquisti per parrocchie e congregazioni sono una funzione problematica. D’altra parte le aziende non riescono a cogliere tutte le opportunità offerte da un’area economico-sociale, il terzo settore, che contribuisce al PIL italiano per il 5%, occupa in forma retribuita almeno 750.000 persone, con un giro d’affari di oltre 60 miliardi di euro (Fonte: Fondazione Astrid) e quindi potrebbe rappresentare un polmone significativo di business. Il problema è il dialogo tra due realtà che dovrebbero interfacciarsi con strutture, professionalità, mission e vision, ma non sempre ci riescono, anche perché non si conoscono abbastanza.

La ricerca realizzata da settembre a novembre 2011 ha analizzato le principali voci di spesa considerando sei temi: manutenzione straordinaria, ordinaria, assicurazioni, culto, utenze, locali di uso pastorale. Sono stati intervistati:
• Responsabili acquisti delle Parrocchie (parroci o persone indicate dai parroci)
• Amministratori, economi e responsabili di Congregazioni operanti nei principali ambiti d’attività (sanità, scuola, ospitalità ecc.)

Il punto di forza dell'indagine è che lascia ben pochi dubbi sul fatto che molte parrocchie – con la crisi – faticano a sopportare le spese di gestione e segnalano in particolare il forte peso delle manutenzioni straordinarie e delle utenze elettricità, gas/riscaldamento. C’è una notevole differenza tra Nord e Sud Italia e tra chi utilizza Internet per la ricerca di fornitori rispetto a chi continua a utilizzare processi tradizionali. Mentre per gli ordini religiosi il costo del personale è la voce più ‘critica’, anche perché per principio ‘non si licenzia’.

Ecco ora i risultati della ricerca nel dettaglio.
Il costo medio di gestione di una parrocchia in Italia è di 77mila euro, ma le differenze tra Nord e Sud appunto sono notevoli. Al Nord si spendono circa 108.000 euro, al Centro Sud appena 43.000. Naturalmente parliamo di medie. E la media record spetta alla parrocchia tipo di un capoluogo del Nord: 110.000 euro l’anno per la manutenzione straordinaria, quella ordinaria, le bollette, le spese per i locali a uso pastorale, quelle per il culto e le assicurazioni. La voce che assorbe il 66 per cento delle risorse è la manutenzione straordinaria.

La crisi economica si fa sentire. A patirla di più sono i parroci del Centro Sud, con oltre 55 anni e non abituati all’utilizzo di Internet. Benché in termini assoluti i costi al Nord spesso siano maggiori, sono i giovani parroci dei centri minori del Nord e abituati all’uso della Rete quelli che – pur avvertendo la congiuntura – la sopportano meglio. A fare la differenza sembra dunque anche la capacità di utilizzare Internet per la scelta dei fornitori e dei prodotti. In ogni caso, il 98 per cento dei responsabili acquisti delle comunità parrocchiali considera molto (51 per cento) o abbastanza importante (47) poter fare risparmi sulle spese. Per questi motivi l’81 per cento ritiene molto (19) o abbastanza (62) importante avere uno strumento che dia un’informazione qualificata sui fornitori, i buoni prodotti, i servizi più affidabili.

Sono questi alcuni dei risultati di una ricerca che SEVICOL ha affidato a Lexis Ricerche e Gruppo Areté per valutare i bisogni, nei processi di acquisto di beni e servizi, degli amministratori delle parrocchie (parroci o loro delegati) e di amministratori, economi e responsabili acquisti di Congregazioni religiose che operano in diversi settori quali sanità, scuola, ospitalità, cura della persona ecc. Nell’ambito delle Parrocchie, il 69 per cento dei parroci vorrebbe trovare il modo di risparmiare sulle bollette (acqua, luce, gas...), il 61 sulla manutenzione straordinaria, il 47 su quella ordinaria e sulle spese assicurative. Tale generale esigenza di tagliare alcune spese è ancor più significativa se si tiene conto che la soddisfazione media (molto e abbastanza) per le forniture in corso è sempre al di sopra del 70 per cento. Solo sui costi dei servizi di acqua, luce e soprattutto gas, è insoddisfatto più di 1 parroco su 4 (28 per cento). Il buon rapporto con gli attuali fornitori è sottolineato anche dalle risposte alla domanda su quanto si ritiene importante conoscerne altri, che si assestano tutte attorno al 50 per cento.

In sintesi: i parroci italiani ritengono che la crisi si faccia sentire, hanno bisogno di risparmiare, sono interessati a strumenti che aiutino a farlo, si sentono oppressi dalle bollette e dalle spese di manutenzione straordinaria, vorrebbero poter tagliare i costi anche mantenendo gli attuali fornitori, ma sono disponibili a conoscerne di nuovi. Internet è uno strumento utile per i loro scopi. Per quanto riguarda gli Enti religiosi, la situazione economica, in particolare di chi si occupa di ‘salute’, è descritta spesso come “di grande difficoltà”, “in peggioramento” e persino “drammatica”. I tagli dei contributi regionali e la diffusa gratuità dei servizi prestati sono le principali cause di questo stato di crisi. Anche le offerte, negli ultimi due/tre anni, sono in diminuzione. Ma quanto spendono gli enti religiosi? Non è possibile fare delle medie, ma si possono portare degli esempi. Una casa di cura paga ogni mese bollette per 40mila euro, che diventano 5.000 in una Congregazione che gestisce scuole perché si è dotata di impianto fotovoltaico (investimento da 60mila euro). Il vitto e la mensa, in organizzazioni paragonabili per dimensioni, variano dai 5 ai 13mila euro al mese. Una casa di cura spende dai 30 ai 40mila euro al mese per i farmaci e 25mila per la manutenzione. Il rialzo di un piano in una Casa di riposo è costato 300mila euro. E c’è chi spende anche 100mila euro all’anno solo di Irap. Di tutte le voci di spesa, quella meno comprimibile, il personale, è anche quella che incide di più sui bilanci: si va dal 70 per cento del fatturato per le case di riposo, all’80 per cento nei centri di riabilitazione, fino al 90 per cento nella scuola. Bisogna aggiungere che questi Enti dichiarano, praticamente all’unanimità, che “per principio non si licenzia”.

Come uscirne?
Tre le soluzioni di risparmio prese più in considerazione negli ultimi anni: la ricerca di fornitori più convenienti, l’esternalizzazione dei servizi e alcuni investimenti, come il fotovoltaico, per tagliare i costi delle utenze, la voce in cui si esprime il maggior desiderio di miglioramento. Gli Enti religiosi, anche quelli che si dicono abbastanza soddisfatti dei loro fornitori, si dichiarano assolutamente favorevoli a conoscerne di nuovi. In questo senso il nuovo portale SEVICOL è considerato “interessante” ed è visto come un ampliamento delle possibilità di scelta. In particolare, c’è largo consenso per un “Albo di fornitori per il mondo cattolico”, che offra anche una valutazione sulla loro affidabilità.




http://affaritaliani.libero.it/sociale/eme...iosi231111.html
 
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